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Autore: RickishMorty    05/12/2015    5 recensioni
Vari capitoli autoconclusivi visti dal punto di vista di un personaggio estremamente sottovalutato, ma che ha avuto un impatto psicologico su di me micidiale. E' come un abisso: infinitamente vasto ciò che c'è da dire, oscuro e gelido il modo in cui lo si legge.
Potrebbero esserci accenni Sonadow, non ne ho idea, dipende da cosa l'ispirazione mi consiglia. In genere non apprezzo le raccolte di flash-fic, ma con lui ho fatto questo esperimento. Inserisco i rating Yaoi e (per il momento) Giallo per correttezza e sicurezza, nonostante non tutte le storie saranno così. Ad esempio la prima è su Shadow e Maria, quindi vi consiglio di leggere all'inizio di ogni capitolo la breve descrizione per capire se possa interessarvi. Nei capitoli comunque appariranno tali personaggi:
1. Shadow/Maria
2. Sonic/Shadow
3. Sonic/Shadow
4. Shadow/Rouge
5. Sonic/Shadow
6. Dr. Eggman/Shadow
7. Shadow/Maria/Sonic
8. Shadow/Infinite
Buona lettura e grazie.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Maria Robotnik, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi spiace la fanfiction sia sempre meno seguita e commentata, nonostante ciò voglio ringraziare moltissimo f9v5 per le bellissime recensioni sempre presenti che dedica alle mie storie.
Questo capitolo è incentrato sulla battaglia di Shadow e Sonic (trasformati nelle loro versioni Super) che fermano l'ARK dallo schianto imminente sulla Terra. Vi sono accenni Sonadow lievemente più consistenti dei precedenti capitoli, spero che nonostante questo possiate apprezzare la descrizione che ho dato di questo momento intenso e difficile per entrambi. Grazie a tutti e spero a presto!


Lo guardava splendere come una stella all’apice del suo sviluppo e della sua potenza, il momento in cui è più vicina alla distruzione.
Le mani sollevate sopra di sé, gli aculei tesi e sollevati, la bocca spalancata in un urlo di sfogo, di rabbia. La sfera di energia che cresceva sopra le sue mani aperte diventava sempre più grande, imponente, governata alla perfezione dal suo creatore, per cui il Chaos era come sangue nelle vene.
Era un Dio.
Un Dio della Distruzione, che ora aveva scelto di salvare loro. Di salvarli tutti.
I suoi occhi rossi cercarono Sonic, con un imperativo stampato nelle iridi, che il riccio blu colse al volo. Si avvicinò a lui, sollevando entrambe le mani verso la sfera di energia, controllandola insieme a lui, ampliandola, scaturendo un potere incontenibile persino per loro.
La luce nascondeva tutto, avvolgendoli: sembravano pura luce anche loro, trasformati com’erano. Anche in quel momento si differenziavano appena: Sonic giallo oro, Shadow di un colore quasi bianco.
Il tempo stava finendo e l’ARK era sempre più vicina alla Terra, a loro; in qualche secondo sarebbe finito tutto, il bagliore si sarebbe esaurito, restituendo l’universo alla propria oscurità senza fine.
I due ricci si guardarono, con le mani che quasi prendevano fuoco, ormai al limite nel contenere quella quantità spaventosa di energia. Sonic cercava il suo sguardo, vedendolo perso lontano, distante.
“Shadow, ti prego…”
Il riccio nero pronunciò fievolmente il nome di Maria, senza che Sonic riuscisse a sentirlo, leggendogli a malapena le labbra. Perché? Perché ora era lì? Perché stava rischiando la vita aiutandoli, proprio lui, l’Ultimate Life Form?
Gerald Robotnik era il suo creatore (si poteva parlare di padre?), perché non far parte del suo piano, perché ostacolarlo? C’era qualcosa che non sapeva, che non conosceva del suo rivale, qualcosa nel suo silenzio che parlava, ma che non era riuscito ad interpretare. Forse la risposta era in quella parola pronunciata in un soffio ad un momento della fine.
Shadow si voltò verso di lui, restituendogli lo sguardo che Sonic aveva cercato, abbassando appena il capo in un cenno di assenso che Sonic ricambiò. Era il momento. Ora o mai più.
«CHAOS… CONTROL!!» all’unisono urlarono quel comando, mentre la sfera di luce avvolgeva completamente l’ARK, inglobandola in un accecante bagliore. I guanti di entrambi i guerrieri si lacerarono, mentre la pelle si ustionava; gli occhi venivano stretti per il dolore e lo sforzo, i denti digrignavano fra loro in uno spasmo di resistenza.
Non ce l’avrebbero fatta. Sonic se ne rese conto in un attimo di smarrimento; aveva sottovalutato quella sfida, pensava che lui e Shadow al massimo delle loro possibilità sarebbero stati in grado di controllare quell’immensa quantità di Chaos. In un grido di frustrazione liberò ancora il proprio potere, non sentendo alcuna differenza. Era troppo, era incontrollabile: Sonic sentiva le forze venirgli meno, il respiro farsi accelerato, i muscoli allo stremo. Sapeva che Shadow aveva la stessa dolorosa consapevolezza: avevano fallito. Imprecò, stringendo gli occhi, mentre nella sua mente si affollavano veloci le immagini di Knuckles, Tails, Amy. Shadow lo guardò, lo sguardo duro, impenetrabile. Incredibilmente, un impercettibile sorriso gli piegò le labbra: «Non ti facevo così arrendevole, Faker…».
Sonic sollevò il viso, incredulo nel notare la sua sicurezza; aggrottò le sopracciglia, senza capire. Shadow abbassò le mani, chiudendo gli occhi, mentre i Rings che gli facevano da bracciali cominciarono a brillare intensamente, prima di staccarsi, liberandogli i polsi e le caviglie. Il riccio aprì gli occhi: le iridi rosse come il magma fuso catturarono quelle verdi di Sonic; un sorriso, ancora, prima di sollevare di scatto le mani, liberando un infinito quantitativo di energia che allargò la sfera di luce, facendo sparire l’ARK e loro stessi.

Dalla Terra sembrava quasi possibile percepire un grido di giubilo collettivo, un sospiro di emozionata speranza realizzata; la salvezza era negli occhi di tutti, la gioia sulle labbra di ognuno. Ignara di chi la avesse salvata, l’umanità festeggiava la vita per un momento; i compagni di Sonic scrutavano il buio dello spazio alla ricerca delle due figure scomparse, senza trovarle.
Sonic aprì gli occhi; l’oscurità quasi lo infastidiva ora che tutta quella luminosità era sparita. Sorrise, incredulo, sentendo come persino i muscoli facciali fossero doloranti. Scosse la testa: «Bastardo… mi avevi fregato, eh? L’avevi nascosto bene il tuo asso nella manica». Si girò, aspettando di trovarselo accanto, ma del rivale non c’era traccia.
Il suo sguardo si incupì, mentre si guardava attorno frenetico. Come avrebbe trovato Shadow in mezzo a tutto quel buio, alle ombre dello spazio siderale? Non poteva essere sparito, non ora; non ora che aveva visto qualcosa in lui che non avrebbe potuto dimenticare.
Guardò sotto di sé, la Terra, trovandolo: Shadow sembrava quasi galleggiare sopra il Pianeta, come in un infinito oceano sospeso, ancora color del platino. Non si muoveva, sembrava quasi dormire. Il respiro di Sonic si mozzò all’idea che potesse non essere svenuto. Con la velocità che lo contraddistingueva lo raggiunse in un secondo, portando le proprie braccia sotto il corpo del rivale, sostenendolo.
«Ehi… Shad. Ehi, Shad, non me lo puoi fare, eh… non puoi morire così, fregandomi la parte dell’eroe. È il mio campo, no? Tu stai meglio come cattivo ragazzo…» la leggerezza di quelle parole era tradita dalla voce rotta, il tono sommesso e spezzato dalla paura dell’inevitabile. Non stava aprendo gli occhi. Non stava rispondendo. Sonic si morse le labbra a sangue: non ricordava l’ultima volta che gli occhi gli si erano bagnati in quel modo, offuscandogli la vista, pronti a rigargli le guance. Quell’infame non poteva fargli questo…
«Ti ho salvato il culo e questo è tutto ciò che sai dirmi…?» Shadow sorrise, prima di sollevare una palpebra, incontrando lo sguardo annebbiato di Sonic che represse a stento un singulto. Ma non poteva nascondere il rilassamento che i muscoli delle braccia ebbero, come di sollievo, al suono della sua voce.
Sorrise a sua volta, reprimendo una lacrima che stava quasi per sfuggirgli: «Intanto ci sei tu qui fra le mie braccia, a far la parte della damigella in pericolo…». Shadow storse le labbra, abbassando la palpebra sollevata, senza però togliersi da quella posizione, dalle braccia dell’altro.
«Goditela finché puoi…» minacciò il riccio, senza la solita durezza però, mentre tornava ad essere nero, con gli aculei che tornavano alla loro posizione normale. Aprì entrambi gli occhi, girandosi finalmente verso di lui; Sonic non seppe dire se si accorse dei propri occhi lucidi, né Shadow ne fece alcun accenno.
«Abbiamo vinto» disse semplicemente il riccio blu, che tornava anche lui normale. Senza parole osservava la serenità sul volto di Shadow, nel suo sorriso, scoprendo come persino lui potesse esserne capace. Un silenzio che non aveva bisogno di parole si posò su di loro, avvolgendoli in un attimo che durò per sempre.
Sonic avvicinò il volto al suo, sentendo il suo respiro sulla propria pelle, sfiorandolo col proprio. Shadow lo guardò, senza dire una parola, mentre il sorriso spariva e lui ritornava serio, come sempre.
«Non ci vedremo per un po’, Sonic».
Il riccio blu si abbassò ancora, chiudendogli le labbra con le proprie in un contatto che durò un secondo: il calore sparì, così com’era sparito Shadow dalle braccia di Sonic, scomparendo chissà dove. L’eroe sentiva ancora la sua presenza sulle proprie braccia, ora libere e vuote. Abbassò il viso, prima di sorridere, appena. Guardò la Terra, dove un attimo prima c’era lui, ringraziandolo in silenzio per quello spettacolo bianco e azzurro.
 
Da qualche parte, in Paradiso, Maria sorrideva.
  
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