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Autore: paneenutella    05/12/2015    9 recensioni
Fedez capisce, probabilmente solo in quel momento, perché lo sguardo del riccio lo abbia sempre messo in soggezione.
Mika lo guarda come se lo vedesse davvero.
« Quando sono nervoso mi sudano le mani » confessa il ragazzo, parlando troppo velocemente. Forse è colpa dell'alcool o forse è solo euforico.
« Non mi disturba » risponde Fedez.
« E mi vengono i crampi allo stomaco » continua l'altro, come se Fedez non lo sapesse.
« È carino ».
« E- E poi inizio a parlareparlareparlare e arroscisco spesso ».
« La trovo una cosa adorabile » ammette Fedez e gli sorride perché è vero. È così dannatamente adorabile.
« Sono un ragazzo » sussurra Mika, come se non fosse già abbastanza ovvio.
« Non mi importa ».
E poi succede tutto velocemente. Oppure a rallentatore.
Fedez non lo sa.
Non capisce più nulla dal momento in cui Mika, alto, elegante, snello, con i capelli sempre incasinati e quegli occhi enormi, si china verso di lui e lo bacia.
MikaXFedez // Urban Strangers
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fedez non è mai stato una persona mattiniera.
Odia alzarsi dal letto, odia il freddo che ti entra dentro le ossa non appena ti togli di dosso le coperte e odia quell'attimo in cui, ancora assonnato, le parole ti escono dalla bocca strascicate e la voce è troppo roca.
Quella mattina, però, c'è qualcosa di diverso. Gli ci vuole poco per ricordare di essersi addormentato sul divano perché, fin da presto, sente un casino insopportabile.
Prima Zack, che traffica in cucina e probabilmente si scalda un po' di tè, deduce Fedez dall'odore.
Lui comunque non ha intenzione di sollevare le palpebre e iniziare la giornata in modo attivo. È domenica, che cavolo, il loro unico giorno libero, e ha intenzione di passarlo facendo assolutamente niente.
Perciò cerca di riprendere sonno, inutilmente. Infatti, qualche ora dopo, ecco che qualcun altro arriva in cucina, le ciabatte che strisciano fastidiosamente sul parquet.
La mattina, Fedez, ha l'udito ancora più sensibile. Il minimo rumore lo infastidisce.
Potrebbe sentire cadere anche uno spillo. In Egitto. Nel 2000 a.C.
Scuote la testa, sconsolato; il suo cervello sta già iniziando ad elaborare idiozie.
Nel frattempo, Mika si sta preparando il caffè. Fedez è talmente abituato a passare il tempo con lui che quasi si spaventa, nel rendersi conto di conoscerlo così bene.
Sa che la mattina va in bagno a lavarsi i denti, anche se non ha ancora fatto colazione. È più forte di lui.
Sa che si sveglia sempre di buon umore e di solito canticchia o ascolta musica e Fedez pensa che in questo momento l'amico si stia trattenendo solo per non dargli fastidio.
Sa che gli piace prendere il caffè macchiato, con tre cucchiaini di zucchero.
E Fedez sa, più di ogni altra cosa, che gli piace il suo odore. È abbastanza destabilizzante rendersene conto, ma ne ha la conferma nel momento in cui Mika gli passa vicino, forse per andare a prendere qualcosa là in salotto o forse per controllare se Fedez sia, effettivamente, ancora addormentato.
Lo sente così maledettamente vicino e, per un attimo, il ragazzo ha un brivido, perché è convinto che Mika gli sfiorerà la fronte o il viso. L'altro, però, fraintende la sua reazione e, convinto che il rabbrividire di Fedez sia dovuto al fatto che abbia freddo, tira delicatamente un lembo della coperta che ha ancora addosso e lo copre fino al mento.
C'è qualcosa nell'odore di Mika. Non è un profumo costoso o l'aroma delicato del bagnoschiuma, è semplicemente Mika.
Fedez è talmente abituato a sentirlo e ad averlo addosso, quell'odore, che quasi si sente male nel realizzare quanto gli sia mancato.
Quando, ore dopo, apre gli occhi è perché un nuovo profumo ha attirato la sua attenzione. Fedez quasi si emoziona perché quelle sono lasagne, ne è sicuro.
Il suo stomaco brontola rumorosamente.
Bene, ne è sicuro anche lui.
Si alza in piedi, spinto da chissà quale forza divina, e si muove, seppur lentamente, verso la cucina. Mika è accovacciato su quelle sue gambe lunghissime e sta trafficando con il forno.
« Buongiorno » sussurra Fedez e la sua voce è così fastidiosamente rauca.
Mika sussulta, evidentemente non l'aveva sentito arrivare. « Ehi » dice poi, cambiando completamente espressione. Il viso, inizialmente corrucciato e concentrato, lascia spazio ad un sorriso che va da un orecchio all'altro.
Qualcosa si attorciglia nello stomaco di Fedez. Non è del tutto sicuro che questo sia dovuto alla fame.
« S-stai cucinando? » domanda, Fedez, come se non fosse abbastanza ovvio. Non vuole che si creino altri silenzi imbarazzanti, perciò ha chiesto la prima cosa che gli è venuta in mente.
Mika annuisce, contento, non dando importanza al fatto che l'altro sia leggermente in soggezione.
« Ti ho fatto le lasagne » spiega, indicando il forno. « Dovrebbero essere pronti tra qualche minuto ».
Fedez potrebbe chiedersi quanto diamine abbia dormito, o dove Mika abbia trovato tutti gli ingredienti, o, in alternativa, quando sia andato a fare la spesa.
Il suo cervello, però, sembra vorticare come un pazzo su quel “ti”, come se Mika avesse cucinato solo per lui, perché quello è il suo piatto preferito e lui lo sa e magari ha preparato proprio le lasagne perché vuole sistemare le cose, perché magari anche Fedez gli è mancato e magari-
« Hai dormito bene? » indaga ancora Mika, corrucciando lo sguardo. « Ieri notte sembrava stessi dormendo così profondamente e non me la sono sentito di svegliarti ».
Fedez annuisce. « Non fa niente, ho dormito alla grande » mente, non vuole far sentire l'amico troppo in colpa. Mika è così dannatamente sensibile e attento.
Si fa una veloce doccia fredda e strofina il suo corpo con la spugna come se volesse togliersi di dosso il disagio e l'imbarazzo provati in quella scorsa settimana. Si infila un paio di pantaloncini neri e una vecchia canottiera, poi torna in cucina e apparecchia.
Zack sta lavorando, perciò sono solo lui e Mika. Il ragazzo ha già tagliato la pasta al forno e Fedez lo aiuta a sistemarla nei piatti.
L'aspetto è così invitante che Fedez quasi si commuove. Era una vita che non mangiava lasagne.
« Ma cosa dici » ridacchia Mika, « Tatiana te le ha cucinate anche prima di partire » gli ricorda, e il ragazzo tatuato si rende conto di aver pensato a voce alta.
« Non importa. Passa sempre troppo tempo tra un piatto di lasagne e un altro ».
Mika ride ed è come se Fedez possa di nuovo respirare.
La prima forchettata quasi lo lascia senza parole. È davvero buonissima, forse anche più di quella di sua madre. Il ragù e la besciamella, nella sua bocca, hanno appena dato inizio ad una danza mistica.
Quando alza lo sguardo, Mika lo sta squadrando nervoso e in attesa del suo giudizio.
« Cazzo » dice, ancora con la bocca piena, e lo sa che all'altro ragazzo dà fastidio ma porca puttana « queste sono le migliori lasagne di sempre » farfuglia, tagliandosene immediatamente un altro pezzo.
Mika scuote la testa, ma Fedez può notare con la coda dell'occhio le sue spalle rilassarsi. « Sei un coglione » lo insulta, divertito, « cosa devo fare con te? ».
« Nutrimi, » lo implora Fedez. Non se ne rende neanche conto, tutto preso dal suo amore per le lasagne, quando: « Nutrimi e non lasciarmi » aggiunge, leccando la forchetta, neanche fosse un bambino di cinque anni.
Mika sembra stupito, si irrigidisce di nuovo e Fedez si rende conto solo dopo di quello che ha detto, ma l'altro ragazzo abbassa solo lo sguardo e sorride.
Gli sembra di sentirlo sussurrare « Questo mai », prima di ficcarsi in bocca un'altra forchettata di pasta.


Il pomeriggio trascorre abbastanza in fretta, in realtà. Mika sarebbe voluto uscire a fare una passeggiata, per conoscere meglio Holmes Chapel, esplorare il paesino e tutte quelle stronzate da Mika, ma Fedez ha caldo e non ha assolutamente voglia di stancarsi, perciò finiscono spaparanzati sul divano a guardare un film in streaming sul portatile del ragazzo.
È da qualche minuto, tuttavia, che Mika ha lasciato perdere “Captain America” per concentrarsi sul suo telefono.
Fedez, dall'altro lato del divano, allunga una gamba e gli mette il piede sulla faccia. L'altro ragazzo fa un verso molto simile ad un grugnito e cerca di scacciarlo, inutilmente, e poi ridacchia, probabilmente divertito dalla stupidità di Fedez.
« Dai, Fedè, sto scrivendo un messaggio ».
« Lo vedo » dice l'altro, spostando, finalmente, il piede. « Con chi messaggi? » indaga poi, alzando le sopracciglia con fare allusivo.
« Mio padre ».
Oh.
Fedez sa che anche Mika ha un rapporto difficile con il padre. In realtà, forse all'inizio, le cose non andavano tanto male tra loro – per quanto possa andare bene un rapporto con un genitore che non è mai presente – poi, dopo il coming out di Mika, circa tre anni fa, tutto si è impercettibilmente congelato.
Le chiamate sono state più formali, brevi ma, soprattutto, meno frequenti.
Fedez si era sempre reso conto di quanto Mika ci stesse male, ma era stato ancora più doloroso capire di non poter far nulla per farlo sentire meglio.
È sempre tuo figlio, maledizione, il suo orientamento sessuale non può e non deve fare la differenza.
« Che vuole? » sbotta e, forse, non avrebbe voluto apparire così scontroso ma non gli importa.
« Vuole una cena. Domenica prossima è a Londra per concludere un affare, vuole che ci incontriamo ».
Mika è di nuovo nervoso. Si sta torturando spasmodicamente le dita, che non riesce proprio a tener ferme.
Per un attimo – ma solo un attimo – Fedez è tentato di avvicinarsi e prendere le mani dell'amico tra le sue.
Poi scuote la testa e si ricorda dell'anno scorso, della pressione che i suoi genitori, e in particolare suo padre, abbiano sempre esercitato, anche inconsapevolmente, sull'amico.




« Come fai a stare così calmo? » gli aveva chiesto Mika, i capelli ricci scompigliati e schiacciati sulla fronte.
Probabilmente non dormiva da giorni. Era una settimana d'inferno, quella, piena di verifiche e interrogazioni e nessuno dei due aveva avuto il tempo di iniziare la tesina, grazie tante.
« Siamo a giugno e tra poco finirà la scuola e dovremo studiare ancora e - »
« Riprenditi, Mik. » lo interruppe Fedez, stravaccato sul letto a due piazze e mezzo dell'amico. Guardò Mika, seduto davanti alla scrivania di camera sua, che evidenziava gli argomenti di letteratura come un pazzo.
« Andrai benissimo come sempre, ti stai impegnando tanto » lo aveva consolato e aveva sentito Mika sbuffare, prima di girarsi verso di lui e guardarlo imbronciato.
« Tu sei fuori di testa » lo insultò, « la prova è tra solo una settimina » - e qui Fedez si era davvero impegnato per non scoppiargli a ridere in faccia - « e non ti stai preparando assolutamente ».
« Lo sai che studio meglio quando sono sotto pressione. Se inizio a studiare un argomento troppo presto, poi rischio di dimenticarmelo e allora è tutto inutile » si era giustificato il ragazzo tatuato.
Fedez sapeva che questa ossessione di Mika per la scuola era solo uno dei suoi infiniti tentativi per non deludere i suoi genitori.
« E smettila di preoccuparti tanto dei tuoi voti. Lo sappiamo tutti che sei un secchione del cazzo ».
Mika sbuffò, di nuovo. « Non sono preoccupato dei miei voti, sono preoccupato per i tuoi ».
Fedez sorrise intenerito. « Dai, vieni a sederti qui con me, facciamo una pausa ».
Dopo alcuni tentativi, il riccio, finalmente, cedette e si sedette affianco a lui, togliendosi le scarpe. Fedez gli si avvicinò e, ci pensò alcuni minuti, prima di iniziare a massaggiargli delicatamente le spalle. Mika lo faceva spesso con lui quando era stressato, quindi perché non provare a ricambiare il favore?
Poteva farcela.
Anche se lui non sapeva assolutamente fare i massaggi e odiava toccare le persone.
Ma era Mika.
Quindi andava bene così, giusto?
Il ragazzo riccio si irrigidì visibilmente, probabilmente non si aspettava quel genere di contatto.
« Mik, è okay? » gli chiese comunque Fedez, che non voleva farlo sentire a disagio.
L'altro annuì, rilassandosi. « Spingi più forte, con le dita ».
Fedez quasi rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva perché quella frase nascondeva un doppio senso osceno. Forse Mika non se n'era neanche reso conto, maledetto.
Improvvisamente iniziava a sentire caldo ma fece comunque quello che gli era stato detto, stringendo le dita sulle sue spalle e poi, piano, scendendo sugli avambracci.
Mika aveva fatto palestra, negli ultimi due anni, perciò era quasi piacevole tastare i suoi muscoli, anche se coperti dalla maglietta.
Capì che non era un totale disastro quando l'amico inclinò la testa verso destra, espirando rumorosamente.
« Tu ci pensi mai, al futuro? » gli chiese, con gli occhi chiusi.
Fedez esitò qualche secondo prima di rispondere, colto alla sprovvista. « A volte. A volte sì. Perché? ».
« Mi chiedevo se c'era qualcosa che ti spaventava ».
Fedez decise di mordersi la lingua e non correggere quel congiuntivo mancato. « Oh, beh, ci sono un sacco di cose che mi spaventano, a dire la verità ».
« Ti va di parlarne? ».
Era strano perché di solito loro non facevano mai conversazioni di quel tipo, però poteva aprirsi con Mika, non si sentiva in imbarazzo, anche perché sapeva che, qualsiasi cosa avesse detto, l'altro l'avrebbe accettato.
In ogni caso.
Eppure, sembrava quasi che la sua voce si rifiutasse di uscire, nel momento in cui pronunciò quelle parole: « Mi spaventa l'idea di rimanere da solo. Sai, » deglutì, « rendersi conto di non avere nessuno su cui contare. Deve essere terribile ».
Non si era neanche reso conto di aver smesso di massaggiare le spalle di Mika, che si era girato a fissarlo.
C'era qualcosa di diverso, ora, nel suo sguardo, Fedez non avrebbe saputo spiegarlo. Era serio, così dannatamente serio, ma allo stesso tempo così rassicurante.
Scosse la testa. «Ti spaventa il futuro? » gli aveva chiesto, quindi.
« Come-? ».
« Ho solo provato ad indovinare ».
Mika distolse lo sguardo. « Non solo mi spaventa, mi terrorizza, il non poter controllare completamente ciò che succederà. L'idea di fallire, di diludere le persone che mi stanno intorno, di non essere abbastanza- ». Si interruppe bruscamente e Fedez fu quasi sicuro che avrebbe iniziato a piangere.
Ma non lo fece. Tirò su con il naso, prese un respiro e si ricompose. Perché Mika era forte e Fedez lo stimava da morire, forse se ne rese conto solo in quel momento.
Era intelligente, era un artista e abbastanza determinato da riuscire a raggiungere qualsiasi obiettivo. Sarebbe potuto essere un meraviglioso medico, o un cantante, o un avvocato, o un insegnante. Sarebbe stato fottutamente perfetto, qualsiasi strada avesse scelto.
E il futuro non doveva assolutamente spaventarlo, perché tutto sarebbe potuto diventare, tranne che un fallito.
Ma questo non glielo disse mai.
Si limitò semplicemente a stringergli la spalla, cercando di comunicargli con gli occhi, ciò che non aveva avuto il coraggio di esprimere a parole.
« Cosa vorresti fare, dopo il diploma? » gli chiese poi, e stava quasi sussurrando ora, illudendosi che parlando piano avrebbe urtato meno la sua sensibilità.
« I miei vogliono che studi economia, per seguire le loro orme e diventare commercialista anche io ».
« Ti ho chiesto cosa vuoi fare tu, non quello che i tuoi genitori vogliono per te ».
Mika sgranò gli occhi. Rimase in silenzio per qualche minuto, poi disse: « I-io… Mi piacerebbe studiare in conservatorio, per schiarirmi le idee e capire cosa realmente voglio fare dopo; se seguire la mia passione per la musica o qualcos'altro ».
Fedez gli sorrise, incoraggiante, aumentando la stretta sulla sua spalla.
Non si era neanche reso conto di non averla mai spostata. « Mi sembra un' ottima idea ».
Mika inclinò la testa verso la spalla su cui Fedez aveva poggiato la mano, forse in cerca di un contatto maggiore.
Il ragazzo tatuato si affrettò a spostarla perché, sul serio, poteva provare un massaggio, ma non era sicuro di riuscire a gestire una carezza.
« Lo pensi davvero? » continuò Mika, ancora esagitato per la nuova rivelazione.
« Davvero. E penso anche che dovresti finirla di essere così schifosamente altruista. Smetti di pensare agli altri, veramente, e inizia a pensare un po' di più a te stesso ».




« Cosa gli devo dire? » chiede Mika, combattuto.
« Vuoi davvero rifiutati di vederlo? ».
« No » risponde prontamente il riccio, lo sguardo come incatenato allo schermo del suo nuovo Samsung. « Ho solo paura di quello che potrebbe dirmi. Insomma, che cazzo vuole? » sbotta, ed è talmente strano sentire Mika dire una parolaccia che a Fedez viene quasi da ridere.
« Magari si è accorto di non essere il padre dell'anno e vuole cercare di rimediare » suppone il ragazzo tatuato, sfregandosi il mento ruvido.
Deve assolutamente farsi di nuovo la barba.
« Tu crede? » trilla Mika e, davvero, probabilmente darà di matto se Fedez non fa qualcosa.
« Forse. Chi li capisce questi genitori. Giocano a fare gli adulti e, molto spesso, sono più immaturi dei figli. È facile scappare quando ci si trova di fronte ad un problema » dice e probabilmente non sta solo parlando del padre di Mika, ora, ma anche del suo.
È vero, Fedez è stato il primo ad allontanarsi, al tempo, troppo sconvolto e disgustato dal fatto che l'amante di suo padre fosse solo una giovane ventenne.
E ora non sta dicendo che vorrebbe che le cose tornassero alla normalità ma un po' è così, anche se, nel profondo, sa che né lui né suo padre hanno davvero intenzione di riallacciare i rapporti.
Va bene lo stesso.
E poi parla troppo velocemente, senza controllare il filtro cervello-bocca. « Se vuoi ti accompagno io ».
« Eh? ».
« Ti posso accompagnare io, alla cena con tuo padre, se non sono di troppo ».
Ed è palese che Fedez sia di troppo, perché è una schifosissima cena tra padre e figlio e lui non c'entra proprio niente. Ma Mika era così nervoso e Fedez ha solo reagito spontaneamente, grazie tante.
Non fa neanche in tempo a pentirsi della stronzata che ha appena fatto, perché il sorriso che gli rivolge Mika quasi lo acceca e gli fa battere il cuore solo un po' più velocemente.
Solo un po', eh.





Angolo dell'autrice
Finalmente riesco ad aggiornare, anche se avrei voluto farlo prima.
Questa settimana ho avuto tantissimi impegni e tantissima voglia di scrivere (soprattutto durante le lezioni di arabo, non chiedetemi perché).
Comunque, a breve dovrò dare un esame e sono tutta un'ansia, ma vi prometto che cercherò di essere puntuale con il prossimo aggiornamento.
Le nove recensioni al capitolo precedente mi hanno sorpresa moltissimo; non me lo aspettavo!
Sapere che c'è gente che perde tempo a leggere e recensire quello che scrivo mi fa sentire motivata e felice.
E poi siete tutti così pazienti e carini e avete sempre qualche parola gentile per me e la mia storia.
Quindi, sul serio, grazie
  
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