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Autore: Tigre p    06/12/2015    0 recensioni
I pivelli, dopo aver lasciato il labirinto, vengono salvati e portati al sicuro.
O, almeno, è quello che penseranno loro.
Ben presto, scopriranno di essere ancora sotto il controllo della Wicked, i quali, informeranno i pivelli dell'Eruzione presente in loro e che, per salvarsi, dovranno dirigersi verso il "Porto Sicuro".
Supereranno le dodici fatiche, verranno messi a dura prova, verranno aiutati e...dovranno capire chi è il vero nemico.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Appena il sole tramontò, i pivelli abbandonarono il posto per continuare il loro viaggio verso il porto sicuro. I loro zaini erano pieni di carne, avevano fatto anche un abbondante pranzo. Il cibo non era un problema per il momento ma, avevano bisogno di acqua. Lo sconforto era presente in ogni pivelli, c'era solo sabbia davanti a loro e nessuna traccia di acqua. Come poteva andar avanti senza bere?
Aris cercò in tutti i modi di attirare un po di acqua dal sottosuolo ma, l'acqua era cosi in profondità che non sentiva il richiamo del figlio di Poseidone oppure, quelli della Wicked avevano fatto in modo che l'acqua non arrivasse. Ormai avevano capito che la Wicked era in grado di fare tutto. Cercarono di camminare con passo svelto, da lontano potevano vedere le montagne , la loro salvezza. Erano cosi lontane che sembrava impossibile arrivarci e, loro non erano robot, avevano bisogno di riposarsi e proteggersi dal sole.

< Quella coperta non poteva essere un caspio di tappetto volante, saremmo arrivati subito > si lamentò Minho, scalciando un po di sabbia
< Tappetto volante? Minho , ti sei fumato un po di sploff ? > domandò divertito Newt
< Bè, razza di sploff volante, abbiamo una cintura che ti rende forte, una coperta che rende invisibile Tim...un tappeto volante non è poi cosi strano, no? > fece notare Minho < ora che ci penso...Stan, non puoi portarci con i tuoi venti? >
< Credi che non l'avrei già fatto se fosse possibile? > domandò freddamente Stan per poi scrollare le spalle < non sono cosi potente da controllare i venti e non farci cadere >
< E se...Newt? >
< Non ci pensare nemmeno , simpaticone. >
< Ehi, almeno io ci sto provando, Thomas tu non hai nessuna idea? >
< Certo...continuiamo a camminare > disse solamente Thomas, facendo un finto sorriso per poi continuare a camminare.
< E poi sarei io il simpaticone > borbottò appena Minho.

In quel momento, Thomas aveva la testa altrove. Erano passati giorni dalla scomparsa di Teresa e, quel vuoto non faceva che aumentare sempre di più. Non aveva di certo dimenticato le parole dell'uomo, non poteva fidarsi di nessuno, nemmeno di lei ma...era la sua migliore amica, come poteva non fidarsi?
Che cosa le stavano facendo?
Aveva provato più volte a chiamarla nella mente ma, sembrava che lei avesse staccato i fili. La voglia di sapere che cosa le stava capitando era forte, aveva bisogno della sua amica.

< A cosa pensi? > domandò Aris, avvicinandosi a lui
< A tutta questa situazione, a Teresa, all'uomo e al suo avvertimento > disse con sconforto, scrollando le spalle per poi guardare Aris. Da quando si era unito a loro, Aris era stato piuttosto silenzioso, di sicuro sentiva la mancanza del suo vecchio gruppo < ti mancano? > chiese curioso
< Si...mi mancano > rispose Aris, facendo un sorriso amaro < mi manca soprattutto la mia migliore amica...non dimenticherò mai la sua morte...e come se avessi perso un pezzo di me, sai, mi sento vuoto ormai >
< Ti capisco...> mormorò Thomas, era la stessa sensazione che provava lui. L'unica differenza?
Rachel era morto,Teresa no...o, almeno, era quello che sperava
< Sai, non capisco...perchè noi due non possiamo parlare nella mente? Cioè, perchè solo loro due? > domandò Aris con un po di confusione negli occhi
< Non lo so...forse è una cosa che possono fare solo i figli di Afrodite o bo, non ci ho mai pensato > rispose Thomas, iniziando a pensare alle domande del ragazzo.

Ora che ci pensava, lui non era mai entrare nella testa della ragazza. Lei poteva leggere i suoi pensieri, i suoi ricordi...insomma, tutto quello che c'era nella sua testa mentre lui...no. Sentiva solo la sua voce nella testa, niente di più. I suoi pensieri furono interrotti dal “Stop” di Minho. Curioso, Thomas scacciò tutte le sue preoccupazioni e si avvicinò a Minho per vedere cosa stessa succedendo. Erano appena saliti su una duna di sabbia e, dalla parte opposta, in mezzo a due dune, c'era una piccola oasi. Si potevano vedere delle palme e, soprattutto, un lago con acque limpide. Senza dir nulla, i pivelli iniziarono a correre verso la loro salvezza, finalmente avevano trovato l'acqua.

 

< Aspettate, può essere un trappola! > esclamò a un certo punto Thomas, fermandosi di botto

Alcuni seguirono il suo esempio e si fermarono ma un pivello , figlio di Demetra, era cosi assetato che non si curò dei pericoli e corse vicino al lago. Appena toccò con la mano la superficie del lago, degli uccelli uscirono dalle palme e mirarono contro lo sfortunato pivello. Thomas osservò gli uccelli, avevano le penne, il becco e gli artigli di bronzo. Gli uccelli, intanto, iniziarono a beccare il pivello, i loro artigli graffiarono la sua pelle mentre uno di loro riuscì a prendere con il becco un suo occhio, staccandolo per poi mangiarlo. Il pivello urlò dal dolore mentre cadde a terra, mettendosi in posizione fetale per proteggersi dai graffi e dai morsi. Fu del tutto invano, gli uccelli conficcarono i loro becchi nel corpo dei pivello, strapparono la sua carne per poi mangiarla. Gli altri pivelli iniziarono a vomitare o star male, era una visuale del tutto orrenda. Del corpo del pivelli rimasero solo le ossa.

< Bene, possiamo riprendere il viaggio > esclamò Minho con voce quasi del tutto strozzata, ancora non credeva a quello che aveva appena visto
< L'acqua ci serve, non possiamo continuare il viaggio > fece notare Thomas
< E allora dimmi cosa hai intenzione di fare, sploff sapientone! Quei caspio di uccelli ci mangeranno e, non voglio morire come mangime per uccelli! > esclamò con un po di rabbia Minho
< Datti una calmata Minho, troveremo una soluzione > disse Tim
< Ha ragione Tim, non sei l'unico Sploff ad aver sete > intervenne Newt, guardando poi tutti i pivelli < Mettete in moto quei cervelli di sploff e pensiamo a una soluzione >

Mentre i pivelli iniziarono a pensare, gli uccelli tornarono a nascondersi nelle palme che circondavano il lago mentre le ossa del pivello rimase vicino al lago, come per far capire agli altri che era impossibile prendere l'acqua. Thomas, da canto suo, pensò a quelle strane creature. Non erano semplici uccelli e, di sicuro, appartenevano a qualche fatica. Da quando era iniziato tutto questo, infatti, ogni difficoltà e pericolo apparteneva a una delle dodici fatiche di Ercole. A un certo punto, batté le mani, guardando gli altri

< Parla faccia di caspio, odio quando diventi eccitato perchè sai qualcosa > commentò Minho , guardando attentamente Thomas
< Non capite? Stiamo affrontando le dodici fatiche di Ercole! Questo deve essere il lago Stinfalo e quelli sono gli uccelli che proteggono il lago. Hanno alcune parti in bronzo e sono carnivori >
< Questo l'avevamo notato, grazie Tommy > disse Newt, scuotendo appena la testa < continua su >
< Hanno un senso dell'udito molto fine, infatti, Ercole li ha storditi con dei sonagli di bronzo per poi colpirli con delle frecce, in quel caso erano avvelenate ma, se colpiamo le parti non coperte dal bronzo, possiamo ucciderle. Tipo il loro petto, li non ho notato il bronzo > disse velocemente con gli occhi che quasi brillavano per l'eccitazione. Avrebbero superato anche questa prova
< Problema...come li stordiamo? > domandò Aris < nessuno qui a dei sonagli >
< Quoto Aris, forse puoi iniziare a starmi simpatico, pive > disse Minho, dando una pacca sulla spalla del pivello
< Non avremo un sonaglio ma io ho il fischio > disse a un certo punto Clint, facendosi avanti con l'arco ben stretto in una mano < e, sono bravo con l'arco, devo farlo io >
< Frena frena eroe, cos'è sta storia del fischio? > domandò Newt, corrugando appena la fronte
< Sono figlio di Apollo e, come tale, anch'io ho qualche capacità, escludendo la bravura nell'arco o guarire qualcuno con una canzone. Ho un fischio potentissimo che può stordire chiunque > spiegò tranquillamente Clint. Dopo la morte di Jeff, il pivello sembrava essere cambiato del tutto e, in quel momento, molti si stava meravigliando del suo coraggio
< Va bene faccia di caspio, fai pure > disse Minho , alzando appena le spalle
< Copritevi le orecchie >

Nessuno disse più nulla e lasciarono tutto in mano al pivello. Clint, da canto suo, iniziò ad avvicinarsi piano al lago, sembrava sicuro di sé. Appena fu del tutto vicino al lago, si chinò appena per sfiorare l'acqua e, subito dopo, gli uccelli uscirono dai loro nascondigli, pronti a colpire il pivello.
Clint velocemente mise due dita tra le labbra e iniziò a fischiare con forza. I pivelli misero subito le mani sulle orecchie e, anche cosi facendo, potevano sentire la potenza di quel fischio e la testa iniziare a girare leggermente. Gli uccelli iniziarono a precipitare o volare come se fossero ubriachi. Clint ce l'aveva fatta! Velocemente, il pivello iniziò a scoccare delle frecce che colpirono in pieno ogni uccello. Ogni uccello che veniva colpito, spariva del tutto e , alla fine, non ne rimase nemmeno uno. Quando tutto fu finito, i pivelli corsero a congratularsi con Clint per poi correre a bere e prendere l'acqua del lago. Thomas fu uno dei privi ad assetarsi del tutto e, con la pancia piena di acqua, si sdraiò un attimo per godersi quel momento. Ora che non moriva più di sete, il pivello notò una cosa. Ogni prova , o, meglio ancora, ogni fatica, stavamo mettendo in mostra le capacità di alcuni pivelli. Prima Newt e la sua capacità di rubare , poi Tim e la sua capacità di costruire qualcosa per intrappolare il gigante, oltre alla potenza del suo fuoco che aveva distrutto il gigante e ora Clint e la sua bravura con l'arco e del suo fischio. Chissà quanti ancora avrebbero mostrato la loro pericolosità in campo...forse, sarebbe capitato anche a lui. Scosse la testa, non era il momento di pensare a una cosa del genere. Iniziò a riempire la borraccia di acqua e, solo in quel momento, si accorse che davanti al lago c'era un arco e una faretra piena di frecce. Clint era proprio davanti ad esso e, con un sorriso divertito, prese l'arco e la faretra, mostrandola ai pivelli

< Babbo natale è arrivato anche per me > disse mentre guardò quasi con avidità l'arco, era perfetto sotto ogni punto di vista , il legno era sul nero e cosi anche le frecce.
< Vedi se ha qualcosa di magico > domandò Tim con curiosità
< Ehmm...okay > disse Clint e prese una freccia per poi tendere l'arco, mirando la freccia verso una foglia di palma.

Scoccò la freccia ma,il tiro era stato troppo basso, non sarebbe mai arrivata a destinazione. Però, a un certo punto, la freccia cambiò bruscamente traiettoria, iniziando a mirare in alto e colpire,cosi, la foglia mirata dal ragazzo. Tutti rimasero a bocca aperta e, come se la cosa non fosse già strana, la freccia tornò nella faretra, pronta di nuovo per l'uso. Thomas non capiva perchè ogni pivello veniva ricompensato con qualcosa...prima la cintura, poi la coperta e ora l'arco e le frecce...a cosa servivano?
Perchè la Wicked stava facendo questo?
Come sempre, erano domande a cui non poteva dare una risposta. Il mattino era ormai prossimo e, i pivelli decisero di passare lì la giornata, le palme avrebbero protetto i pivelli dai raggi del sole e, avevano la possibilità di bere quanta più acqua possibile e darsi anche una rinfrescata prima di riprendere il viaggio.

< Sai, non sta andando poi cosi male > disse Newt quando Thomas si sedette vicino a lui
< Togliendo i morti, si...> mormorò Thomas, stiracchiandosi appena
< Come fai a ricordare tutto? Insomma, sembri l'unico ad aver imparato a memoria la mitologia, io al massimo so chi è mio padre e cosa fa > disse con una nota divertita
< Non lo so...forse ero l'unico attento a lezione > buttò li Thomas
< Di sicuro eri il pivello secchione > rise appena e, prese la mano di Thomas, stringendola appena < sai, non ti ho mai ringraziato per aver mantenuto la promessa >
< Non devi, faccia di caspio > disse divertito Thomas, sorridendo al ragazzo
< Fattelo dire Tommy, sei buffo quando provi a usare il nostro gergo > e, rise, per un momento, tutti i loro problemi erano andati via, lasciandoli godere quei piccoli minuti < si che devo e...quando tutto questo finirà, ti prometto che ti inviterò a uscire con me, un appuntamento come si deve. Cosa ne dici? > domandò Newt con un leggero rossore sul viso
< Mi hai appena invitato a un appuntamento? > domandò con voce leggermente roca il pivello, incredulo di quello che aveva appena sentito
< Certo. Quindi, non morire...io farò altrettanto perchè devo invitarti a un appuntamento. Sempre se vuoi >
< Certo che voglio >
< Allora affare fatto, ora sono io a dover mantenere la promessa >

Thomas quasi non credeva a quello che era appena successo, il suo stomaco non facevano altro che contorcersi, il cuore battere cosi forte che rischiava di farsi sentire da tutti. Aveva un appuntamento con Newt...sembrava quasi un sogno. Sarebbero sopravvissuti a tutto questo e, avrebbero vissuto come due normali ragazzi...non vedeva l'ora che tutto questo si avverasse.

 

Passarono la giornata a riposare e,quando scese nuovamente la notte, ripresero il loro viaggio verso il porto sicuro.
Il cammino fu del tutto tranquillo, non ci furono altri pericoli in circolazione, inoltre, non avevano problemi di cibo e di acqua. Per una volta, le cose sembravano andare per il verso giusto e i pivelli non erano più di cattivo umore come nei giorni precedenti, la speranza circolavano in loro. Speranza di sopravvivere, di raggiungere il porto sicuro, di guarire e di poter avere una vita tutta per loro, una vita senza la Wicked.
Dopo ore passate a correre, Minho diede l'ordine di fermarsi per riposare un po. Molti si accasciarono a terra mentre altri mangiarono o fecero i loro bisogni. Thomas, dopo aver bevuto un po, notò una strana figura a qualche metro da loro. Non riusciva a capire bene chi fosse. Iniziò a incamminarsi verso quella figura fino a quando non riuscì a scorgere bene le sue forme. Era una ragazza e non una ragazza qualsiasi...era Teresa. Thomas iniziò a camminare verso la sua direzione, incurante dei richiami degli altri pivelli. Era Teresa! Quando fu vicino del tutto, notò che la ragazza aveva le braccia incrociate sul petto mentre i suoi occhi erano un po lucidi, come se non avesse fatto altro che piangere

< Teresa! Finalmente! Cos'è successo? > domandò subito Thomas, fermandosi davanti a lei
< Tu non vuoi la nostra salvezza > iniziò a dire Teresa, singhiozzando appena < tu non vuoi trovare la cura per tutti noi, non vuoi salvare il mondo>
< Cosa stai dicendo Teresa, certo che voglio > disse confuso Thomas, piegando appena la testa per guardarla meglio
< Ah si? Allora perchè non collabori con la Wicked? Perchè non dici chi è la spia che vi sta aiutando?> domandò quasi con rabbia la ragazza
< Di che aiuti stai parlando? > domandò ancora più confuso il ragazzo
< Di che...oh Tom, credi che i doni che state ricevendo sono da parte della Wicked? No, sono da parte delle spie che vogliono distruggere la Wicked usando voi! Tu vuoi la guerra, non vuoi salvare il mondo! >
< Cos...> mormorò appena Thomas, ripensando ai doni che avevano ricevuto i suoi amici < non è cosi...la cintura era di quella donna, ad esempio >
< La cintura doveva scomparire e non rimanere in mano vostra. Non capite? Vi stanno usando e la Wicked vuole salvarvi da loro. Dimmi chi è la spia >

Thomas rimase in silenzio, non sapendo cosa inventarsi. Bloccò i suoi pensieri, mettendo un muro tra la sua mente e lei. Doveva fidarsi?
Doveva dirle dell'uomo?
Poi, ripensò al biglietto e alle parole scritte...non doveva fidarsi di Teresa. Da una parte, voleva fidarsi di lei, era la sua migliore amica ma, dall'altra parte, voleva rispettare le parole dell'uomo e non darle nessuna riposta. Cosa doveva fare?
Come se la ragazza avesse capito il caos che si trovava nella testa del ragazzo, si avvicinò a lui, poggiando le mani sul viso del ragazzo

< Oh Tom, sei sempre stato cosi...di sicuro qualcuno ti ha detto di non fidarti di me ma...Tom, come puoi farmi questo dopo tutto quello che abbiamo passato insieme? Dimmi solo se c'è una spia nella Wicked e cosa vi ha detto > disse lentamente la ragazza, puntando gli occhi su quelli del ragazzo
< I-o..s-si...> balbettò Thomas, del tutto incantato ormai dalla ragazza.

< Oh bravo e dimmi...sai il suo nome? > continuò la ragazza, stava usando la lingua ammaliatrice per far confessare il ragazzo
< N-no..> balbettò ancora il ragazzo, stava cercando in tutti i modi di non parlare ma, qualcosa dentro di lui lo spingeva a farlo
< Peccato... di cosa avete parlato? > domandò ancora la ragazza
< Nulla...che siamo la salve-salvezza del mondo > rispose Thomas.

Thomas stava rispondendo con sincerità alle sue domande ma...la ragazza stava facendo le domande sbagliate. Come se l'uomo-spia avesse intuito le mosse della Wicked, aveva fatto in modo di compire gesti difficili da intuire. Infatti, lui non aveva detto nulla ma l'aveva semplicemente scritto cosi come, non aveva detto ai pivelli il suo nome. Teresa non avrebbe mai capito che doveva fare altre domande al ragazzo ma, questo era solo un bene per Rhaegal e per i pivelli.

< Sei stato molto utile Tom > mormorò Teresa, senza più usare il suo potere < mi dispiace...> mormorò ancora, quasi con sincerità per poi avvicinarsi a lui e baciarlo.

Thomas non sapeva cosa fare, era ancora imbambolato per la potenza della lingua ammaliatrice e, si ritrovò a baciare la ragazza. Attraverso quel bacio, si ricordò alcuni momenti prima del Campo, quando erano nella Wicked. Ricordava i suoi momenti passati insieme e il loro legame..non erano stati solo semplici amici. Il ragazzo era ancora sotto l'effetto del potere della ragazza e lei, se ne stava approfittando finché non si staccò piano da lui per poi andare via. Thomas rimase immobile, solo in quel momento di accorse di quello che era appena successo, come se i fili che lo teneva sotto controllo fossero scomparsi. Aveva rivelato l'esistenza della spia e, Teresa l'aveva baciato. Uno strano senso si nausea iniziò a salirli dallo stomaco, voleva vomitare e, al solo pensiero di confessare il tutto a Newt, lo faceva stare ancor più male.
Lentamente, tornò dagli altri pivelli, i quali, voleva sapere cosa fosse successo. Thomas raccontò di Teresa e di come era riuscita a fargli sputare le cose e che, i doni che stavano ricevendo, non erano della Wicked ma di chi li voleva salvare da loro. Tutti erano un po confusi, a chi dovevano credere?
Chi voleva il loro bene?
La Wicked o la spia e il suo gruppo dei “salvatori”?
Thomas, da canto suo, prese per la manica della maglietta Newt e, lo trascinò lontano dagli altri. Non poteva far finta di nulla, non era capace di nascondere qualcosa a lui, doveva dirlo.


< Cosa succede Tommy? > chiese confuso Newt, guardando il viso di Thomas < sembra che tu abbia visto un caspio di fantasma, sei bianco da far paura
< Non ho detto tutto...> mormorò Thomas, lasciando la manica della maglietta di Newt per poi guardarlo in viso < Lei...io...ci siamo baciati>
< COSA? Cosa caspio stai dicendo? > domandò ferito Newt, sembrava tremasse leggermente da quella notizia
< La verità io...lei mi ha baciato e io...non sono riuscito a fermarla..mi dispiace...> disse Thomas mentre delle lacrime iniziarono a scivolare lungo il viso
< Non sei riuscito a fermarla? Certo, fatti baciare da chi caspio voi allora se non sei grado di fermarti! Non hai pensato a me? > domandò con rabbia Newt
< Io...lei mi stava facendo qualcosa...non riuscivo a controllarmi > tentò di spiegare Thomas
< Se davvero ci tenevi a me, avresti potuto lottare contro il suo potere. Potevi non baciarla...caspio Thomas, alla fine ti sei fatto abbindolare da lei! > e, senza aggiungere altro, andò via, lasciando il pivello solo.

Thomas si sedette a terra, le lacrime continuarono a scendere lungo il viso. Newt non l'aveva mai chiamato Thomas. Non voleva staccarsi da Newt, davvero lo voleva, non era stata colpa sua, in fondo. Come poteva mai resistere a Teresa?
Era impossibile e poi, avevano un legame anche prima del Campo, era difficile far finta di nulla. D'altro canto, Thomas non voleva perdere nemmeno Newt.
Che caspio doveva fare adesso?

Dopo alcuni minuti, Thomas ritornò dagli altri pivelli e notò che Newt faceva di tutto per non guardarlo. Il suo volto era ferito, i suoi occhi un po lucidi e faceva di tutto per far qualcosa e non star fermo. Da canto suo, Newt stava veramente male. Aveva sperato che Teresa avesse abbandonato l'idea di creare scompiglio tra lui e Thomas ma, non era stato cosi. Ricordava ancora le parole della ragazza, ricordava quando aveva detto che si sarebbe presa Thomas e, che un figlio di Hermes non poteva mai competere con una figlia di Afrodite. Newt, come uno sciocco, aveva creduto nella sua “vittoria” e, invece, in un attimo aveva preso Thomas. Non era arrabbiato con Thomas ma con Teresa. La odiava. E ora, non sapeva nemmeno cosa fare. Vedeva Thomas e si immaginava lui e Teresa , certo, doveva riprenderselo ma...sarebbe poi di nuovo andato da Teresa appena quella faccia di caspio avrebbe aperto bocca. Thomas doveva cercare il modo di non farsi abbindolare da lei, perchè quel pive non lo capiva?
Newt sperava che il loro legame fosse più forte di quello con la ragazza..ma...sembrava non fosse cosi. Aveva perso il suo Tommy...

Thomas, intanto, aveva preso il suo zaino, pronto a riprendere il viaggio. I suoi occhi si soffermarono sempre su Newt, cosa doveva fare?
L'aveva ferito..
I suoi pensieri furono interrotti da un tuono in lontananza. Si girò e notò grossi nuvoloni neri avvicinarsi velocemente verso di loro. Atri tuoni rimbombarono con forza e, dei fulmini argentei iniziarono a scendere dal cielo, colpendo la sabbia. I peli di Thomas si rizzarono per la forte elettricità presente nell'aria, quei fulmini si stava avvicinando a loro.

< Scappiamo > gridò Minho , iniziando a correre come un dannato, seguito da tutti gli altri.

I pivelli iniziarono a correre, scalando una duna e, quando si affacciarono dall'altra parte, notarono una grossa città ai loro piedi.

< Ripariamoci nella prima casa che troviamo! > gridò Minho , continuando a correre

Le nuvole ormai erano sopra le loro teste e, i fulmini iniziarono a scendere, sfiorando i pivelli per qualche metro. La paura era nell'aria, se non facevano in tempo, potevano rischiare di essere colpiti da qualche fulmine.
Thomas cercò di correre il più velocemente possibile, il vento sollevava la sabbia e impediva ai pivelli di vedere i loro compagni. Gridavano ma i tuoni sovrastavano le loro voci, era impossibile capire dove si trovassero gli altri pivelli. In quel momento, ogni pivello doveva vedersela da sé, dovevano sopravvivere usando le proprie forze. Un fulmine cadde quasi vicino a Thomas, facendolo scagliare in aria. Thomas cadde a terra dopo qualche metro, sentiva le orecchie fischiare mentre tutti i suoni intorno a lui sembravano ovattati, come se avesse le orecchie attrappate. Stava perdendo l'udito?
Si alzò a fatica e riprese a correre, i tuoni sembravano lontani ma, capì ben presto che erano le sue orecchie a non sentirci bene. Dopo un po, notò un fulmine colpire in pieno un pivello. Con orrore, Thomas si avvicinò per vedere se ce l'avesse fatta ma...lo spettacolo fu del tutto raccapricciante. La pelle del pivello, un figlio di Demetra, era del tutto bruciata, aveva perso i capelli, i vestiti erano del tutto scomparsi e...al posto degli occhi aveva solo due orbite nere. Thomas si mise a caproni per poi vomitare, cosi sarebbero morti i suoi amici?
Sentì qualcuno prenderlo per il colletto della maglietta. Thomas girò il viso e vide Minho infuriarsi con lui ma, per via dei tuoni e del suo udito fuori uso, non riusciva a sentire granché le sue parole ma, capì che lo stava invitando a muovere quelle “chiappe del caspio”. Thomas riprese a correre insieme a Minho, notò che si stavano avvicinando a destinazione, si sarebbero salvati! Un fulmine scese in direzione di Minho e lo colpì in pieno mentre scagliò in aria Thomas, il quale, si alzò velocemente con il cuore in gola. Non voleva vedere il cadavere del suo amico. Quando si avvicinò, fece un piccolo sospiro di sollievo. Minho respirava ancora, sembrava solo svenuto. I suoi vestiti erano un po bruciacchiati e mostravano la sua pelle un po bruciata. Aveva ancora i capelli, non sembrava tanto grave. Prese da sotto le ascelle il ragazzo e iniziò a trascinarlo. Arrivarono per fortuna alla struttura e fu aiutato da Aris a trasportare dentro Minho. Thomas guardò la stanza, alcuni pivelli erano già entrati ma non vedeva ancora Newt. Thomas lasciò Minho, era deciso a uscire per cercare il ragazzo ma, quando si avvicinò alla porta, fu investito in pieno da Newt. Riuscì a non cadere e guardò il pivello con sollievo.

< Tommy > esclamò Newt con sollievo, sembrava che anche lui si fosse preoccupato per l'altro ma, come se si fosse ricordato di come erano andate le cose tra loro, abbassò lo sguardo e si allontanò da Thomas.

Thomas abbassò il capo sconsolato e, si sedette in un angolo della stanza. Altri pivelli entrarono nella stanza ma, oltre al figlio di Demetra, anche un figlio di Hermes non era riuscito a salvarsi.
Lentamente, Thomas riuscì a percepire con più forza i suoni, non aveva del tutto perso l'udito. La tempesta continuò ancora e, dopo un po, iniziò anche a piovere, come se il cielo si fosse accorto di quello che aveva fatto e stesse piangendo per i morti. Minho iniziò a mugolare dal dolore per poi sedersi e guardare gli altri

< Sono in paradiso? > domandò mentre si appoggiò al muro, facendo una smorfia per il dolore < mi sa di no >
< I morti non ti vogliono, dobbiamo tenerti ancora qui con noi > disse Newt come un sorriso amaro < come stai? >
< Benissimo, ho sempre desiderato mettermi nei panni di un toast abbrustolito > commentò con sarcasmo Minho < quanti morti? >
< Solo due > rispose con un sospiro Newt
< Bene, non c'è male > commentò Minho
< Come, scusa? Sono morte delle persone e tu dici bene? >
< Cosa dovrei fare, Newt? Abbiamo perso metà dei nostri amici, siamo soli e non posso scoraggiarmi , sono il leader , no? >
< Un ruolo che ti sta a pennello >
< Voi mi avete scelto, ora non vi lamentate > e, si sdraiò , dando le spalle ai ragazzi.

Lentamente, tutti presero il suo esempio e si addormentarono. Thomas si sdraiò con il viso rivolto in direzione di Newt...voleva stargli vicino, voleva che ritornasse tutto come prima. Alla fine, cullandosi dal rumore della pioggia , Thomas si addormentò.

 

4° e 5° fatica superata
Divisione dei Soggetti A2 e A5 per mezzo del Soggetto A1
Miglioramenti nel soggetto A9


Intanto nella Wicked...
Di tutte le cose che aveva immaginato Rhaegal, quella di essere invitato a cena dal suo capo era la cosa più assurda e mai pensata prima. Da un lato, temeva di essere stato scoperto dal capo del suo ruolo da spia ma, dall'altra parte, era curioso di capire perchè proprio lui. Fin dal primo momento aveva notato la curiosità del capo nei suoi confronti e, una parte di lui, ne era anche attratto. Non c'era nulla da obbiettare, il capo era un bel uomo , terribile e integrante. Non aveva mai capito perchè si trovasse li , cosa centrava lui con tutta la storia della Wicked?
Molti che lavoravano li avevano dei trascorsi con le divinità, ad esempio, l'Idra morta nel labirinto aveva odiato le divinità , in particolar modo Era, perchè un tempo, era stata allevata dalla dea per poi essere usata e uccisa da un semidio. Ma...il suo capo?
Non apparteneva a quel mondo, certo, nemmeno lui lo era ma, non sopportava l'idea di vedere ragazzini usati per i loro scopi. Eliminò quei pensieri dalla testa e bussò alla porta. Sentì un “avanti” e Rhaegal entrò nello studio di Lennart, situato ai piani alti della struttura. Non poteva uscire dalla Wicked e, per questo, la cena era stata preparata nel suo studio. Infatti, la scrivania era stata apparecchiata per due e un grosso pollo fumante si trovava proprio in mezzo alla tavola, pronto per essere mangiato. Lennart era in piedi a versare del vino in due bicchieri, aveva lasciato il suo camice bianco per un completo elegante , a differenza di Rhaegal che si era presentato con un paio di jeans e una camicia.

< Buona sera > salutò Lennart, indicandogli la sedia < accomodati pure, spero ti piaccia il pollo >
< Lo adoro > rispose Rhaegal, sedendosi e iniziò a guardare attentamente l'uomo
< Non è proprio un luogo adatto per cose del genere ma, cosa possiamo farci, non possiamo abbandonare la struttura > spiegò con tranquillità l'uomo, sedendosi di fronte a lui.

Iniziò cosi la cena e Rhaegal si trovò a suo agio a parlare con lui. Non sembrava poi cosi tremendo. A un certo punto, Lennart tossì appena, guardandolo dritto negli occhi.

< Abbiamo trovato la spia > disse con un piccolo sorriso sul volto, pulendosi appena le labbra con il tovagliolo
< Sul serio? E chi sarebbe? > domandò , cercando di mantenere la calma, Rhaegal
< Uno dei dipendente dei piani bassi, l'abbiamo trovato intento a mandare dei messaggi, ora i nostri soggetti non verranno più aiutati > e, sorrise.

Rhaegal sorrise a sua volta, sospirando appena per il sollievo ma, preoccupato per il suo amico. Lavorava con lui per salvare i ragazzi e, ora che era stato preso, nessuno più poteva informare il gruppo di salvataggio. Certo, poteva farlo lui stesso ma, cosi facendo, avrebbe messo in pericolo se stesso e mandato a rotoli tutto il lavoro fatto fino a quel momento. Non poteva rischiare, non ora che sembrava aver preso del tutto la fiducia dell'uomo.

< Sapete, mi domando come mai siete qui > disse a un certo punto Rhaegal, cambiando discorso < perchè odiate le divinità? >
< Non odio le divinità ma tutti quei esseri potenti che non fanno altro che sottometterci e distruggere il mondo > commentò Lennart, osservando l'uomo < come ben sai, non appartengo a questo, diciamo mondo ma, gli esseri simili alle divinità sono presenti dappertutto, solo con diversi nomi. Sono figlio di un demone e non uno qualsiasi e...ne ho subite tante per colpa sua. Ha fatto di tutto per rendermi una macchina da guerra usando il mio potenziale, distruggendomi cosi la vita. Ora, voglio riscattarmi. Diventare ancora più potente e far sparire tutti questi esseri superiori a noi...nessuno più deve essere sottomesso da loro >

Rhaegal rimase in silenzio. Vedeva dolore negli occhi grigi dell'uomo, era sincero, aveva detto la verità. Da un lato, gli dispiaceva e capiva perchè stava facendo tutto questo ma, dall'altra parte, sapeva che era sbagliato. Doveva viverla diversamente invece di commettere gli stessi errori di chi l'aveva ferito. Si morse il labbro inferiore, non sapeva se parlare o meno ma, alla fine, si buttò

 

< Non è meglio godersela la vita invece di far questo? > domandò cautamente
< Il lavoro è l'unica cosa che mi soddisfa > commentò l'uomo
< Forse potrai trovare altro, oltre il lavoro > buttò li Rhaegal, fissandolo intensamente
< Chi lo sa > e, scrollò appena le spalle, ricambiando lo sguardo con la sua stessa intensità < forse una cosa ci sarebbe > e comparve uno strano scintillio nei suoi occhi grigi
< Ovvero? >

Lennart si alzò dalla sedia per poi piegarsi appena verso Rhaegal e poggiare le labbra sulle sue, dandogli un piccolo bacio che, con sorpresa, fu ricambiato dall'altro. Ritornò a sedersi, guardandolo con un piccolo ghigno sul volto, gli occhi sembravano quasi prendere fuoco. Da canto suo, Rhaegal sentì le guance diventare rosse mentre mille brividi percorsero il suo corpo...si era presa una cotta per il suo capo...per il suo nemico.

 

  
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