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Autore: Clairy93    06/12/2015    7 recensioni
Si sa, il successo dà alla testa.
Per non lasciarsi ingannare dalla seducente e pericolosa luce della fama, il Detective Sara Carter dovrà ben ponderare le sue mosse per risolvere un caso di omicidio nel quale capire chi recita e chi no sarà indispensabile.
Sara è giovane, ma è intraprendente e sicura di sé.
Forse fin troppo.
Aggrapparsi alle proprie certezze può rivelarsi controproducente. Soprattutto quando dietro l'angolo, è appostato un affascinante attore inglese, pronto a smentirle.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Once bitten, twice shy
- Sbagliando s’impara
 
 
Il giorno dopo, come volevasi dimostrare, mi rode il fegato per non aver sbattuto Gabriella Wilde dietro le sbarre.
Con l'imprevisto svenimento della modella e l’agitazione accumulatasi durante l’interrogatorio, mi sono lasciata suggestionare dal nobile animo del buon Richard.
E’ vero, ci sono ancora dei dettagli che non quadrano.
Ma, siamo oggettivi: non può che essere lei la colpevole!
Insomma, ha mentito alla polizia, durante la dichiarazione ha
addirittura insistito nell’alimentare le sue bugie, per non parlare della scena del crimine, interamente disseminata di prove che hanno reso sempre meno plausibile la sua innocenza.
Tuttavia anche quest’aspetto non mi convince.
E’ davvero così ovvio come sembra?
E se qualcuno avesse sfruttato proprio la disattenzione della Wilde per convogliare i sospetti su di lei?
Eppure nessuno, oltre a Jack Barnes e alla bionda, è entrato nella suite della Seyfried.
… A meno che, l’assassino non fosse già all’interno della stanza, ancor prima dell’arrivo del giovane Barnes.
E poi? Come avrebbe fatto a scappare eludendo le telecamere?
Dubito si sia lanciato dal cinquantesimo piano, e tantomeno abbia fatto free climbing sulla facciata dell’hotel.
A questo punto, non posso che ricontrollare con maggior impegno quelle maledette registrazioni. Ecco giustificato il motivo per il quale sto correndo come una forsennata verso l’agenzia investigativa.
Credetemi, fare jogging di prima mattina è una pessima idea!
Se riponevo un po’ di fiducia nel poter cominciare la giornata in modo “tranquillo”, ho già perso le speranze.
Il motivo?
Beh, mettiamola così: appena varco la soglia dell’ufficio, scorgo il mio peggior incubo.
Ben Barnes.
Si è accomodato su una poltroncina, immerso nell’esaminare chissà quale arcano mistero nella trama del tessuto.
Mi verrebbe quasi voglia di intrufolarmi dalla porta antincendio, eppure sono fin troppo consapevole che Ben sarebbe capace di rimanere seduto lì per l’intera la giornata.
“Cosa ci fa qui?” gli domando stizzita, spaventandolo.
Barnes scatta in piedi, inumidendosi nervoso le labbra secche.
“Devo parlarti.”
“Credo tu mi abbia già detto tutto l’altro giorno.” gli rinfaccio, continuando a camminare spedita “E, a proposito, sei stato molto chiaro. Adesso vattene!”
“Sara non fare così!”
“E cosa dovrei dirti?!” lo incenerisco, voltandomi di scatto “Hai ragione tu, Ben! Sono davvero stata una stronza patentata nei tuoi confronti! Ti senti meglio? Bene, buona giornata.”
Poi gli do le spalle e, senza ulteriori indugi, accelero il passo per seminarlo.
“Fermati!”
Il grido di Barnes tuona spaventoso tra le pareti, attirando inevitabilmente l’attenzione dei presenti.
Mentre avverto un ribollire di rabbia mista ad imbarazzo imporporare le mie guance, lo raggiungo con un ampia falcata e gli intimo di chiudere il becco.
“Solo se sei disposta ad ascoltarmi.” minaccia lui.
Lo giuro, non so cosa mi trattenga dal tirargli uno schiaffo.
“Tu...” sibilo “Sei davvero disonesto!”
Ben incrocia orgoglioso le braccia al petto.
“Per una volta giochiamo ad armi pari, no?”
Ostento una risata sprezzante.
“Quanto sei simpatico!”
Lui, invece, mi sorride.
“Sara. Voglio chiederti scusa per come mi sono comportato ieri, ho chiaramente esagerato. Non ho fatto altro che scaricare la mia frustrazione su di te, addossandoti la colpa di questa situazione. Stavi solo facendo il tuo lavoro, e lo rispetto.”
“Apprezzo che tu lo abbia capito.” rispondo atona, giusto per avere la soddisfazione di farlo sentire in colpa ancora per un po’ “Ho sempre agito nell’intenzione di proteggerti perché credevo, e lo credo ancora, nella tua innocenza. Tenere al sicuro la tua famiglia era una mia priorità, ma anch’io ho i miei limiti.”
“Questo mi fa piacere. Vuol dire che sei umana.”
Alzo gli occhi al cielo.
“La tua vena comica fa scintille! Sicuro di non voler intraprendere la carriera da comico?”
Barnes fa il prezioso.
“Solo se verrai a tutti i miei spettacoli.”
Inaspettatamente sfodera uno sguardo dolce, intenso, a dir poco disarmante, che mi lascia per un momento boccheggiante, permettendo ad un silenzio fastidioso di insinuarsi tra noi.
“Tua madre come sta? Si è ripresa?” scatto all’improvviso, forse con eccessivo impeto, smascherando il mio disperato tentativo nel trovare un argomento di conversazione.
“Si, sta molto meglio ora.” racconta, più sollevato “E tu, come stai?”
Sbuffo sonoramente (e tanti cari saluti alla grazia femminile).
“Come una che ha un criminale a portata di mano, ma non può arrestarlo perché qualcosa ancora non torna.”
“Ti riferisci a Gabriella?”
“E tu come fai a saper…”
E con una sincronia cronometrica, intravedo Richard attraversare il corridoio e strizzarmi ammiccante un occhio.
“Lasciamo stare… Ormai dovrei aver capito che non riuscirò mai a tenerti lontano da quest’indagine.”
Arriccia la bocca in un vezzo malizioso, per rifarsi, però, subito serio.
“Credi davvero che Gabriella abbia ucciso Amanda?”
“E’ irrilevante quello che penso io. Gli indizi riconducono a lei, ma c’è un dettaglio nella sua deposizione che non combacia… Merda!” impreco, rammentando l'urgente compito a cui avrei dovuto far fronte “E’ stata una bella chiacchierata, ma il dovere mi chiama. Quindi è meglio che tu vada via…”
“Posso darti una mano?”
Ben pare molto eccitato all’idea di vestire i panni di Sherlock per un giorno.
Io non esattamente.
Tuttavia non ho nemmeno bisogno di elaborare una risposta poiché una voce squillante, stentorea ed inconfondibile irrompe nella quiete dell’agenzia.
“Signor Barnes!”
Il Capitano Harvey, nel suo tailleur arancio-pugno-in-un-occhio, accorre come il diavolo della Tasmania in un turbine di gaiezza.
Accoglie Ben con dei manierismi talmente stucchevoli, che non mi stupirei se si fosse preparata prima il discorso; magari durante le intime conversazioni intrattenute con la statua grandezza naturale del suo amato attore, gelosamente nascosta nell’ufficio.
Nell’attimo esatto in cui si accorge della mia presenza, l’espressione stralunata del Capitano riassume, a velocità inquietante, i suoi tratti agghiaccianti.
“E lei, detective? Non dovrebbe essere già ad analizzare quei video?” 
E’ ufficiale. Questa donna mi fa paura.
“L’ho trattenuta io, mi spiace.” spiega Ben, sfoggiando due irresistibili occhioni colpevoli “Stavo giusto chiedendo a Sara se posso esserle d’aiuto. Nelle mie limitate capacità investigative, s’intende. Sarebbe un modo per sdebitarmi per tutto ciò che avete fatto per me.”
Di fronte a quel suo sorriso da infarto fulmineo, perfino l’irremovibile Harvey è palesemente in difficoltà. Ma non trascorre molto tempo prima che la sua mascella squadrata si abbandoni ad un risolino inebetito.
“Dopotutto sono solamente delle registrazioni. Non vedo cosa possa esserci di male! E poi, quattro occhi saranno sicuramente meglio di due! Non trova, detective Carter?” m’interpella, esibendo un ghigno sinistro. Sembra voler presagire quale misera fine mi attenderà se avessi anche la più remota intenzione a non concordare con lei.
Perciò esibisco un sorriso tirato, nella speranza che la Harvey distolga quello sguardo assassino.
“Signor Barnes, più tardi potremo visitare l’agenzia.” propone il mio capo “Sarebbe un piacere mostrarle nel dettaglio in cosa consiste la nostra attività. Anche se dovrò pregarla di stare a debita distanza dalle prove dei casi in corso, altrimenti dovrò chiuderla in gattabuia!”
E’ incredibile, fa anche dell’ironia…
“Accetto volentieri, e prometto senza far danni!” afferma Ben, mettendo in pratica le sue migliori doti attoriali “Il lavoro che svolgete è incredibile, Capitano. L’intera città è in debito con voi, siete dei veri professionisti.”
Al termine di questa nauseante manfrina riesco, almeno per il momento, a sbarazzarmi del Capitano, che nel frattempo si allontana gongolante.
“Ti rendi conto che lei non sta scherzando, vero?”
Ben si passa una mano tra i capelli con fare vanesio.
“Lo sospettavo. Ma è stata utile! E adesso hai un nuovo partner per la giornata.” mi stringe con vigore la spalla, compiaciuto.
“E poi sarei io la manipolatrice!” lo scanso, infastidita da questo gesto disinvolto, per di più in pubblico.
Senza perdere altro tempo, mi dirigo nella piccola stanza computer.
Ovviamente, con Barnes al seguito.
Mi fiondo sul primo schermo acceso, inserisco la chiavetta USB contenente una copia dei nastri e, con un rapido click, avvio il video.
“Chiudi la luce, per favore!” ordino al mio collega.
E’ in quel frangente che realizzo di essere sola con Barnes, al buio.
Proprio come quella notte a Brighton…
Un brivido quasi prepotente percorre il mio corpo come una scossa.
Con estrema discrezione, ruoto il capo giusto quel poco che mi consenta di scorgere nella penombra il suo profilo, leggermente accigliato, sul quale si riverberano le luci del monitor.
Vorrei dire qualcosa, ma alla fine preferisco restare in silenzio. Di solito non mi pongo certi problemi, ma da quando conosco Ben ho come l’impressione di aprire bocca unicamente per vomitare delle cattiverie che, in fondo, non si merita.  
Relego queste riflessioni sciocche e, date le circostanze, assolutamente inopportune, in un angolino remoto per riprendere a focalizzarmi sul video.
Dopo quarantacinque, lunghissimi minuti di attenta analisi (nei quali devo aver perso almeno un paio di diottrie), adocchio qualcosa di strano.
Rapidissima, metto in pausa.
“Cosa hai visto?” mi chiede Barnes, allarmato.
Non rispondo.
Trascinando il cursore, indietreggio quanto basta per riesaminare uno specifico fotogramma e…
Posso abbandonarmi, finalmente, ad una risata liberatoria.
“Pensi di condividere le tue scoperte?” insiste lui.
“Eravamo così presi ad osservare chi apparisse nelle registrazioni, da dimenticare tutto il resto!”
Ben mi rivolge un’occhiata titubante.
“A cosa ti riferisci?”
“Guarda l’orario.” con l’indice gli indico i numeri che scorrono in basso a destra “Sono le 22:13. Ecco, ora si vede transitare tuo fratello Jack. Alle 22:23, la figura incappucciata, che sappiamo essere Gabriella, esce dalla suite. Non hai notato niente?”
Di fronte al mio incontenibile entusiasmo, lui si ritrova a scuotere deluso la testa.
“Concentrati solo sull’orario, Ben!” gli suggerisco, riavvolgendo il nastro ancora una volta.
“Ma certo!” esclama lui “Dalle 22:13 si passa subito alle 22:23! Il video è stato tagliato!”
“Esatto! Per dieci minuti, il tempo necessario per commettere un omicidio.”
“Qualcuno deve aver manomesso il video.”
Scuto il capo, serena.
“Non qualcuno, ma l’assassino. Sapeva che le telecamere lo avrebbero incastrato. Doveva liberarsene.”
“E chi avrebbe potuto farlo?”
“Solo chi poteva accedervi senza destare sospetti.”
Affilo lo sguardo, avvertendo una voglia da troppo sopita: quella di archiviare trionfalmente un altro caso.
E sento che ci siamo davvero vicini.


Angolino dell'Autrice: Ciao mie piccole polentine ricoperte di formaggio fuso!
Siete entrati nello spirito natalizio?
Io sono nel mood già da agosto! xD Adoro questo periodo dell'anno!
Spero di rendere più piacevole il vostro inizio settimana con un nuovo capitolo. Come avrete intuito siamo molto, ma molto vicini alla fine.
Grazie per continuare a sostenermi in questa avventura! Siete la mia forza!
Ve amo 'na cifra!
Vostra Clairy
Se vi va di farci un salto, ecco il link alla mia pagina Facebook --> https://www.facebook.com/Clairy93-EFP-400465460046874/?ref=aymt_homepage_panel
   
 
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