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Autore: lilac_sky    07/12/2015    4 recensioni
A Galway certe vite sono fatte per intrecciarsi tra loro.
Thelma ha vent'anni e anche i piedi abbastanza per terra.
La sua vita non è mai stata troppo noiosa, e non lo diventerá certo adesso che Agnes ha compiuto vent'anni anche lei, Luke si rivela sempre più ansioso, Calum è come se le rivolgesse la parola per la prima volta e Ashton riesce ad affascinare anche solo stando in silenzio.
No, a Thelma non sono mai piaciute le situazioni complicate: eppure ha la netta sensazione che ci si ritroverà in mezzo, da un momento all'altro.
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Consiglio la lettura delle OS dedicate ai singoli personaggi
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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dedico questo capitolo alla dolce Beatrice
ecco il Thalum che tanto ti piace <3

 




 

Thelma prende un lungo sorso dalla bottiglia di birra che ha poggiato sul tavolino alla sua sinistra, concedendosi un piccolo premio per aver finalmente terminato il lavoro che l’ha tenuta impegnata tutto il pomeriggio.

Una natura morta a tema libero, cosa in cui non è particolarmente ferrata perché lei come soggetti preferisce di gran lunga le persone, o i paesaggi, o gli scorci di strade lastricate lucide di pioggia.

E, a proposito di pioggia, lancia un’occhiata fuori dalla finestra, sbuffando: ha appena penosamente ricominciato a cadere acqua dal cielo. Quanto tempo dovrà aspettare ancora prima di poter vedere una bella giornata di sole? Sospirando, comincia a pulire i pennelli con uno strofinaccio, per mettere un po’ d’ordine sul tavolo da lavoro, la cui superficie è interamente ricoperta di pennelli usati di ogni forma e dimensione, di fogli con scarabocchi a matita e tubetti di tempere spremuti fino all’osso.

«E comunque non è venuto per niente male» borbotta tra sé e sé guardando di sbieco il dipinto fatto e finito: certo, una natura morta di frutta autunnale non è la cosa più fantasiosa del mondo, ma in qualche modo ha provato a renderla tale.

Si stringe di più nel suo maglione dopo che un brivido improvviso le ha attraversato la schiena, e sta giusto andando a lavarsi le mani nel lavabo della cucina, quando qualcuno comincia a suonare insistentemente il campanello. Di solito non riceve visite alle sette di sera, per questo si trascina verso la porta con un’espressione piuttosto confusa stampata in faccia.

«Sì?» chiede a voce abbastanza alta per sovrastare il rumore incessante della pioggia.

«Thelma, per favore, mi apri?»

Si sarebbe aspettata di tutto. Forse persino di vedere Johnny Depp, dietro quella porta. Ma mai avrebbe pensato di trovarsi a dover far entrare proprio Calum Hood in casa sua: in una giornata piovosa come quella. E a quell’ora, poi.

«Calum?» chiede, forse troppo piano, appena apre la porta, ma quando vede che il ragazzo non è solo, spalanca gli occhi ancora più stupita. «Che…cosa ci fate qui?», ed è una domanda decisamente stupida, dettata dall’istinto, eppure non avrebbe mai pensato di dover avere a che fare anche con le due sorelline di Calum.

«Per favore, ci fai entrare?» chiede quella abbracciata alla gamba sinistra del fratello, che alza le spalle e lancia un’occhiata piuttosto eloquente a Thelma. E lei non dice niente, quando si mette di lato per farli entrare.

«Sei la nostra salvezza, grazie» esclama Calum togliendosi la giacca fradicia «Stavamo tornando a casa e si è messo a diluviare, non avevo neanche l’ombrello»

«La mamma ti dice sempre di portarlo» borbotta l’altra delle due bambine e no, Thelma non si ricordava che fossero gemelle.

«Vado di sopra a prendervi degli asciugamani, voi…potete andare in salone, se volete» dice velocemente prima di sparire su per le scale senza neanche dar loro il tempo di dire una parola.


 

«È tutto sotto controllo, Thelma» si ripete convinta da qualche minuto, prendendo degli asciugamani puliti dall’armadio in camera «È solo Calum, niente di cui preoccuparsi, e…ma chi cavolo voglio prendere in giro» sbotta esasperata buttandosi a peso morto sul bordo del letto.

Si è sempre accontentata di rapporti umani abbastanza limitati, lei: timida e solitaria com’è, non è mica abituata a presenze così ravvicinate. Agnes e Luke non contano: con Calum è tutta un’altra storia. Quel ragazzo riesce ogni volta a metterla in un assurdo stato di agitazione, non può farci niente, e trovarselo davanti alla porta di casa sua con i vestiti zuppi e i capelli bagnati attaccati alla fronte è stato un vero e proprio colpo al cuore.

«Se non mi do una calmata rischio di impazzire» borbotta con una certa nota di disperazione nella voce, prendendosi la testa tra le mani. Guarda di sbieco il suo riflesso nello specchio sull’anta dell’armadio, storcendo il naso: i capelli spettinati sono raccolti in un codino storto, il maglione ha macchie di tempera sparse un po’ ovunque, la calzamaglia di lana nera è leggermente scolorita e ai piedi ha un paio di calzettoni con i gatti e un buco sull’alluce sinistro. Non un tripudio di bellezza, insomma.

Si alza con gli asciugamani e un phon tra le mani, rendendosi conto di aver fatto aspettare i suoi ospiti fin troppo, ed esce dalla stanza cercando di non inciampare nella piega del tappeto sotto i suoi piedi.

Le risate delle due bambine risuonano in tutta la casa, così come i richiami di Calum, che ripete loro di smettere di correre o si prenderanno una bronchite: con un sospiro, Thelma fa il suo ingresso in salone venendo immediatamente circondata dalle gemelle, che le abbracciano le gambe ridendo come pazze.

«Cora, Iris, smettetela!» è l'ennesimo rimprovero del fratello, che subito afferra le bambine per le magliette per tirarle indietro. In quel momento Thelma si rende conto di quanto siano realmente bagnati i vestiti di tutti e tre.

«Siete bagnati dalla testa ai piedi, tenete questi» dice frettolosa aprendo uno dei grandi teli bianchi che ha appena portato e abbassandosi per avvolgerci le due bambine. Comincia a sfregarlo sui loro corpicini, freddi per la pioggia che impregna i loro maglioncini colorati: pensa bene di accendere anche la stufa, almeno potranno scaldarsi più velocemente. Cora e Iris subito si fiondano lì davanti, facendo a gara a chi si asciugherà prima, mentre Calum si aggira per il salone, soffermandosi sulla natura morta dipinta sulla tela.

«L'hai fatto tu?» chiede facendo sobbalzare Thelma dallo spavento, e quando la vede annuire – timidamente, ma di questo lui non se ne accorge – sorride. «Sei proprio brava tu, Thelma»

«Oh, beh, io cerco solo di fare del mio meglio, sai» balbetta in qualche modo, imbarazzata, arrossendo visibilmente. E di questo Calum se ne accorge eccome, mentre si passa una mano tra i riccioli neri ancora bagnati.

«Hai le guance tutte rosse» ride, e oh, Thelma vorrebbe solo sprofondare. Scrolla le spalle, mettendo in un barattolo i pennelli sporchi.

«Sento solo un po' di caldo». Calum le si avvicina.

«Sei sicura?» chiede con aria fintamente ingenua, e sì, adesso Thelma sente davvero caldo.

«Sicurissima» esclama con più sicurezza nella voce di quanto si aspettasse realmente «Perchè?»

«Chiedevo» alza le spalle «Piuttosto, quando me lo fai il ritratto?» chiede subito dopo, e Thelma non si aspettava un cambio di argomento così repentino. Ora sì che si trova in difficoltà.

«Quale...quale ritratto?» prova a fare finta di non ricordare, ma in realtà ricorda eccome.

«Beh, quello che ti ho chiesto di farmi alla festa di Agnes, ricordi?»

«Oh, sì», purtroppo, vorrebbe aggiungere. Sospira, spostando dietro le orecchie le ciocche di capelli che le sono ricadute davanti alla fronte, e quando, con la coda dell'occhio, vede Calum ancora troppo vicino a lei, intento a strofinarsi il collo con l'asciugamani, fa per girarsi e andare a nascondersi in bagno, ma la vocina stridula di Iris (o forse Cora, non riesce proprio a distinguerle) la costringe a fermarsi.

«Tu sei la fidanzata di Cal!» e nessuno dei due fa in tempo a ribattere che la sorellina si accoda contenta.

«Sei così bella» esclama infatti con aria sognante, e Thelma non sa proprio cosa dire. O almeno, sa cosa potrebbe dire, ma è rimasta impietrita: Calum si schiarisce nervosamente la voce.

«N-no, Iris, noi non...Thelma non è la mia, beh, la mia fidanzata»

La solita intraprendenza di Calum Thomas Hood è come sparita: incredibile? Forse neanche tanto, considerato che lui è sempre stato un ragazzo imprevedibile. Almeno per Thelma: vederlo così insicuro la fa sentire, al contrario, molto più sicura.

«Io e tuo fratello non stiamo insieme, Iris» mormora dicendo un nome a caso. L'occhiata che Calum le rivolge è indecifrabile, ma cerca di non darci non troppo peso e continuare a mettere ordine sul tavolo da lavoro.

«Cal, ho fame» brontola Cora a bassa voce, attaccandosi all'orlo del maglione del ragazzo, ancora bagnato per la pioggia di prima.

«Oh, adesso vedi che smette di piovere e torniamo a casa, mh?» cerca di essere in qualche modo convincente, ma subito dopo un tuono fa tremare i vetri delle finestre. Thelma non sa se mettersi a ridere per la tempestività del temporale o mettersi a piangere per dover tenere ancora Calum in casa. Eppure...

«Potete...rimanere qui a cena, se le bambine hanno fame» si azzarda a proporre a bassa voce e con un mezzo sorriso. Il ragazzo davanti a lei alza un sopracciglio.

«Sì, mangiamo qua! Ti prego, Calum» cominciano ad implorarlo Iris e Cora, attaccandosi alle sue lunghe gambe. E lui non può che alzare le spalle, ridendo.

«E va bene, rimaniamo per cena: ma dopo Thelma ci presta un ombrello e andiamo a casa» è il verdetto finale. Poi le rivolge un sorriso, mimando un “grazie” con le labbra.

Thelma scappa in cucina, perchè la vista di quelle labbra così carnose le ha fatto contorcere lo stomaco.


 

«Li hai letti tutti questi libri? Questi disegni sono tuoi?»

Thelma si gratta il collo, malcelando il senso si fastidio che sta venendo fuori a causa delle troppe domande di quelle bambine.

Hanno finito da un pezzo di cenare, e loro continuano a girare per il salone e toccare con curiosità ogni cosa che passi sotto le loro mani, mentre lei posa sul tappeto una pila di fogli e matite colorate: l'unico passatempo che le sia venuto in mente per tenere occupate Cora e Iris.

«Volete colorare un po'?» esclama, ed esulta mentalmente vedendo le due pesti che corrono verso di lei «Disegnate quello che volete»

«Vediamo chi finisce prima!» urla Cora buttando un foglio bianco e alcune matite sulle gambe del fratello «Anche tu, Cal»

La faccia del ragazzo si fa confusa, sorpresa, ma prima che possa replicare in qualche modo Iris dà il via a quella specie di gara.

«Tanto vinco io» aggiunge subito dopo, afferrando un pastello verde e cominciando a tracciare i bordi di una figura sul foglio bianco. Thelma decide di complicare il gioco, per vedere cosa saranno capaci di fare quelle due pesti.

«Dovete disegnare una delle persona di questa stanza» annuncia quindi «O verrete eliminati»

Un verso di dissenso viene dalla bocca di Calum, la cui vena artistica non è poi così sviluppata in ambito figurativo, eppure decide di non sottrarsi a quel gioco, probabilmente per fare piacere alle sorelle.

Passano i minuti, e non c'è cosa più bella per Thelma di trasferire un volto umano sul foglio: con le linee leggere di una semplice matita nera, sfiora la carta, su cui comincia a farsi strada il viso paffuto di Cora, la più simile a Calum, secondo lei: inconsciamente è per questo che ha scelto di ritrarre lei, la più esuberante delle due, che tutta concentrata sta invece colorando la figura di Calum, che ha scelto di disegnare.

«Ho finito!»

È Iris ad urlare, sventolando in aria il foglio con aria vittoriosa «Ho vinto io, ho vinto!»

«Bravissima! Chi hai deciso di disegnare?» chiede Thelma prendendo in mano il foglio tutto stropicciato della bambina, e sorride vedendosi in quel disegno tutto colorato. «Sono...io?»

«Sì» risponde Iris con gli occhi che brillano dalla felicità, ma Cora interrompe quel piccolo momento dii gloria per mostrare a tutti il suo, di disegno.

«Io ho disegnato Calum!» dice soddisfatta, facendo ridere il diretto interessato.

«Oh, grazie tesoro. Tu chi hai disegnato, Thelma?»

La ragazza arrossisce, sentendosi chiamare in causa proprio da lui, ma si schiarisce la voce e alza il suo foglio. Cora batte le mani, felicissima.

«Sono io! Thelma ha disegnato me!»

«Tieni, questo è tuo» le dice porgendole il foglio ripiegato. Calum socchiude gli occhi, con un mezzo sorriso.

«E quand'è che lo fai a me, un ritratto?» chiede divertito. Thelma sente ormai le guance bruciare: si alza dal divano, cercando in qualche modo di raggirare quella domanda.

«Bambine, volete una bella cioccolata calda prima di tornare a casa?»

Domanda, questa, che riscuote ovviamente un gran successo: Iris e Cora corrono in cucina, seguite dalla ragazza e da Calum, che scuote la testa con quel sorrisetto sulle labbra che non se ne va.


 

«Credo che le due pesti ti adorino»

Thelma si gira, mentre si porta alle labbra il bicchiere di scotch e soda che si è preparata, trovandosi faccia a faccia con Calum: lui si versa un bicchiere di gin, aggiungendo qualche cubetto di ghiaccio.

«Potrebbero venire qui più spesso» continua, non interrompendo il contatto visivo con la ragazza di fronte a lui: gli è sempre piaciuto guardare dritto negli occhi delle persone.

«Credo...credo che non sarebbe una cattiva idea» esclama «Sì, ecco, mi terrebbero un po' di compagnia» mormora abbassando il tono della voce, prendendo un altro sorso del suo alcolico.

«Sei sempre da sola?» le chiede Calum, rendendosi solo in quel momento di quanto poco conosca Thelma «I tuoi come stanno? Non li vedo da...da anni, credo»

«Oh, loro stanno bene» sorride di poco «La loro attività a Parigi va benissimo, o non mi manderebbero i soldi per pagare le bollette»

«Li senti spesso?». Thelma si rabbuia un poco, a quella domanda, e Calum capisce. «Forse...forse è meglio che vada: mamma sarà ancora sveglia per vedere le bambine»

Quando Iris e Cora si alzano dal divano, non senza molte lamentele, Thelma accompagna tutti alla porta.

«Ciao Thelma, la cioccolata era buona»

«E il disegno mi piace un sacco»

«Grazie a voi bambine, potete tornare quando volete» risponde con un sorriso, abbracciandole tutte e due insieme. Calum le sfiora la spalla con una mano.

«Ci vediamo, Thelma» dice, con tanta sicurezza nella voce da far sembrare quella frase una promessa. La ragazza annuisce, chiudendo la porta dopo aver salutato tutti quanti un'ultima volta.


 

Non appena si ritrova da sola, torna in cucina, dove il bicchiere di gin ancora mezzo pieno preso poco prima da Calum è in bella vista sul tavolo.

Sospira, afferrando la bottiglia piena di quell'alcool che lei non è abituata a bere in grandi quantità: ma non pensa a niente, quando il liquido trasparente le scivola giù per la gola che comincia subito a bruciare.

Solo dopo si accorge di un foglio ripiegato lì sotto il bicchiere.

da Calum, c'è scritto.

C'è lei, Thelma, disegnata sopra.

 

 

 












ALLORA.

Ormai aggiorno sempre con un ritardo incredibile, dovete perdonarmi. Non so che scuse usare, veramente, è che non ho sempre idee per scrivere e sto cercando di studiare per la scuola e per il conservatorio e boh, scusatemi. Davvero.

Ma ho cercato di farmi perdonare con un capitolo pieno zeppo di thalum, che spero vi sia piaciuto. Insomma, ci ho messo un secolo per scriverlo, non sono neanche totalmente sicura della sua riuscita, ma l'ho pubblicato anyway.

Thelma depressa proprio alla fine di un capitolo carino e coccoloso: ci sono cose nascoste sul suo rapporto con i suoi genitori che, per chi non se lo ricordasse, si sono trasferiti a Parigi e hanno lasciato la casa alla figlia, rimasta a Galway per studiare.

E sì, la bella protagonista si abbandona ad una misera bottiglia di gin. Che vita di merda.

Calum e le sorelline aw. Cioè, io le trovo troppo carine: sono due pesti, ma sono carinissime. E Calum le adora, spero si sia capito.

Ebbene, care fanciulle, non credo ci sia molto da aggiungere a questo settimo (!!) capitolo.

 

Volevo comunicarvi il mio parere sui capelli di Michael che SONO TORNATI ROSSI e posso morire felice: il mio Mickey preferito is back e sono così felice *occhi a cuore*

Poi boh Calum sempre più bello e io mi chiedo se un ragazzo come lui sia davvero reale. Che mega crush la mia.

Non ho più idee su cosa scrivere in questo space author, scusate, è che avrei talmente tanto da dire che non mi viene in mente niente. Assurdo ma è così.

Mi dileguo.


Elena

ps fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto, anche se con due righe di recensione. Sono una poraccia perchè mi sembra di elemosiare recensioni. Addio.

  
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