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Autore: Clarrianne Donavon    07/12/2015    4 recensioni
[AU]![PERCABETH]![HIGHSCHOOL]![ANGST]
Dopo l'estate che ha rovinato la sua vita, Annabeth Chase prende un volo dalla California a New York per ricominciare da capo, lontano dalle brutture del suo passato.
Ma il passato non le da tregua ed ora ha la forma di un ragazzo alto, magro, con gli occhi verdi e tormentati.
Per quanto i due possano essere diversi, hanno una cosa in comune. Lei.
"La memoria funziona in modo strano: ci sono che non riesci a ricordare ed altre che non dimentichi mai" - GA
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Bianca di Angelo, Percy Jackson, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Pt. 1

 

 

 

I'll sacrifice one moment for one truth Sacrificherò un istante per una verità
If we get through tomorrow, Se arriveremo a domani then we'll be fine Staremo bene

 

“Ecco perché ho paura: ho perduto qualcosa di importante, non riesco più a trovarlo, e ne ho bisogno. Paura come qualcuno che perde gli occhiali, va dall’ottico e scopre che in tutto il mondo non ci sono più occhiali e lui dovrà fare senza, e basta.”

-          John Green

 

***

 

Era martedì della seconda settimana di scuola quando Annabeth rifece la sua comparsa in classe: Percy la vide entrare con quel suo passo deciso, il volto un po’ sciupato e lo sguardo eternamente altrove. Si sedette al suo fianco come se non fosse stata assente per una settimana intera; probabilmente era una sua impressione, ma a Percy pareva di riuscire a scorgere dalla maglietta arancione della divisa scolastica le clavicole un po’ più sporgenti del normale.

« Che c’è? », gli domandò piccata Annabeth, notando come il ragazzo le stesse facendo i raggi x.

Lui scosse la testa frettolosamente e si voltò dal lato opposto, piuttosto imbarazzato.

« Annabeth! » esclamò Rachel, che si dondolava sulla sedia davanti a loro: « sei sciupatissima! ».

Persino Grover pensava che quello fosse un commento fuori luogo; Percy fu improvvisamente felice di non dover partecipare alla conversazione.

« Mi sono ammalata. ».

Rachel aggrottò la fronte con aria grave.

« Il tempo ha fatto il matto ultimamente. Sicuramente è stato il cambio di stagione! ».

Percy vide con la coda dell’occhio Annabeth annuire brevemente, come a voler troncare il dialogo, per poi estraniarsi come suo solito guardando fuori dalla finestra.

Si sentì stupidamente deluso; che cosa si aspettava? Dopotutto, di fatto quello era solo il secondo giorno che trascorrevano come compagni di banco.

 

***

 

Annabeth guardò insistentemente fuori dalla finestra, finché Rachel non recepì il messaggio e voltò la sua attenzione altrove. Sfortunatamente, nello stesso istante la professoressa Dodds fece il suo ingresso in aula: quel giorno sembrava persino più cattiva del solito. Fece l’appello, e quando arrivò al cognome “Chase”, alzò lo sguardo sugli alunni scrutando tra i loro volti fino a incontrare quello di Annabeth. La ragazza si alzò in piedi con un gesto secco, facendo stridere le gambe della sedia sul pavimento come unghie sulla lavagna. Arrivò alla cattedra, e allungò all’insegnante il certificato medico di degenza ospedaliera. La signora Dodds lesse giusto le prime due righe, quindi restituì il foglio alla ragazza e prese ad annotare qualcosa sul registro.

« Non so come abbia fatto a procurarsi un certificato medico per una semplice febbre, signorina Chase. Stia sicura che non le andrà bene una seconda volta. ».

La signora Dodds guardò Annabeth con aria austera, e la ragazza le restituì uno sguardo di sufficienza, quindi le voltò le spalle e tornò al suo posto senza dirle una parola. Per un istante l’intera classe aveva trattenuto il fiato. Percy tornò ad osservare di nascosto la sua compagna di banco mentre si riaccomodava al suo fianco; degenza ospedaliera, per la febbre? La signora Dodds non pareva avere tutti i torti, in quel caso.

 

***

 

Le due ore di statistica corsero via abbastanza velocemente, con la Dodds che parlava da sola con la lavagna e gli studenti che stavano attenti a non farsi cogliere col cellulare in mano mentre facevano tutto al di fuori che seguire la lezione. Finalmente era arrivato il momento della settimana che Percy adorava in assoluto: nuoto col professor Brunner.

La retta che gli studenti pagavano alla Goddess’ era esageratamente alta per la maggior parte delle tasche dei comuni mortali, ma di fronte ad una struttura all’avanguardia come l’edificio che ospitava la piscina, Percy non poteva che essere soddisfatto di spendere in quel modo i suoi soldi – anche se in realtà erano i soldi di suo padre.

Lui e Grover salutarono le ragazze e si recarono nei loro spogliatoi per cambiarsi ed indossare il costume da nuoto con il simbolo dell’accademia sul fianco e si ritrovarono fuori poco dopo.

Rachel arrivò al fianco di Annabeth con il nuovo modello femminile proposto dall’accademia quell’anno. Un sobrio due pezzi privo di scollatura sul seno, sostanzialmente una fascia e un pantaloncino leggermente più corto ma più attillato di quello che portavano i ragazzi.

Annabeth, invece, indossava il pezzo di sotto e la maglietta arancione, senza gilet.

« Tu non partecipi, Annabeth? », le domandò Grover, sorpreso. Annabeth scosse la testa: « Ho il certificato medico. » spiegò, stringendosi nelle spalle.

Senza dire nulla andò a sedersi sulle panchine a ridosso della piscina.

« Oh, ragazzi, Annabeth è così timida! Pensate che si è cambiata nel bagno, invece che nello spogliatoio assieme alle altre. » bisbigliò Rachel guardando altrove, dal tono di voce si capiva quanto trovasse tenera la ragazza nuova.

Percy guardò l’amica dai capelli rossi e strinse le labbra, indeciso su cosa dire.

« In realtà, penso che non voglia farsi conoscere e basta. », affermò Grover facendo spallucce, come se si scusasse di dire quello che pensava.

Il primo giorno di scuola anche Percy l’avrebbe pensata come Grover, ma se ripensava a quei momenti che avevano passato insieme sotto il porticato durante il temporale, non ne era più così sicuro. Annabeth era un mistero per lui.

« Che oche. ». Questa volta Rachel non si fece problemi a mantenere basso il tono di voce, e i suoi amici capirono immediatamente il perché. Drew e il suo seguito di barbie avevano accerchiato Annabeth.

« Perché non hai messo il costume? », la sentirono gracchiare da quella distanza.

La bionda rispose qualcosa nel suo solito tono risoluto ma il trio non riuscì a cogliere, Drew rispose e le risate delle sue amiche riecheggiarono nella struttura.

Percy guardò verso l’ingresso della piscina con fare scocciato: adorava il professor Brunner, ma perché ogni volta che succedeva qualcosa, lui non era mai presente??

Neanche l’avesse evocato, l’uomo sulla quarantina entrò allegramente ciabattando forte sulle brillanti mattonelle azzurre, e il rumore parve allertare il gruppo di Drew, che subito si disperse allontanandosi da Annabeth.

Il professor Brunner passò di fronte a Grover, Rachel e Percy ammiccando a quest’ultimo, quindi si fermò proprio di fronte ad Annabeth.

La ragazza rimase seduta a guardarlo con la testa leggermente inclinata verso destra, come se fosse curiosa di sentire che cosa avesse da dirle il prof.

« Chase! Ho saputo dello scherzetto che ha fatto alla piscina della sua vecchia scuola, ad Oakland. ».

« Secondo voi di che scherzo parla? », sussurrò Grover, drizzando le orecchie assieme al resto della classe.

Percy scorse le guance della ragazza arrossarsi lievemente, e i suoi occhi grigi sfuggire imbarazzati allo sguardo del prof.

Tuttavia, di qualunque cosa il prof Brunner stesse parlando, era evidente che non avesse intenzione di sbandierarlo ai quattro venti e che lo trovasse anche abbastanza divertente, nonostante tutto. Diede una pacca amichevole sulla spalla della ragazza, che al contatto si irrigidì e arrossì ancora di più: dalla sua espressione si diceva che avrebbe preferito trovarsi in qualunque altro posto piuttosto che lì, sotto gli occhi curiosi di tutti.

« Oh, voi giovani! Ammiro un sacco la vostra energia. Ciononostante, Chase… spero che tu non intenda ripetere la cosa anche qui. La palestra è stata restaurata giusto prima delle vacanze estive. Insomma, sarebbe un peccato. », il professor Brunner le fece l’occhiolino e Annabeth gli sorrise timidamente, appena appena.

« Non si preoccupi prof. », quasi balbettò, « un fulmine non cade mai due volte nello stesso punto. ».

Il signor Brunner si fece una grossa risata, ridendo di una battuta che solo loro due potevano capire, sotto lo sguardo leggermente allibito dell’intera classe.

« Suvvia, voi altri. Che state aspettando? Riscaldamento, immediatamente! ». Brunner abbandonò la sua aria bonaria per tornare ad essere l’allenatore esigente che tutti conoscevano.

« Chissà di cosa stavano parlando. », mormorò Rachel mentre faceva i suoi esercizi di stretching, tra Grover e Percy.

« Vorrei tanto saperlo anche io. », ammise Percy, piegandosi in avanti fino a toccarsi le dita dei piedi con la punta delle dita delle mani.

 

***

 

Percy fece le sue vasche, quindi uscì dalla piscina per lasciare la sua corsia agli altri compagni in fila. Vide Annabeth dall’altro lato della palestra che lo guardava, ma appena le sorrise lei si voltò. Non gliel’avrebbe fatta passare liscia; la raggiunse e si sedette al suo fianco sulla panchina.

Lei si scansò appena per evitare di bagnarsi.

« Sei un buon nuotatore. », ammise la biondina, guardandolo di sottecchi. Percy sapeva di esserlo, ma era di natura piuttosto modesta.

« Mi sono allenato per tutta l’estate. »

« A New York? », chiese Annabeth, piuttosto scettica conoscendo il livello di inquinamento di quell’angolo di mare. Percy rise: « Dei, no. Ho una casa al mare in un posto fuori città, ogni anno ci vado con mia madre e il mio patrigno. ». Annabeth annuì, prendendo nota dell’informazione.

« Anche i tuoi sono divorziati, eh. », mormorò, la testa nuovamente persa i altri pensieri. Percy intercettò il suo sguardo e cercò di richiamare la sua attenzione.

« Oh, Paul è un tipo apposto. I miei funzionano meglio presi uno alla volta, piuttosto che insieme. », per enfatizzare il tutto, il ragazzo fece il segno di due polsi incatenati che venivano separati.

« Non ti tuffi? », si affrettò a chiedere, tornando a posare lo sguardo sulla piscina e sui suoi compagni di classe che eseguivano diversi stili di nuoto nelle corsie. Annabeth fece una smorfia: « Il mio medico dice che non posso fare attività sportiva per altre due settimane. ».

« Ah. ». Quando si parlava di salute, Percy sapeva che era buona educazione non indagare oltre. Cosa che Drew, appena uscita dalla piscina, sicuramente ignorava.

« Cara, te l’ha prescritto il medico? E ti ha detto anche di prendere una mela al giorno, per caso? ».

Percy le lanciò un’occhiata gelida che la ragazza tuttavia non colse affatto, infatti andò incontro ai due e si sedette nel mezzo, con le ginocchia a contatto con quelle del ragazzo.

Annabeth si scostò ancora lungo la panchina. Clarisse, un’altra compagna di classe, era seduta lì vicino sul bordo piscina, con le gambe nell’acqua. « Oh, come minimo non saprà nuotare. ».

La pazienza di Annabeth era al limite.

« Ma per favore », le apostrofò, con tono da sapientona, « sono nata a Oakland. I miei piedi sono praticamente palmati. ».

Percy si sforzò di reprimere un sorriso spontaneo e Drew invece fece una risata forzata quanto falsa.

« Allora perché tieni la maglietta e non indossi il costume? Hai qualcosa da nascondere? », insinuò, acida.

« Ma per favore! » ripeté Annabeth, ignorando le due ragazze.

Clarisse diede un calcio nell’acqua schizzando la biondina: in pochi secondi la maglietta le aderiva completamente alle forme generose del seno.

« Siete proprio delle deficienti. » non poté evitarsi di commentare Percy, mentre le due sghignazzavano tra di loro.

« Lascia perdere, Percy. Non ne vale neanche la pena. », affermò Annabeth con voce gelida, abbassando le mani ai bordi della maglietta per sfilarsela. Drew e Clarisse smisero di ridere in contemporanea, e Percy quasi aprì la bocca dallo stupore.

« Per dio! », si lasciò sfuggire Drew, trattenendo le risate. Anche se da ridere c’era ben poco.

Immediatamente sotto i contorni della fascia del costume, la gabbia toracica di Annabeth era deturpata da una cicatrice rossa che le scavava la pelle in diagonale, fino all’ultima costola. Percy si chiese se non le avessero trapiantato un polmone.

Che razza di cicatrice era quella? Mai visto qualcosa di più spaventoso. Sulla carnagione chiarissima della ragazza risaltava peggio di un marchio a fuoco, disegnando due diversi livelli di pelle: quella sana tutta intorno, e quella della cicatrice che andava riformandosi.

Annabeth sospirò sonoramente, per cercare di calmare l’alzarsi e l’abbassarsi furioso del suo petto. Cercava di non darlo a vedere, ma era chiaro che le era costato molto liberarsi della maglietta.

« Se mi ammalo di nuovo, chi glielo va a dire a quella pazza della Dodds? » chiese a nessuno in particolare, abbandonando la maglietta bagnata sul pavimento.

Se anche qualcuno gliel’avesse raccontato, pensò Percy, sicuramente quella strega non ci avrebbe creduto.

 

***

 

 

 

 

Ciao a tutti!

Qualora qualcuno si stesse facendo domande sulla mia latitanza, volevo far sapere a tutti che sto bene x°D Sono solo impantanatissima con gli esami all’università.

Ho diviso questo capitolo in due parti essendo originariamente di dodici pagine, ho pensato che sarebbe stato più facile da leggere D:

Ringrazio chiunque abbia letto fin qui e in particolare le anime buone che hanno recensito lo scorso capitolo, spero di ritrovarvi qui nonostante la mia latitanza ^^”

Come sempre ripeto che le frasi della canzone all’inizio del capitolo sono riferite a Thalia, la citazione sotto invece si rifanno a qualcosa che succede nel capitolo J

Lo Spin off di Thalia è workinprogress, quanti hanno voglia di leggerlo?

A presto

Clarrianne Donavon

 

   
 
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