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Autore: Beatrix    03/03/2009    4 recensioni
Questa è la mia prima fan fiction su One Piece, e narra l'avventura dell'ipotetica sorella minore di Shanks il Rosso, personaggio creato da me ovviamente. Acquisite le arti magiche per l'ingestione accidentale del Frutto della Magia, partirà alla ricerca del fratello maggiore, incontrando la nostra ciurma preferita e diventando parte dell'equipaggio. NB: future di scene di sesso e violenza, presenza saltuaria di un linguaggio poco consono. Buona lettura!
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Shanks il rosso
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa dell’autrice: Salve a tutti! Eccovi la mia prima fan fiction su One Piece, per cui siate buoni, ve ne prego. ^^’’’
Volevo spendere due parole come introduzione alla storia: questo lavoro lo iniziai circa cinque anni fa, quando l’opera del Sensei Oda era in corso con la vicenda di Alabasta.
L’avevo abbandonata per mancanza di tempo, causa università, ma ora che mi sono laureata ho avuto il tempo necessario per riscriverla da capo e completarla. Sì, perché era stata pubblicata, incompleta e scritta in maniera oscena ^^’’’, sul sito http://www.shanksilrosso.altervista.org/.
Mi sento in dovere di precisare che, avendola stesa nel periodo di Alabasta, Bibi sarà parte della ciurma, diversamente da quanto deciso dal Sensei Oda. Non lo sapevo ancora! ^^ Ed inserire i nuovi personaggi sarebbe stato un disastro, e insensato.
Per cui, ho trovato giusto avvertirvi che nei primi capitoli si narreranno i fatti accaduti fino ad Alabasta, per esigenza di trama, poi la storia (come potrete notare anche all’inizio, ove non ancora avevo informazione riguardo ai personaggi) prenderà la piega da me inventata.

Detto questo, vi rubo solo un attimo di tempo per sottolineare l’idea di inserire una colonna sonora per ogni capitolo. Troverete il titolo della canzone proprio sotto il titolo del capitolo. Se vi va, cercatela su youtube, in linea di massima dovrebbero esserci tutte. :D

Ah, ultima cosa: vi avviso che la storia è completa. Ho preferito aspettare di ultimarla, così da non rischiare di essere colta da cali d'ispirazione. :) Aggiornerò più o meno una o due volte a settimane, dipende dagli impegni.

So… Enjoy!

Beatrix

P.S. : Dedico questa storia al mio amico Senpai Zoro Chan, ai coinquilini di casa "Zena", ai miei amici più cari e a tutto l'ex equipaggio di "The East Wind", in particolare Capitan Ema.

P.P.S. : Tutti i personaggi, tranne i miei ovviamente, sono di proprietà del Sensei E.Oda e io non ci ricavo il becco di un quattrino.






Capitolo 1: Spettri nell’aurora.

(Chapter Soundtrack: Libertalia – Running Wild)


Fin da quando era un nanerottolo di sei anni, alto più o meno come un soldo di cacio, lo desiderava con tutto il cuore: un giorno Shanks sarebbe riuscito a diventare un pirata… ma non un semplice pirata… magari conoscere il famoso Gold Roger ed eguagliare i suoi “miracoli”! Quella testolina rossa era davvero convinta e determinata a realizzare il suo più grande sogno.
Il tempo passava velocemente, ma Shanks non demordeva: doveva farcela, doveva imbarcarsi ad ogni costo.

 “Ma perché diavolo non vuoi”?!
Il Rosso s’era alzato talmente di scatto dalla sedia che a sua madre stette per prendere un colpo.
“Ma si può sapere cos’hai nel cervello Shanks? Il vuoto cosmico? Scordatelo di partire per mare!” gli aveva rinfacciato sua madre.
“ E allora spiegami perché non vuoi”!
“Devo spiegartelo?! Punto uno: vuoi diventare un pirata! Punto due: ti farai ammazzare! Punto tre: vuoi lasciarmi da sola? Punto quattro: chi la guarda tua sorella?! Ormai tuo padre non c’è più: come faccio a crescerla da sola”?!
“Vabbè, la porto con me”!
Ingenuità disarmante.
Himiko, la dolce signora dai capelli rossi come lui, a quel punto esplose: “PER LA MISERIA SHANKS! TU HAI VENTIDUE ANNI ANNI, LEI NE HA SEI! COME PENSI DI PORTARTI DIETRO UNA BIMBA DI SEI ANNI PER MARE?! E POI CHI SONO IO: BABBO NATALE”?!
Shanks sbuffò e guardò di storto la sorellina: “Sempre per colpa tua devo rinunciare a qualcosa”!
La piccola Beatrix, anche se aveva solo sei anni, mostrava già un bel caratterino: alle parole del fratello, gli cacciò la lingua e gli tirò i capelli.
“Ahiaaa! Brutta mocciosa impertinente! Se ti prendo ti DISINTEGROOO”!
La peste dai capelli rossi, gli ricacciò la lingua: “Bleah! Prova a prendermi allora”! E la piccola gli sgusciò tra le gambe…
“VIENI QUI”!
Himiko era ormai abituata a vedere quei due prendersi a botte: si assomigliavano in tutto e per tutto. Stesso carattere dispettoso e stesso aspetto: Beatrix era una copia di Shanks al femminile, tale e quale. Stessi occhi, stessi capelli, stesso viso… Indubbiamente il grado di parentela era evidente.
 
Shanks aveva un’espressione da serial killer quando riemerse da sotto il tavolo:
“ BUAHAHAHA! Ti ho preso finalmente mocciosetta”!
Beatrix scalpitava furiosamente, presa per la collottola: “Lasciami andare brutto pirata da quattro soldi”!
Himiko, come al solito, si trovava nella situazione di intervenire, per evitare un fratricidio: “Smettila di maltrattare Bea”!
Shanks, che dal canto suo se si metteva dimostrava la stessa età della sorella, mugugnò: “ Ma ha cominciato lei”!
“A me non sembra” mugugnò la piccola.
“ZITTA TU”!
“Sgrunt”!
La santa donna, rassegnata, divise finalmente i due: “Shanks, per piacere! Hai ventidue anni e ne dimostri quanti ne ha lei! Ora per favore: datevi una calmata che devo andare a lavorare! Mi raccomando Shanks: dai un’occhiata a tua sorella” e prese la porta “A dopo… se c’è qualche problema, vieni pure a chiamarmi alla locanda, ok”?
Shanks si sedette sul solito sgabello, con le mani incrociate: “Seee, va bene”!
Guardò Beatrix di traverso e disse: “Ma pensa se devo sprecare il mio tempo dietro a questa mocciosa”!
“E va bene, se sono solo un peso per te… SPARISCO”! disse la piccola, mordendosi il labbro e trattenendo le lacrime.
Shanks si mise a ridere: “Eh, fai come ti pare…”
La piccola testolina rossa nell’udire lo scherno, si arrabbiò ancora di più: “Bene”! Prese la porta e uscì.
Shanks, nel vedere quella nanerottola uscire di casa, di corsa ed imbronciata, si mise ancora più a ridere. Successivamente, data la spiccata quiete casalinga, si coricò nel letto e si addormentò.

Qualche ora dopo…

“Mhaaaw! Gnn… Che dormita…”!
Il sole stava già tramontando ed erano già le sette di sera.
“Porcaccia la miseria, si è fatto tardissimo!”
Shanks si scaraventò giù dal letto, cercando di darsi un tono diverso da quel che doveva avere in quel momento: ovvero la verve di una cocorita in letargo (sempre che le cocorite andassero in letargo…).
Si diresse verso la cucina per preparare da mangiare: “ Bea, vai per favore a prendere delle verdure nell’orto”?
Silenzio totale…
“BEA”!
Nessuna risposta…

Il ragazzo era visibilmente preoccupato: “Ma dove si è cacciata quella nana”?!
Decise per il momento di lasciar perdere la cena ed uscì per andare a cercare sua sorella. Chiamò per qualche minuto invano… Ma di Bea nessuna traccia. Decise allora di scendere al villaggio e si diresse verso la casa del suo migliore amico: Ben Beckman.
Si fermò sulla soglia e urlò con tutto il fiato che aveva in corpo: “BEEEN”!
E una voce, piuttosto scocciata, dall’interno della casa rispose: “CAZZO C’HAI DA URLARE COSì, IDIOTAAA”!
Un ragazzo della stessa età circa del Rosso, ma alto quasi due metri, coi capelli di un nero profondo come la notte, si affacciò al balcone e vide Shanks con un’espressione tutt’altro che tranquilla…
“Ok, che è successo…”
Lo conosceva… Ben conosceva Shanks fin troppo bene, e la sua espressione non preannunciava nulla di idilliaco…
“Mi è scappata Beatrix! Ti prego aiutami a cercarla! Ti scongiuro, o mia madre mi ammazza”!
Ben spense la solita sigaretta sulla ringhiera, scese le scale e aprì la porta: “ Stai forse cercando questa Beatrix”?
Ben aveva in braccio la piccola Bea, che per fuggire da quella casa di matti si era rifugiata nella casa di una persona la quale, a suo giudizio, possedeva un po’ più di razionalità rispetto a suo fratello…
Shanks appoggiò una mano al muro, con un’espressione sconcertata: “Finalmente ti ho trovata! E tu vieni a nasconderti da Ben? Mi sono preoccupato tantissimo”! le urlò in faccia.
La piccolina non rispose e si voltò dall’altra parte.
“Razza di mocciosa impertinente”!
“Non me ne frega niente…”
Shanks mise le mani sui fianchi, in atteggiamento paterno, e urlò: “COME? PROVA A RIPETERLO”!
La piccola si girò di scatto, con i lacrimoni che le rigavano le guance rosse: “NON ME NE FREGA NIENTE DI TE, SEI CATTIVO! PIUTTOSTO DI STARE CON TE, ME NE VADO VIA! SONO CAPACE DI CAVARMELA DA SOLA”! E incominciò a piangere sempre di più.
Ben intervenì per evitare il solito fratricidio: “ Vedi che la fai solo e sempre piangere”? si rivolse all’amico.
Shanks capì che forse aveva sbagliato a trattarla così… le si avvicinò e le asciugò le lacrime; poi le passò una mano sui suoi soffici codini rossi e la prese in braccio: “Hey… Scusa Bea… Dai, non piangere”!
La piccola singhiozzava ferita: “Sigh, sei cattivo Shanky…”
Shanks non sapeva più come rigirare la frittata: “Eddai, scherzavo! Piccola, lo sai che ti voglio bene”!
Il moro decise di aiutare il suo amico contro quella peste dai codini rossi: “E’ vero Bea… Tuo fratello sarà un’idiota, un pirla, un deficiente patentato… Ma ti vuole bene…”
Shanks guardò l’amico con 3 metri di canini: “No no, ma grazie eh”?
“E di cosa…”
Alzò gli occhi al cielo. Sì, Ben era il suo migliore amico stronzo!
Si avvicinò alla sorellina, accarezzandole il viso: “Andiamo a casa ora? Ben, che fai, vieni a mangiare da me”?!!
“ No, non sto a disturbare…”
Fu così che Beatrix sfoderò il suo sguardo da ‘Bambi’, il classico sguardo che non ammette repliche, tant’è ruffiano: “Daiii, ti prego, così ci divertiamo”!
Shanks scoppiò a ridere nel vedere come già sapeva maneggiare bene la tattica del convincimento:
“Hey, Bea! Fai già proposte a quest’età”?
La sorellina gli lanciò un’occhiataccia: “ Gli ho chiesto di cenare con noi solo per alzare il quoziente intellettivo della tavola…”
Ben scoppiò a ridere a crepapelle: “Cavolo Shanks… Questa qui è già sveglia per la sua età”!
Shanks alzò un ciglio, fumando di rabbia: “Fin troppo…”

A cena…

“Hey Ben…Ci hai pensato alla proposta che ti ho fato qualche giorno fa?” aveva chiesto il Rosso, sbranando letteralmente la bistecca.
“Quale… Quella di partire per mare”?
“Già… Proprio quella…”
“Per me va più che bene… Non ho nulla da perdere… Ma dimmi: te come farai? Hai ancora tua madre, per fortuna aggiungo, ma da sola non può crescere Beatrix…” commentò l’amico, sorseggiando un bicchiere di vino rosso.
Shanks rigirò il bicchiere di vino tra le mani: “Già… Fosse solo per Bea, la porterei con me… Tanto ci sei tu e quindi non teme nulla vero”?
“Come mai ti fidi così tanto di me”?
“Guardalo in faccia…” proferì serafica lei, guardando Ben sconsolata.
Shanks sbuffò: “La risposta te l’ha già data lei!” e alzò gli occhi al cielo in segno di resa.
“Non so se sia una buona idea portarla con noi… E’ una bambina… Sai come sono fatti i pirati. La violenza domina”.
“Non lo so… Ma se viene con noi, saremmo a cavallo”.
“Eh, amico, la fai facile te, fin troppo. Ti sentisse tua madre, a quest’ora saresti morto e defunto… Come pensi di fare con lei”?
 “Senti, ho venitdue anni e sono libero di scegliere di cosa farne della mia vita… “ e si alzò e si apprestò a spreparare la tavola. “Hey Bea… Cosa ne pensi tu?” le chiese, sghignazzando, come se il suo volere contasse qualcosa per uno scavezzacollo come lui…
Beatrix, che nel frattempo era andata a sedersi sul divano in braccio a Ben, disse: “Ah, per me… Se ce Ben con te, non c’è di che preoccuparsi”.
“Ah, beh, allora…“
Colpito e affondato.
Ben girò il viso della piccola verso il suo: “Beatrix… Perché devi sempre maltrattare tuo fratello”?
“Non lo maltratto io… E’ solo che la mamma mi hai insegnato a non dire le bugie ed a essere sincera”!
L’uomo scoppiò a ridere: “Più di così…”!
Era inevitabile non ridere di fronte ad un soldo di cacio così impertinente: sì, la bambina aveva solo sei anni, ma era davvero sveglia e capace di comprendere la realtà delle cose rispetto alle sue coetanee. E lo faceva ridere di cuore: solo lei e Shanks erano capaci di farlo rotolare a terra dalle risate.
Ed era per quello che a quei due voleva un bene dell’anima.

Shanks raggiunse i due sul divano: “ Dato che per ora siamo solo io, te e la mocciosa, problemi per la barca non dovremmo avere…”
“No, la mia andrà benissimo… E’ fin troppo grande per noi tre… Ci staranno comode sei persone ad occhio e croce…”
“Soldi ne hai abbastanza”?
“Tranquillo… piuttosto te”?
 “L’eredità che mi ha lasciato mio padre ho intenzione di dividerla con la mamma… Metà io e metà lei…”
Beatrix sbottò urlando: “Hey! E io chi sono”?
Il fratello le tirò un codino: “ Taci te, già che ti manteniamo”!
Beatrix si riprese la sua ‘acconciatura’ e rifilò uno sguardo truce al fratello.
“Allora siamo a posto… Quando hai intenzione di partire?”aveva domandato Ben, interrompendo il fratricidio.
“Non so… Appena riesco a convincere mia madre…”

I due ragazzi continuarono a discutere fino a notte fonda.


Nel frattempo un galeone aveva appena attraccato al molo del paese: ne uscirono una cinquantina di pirati con un’espressione molto poco raccomandabile… Entrarono nella locanda di Himiko e in men che non si dica la misero a soqquadro.
Quello che pareva il capitano, tutto ad un tratto sbottò: “ Ma guarda un po’ che bel paesino di mare che è questo… L’ideale da mettere a ferro e fuoco… Presto! Dividetevi in gruppi e… Fate che cazzo volete, più casino create, più ci sarà da divertirsi”! e lo disse ridacchiando, mettendo in mostrai i pochi denti marci che gli rimanevano.
Intanto Shanks e Ben decisero di fare un salto alla locanda, per scambiare quattro chiacchiere davanti ad una bottiglia di Rhum. Lasciarono Beatrix, ormai addormentata, a casa, nel suo letto e si diressero alla locanda.
I pirati si divisero in gruppi e armati fino al collo girovagavano a destra e a manca, combinando disastri vari. Un gruppo di cinque pirati s’imbatté in Shanks e Ben.
In un secondo, uno di loro si fiondò su Shanks, puntandogli un coltello alla gola e minacciandolo, mentre gli altri circondarono Ben: “Fuori i soldi, babbeo! “ urlò quello che teneva in scacco il Rosso.
Shanks, per quanto infastidito, disgustato dall’odore che emanavano quei cafoni, e incazzato, mantenne la calma: “Chi diavolo sei…”?
Il pirata si alterò non poco: “ Sentimi bene rosso, o tiri fuori i soldi, oppure ti sgozzo e appendo la tua testa alla polena della nave!” e premette ancora di più la lama del coltellaccio sulla sua gola.
Shank gli rispose a tono: “Sei sicuro di riuscire ad ammazzarmi… Non è che le tue sudice membra cadranno prima”?
Il pirata perse il controllo: “Muori, sfacciato”! E fece per compiere una tracheotomia a Shanks, quando si sentì uno sparo… Il pirata cadde a terra con un buco nella tempia.
Il Rosso sogghignò: “Il tuo giocattolo è sempre affidabile, amico”!
Ben si tolse la solita sigaretta dalla bocca e la gettò per terra.
Nell’istante in cui videro il corpo del loro compagno cadere nella polvere, gli altri quattro pirati li furono addosso, ma Shanks sguainò un coltello da caccia e restituì il favore all’amico.
Risparmiò solo uno di loro. Lo prese per il bavero della sudicia camicia e lo sbatté contro un muro: “Non mi piacciono i tipi come voi… Dov’è il tuo capitano”?
“E’ alla locanda…”
Shanks rabbrividì: “ Che cosa”?
Ben infilò la pistola nella cintura: “ Sarà meglio sbrigarsi”!
“Dannazione… se torcono un capello a mia madre giuro che faccio una carneficina”!
Detto questo, il Rosso colpì violentemente il piratuncolo alla nuca, facendogli perdere i sensi. Entrambi si misero a correre a perdifiato in direzione della locanda.

“Mamma”!
Himiko aveva una pistola puntata alla tempia: “Shanks”!
Uno di quei pirati schifosi domandò: “Hey, voi due… chi siete e cosa volete”?!
Shanks era al limite della sopportazione e stava pericolosamente perdendo la calma: “ La stessa domanda potrei farla a te, pezzente”, urlò sfilando di nuovo il coltello da caccia.
Il loro capitano si alzò dal bancone su cui era seduto: si avvicinò ad Himiko e le puntò una katana alla gola.
“Ora, rosso, vediamo se fai tanto il prepotente! Fai un passo falso e sgozzo tua madre, davanti ai tuoi occhi”!
Shanks non sapeva che fare; guardò Ben per un attimo in cerca di una soluzione, ma nemmeno lui seppe dargli una risposta.
Il capitano di quella marmaglia proseguì: “ Allora, spilungone e rosso: gettate le armi a terra e non azzardatevi a muovere un muscolo”!
Shanks e Ben non poterono fare altro che ubbidire… All’azione dei due, il capitano ordinò di lasciare andare Himiko…
Ma non solo.
“Uccideteli tutti e due, ma soprattutto giustiziate il rosso innanzi agli occhi della sua cara mammina” urlò, ridacchiando maleficamente, ai suoi ed in un attimo quegli schifosi furono addosso ai due ragazzi. Ben riuscì a riprendere la sua calibro 45 e a farne fuori un paio, mentre Shanks, privo di armi, dovette destreggiarsi alla difesa personale per non rimetterci l’osso del collo.
“Hey Ben… potresti anche darmi una mano, no?” e rideva, in preda ad un delirio di adrenalina.
Ben per tutta risposta era sulla sua stessa frequenza: “Come se mi stessi grattando le palle! Prendi! ” e lanciò a Shanks un coltello da macellaio.
Himiko inorridì nel vedere tutta quella violenza compiersi sotto i suoi occhi: anche se i due erano bravi a far rissa, era consapevole della loro inferiorità numerica. Aveva molta paura che suo figlio rimanesse ucciso un quella mischia. Il capitano della ciurma si stava spazientendo e, afferrato un fucile a canne mozze, si scostò un poco per mirare dritto alla tempia di Shanks.
Himiko capì le intenzioni di quel bastardo.
Corse… Corse più veloce che poteva in direzione del figlio… Poi uno sparo, un tonfo…
E poi silenzio.

Shanks fissò il corpo di sua madre cadere a terra: poi sentì le sirene della marina farsi sempre più vicine. I pirati decisero di tagliare la corda e sparirono dalla locanda in un battibaleno.
Prese il corpo della madre tra le braccia.
Himiko gli passò una mano sulla guancia.
“Mamma… dove ti ha colpito…” e chiuse gli occhi, non osando proferire altre – ovvie – parole.
Del sangue usciva copioso da una ferita appena sotto il cuore: Ben si inginocchiò a terra, vicino a Shanks e gli mise una mano sulla spalla.
Il Rosso continuava a tenere gli occhi chiusi, trattenendo a stento le lacrime.
Himiko guardò suo figlio con occhi preoccupati: “Shanks… Stai bene…”?
Shanks annuì rabbioso e disperato: “Stupida! Perché l’hai fatto”?
La donna sorrise, versando una lacrima: “Perché non potevo vedere il mio bambino morire prima di me…”
Di risposta, una lacrima rigò la guancia di Shanks.
Himiko continuò quella che fu la sua ultima frase: “Figlio mio… Promettimelo, occupati tu di Beatrix…” e fu così che il suo sguardo si perse nel vuoto.
Si mise a piangere in silenzio.


Ben si alzò e si diresse verso la finestra: non sopportava di vedere il suo migliore amico piangere. Si appoggiò al davanzale… ma vide qualcosa di terribile: la casa di Shanks stava andando a fuoco. Il suo sguardo inorridì: si precipitò fuori dalla porta.
Shanks sollevò di colpo la testa dal corpo senza vita di sua madre e seguì con lo sguardo Ben.
“Dove vai”?
L’amico si girò di scatto, indicando l’orribile spettacolo fuori dalla finestra.
Shanks stava per perdere la ragione… Si precipitò fuori dalla locanda in direzione della sua casa, insieme all’amico. In poco tempo riuscirono ad arrivare in cima alla ripida salita che conduceva alla casa del Rosso. La casa si presentava come un cumulo di alte fiamme: il tetto, per metà, era già crollato e la struttura non avrebbe retto ancora per molto. Shanks si tuffò tra il fuoco, in cerca della piccola Beatrix: anche Ben lo seguì, cercando un passaggio impossibile tra le travi ormai crollate.

Non si dava pace: continuava a chiamare sua sorella ma non riceveva nessuna risposta. Guardò ovunque il fuoco permettesse, ma di Beatrix nemmeno l’ombra.
Ad un certo punto, la trave portante della casa cedette.
“Shanks! Vieni via”! urlò all’amico, disperato.
Il Rosso si voltò con lacrime di terrore che gli rigavano il volto: “ Non senza Bea”!
Ben corse incontro al ragazzo: “ L’hai visto anche tu, non c’è! Abbiamo guardato dappertutto”!
“Ben: io non ho intenzione di andarmene senza di lei! Ormai è l’unica cosa che mi rimane”!
“Shanks, vieni via, per favore”!
Il soffitto crollò.
Ben riuscì per un soffio a trascinarlo via prima che il soffitto lo seppellisse per l’eternità. Qualche ora dopo della casa non restava altro che un mucchio di cenere: entrambi erano seduti su un masso, a pochi metri dall’incendio.

“Bisogna controllare…”
Ben non rispose. Era shockato.
“Ben… Ti prego… Vai tu, io…” non riuscì nemmeno a finire la mezza frase che aveva iniziato perché un nodo gli risalì dallo stomaco e le sue guance si bagnarono di calde lacrime.
L’amico si accese la solita sigaretta: “Tranquillo… Ci vado io Shanks…” e si diresse in prossimità di quella che una volta era una splendida villetta in legno.
Cominciò a cercare il corpicino di Beatrix, sperando davvero di non ritrovarlo… Fu sollevato quando fu sicuro della sua assenza. Tornò da Shanks, che nel frattempo si era alzato e si era andato a lavare la faccia nel pozzo non tanto distante dal luogo dell’accaduto. Il Rosso sentì i passi di Ben: si alzò di scatto e rivolse uno sguardo disperato verso l’amico.
“Penso che tu possa stare tranquillo… Non l’ho trovata… Tua sorella è ancora viva…” tentò di consolare l’amico in qualche modo.
S’inginocchiò: “Grazie al cielo… Ma dov’è allora”?
Ben spense la sigaretta, si guardò intorno e disse: “Non ne ho la più pallida idea”.
“Senti, proviamo a tornare in centro: magari è fuggita e in mezzo ai bagordi non l’abbiamo notata… Non può essere scomparsa”.

Setacciarono il paese, svegliando i pochi che erano riusciti a prendere sonno dopo quella notte d’inferno, facendosi dare una mano da chi ancora raccoglieva le sue cose distrutte per la strada.
Tutto il paese si mise in cerca della piccola, sondando il territorio in lungo e in largo: ma Beatrix era come se fosse svanita nel nulla.
Shanks era distrutto: aveva gli occhi pesti, bruciature e ferite su tutto il corpo ed era depresso come non mai.

Tornò assieme a Ben alla sua dimora, sconcertato, sconsolato ed ormai arreso.

Passarono minuti di silenzio tra i due, poi fu Shanks a parlare: “Ben… Ho deciso di partire… Magari l’hanno rapita, ed io la devo trovare. Sei con me o no…”?
“Avevo già pochi motivi per rimanere qua prima. Ora non ne ho proprio. Io sono con te… Quando vuoi partire”?
Il Rosso si mise le mani tra i capelli, mal celando uno sguardo devastato: “Oggi stesso, se è possibile…”
Acconsentì: “ D’accordo… Vado a preparare la nave…”
Shanks salutò l’amico e volse lo guardò verso il piccolo orticello, dove soleva vedere Beatrix giocherellare tutti i giorni.
- Ti prego Dio… Fa che sia ancora viva -
Una lacrima gli rigò il viso, ma lui la asciugò repentinamente.
“Basta piangere”.
Si diresse alla locanda: sì, doveva fare quell’azione terribile. Dove regalare alla madre un luogo ove riposare. Chiese aiuto agli abitanti che in quel momento non erano impegnati a riparare i danni causati da quei figli di puttana, e insieme si diressero di nuovo al luogo dell’incendio, anche se fare e rifare quella salita ormai era diventata una tortura.
Ma la mamma doveva stare lì. Quella casa era sua, quello era il suo posto: lì gli aveva cresciuti tutti e due, lì gli aveva dato amore.

Quando ebbero finito, Shanks posò sulla lapide una rosa selvatica, che tanto piaceva alla sua adorata madre: “Ti voglio bene mamma… Proteggi Bea… “ disse, trattenendo fremiti di tristezza.
Era tempo di lasciare questo posto pieno di brutti e recenti ricordi. Shanks era fatto così: non conosceva mezze misure in quei casi.

“La nave è pronta… Quando vuoi salpare me lo dici…”
Shanks mise una mano sulla spalla dell’amico: “ Te la senti di diventare un pirata… Ben”?
“Perché no…”?
L’altro incalzò: “ No, veramente… Ben… Te la senti di accompagnarmi al Grande Blu”?
Ben spalancò gli occhi: “ Al Grande Blu”?
“Già… Lo sai che è il mio sogno fin da quando ero un nano malefico…” e sorrise lievemente.
Ben lo guardò finalmente abbozzare un sorriso: “Se è un tuo sogno… Non posso dirti di no… Siamo cresciuti insieme… Non lascio un mezz’idiota in balia delle onde”.
Shanks scoppiò a ridere come soleva fare: “ Ah! Grazie”!
E l’altro s’accese quella che pareva essere la quarantesima sigaretta della giornata/nottata e alba: “E allora partiamo per il Grande Blu… Mio capitano Shanks il Rosso”!
Shanks continuò a ridere di cuore: “ Esagerato… Capitano adesso! Però il nome ‘ Shanks il Rosso’ mi piace proprio. E’ tallo alla giusta maniera!” e riscoppiò in una fragorosa risata.

Si alzarono dal tavolo della cucina e scesero le scale, avviandosi al porto.
Prima di salire sulla piccola imbarcazione, Shanks si voltò a guardare la collina dove era cresciuto, in direzione di una croce: “ Mamma… Riposa in pace su quella collina… Ti voglio bene…”.
Si voltò e insieme a Ben, sganciò le cime delle corde: poi si sedettero entrambi sotto coperta.
Shanks si calcò uno strano cappello di paglia sulla testa, unica cosa rimasta intatta nel rogo per il semplice fatto che l’aveva dimenticato nell’orticello il giorno prima: “ Si parte… Vicecapitano… E con questo cappello, unico sopravvissuto e unico testimone inanimato di ciò che è successo, inauguro la nostra partenza per il Grande Blu”!
Ben abbozzò un sorriso nel vedere quanto pareva ridicolo l’amico, con quel cappello di paglia in testa: “ Già sei ridicolo con quell’orrendo colore di capelli che ti ritrovi. Ci mancava il cappellino da spaventapasseri”.
Shanks rise e proferì una delle sue perle filosofiche: “Meglio essere uno spaventapasseri che uno spaventapassere” dopodiché scoppiò come solito in una sguaiata risata.
Ben lo guardava come se fosse un essere inferiore: “Invece di pensare a quelle cose, spera che da lassù qualcuno ci metta una mano sulla testa” disse serafico, voltando lo sguardo all’orizzonte.
“Ma di che hai paura, fifone!” incalzò Shanks, dando una pacca sulla schiena all’amico.
Ben si girò di nuovo verso il Rosso, con un ciglio alzato: “ Della tua idiozia, Capitano…” e si mise a ridere come un bambino per la faccia di Shanks.
Era indescrivibile: ci era davvero rimasto male.
“Qualcuno protegga Beckman dai mie prossimi secondi di pura ira”! E si fiondò su Ben: “ Devi rispettare il tuo Capitano… Idiota”! e giù di nuovo a ridere, ad apostrofarsi con termini presi direttamente dal dizionario degli insulti impossibili, a prendersi a botte come dei mocciosi.

E mentre la nave si dirigeva al largo, i brutti momenti sembravano dileguarsi nel nulla come spettri nell’aurora.

   
 
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