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Autore: Rob_Peter    07/12/2015    2 recensioni
Questa serie non ha niente a che fare con il film "The Amazing Spider-Man", il titolo rende omaggio al fumetto iniziato da Stan Lee e Steve Ditko nel 1963. La storia inizia nel classico modo, Peter Parker, giovane studente modello della Midtown High School viene morso da un ragno radioattivo in una mostra di scienze ed acquisisce forza e agilità proporzionali dell'aracnide, oltre che un senso di ragno che lo avverte del pericolo; Accade l'avvenimento clue per la formazione del personaggio che gli darà una lezione di vita molto importante e lo farà diventare l'eroe più grande di tutti i tempi: lo stupefacente Uomo Ragno. Inizia nello stesso modo del fumetto originale per poi diventare una storia differente e personale, senza però perdere alcuni dei momenti classici della storia di Spider-Man.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Betty Brant, Flash Thompson, J. Jonah Jameson, Peter Parker, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Mi chiamo Peter Parker e sono il supereroe più grande del mondo. Un giorno, ad una presentazione di scienze sulla radioattività sono stato morso da un ragno radioattivo, che mi ha conferito la sua forza e agilità proporzionale. Ho cercato di sfruttare i miei poteri per il guadagno, ma nel mio momento di gloria mi sono lasciato sfuggire un ladro che in seguito ha ucciso mio zio Ben. Da quel giorno ho capito che da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Agli occhi di tutti sono solo un timido studente della Midtown High School, ma in segreto uso i miei poteri per combattere il crimine. Chi sono io? Sono Spider-Man.»

 


Capitolo 5

Il Dottor Octopus

 

Il soave silenzio del mattino fu bruscamente interrotto dalla sveglia alle spalle di Peter Parker. Quest’ultimo, mosso dal suo senso di ragno, si rivoltò di scatto e, lanciando la sua mano destra verso l’artefice dell’interruzione di un film degno di Oscar che stava avendo luogo nella sua mente durante quel profondo sonno, la ridusse a pezzi. Questo era ciò che accadeva quando Spider-Man sognava di essere una persona normale e dimenticava momentaneamente la sua forza proporzionale a quella di un maledettissimo ragno. Oltre alla forza c’era, però, anche l’agilità, ugualmente ragnesca; infatti, quando il sedicenne moro andò per alzarsi, balzò quasi fino al soffitto, e ruotò due volte in aria prima di raggiungere il suolo. 

Mentre lavava i denti e spalmava la cera sui capelli contemporaneamente, pensò che sarebbe stata dura spiegare a zia May come diavolo aveva potuto spaccare in quel modo la sveglia, ma la ricerca ad una risposta intelligente, o meglio un alibi, fu interrotta dalle notifiche sul cellulare, che gli ricordavano dell’appuntamento del giorno. Il ragazzo, infatti, aveva promesso al Dottor Otto Octavius (una specie di idolo per un nerd come lui) che avrebbe assistito alla presentazione sulla fusione a freddo. Non che avesse avuto bisogno di prometterglielo; per lui era più che un onore poter vedere uno dei più grandi geni del mondo all’opera.

Più tardi a tavola, Peter fece colazione con i soliti waffles mentre cercava una scusa da dire alla zia per la sveglia distrutta, ma lei parlò prima che potesse aprire bocca:

«So che sei molto distratto, quindi vorrei ricordarti che oggi appena esci da scuola hai l’appuntamento dal Dottor Ottavio»

«Dottor Octavius, zia May!» la interruppe Peter come se si fosse offeso «E non c’è bisogno che me lo ricordi, come potrei dimenticarmene?»

«Hai ragione, Pete.» rispose la zia con aria di scuse «È solo che ultimamente ti vedo strano…»

«Macché…» diede un morso a un waffle «È che in ‘sti giorni la scuola è un po’ pesante» 

«Per questo, secondo me, dovresti rilassarti un po’… Una ragazza è ciò che ci vuole!»

«Zia May…» la pregò di non proseguire

«Ti farò conoscere la nipote della signora Watson qualche giorno, Mary Jane, una ragazza stupenda e molto simpatica»

«Ma ho già la ragazza, zia May…» disse Peter aggrappandosi ad una scusa che andava avanti da anni ormai, che usava per non sembrare così sfigato agli occhi della zia

«Fidati, resteresti a bocca aperta se la vedessi!»

«Come dici tu, zia…» fece per concludere il ragazzo, alzandosi e dando un bacio sulla guancia della zia «Ma mi basta rimanere a bocca aperta ogni volta che vedo te»

«Oh, Peter, sei il solito… Vedi di sbrigarti o farai tardi!» disse May con un sincero sorriso in volto.

Più tardi, quella mattina, nel laboratorio di chimica della scuola, Flash Thompson camminava velocemente verso Peter, il quale non si mosse di lì, facendo così frenare il biondo bruscamente.

«Dannazione, Parker! Non vedi che sto passando?» esclamò con rabbia;

«Oh, scusami Flash, ero troppo impegnato a dimenticarmi della tua esistenza.» rispose il moro con una sicurezza che in altri panni gli sarebbe costata la faccia. Un “oooooh” risuonò nella stanza.

«Non l’hai detto davvero…» disse il biondo in un misto di rabbia e imbarazzo. «Chi ti credi di essere?» spintonò Peter, che di tutta risposta gli si parò davanti. 

I due si ritrovarono faccia a faccia, due sguardi assassini che si incrociavano, ma furono interrotti dal professor Warren che pregò Flash di smetterla e impegnare il suo tempo per qualcosa di utile. Il bullo, con un guizzo della mandibola, si voltò verso il professore e fece per tornare alla sua postazione, ma incamminandosi allungò un braccio verso Peter, colpendolo in faccia e facendogli cadere gli occhiali. Quest’ultimo ebbe appena il tempo di dirgli di stare attento, e chiamarlo “idiota”, prima che i suoi occhiali raggiungessero il marmo, rompendo una lente.

«Questo è troppo, Flash!» si avvicinò al biondo con i pugni chiusi.

«Non farne un caso federale, ora! È stato un incidente…» lo fermò Flash alzando appena le mani;

«Tu sei l’incidente qui, dovrei…»

«Dovresti cosa, sfigato?» gli spintonò una spalla con forza;

«Flash!» li interruppe in lontananza Liz Allen, alle spalle del biondo «Abbassa la voce! Non vorrai essere richiamato nuovamente dal professor Warren!»

«Arrivo, Liz.» rispose Flash voltandosi velocemente verso la ragazza «Mi stavo un attimo occupando della disinfestazione» riportò lo sguardo verso Peter «Ci vediamo subito dopo la scuola, topo.» sussurrò con tono di minaccia.

«Non ci vedremo affatto, Flash» fece per concludere Peter; 

«Sì, invece…» si avvicinò talmente tanto che il moro sentì i suoi riccioli sulla fronte «Non mi sfuggirai, stavolta. E non mi importa se non hai gli occhiali, tanto dopo quello che ti farò non ti serviranno più» e si allontanò, liberando una grossa quantità di aria fresca su Peter.

Quando il bullo stava per voltarsi e dirigersi verso Liz, però, Peter non ne poté più e gli afferrò la maglietta con la mano sinistra, e, non appena quello rivolse il suo sguardo verso di lui, lo colpì in pieno naso con un gancio destro non troppo forte. Ciò nonostante, il bullo si sollevò da terra e volò indietro, come se qualcuno lo avesse appena preso in braccio e trasportato, precipitando su Liz Allen. La bionda barcollò e cadde sulla schiena, sotto l’imponente peso di Flash stordito.

Gli amici del bullo, che avevano assistito alla scena, rimasero immobili, con le bocche spalancate; Peter con il pugno ancora teso in avanti. Il silenzio venne interrotto da uno dei compagni, che trovò il coraggio di esclamare «A-accidenti, Parker… S-sei un mostro.»

Il moro sentì un fiato respirargli nervosamente sul collo. Si voltò e vide il professor Warren, in un misto di rabbia e pietà.

 

Un’ora dopo, Flash Thompson fu portato in una stanza con i professori di sostegno, e Peter Parker aveva dovuto subire la ramanzina del preside, che decise di non sospenderlo, grazie ai suoi voti e al fatto che, di solito, era il migliore studente e si comportava fin troppo bene. Tornato in classe, il ragazzo trovò il professor Warren che presentava ai compagni un ospite della scuola, affianco a qualcosa coperto da un telo verde:

«Abbiamo una sorpresa per voi, oggi! La ICM Corporation sta mostrando il suo nuovo computer in tutto il paese e oggi tocca a noi vedere una dimostrazione di questa grande macchina!» si spostò leggermente verso l’uomo alla sua destra, un giovane ragazzo dai capelli lunghi e mori tirati indietro e gli occhiali grandi e neri. Guardandoli Peter non poté fare a meno di pensare ai suoi, ormai rotti, ma pensandoci si accorse anche di non averne più bisogno; riusciva a vedere perfettamente. Strano, pensò, dev’essere un altro degli effetti del morso di quel ragno. Il professor Warren, intanto, proseguì «Vi presento Alistair Smythe, della ICM, che ce ne illustrerà il funzionamento!»

«Grazie per la sua introduzione, professor Warren!» attaccò il giovane, la voce molto roca «E ora…» alzò il telo, rivelando un robot verde dalla forma un po’ goffa, con le braccia metalliche lunghe fino ai piedi, che terminavano in due dita; le gambe molto più corte di tutto il resto, finivano con dei piedi dalla forma sferica, che gli permettevano di muoversi ruotando. Il busto presentava una tastiera come quella dei computer in piena vista, un foro come quello per le tessere e vari circuiti che si intravedevano al suo interno, rinchiusi da una parte in vetro. «Abbiamo costruito il computer in forma umana per drammatizzare le sue capacità (e perché mio padre costruiva robot, o almeno ci provava). È il migliore cervello meccanico mai costruito! Infatti, ho deciso di chiamarlo… Living Brain!»

Peter pensò che Smythe si stava divertendo. «Notate» proseguì «come le sue gambe abbiano delle sfere che lo fanno muovere a comando, e le sue braccia sono costruite in modo da poter eseguire semplici movimenti… Ma la cosa più importante, ovviamente, è la sua abilità di pensare. Contiene più conoscenze di ogni altro cervello sulla terra, umano o meccanico! Risponderà ad ogni domanda fattagli… Basandosi sul vasto magazzino di informazioni che possiede! E a differenza del cervello umano, non dimentica niente! Ora, professor Warren, può scegliere uno studente per assistermi, prego?»

Il professor Warren lanciò una breve occhiata a Peter, come se volesse accertarsi che fosse ancora in sé «Peter Parker è il nostro miglior studente di scienze… Vuoi avvicinarti un momento?» gli intimò.

«Con piacere, signore…» rispose Peter incamminandosi, non più con la solita sicurezza che aveva quando rispondeva al professore.

 

Poco dopo, quando Smythe finì di spiegare a Peter il funzionamento del macchinario, il professor Warren chiese ai ragazzi di pensare ad una domanda per Living Brain, che Peter avrebbe poi inserito mediante la grossa tastiera del robot.

Nel frattempo, in fondo alla sala due inservienti commentavano ciò che vedevano:

«Hai sentito che l’ha chiamato “lui”, come se fosse una persona?»

«È più intelligente di una persona, può indovinare i vincenti delle corse, delle partite… Potremmo diventare ricchi!»

I ragazzi ci pensarono un minuto, e poi decisero all’unisono di chiedergli chi fosse Spider-Man. Peter deglutì. Pensò che non c’era modo per Living Brain di indovinare la sua identità segreta, ma se così non fosse stato? E se il robot avesse dichiarato a tutto il mondo che Peter Parker era Spider-Man? Cominciò a sudare freddo mentre, con esitazione, digitava la domanda sul torso della macchina. 

Poco dopo il cervello segnalò che la risposta era pronta, Peter ebbe un brivido nonostante il caldo quasi estivo. Un lungo foglietto venne fuori dal foro affianco alla tastiera; Peter, pronto al peggio, lo staccò e gli diede un’occhiata, quasi nascondendolo da Smythe e Warren. Riportava le cifre:

 

01010000 01100101 01110100 01100101 01110010 00100000 01010000 01100001 01110010 01101011 01100101 01110010 00100000 01101001 01110011 00100000 01010011 01110000 01101001 01100100 01100101 01110010 00101101 01001101 01100001 01101110 

 

Peter tirò un sospiro di sollievo. Parlò Smythe «Come vedi, Parker, la risposta è in codice binario. Ti dispiace andare al computer per tradurlo in inglese?»

Mentre Alistair gli rivolgeva la parola, però, Peter, che aveva studiato il codice binario ed era in grado di tradurlo a mente, saltò un battito quando realizzò cosa diceva il foglietto:

 

PETER PARKER È SPIDER-MAN.

 

Il ragazzo, titubante, raggiunse la postazione del computer e cercò “traduttore codice binario” su Google; il fiato di Alistair Smythe sul collo. Aprì il primo risultato con difficoltà, a causa del dito che gli tremava sul mouse. 

«E mentre il vostro compagno riporta il codice sul computer…» annunciò Smythe, allontanandosi da Peter e rivolgendo le sue parole agli altri. Peter tornò a respirare. In men che non si dica cambiò le prime cifre del codice, per poi riportarlo così com’era scritto sul foglio.

«Fatto!» esclamò, attirando l’attenzione di Smythe «Ho riportato il codice!» 

«Bene» Smythe aveva un tono di trepidante attesa «Premi su “Traduci” allora!»

Il ragazzo fece quanto gli disse, mentre i suoi compagni si avvicinavano in massa alla postazione, circondandolo. La dicitura che tutti si trovarono davanti fu:

 

CHI È SPIDER-MAN?

 

Una sonora risata risuonò nella classe. Tra il disappunto generale, Smythe, quasi imbarazzato, esclamò «Bene, ragazzi… A quanto pare, questa è una domanda che neanche il Cervello Vivente è in grado di rispondere. Vogliamo provare un’altra domanda?»

Peter si sentì un genio, un vincitore assoluto, ma allo stesso tempo un po’ in colpa. Non fu bella la figura che fece fare al povero Alistair Smythe.

Al suonare della campanella, qualche minuto più tardi, Peter si fermò in classe per scusarsi con il professore e, in seguito, con Liz:

«Liz, mi dispiace… Non era mia intenzione buttarti addosso Flash… Spero che non ti sia fatta male…»

«Tranquillo, Park… Petey… Sto bene» disse lei. Peter poteva giurare di averla vista arrossire in volto. «È solo che sono rimasta sorpresa, non pensavo fossi così forte»

«Ehm, sì… Penso sia merito delle lezioni di arti marziali che ho iniziato da poco.»

«Continua così, Petey» gli disse lei con tono d’intesa, allontanandosi. In altre circostanze, Peter sarebbe arrossito e avrebbe ricominciato a starle dietro, ma in quel momento sentì una strana sensazione di disgusto. 

Nel frattempo, nel magazzino al piano superiore, i due inservienti di prima trovarono Living Brain e cercarono di attivarlo per poterlo portare via, ma furono interrotti da Alistair Smythe, che spalancò la porta urlando ai due di fermarsi. Uno dei due, però, lo colpì con un pugno. Smythe, cercando di difendersi, lo spinse contro il suo compagno, il quale urtò il robot. Quest’ultimo si attivò, e cominciò a muoversi senza comando, ruotando le sue braccia come due eliche di elicottero. 

Gli inservienti si misero a correre, ma il robot li inseguì per i corridoi della scuola, scendendo addirittura le scale.

Peter, che passava di lì, intento a tornare a casa, vide i due malviventi inseguiti dal Cervello che gli venivano incontro. Con un movimento scaltro, si chiuse dietro la prima porta che trovò, e si spogliò degli abiti civili a favore del costume rosso e blu.

Uscì in fretta dalla stanza e urlò a tutti i presenti sul piano di uscire dalla scuola. Uno sciame di gente si ammucchiò nel corridoio e, vedendoli, il Cervello Vivente cercò di inseguirli, ritrovandosi lo scalamuri di fronte. Questi gli si parò davanti, ma la macchina mosse un braccio, scacciandolo via come una mosca. Peter aveva dimenticato che era in grado di pensare come gli umani. Quando cercò di tornare alla riscossa era troppo tardi; il Cervello aveva quasi raggiunto gli studenti e professori che si stavano dirigendo verso l’uscita. 

Lanciò una ragnatela verso la parete destra e una verso quella sinistra, si tirò un po’ indietro e si diede uno slancio, raggiungendo il soffitto sopra la testa del robot. Da lì mosse le braccia come una mitragliatrice verso le pareti, creando un muro di ragnatela tra la gente e Living Brain. Quest’ultimo rimase bloccato nella tela. Quando si liberò tutte le persone erano sane e salve al di fuori dell’edificio. A noi due, pensò Peter fissando la macchina che gli veniva incontro con rapidi movimenti di braccia metalliche. Gli saltò sopra e premette i pulsanti affianco alle braccia, che si fermarono. Digitò sulla tastiera la domanda “Puoi battere Spider-Man?”, e quando la risposta fu pronta il foglietto che ne venne fuori fu molto più corto di prima, con le cifre:

 

01001110 01101111 

 

Peter non ci pensò neanche, sapeva che la traduzione di quel codice era un secco “NO”, quindi spaccò il vetro sul torace con un pugno, e strappò via i cavi esposti, disattivando così la macchina. Dietro di lui, Alistair Smythe aveva assistito alla scena;

«Che cosa hai fatto?» la sua voce roca suonò strozzata.

«Mi dispiace, ma era una minaccia. Dovevo fermarlo.» rispose il ragno con tono di scuse;

«Hai idea di quanto mi sia costato crearlo?» alzò la voce;

«Ha idea di quante vite ho salvato?» concluse Spider-Man senza sentirsi affatto in colpa e volando via dalla prima finestra in vista. 

Poco dopo, i due inservienti passarono correndo davanti agli occhi di Smythe, il quale gridò «Fermateli! Sono i responsabili di tutto questo!». La gente che era appena rientrata si mise in movimento.

Nel frattempo, in una stanza nelle vicinanze, Flash Thompson si risvegliò da solo, ancora mezzo stordito. Si chiese come diavolo era potuta accadere una cosa del genere; il pavido Parker che lo batteva, quando notò di avere le scarpe slacciate. Si abbassò per riallacciarle davanti alla porta aperta, quando i due inservienti arrivarono di tutta corsa, senza riuscire a fermarsi, verso di lui. Urtarono il fianco di Flash, il quale non si smosse, e caddero sulla faccia dall’altro lato della porta.

Che idioti, pensò Flash, cosa avevano intenzione di fare? Si sono messi k.o. da soli! 

«Wow!» esclamò un ragazzo, entrando nella stanza poco dopo «Guardate! Flash ha preso quei due tizi! Bel lavoro! Come hai fatto?»

Il biondo riacquistò l’autostima nel giro di un secondo, e con un sorriso che gli tagliava la faccia esclamò «Mi conoscete! Mi sono alzato e li ho stesi!»

 

Più tardi, quel giorno, Peter tornò ad indossare i suoi normali abiti da ragazzo di sedici anni e si diresse al palazzo in cui il Dottor Otto Octavius avrebbe tenuto la sua presentazione.

La gente presente non era molta, al centro della sala vi era una piattaforma circondata da dei pali metallici. Affianco ad essa dei computer gestiti da persone dal camice bianco, poco più avanti vi era qualcosa che Peter non riuscì ad inquadrare, coperto da un telo quasi trasparente. Davanti a tutto ciò, vestito di bianco come qualsiasi scienziato che si rispetti, parlò il dottor Octavius:

«Salve a tutti! Sono il Dottor Otto Octavius e oggi sono qui per presentarvi il progetto di una vita. Un nuovo tipo di energia per il mondo, un’energia in grado di ricreare quella solare, e sono lieto di mostrarvela. Vorrei ringraziare Norman Osborn, della Oscorp Industries per aver finanziato il mio progetto!»

In prima fila, un uomo vestito elegante e firmato, dai capelli rossi tendenti al castano e ricci, e dalla mascella pronunciata, puntava un pollice in su verso Otto, con il braccio rigido.

«Vorrei presentarvi…» proseguì Octavius «i miei assistenti!». Alzò il telo e scoprì una specie di busto a cui erano legate quattro braccia metalliche rivolte verso il basso, ognuna terminante in tre artigli. Il Dottor Octavius si pose di fronte al busto, e quest’ultimo si legò alla sua pancia, a Peter sembrò di sentire il metallo freddo stringersi. Lo scienziato alzò le braccia in cielo, e con esse si sollevarono anche le quattro creazioni. Il suono robotico delle braccia meccaniche fu coperto dagli applausi della folla.

Il Dottor Octavius si mosse verso la piattaforma per l’esperimento, seguito dalle fedeli braccia «Queste speciali braccia in adamantio mi permettono di lavorare ad esperimenti che normalmente sarebbe impossibile svolgere! Hanno un loro cervello, ma si muovono seguendo i miei comandi, ricevuti direttamente dal sistema nervoso.»

«Adamantio?» chiese una giornalista tra la folla «Come lo scudo di Captain America?»

«Esattamente» rispose Octavius «per gentile concessione della Oscorp» fece un cenno di ringraziamento a Norman Osborn, che ricambiò.

«Per concessione della Oscorp…» proseguì lo scienziato «anche il trizio, fondamentale per la riuscita di questo esperimento.»

«Mi scusi, Dottor Octavius» interruppe Alistair Smythe in prima fila, Peter fu sorpreso di vederlo di nuovo «Ma se le braccia hanno un proprio cervello, non c’è il rischio che seguano quello e non il suo, o addirittura arrivino a comprometterlo, comandando su di esso?»

«Buona domanda, Mr. Smythe!» rispose immediatamente Octavius «Per questo ho creato questo chip inibitore» mostrò la schiena, un piccolo chip alla base della nuca «che fa sì che non decidano per conto loro» accennò un sorriso.

Tornò all’esperimento. Indossò degli occhiali che a Peter ricordarono Doc di Ritorno al Futuro, immise il trizio e accese la piattaforma, facendo risplendere in essa una palla infuocata. Sembrava davvero il sole.

«L’esperimento è riuscito!» esclamò Octavius fiero di sé, mentre muoveva le braccia metalliche attorno a quel sole appena apparso davanti ai suoi occhi. Il mondo… no… l’universo da oggi in poi è nelle mie mani! La potenza del sole… pensava lo scienziato mentre Peter notava che stava sovraccaricando il sistema. «Dottore!» gridò «Sta sovraccaricando! Deve spegnerlo!» 

«Stai tranquillo, Parker!» rispose lui «È tutto sotto controllo!» e mentre diceva così una sbarra di metallo lo colpì alle spalle, per essere poi risucchiata dalla palla di fuoco.

Tutti gli oggetti metallici nella stanza erano attratti dalla piattaforma, quindi Peter pensò che fosse un buon momento per trasformarsi in Spider-Man. Lasciò l’edificio e si nascose in un vicolo, in cui si cambiò velocemente d’abito. Rientrò e si arrampicò sulla parete dove c’erano tutti i cavi e fece per staccarli, ma Octavius lo notò;

«Cosa stai facendo?!» gli gridò.

«Stacco i cavi! Distruggerà tutto se va avanti così!»

«NO!» urlò deciso lanciandogli una delle sue braccia metalliche contro. Riuscì a schivarla grazie al suo senso di ragno, e in breve tempo staccò tutti i cavi. La palla di fuoco si spense, senza lasciar traccia di ciò che era prima.

«Maledetto ragnaccio» imprecò lo scienziato «Hai rovinato tutto!» tornò all’attacco con le sue braccia. I presenti erano tutti evacuati, tranne Smythe, che restò a guardare nascosto in un angolo.

«Ok, piovra, direi che è ora di smetterla!» enunciò Spider-Man, saltando avanti e dietro.

«Osi burlarti di me? Pazzo! Quando ti avrò finito parlerai diversamente!» rispose Octavius allungando due delle sue braccia verso il ragno, il quale si scansò giusto in tempo.

Ma che diavolo gli prende? Si chiese mentre schivava i colpi; cercò di coglierlo di sorpresa alle spalle, ma si bloccò quando notò qualcosa che gli fece salire un brivido. Il chip inibitore era stato distrutto. Octavius non controllava più le quattro braccia. “Non c’è il rischio che seguano il proprio cervello e non il suo, o addirittura arrivino a comprometterlo, comandando su di esso?” Peter ricordò le parole di Smythe, scese al suolo e cercò di parlare allo scienziato;

«Dottor Octavius, mi ascolti… Le braccia, non le sta controllando. Loro la stanno controllando, non vede? Non è in sé»

Ma il dottore, senza dire niente, lanciò le due braccia superiori verso il ragno, il quale le rinchiuse con la ragnatela. 

«Ah!» esclamò Octavius «Molto ingegnosa, la tela! Ma come vedi, trattenere due braccia è poco… Ne ho altre!» lo attaccò con le due braccia libere.

Peter le fermò mentre gli arrivavano contro, ma la velocità con cui si mossero fu addirittura superiore alla sua, e in poco tempo si ritrovò ad essere lui nella presa delle braccia meccaniche.

Il Dottor Octavius gli bloccò braccia e gambe con l’ausilio di tutte e quattro le braccia, e lo espose davanti a sé come un trofeo;

«Ti sei burlato di me, prima! Fallo ora!» esclamò schiaffeggiandolo in pieno volto con la sua mano umana «Dov’è il tuo sarcasmo ora, Spider-Man?» ripeté l’insulto. «Hai capito, finalmente, di aver incontrato qualcuno che non puoi battere?» lo colpì con un terzo schiaffo con la mano sinistra «Io…» mano destra «ti…» mano sinistra «sono…» mano destra «superiore!»

Lo lanciò verso il lucernario, che si frantumò in mille pezzi. Al di fuori dell’edificio, Peter cadde malamente su un bidone dei rifiuti, per poi atterrare dritto in una pozzanghera.

«Bastardo di un ragno» esclamò Smythe uscendo dall’edificio «Ha avuto ciò che si meritava.»

Poco dopo, raggiunse il vicolo in cui il ragno era atterrato, e gli si avvicinò. Era ancora inerme, a faccia in giù nella pozzanghera. Lo scalciò con un piede, in modo da farlo voltare. Tossì; probabilmente sputò sangue, ma non si capì a causa della maschera.

«Guardati…» disse Smythe con una cattiveria e un disgusto che Peter non aveva mai sentito prima «Dovrei ammazzarti ora» e lo colpì ai fianchi con un calcio, facendolo dimenare schizzando l’acqua della pozzanghera «e pensare che c’è gente che ti considera un eroe. Ma vediamo chi c’è davvero sotto questa maschera.»

 

Nel frattempo, il Dottor Octavius lasciava l’edificio senza camminare sui suoi piedi, ma innalzato da due delle sue braccia metalliche, con i giornalisti che scattavano fotografie. Al Daily Bugle, il sempreverde J. Jonah Jameson urlava «Robbie! Prepariamo la prima pagina per domani! Metteremo quel pazzo di uno scienziato e il ragno! “Il Dottor Octopus e Spider-Man devastano la città!”, che ne pensi?»

«Si chiama Dottor Octavius, veramente» rispose annoiato Joe Robertson;
«È un criminale ora, e decido io come chiamarlo! Il nome che ho scelto è Dottor Octopus, perché sembra un mollusco con quelle braccia! Doc Ock!» esclamò con un sorriso fiero.

Ho sconfitto Spider-Man, pensava intanto “Doc Ock” dall’altro lato della città, e con le mie braccia posso andare ovunque! Conquisterò il mondo! Avrò tutto ciò che desidero e nessuno potrà fermarmi!

 

Smythe, intanto, nel vicolo, stava per smascherare Spider-Man, quando questi riprese conoscenza e lo allontanò con una spinta. Poi, con le ultime forze che gli rimanevano, lanciò una ragnatela verso l’alto e si lasciò trasportare da essa, mentre Smythe gli imprecava contro in basso.

Continuò a volteggiare con la sua tela per pochi isolati, finché non finì il fluido a mezz’aria. Cercò di fare qualcosa, ma non poté nulla, quindi si aggrappò alla prima parete che trovò ma, con sua sorpresa, scivolò da essa, non riuscì ad aderirle, e quindi precipitò dritto su un auto al di sotto, di schiena. Un dolore acuto lo percosse mentre scivolava giù dall’auto, solo per finire in un’altra pozzanghera. Era fradicio, si sentiva in fin di vita e non poteva mentire, l’aveva notato: Aveva perso i poteri di ragno. Provò ad arrampicarsi su una parete ma scivolò nuovamente nella pozzanghera. Il dolore lo dominava, la sua forza di ragno sparita.

Mi ha battuto, pensò, Non ho avuto scampo. Non ho nemmeno lottato, poteva finirmi quando voleva. Cosa farò ora? si tolse la maschera, Non ero mai stato battuto, ma stavolta i miei poteri non sono serviti. E come se non bastasse, sono spariti. Non ho più i miei poteri, ho rischiato di essere smascherato da Smythe. Non posso combattere il Dottor Octavius. È davvero così che deve finire? Era davvero solo un momento? I miei quindici minuti di fama? È la fine di Spider-Man?

 

liberamente tratto da “The Amazing Spider-Man #3/8” di Stan Lee e Steve Ditko del 1963/64.


The Web Of Spider-Man
Mi scuso con tutti coloro che seguono la storia per l'enooooooorme ritardo, ma purtroppo ho avuto impegni, problemi, piccole mancanze di idee e a volte troppe idee accumulate! Ammetto che l'idea iniziale di questo capitolo è saltata, ho deciso di riscrivere il tutto in modo diverso. Ma non sto qui a darvi inutili dettagli, ormai avete letto ciò che ho pubblicato! E a proposito di questo, ditemi un po'... Vi è piaciuto? Cosa ne pensate della nuova situazione del povero Peter Parker? Le cose sembrano andare solo per il peggio. Prima ha un diverbio con Flash Thompson che si risolve in malo modo, poi si ritrova a combattere un robottone all'interno della sua scuola, e poi, come se tutto questo non bastasse, viene sconfitto dal suo idolo: Il Dottor Octavius, o meglio... Dottor Octopus! Cosa ve ne pare di questa versione mezza fumettistica e mezza cinematografica di Doc Ock? E vi aspettavate la disdetta dello scalamuri? Che fine avranno fatto i suoi poteri? È finita? 
Vi do appuntamento al prossimo capitolo, (stavolta non aspetterete un mese, promesso), in cui la battaglia contro Doc Ock prosegue, e le nuove minacce continuano a formarsi. Piccola anticipazione: Il titolo del prossimo capitolo è: Spider-Man mai più... Chi vuole capire capisca! Ringrazio ancora una volta i 3 true believers che seguono la storia e Farkas per aver recensito lo scorso capitolo! Alla prossima!

 

 
  
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