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Autore: Hikari_F    07/12/2015    2 recensioni
Sono ormai tre anni che Kotaru ha accantonato la speranza di trovare qualcuno che gli stia accanto senza prendersi gioco di lui o picchiarlo, pagando cara la scelta infelice di essersi dichiarato gay pubblicamente il primo anno di liceo. Sembra impossibile che, un giorno, qualcuno possa guardare oltre il pregiudizio ed imparare ad amare il piccolo ed imbranato ragazzino per ciò che è davvero. Eppure un giorno, quasi come fosse un disegno divino, Kotaru si ritrova a fare la conoscenza di Ryota, suo affascinante e taciturno senpai. E se il filo rosso del destino volesse condurlo proprio da lui?
Un racconto introspettivo, a tratti malinconico, scritto in prima persona dallo stesso Kotaru.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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-Dobbiamo parlare.- Esordisco, rientrando in casa con Tsu -Credimi, è l'ultima cosa che vorrei fare.- Dico, in risposta allo sguardo perplesso di mio padre -Ma qui si parla del bene di tua figlia, e credo sia il momento che impari cosa vuol dire essere genitori, visto che per te è ancora un mistero.-

-Ryota.- Sospira, passandosi nervosamente una mano nei capelli -Sono consapevole della gravità di quanto è successo. Ma Tsubaki...perché non me ne hai parlato?-

Gli occhi di mia sorella si riempiono di lacrime.

-Ultimamente non ti importava più niente di me! Quando tornavo a casa e ti raccontavo dei bei voti che prendevo non dicevi nulla, ogni volta che qualcosa mi turbava e volevo parlartene evitavi il discorso. Così ho pensato...di tenere il dolore tutto per me.- Singhiozza, stringendosi al mio petto. Alla fine non le ho parlato più della faccenda di Kota, non mi sembrava il caso.

-Ma che cazzate dici?- Sbotto -Sono cose che la famiglia deve riuscire a vedere, a capire senza bisogno di parole. Si può sapere cosa avevi davanti agli occhi per non vedere la sua sofferenza?-

-Mi dispiace.- Replica, pallido in volto.

-Ti dispiace? Sai dire solo questo, eh?- Trattengo l'istinto di lanciarmi di nuovo su di lui -Dopotutto è quello che hai sempre fatto.-

-Ryota, non ti permetto di parlarmi in questo modo. Sono tuo padre e devi portarmi rispetto.-

-Mio padre?- Sputo quella parole come se sapesse di veleno -Per me non lo sei più da tanto tempo. Mi porto il tuo sangue nelle vene come un lutto e se esistesse un modo per cambiare il fatto che hai contribuito alla mia nascita...credimi, lo farei.-

-Ma non puoi cambiare le cose. Sei una parte di me e non puoi ignorarlo.-

-Ti basta avere parte del mio DNA per renderti automaticamente una persona degna di rispetto? Non funziona così. Il rispetto devi guadagnarlo ed il mio lo hai perso.-

-Ryo...- Mormora Tsubaki, ancora in lacrime -Ti prego...perché fai così?-

-Piccina.- Abbozzo un sorriso e cerco di calmarla con una carezza -Sono felice che tu non possa capire come mi sento io.-

-Tu mi devi la vita!- Farnetica l'altro, ignorando la nostra conversazione.

-Non ti devo nulla, se non le cicatrici che mi porto sulla pelle e l'incapacità a riporre fiducia negli altri.-

-Smettila!- Grida, furioso -Devi cambiare questo atteggiamento di merda!-

-Non puoi più dirmi che cosa devo fare, vecchio.- Sibilo, facendo un passo avanti in segno di sfida. Lui fa altrettanto e, come in un deja vu, mi trovo a rivivere una situazione che, prima della separazione dei miei, era all'ordine del giorno.

Un secondo dopo siamo arrivati alle mani. Ci picchiamo senza pensare, sfogando la rabbia repressa in anni di completa indifferenza; ho cercato di evitare questo momento con tutte le mie forze ma, restando più di dieci minuti faccia a faccia con il mio eterno nemico, è diventato impossibile.

-Basta! Smettetela!- Singhiozza Tsu, stavolta non riesce a fermarci per quanto siamo presi dalla violenza. Nonostante sia più vecchio di me è ancora bravo a menare le mani...dopotutto si è allenato per anni su di me e la mamma. Questo pensiero mi fa colpire più forte, nonostante i muscoli mi facciano male per gli eccessivi sforzi che impongo al mio fisico con il karate: sono in vantaggio e sto per colpirlo dritto in faccia quando la madre di Tsubaki, appena rincasata, si precipita davanti al suo uomo, proteggendolo con le braccia spalancate.

Rimango per un lunghissimo istante con il braccio sospeso a mezz'aria, il pugno pronto a scattare. Prendo un respiro, rilasso i muscoli, mi allontano di un passo.

Apro i palmi e li fisso, tremando. Il gesto della donna mi ha riportato alle mente qualcosa che ho a lungo tentato di rimuovere, invano.

Mia madre, che si scagliava in mia difesa quando mio padre rincasava stanco di tutto, sfogando su di me le sue frustrazioni. Il suo gesto di sacrificio e protezione, era identico a quello della madre di Tsubaki.

Con disgusto, mi rendo conto del perché Kota mi ha lasciato, dopo aver cercato con ogni mezzo di distogliermi dal mio proposito di vendetta nei confronti di Masashi.

Non me ne rendevo conto, ma la rabbia mi stava davvero trasformando in un mostro. Osservo la mia immagine riflessa nelle iridi della madre di Tsubaki, ancora a braccia aperte davanti a mio padre...e quel che vedo è disgustosamente simile a lui. Dunque, è così...la violenza mi ha reso simile alla persona che odio.

 

-Pronto?- Tsubaki mi ha appena chiamato. Credo sia la prima volta dopo quello che è successo con il senpai -Tutto bene? Mi fa piacere sentirti.- Dico, ed è la verità.

-Ciao, Kota.- Sussurra -Devo dirti una cosa...-

-Certo, dimmi pure.-

-Eh....è successo un casino con mio fratello.-

-Mh...cioè?-

-In pratica...oddio, è così lungo da spiegare. Non è che possiamo vederci di persona?-

-Va benissimo per me. Non preoccuparti, ci vediamo quando vuoi.-

Ci diamo appuntamento tra mezz'ora in un bar ed arrivo lì con cinque minuti di anticipo. Il fatto che io ed il senpai ci siamo lasciati non vuol dire che non mi importi più nulla di lui, anzi. Non ho mai smesso di amarlo e sono anche abbastanza preoccupato.

Tsu arriva puntuale come un orologio. Indossa i soliti guanti lunghi ed ha il mascara leggermente sbavato, come se avesse pianto parecchio.

-Ne sono appena successe di tutti i colori!- Esclama, sedendosi al tavolo con me.

-Rilassati e spiegami con calma.- Le poggio una mano sulla spalla e ordino qualcosa di caldo da bere per entrambi. Il cameriere ci scambia per una coppietta in crisi e mi getta un'occhiata compassionevole.

-Ryota mi ha chiamato dicendo che doveva parlarmi. Inizialmente ho cercato di declinare l'invito, ma lui non ha sentito ragioni. Così è salito in camera e mi ha visto con i guanti sfilati.- Mormora, scostando leggermente il tessuto e mostrandomi dei segni...gli stessi che avevo intravisto in ospedale.

-Tsubaki!- Esclamo -Ma questo che vuol dire?-

-Un ragazzo mi ha costretta ad uscire con lui...è un tipo molto violento.-

-Non puoi assolutamente permettere una cosa del genere, cazzo!- Sbraito.

-Il fatto è che dopo averlo scoperto, Ryota se l'è presa con mio padre. Hanno discusso e sono arrivati alla violenza. Mia madre per fortuna è intervenuta ma, subito dopo, lui è uscito come una furia. L'ho seguito e mi ha consigliato di saltare qualche giorno di scuola, finché non andrà ad affrontare il bullo di persona...poi è corso via. L'ho sommerso di telefonate, ma non ha mai risposto.-

-Calmati.- Ripeto -Forse vuole stare un po' da solo. Lasciamolo in pace, quando se la sentirà si farà vivo. Dopotutto, non può mica scomparire per sempre se ti ha promesso che, tra qualche giorno, metterà il tuo aggressore al suo posto.-

-Sì...- Sussurra, mentre rigira il cucchiaino nella bevanda senza sorseggiarla.

Veniamo interrotti da una voce alle nostre spalle.

-Tsu...Tubaki?-
Il nuovo arrivato è un ragazzino che avrà circa la nostra età; ha i capelli scompigliati ed il volto coperto di lentiggini, è davvero molto carino.

-Ehi, ciao Shin.- Lo saluta Tsubaki.

-Non...non volevo disturbarvi. Ti ho vista e ho pensato di salutare.-

-Tranquillo, non ci stai disturbando.-

-Sono un amico di famiglia.- Mi sbrigo a rassicurarlo; si vede lontano un miglio che è stracotto di lei -E stavo giusto andando via.-

-Kota, hai da fare? Ma ci stanno ancora portando i pasticcini.-

-Non importa. Visto che ho già pagato, potete mangiarli voi.-

-Mh...ti farebbe piacere, Shin?-

-Ce...certo.- Mormora, arrossendo.

-Ah. Che stupida, non ho fatto le presentazioni. Kota, lui è Shin...siamo in classe insieme. Shin, lui è Kota, il coinquilino di mio fratello.-

-Molto piacere.- Dico, stringendo vigorosamente le mani del timido Shin.

-Piacere mio.- Balbetta in risposta.

Gli offro la mia sedia e li saluto frettolosamente.

-Spero di avere un'altra occasione per chiacchierare. Arrivederci!- Aggiungo, affrettandomi a lasciarli da soli. Spero proprio che anche Tsu ricambi i suoi sentimenti! Con la coda dell'occhio li osservo per un po', sperando che lei si senta a suo agio; una volta assicuratomi che sia così, torno rapidamente a casa.

 

-Non c'è niente di sbagliato nel modo in cui ti senti.- Sussurra mia madre, carezzandomi i capelli. Davanti a lei non mi sono vergognato di scoppiare in lacrime, dopo averle raccontato tutto quello che è successo negli ultimi mesi. Da quanto tempo non ci vedevamo? Non immaginavo che casa sua fosse così piccola e buia o che lei fosse così invecchiata, nonostante non abbia più di quarant'anni. Ha lasciato la città dopo il divorzio con mio padre e, da allora, i nostri incontri sono stati sempre più sporadici e distanti l'uno dall'altro. Ma in questi anni non ho mai mancato di scriverle, nel tentativo di superare la distanza.

-Ryo, ti chiedo scusa.-

-Non devi.-

-Invece sì.- Mormora. Non piange mai, lei...è sempre stata il mio pilastro, la mia difesa, non può permettersi il lusso delle lacrime -Se avessi avuto una famiglia vera...non saresti così confuso, così impacciato con gli altri.-

-Tu sei la mia famiglia.- Sussurro, stringendomi a lei -E non mi hai mai fatto mancare nulla. Se sono così...è soltanto colpa mia.-

-No, Ryo...non è così. Non hai avuto un esempio da seguire. Sei diventato grande molto in fretta e praticamente da solo. Hai conosciuto presto il lato peggiore delle persone...non è colpa tua se hai cercato di difenderti costruendoti un guscio.-

-Ma in questo modo...sono diventato un mostro! Ho perso la persona che amo!-

-Se questo Kotaru è tanto straordinario da aver preso il cuore di mio figlio...allora sono certa che capirà. Se ne parlerete e chiarirete ogni cosa, riuscirà a guardare oltre e a capire che non sei la tua violenza.-

-Ma io...l'ho messo in pericolo. E poi...-

-Mostra chi sei.- Dice, alzandosi dalla poltrona e servendomi un the caldo -Non ti sto dicendo di distruggere il tuo guscio...ti sto dicendo soltanto di aprire uno spiraglio per Kotaru.-

Sospiro e mi asciugo le lacrime -E per Tsubaki? Come farò ad aiutarla nella sua situazione?-

-La violenza porterà solo altra violenza. Sono sicura che esistono altri mezzi per aiutare quella povera ragazza.-

Senza attendere la mia risposta mi stringe tra le braccia. Usando chissà quale istinto, ha capito che era la cosa di cui avevo più bisogno.

 

-Ti sei divertito con noi?- Chiede Masashi; stasera ho accettato il suo invito al karaoke, con i suoi amici. Devo dire che ne sentivo quasi la necessità; ero preoccupato per Ryota e dovevo distrarmi per non cadere nella tentazione di cercarlo. Non nego di aver scritto a Tsubaki per chiederle notizie...mi ha risposto poco fa, dicendomi di averlo sentito al cellulare. A quanto pare, era andato a trovare sua madre fuori città.

-Eh? Sì.- Farfuglio, scacciando quei pensieri -Grazie di avermi invitato.-

-Allora?-

-Cosa?-

-Sono riuscito a farti sorridere?-

Non posso mentire e, nonostante la serata sia stata divertente, non è bastata a restituirmi la serenità.

-Quasi.- Rispondo.

-Be'...è un inizio.- Sospira e prendiamo il bus; voleva accompagnarmi a casa in auto, ma ho gentilmente rifiutato per il solito motivo. A bordo c'è anche il senpai Ryota, addormentato con la testa contro il finestrino...mi si stringe il cuore. Deve aver affrontato un lungo viaggio; Masashi non sembra aver fatto caso alla sua presenza.

“Se continua a dormire rischia di arrivare al capolinea.” Penso; deve scendere alla fermata successiva alla mia...lo controllo per assicurarmi che si svegli in tempo, rispondendo alle chiacchiere di Masashi con fugaci monosillabi. A un certo punto si rende conto che sono distratto e che continuo a gettare uno sguardo alle mie spalle.

-Ma...quello è Ryota.- Dice -Sbaglio o tra poco deve scendere?-

-Credo di sì.-

-Andiamo a svegliarlo.-

-No...meglio che vai solo tu.-

-Non vuoi farti vedere con me?- Chiede, soffocando una risata -Dai, glielo spieghiamo che siamo usciti in comitiva.-

-Non è per questo.- Sibilo, mordicchiandomi il labbro -Solo che...-

-Ryota!- Esclama, salutando a palmo aperto il senpai -Non vorrei disturbarti, ma tra poco arriva la tua fermata!-

-Mh...- Ryo si stropiccia gli occhi e rimane bloccato a metà di uno sbadiglio, vedendomi seduto sull'autobus accanto a Masashi.

-Stavi per saltarla.- Spiega il mio accompagnatore, affabile come sempre -Ma Kota se n'è accorto. Dovresti ringraziarlo.-

-Grazie...Oda.- Biascica, rivolgendosi a me con improvvisa formalità. Nonostante la sua espressione ed il tono della voce non lascino trapelare alcuna emozione, nei suoi occhi leggo un odio bruciante.

Non dico nulla e mi affretto a scendere, con Masashi alle calcagna.

-Ci vediamo a scuola!- Dice, senza aspettare la risposta del senpai.

-Non mi sembra che fosse molto riconoscente.-

-Ehi, scherzi?- Sbuffa -Senza di noi sarebbe tornato a casa a notte fonda.-

Sollevo le spalle, cercando di fingere che non mi importi.

-Ti amo.- Sussurra Masashi alle mie spalle, quando mi volto per tornare a casa -Ti amo e i tuoi sentimenti per un altro non possono cambiare le cose.-

-Mi dispiace.- Biascico, non sapendo che altro dire.

-Perché non ci provi?-

-A fare cosa?-

-Dici che non vuoi tornare con Ryota, anche se lo ami.-

-Sì.-

-In questo caso, perché non provi a metterlo da parte?-

-Ci sto già provando.-

-Non ci stai provando abbastanza.- Dice, con voce incrinata -Baciami. Baciami, Kota. Non sarò io a farlo, voglio che lo faccia tu. Baciami, e dimmi che cosa senti. Dimmi se durante il nostro bacio continui a pensare a Ryota.-

-Non posso farlo. Sarebbe una presa in giro.-

-Kota, se non vuoi stare con lui, vuol dire che prima o poi starai con qualcun altro. Perché non posso essere io?-

-Perché adesso non voglio stare con nessuno.-

-Quindi un giorno potresti cambiare idea?-

-Forse.-

-Mi basta. Per il momento, mi basta.- Sorride impacciato e si china ad abbracciarmi.

In questo momento non so se sia la stanchezza, la confusione, la sofferenza...ma un attimo dopo sto appoggiando leggermente le mie labbra su quelle di Masashi, baciandole appena e tirandomi immediatamente indietro.

-Ti amo.- Ripete, stavolta è lui a baciare me, sempre con la stessa leggerezza -Ti amo, e continuerò a dirtelo fin quando non lo capirai.-

Quelle due parole mi seguono mentre entro in casa, senza farfalle nello stomaco, ma con il battito cardiaco accelerato e una sensazione che non riesco a decifrare. L'amore di Masashi, così trasparente ed ostentato, sta finendo per contagiarmi.

 

Il viso di quel pezzo di merda struscia contro l'asfalto, schiacciato dal mio piede. Non mi sarei mai creduto possibile di una simile brutalità, eppure è ciò che sto facendo. Il peggio, è che mi fa sentire bene.

Cos'è che aveva detto mia madre? La violenza porta solo altra violenza? Be', potrà anche essere così ma, in questo momento, non potrebbe interessarmi di meno.

-Lascia...mi!- Biascica impotente il bullo, ex aguzzino di mia sorella -Ti...prego...mi ucciderai!-

-Che c'è? Non è più divertente quando lo fanno a te? EH?- Grido, tirandolo fuori da quell'apnea di sofferenza solo per sferrargli una miriade di pugni, provocandogli un' epistassi. Man mano che il suo sangue mi sporca le mani, un ghigno si allarga sul mio viso.

La verità è che la rabbia che sto riversando su questa feccia non è dettata solo da ciò che ha fatto a Tsubaki. Su di lui sto sfogando tutte le mie frustrazioni, inclusa quella provata nel vedere Kotaru e Masashi insieme, di notte, diretti a casa sua. Rinnovare quell'immagine basta a darmi la forza di continuare in quel climax di violenza inaudita.

-Crepa, figlio di puttana!- Dico, Afferrandolo di peso e scagliandolo contro il muro. Mi fermo un secondo prima che possa davvero scapparci il morto.

-Aiut...o.-

-Non ti aiuterò. Ma stai lontano da Tsubaki, altrimenti verrò a darti il resto. E non sarò altrettanto gentile.- Sibilo, voltando le spalle e precipitandomi a casa. Man mano che mi allontano mi rendo conto di star tremando e di sentire sulle spalle il peso di quello che ho fatto. Che mi sta succedendo? Sono realmente diventato un mostro?!

 

-Ryota.- Mi saluta Masashi. Stringo i pugni sotto il banco...non dirò nulla. Non gli farò nulla...io non sono la mia violenza. Quando ho picchiato l'ex di Tsubaki l'ho fatto senza lucidità, non ero in me. Non posso e non voglio credere di essere quella persona. Non farò mai più del male a un altro essere umano, quella era l'ultima volta...devo farlo per mia madre...per Tsubaki...per Kota.

-Ciao.- Rispondo, impegnandomi a scarabocchiare. Faccio un ritratto di Haku, con un collare rosso; anche se Masashi lo vedrà, non potrà certo ricondurlo a Kota, no?

-Ma questo e Haku!-

Sussulto -Mh? Be', è un akita.-

-Non uno qualsiasi, è l' akita di Kotaru.-

-Hai visto qualche foto?-

-No, ci ho giocato ieri pomeriggio!- Dice, ridacchiando -In realtà non era molto socievole, ma dopo un po' si è fatto accarezzare.-

-E come avresti fatto a giocarci?- Lo punzecchio, irritato da questa menzogna -Il cane di Kotaru è rimasto a casa dei suoi.-

-Da quando vive da solo è passato a riprenderlo.- Puntualizza. Un brivido di rabbia e disgusto mi percorre la schiena. Cosa cazzo ci facevi a casa del mio uomo?

-Bene.- Replico, scacciando brutalmente l'immagine di loro due da soli, in casa. Kota è fragile e Masashi non è certo terrorizzato dal contatto umano.

-Ho bisogno di parlarti.-

-Non credo di essere la persona adatta.- Lo liquido.

-E invece posso parlare solo con te...ti prego. Sei stata una persona importante per Kota e lo conosci sicuramente meglio di me. Ora...lui non mi ha raccontato del motivo della vostra rottura, ma su una cosa è stato chiarissimo. Non intende tornare con te.-

-E tu, da bravo avvoltoio, ne stai approfittando. Quindi? Vieni al punto.-

-Non sono quel tipo di persona!- Esclama, con fare teatrale -Ovviamente sono dispiaciuto per quanto è successo, ma tengo troppo a lui e voglio vederlo felice. Per questo l'altro giorno l'ho invitato ad un'uscita di gruppo con dei miei amici.-

-Ok.- Mi volto e continuo a disegnare -Tutto qui? In bocca al lupo, allora.-

-Non...Ryota.- Sospira -Il fatto è che la sera stessa lui mi ha baciato.-

Lo stesso brivido di prima, stavolta più intenso. Ma no...sta sicuramente mentendo. Vuole provocarmi, in modo da istigarmi e mettermi in cattiva luce con lui. Non può essere altrimenti.

-Kota non bacia la gente dopo un appuntamento. Non è così superficiale.-

-Eppure lo ha fatto. Senti, io sono sempre stato molto chiaro nei miei sentimenti. Non ho mai fatto il misterioso.-

-Fin troppo chiaro.- Vomito, trattenendo il desiderio di prenderlo a pugni.

-Questo evidentemente ha rassicurato Kota. In fin dei conti chi è fragile ha bisogno di una persona forte a cui appoggiarsi. Ora, io voglio essere questa persona...e credo che anche lui lo voglia. Quello che voglio dirti è...ormai il vostro è un capitolo chiuso, ma sono certo che ancora gli vuoi bene. Quindi, per la sua felicità...puoi aiutarmi a farlo sentire meglio?-

-Cosa vuoi che faccia?- Impallidisco -Pretendi che ti aiuti a trombare il mio ragazzo?- Dico, mentre una furia mi monta in corpo.

-Ryota!- Replica, scioccato -Qui non si sta parlando di niente di simile! E poi, per essere precisi, non è più il tuo ragazzo. Sta cercando di dimenticarti e dopo un po' di tempo credo sia ora che tu la smetta di mettergli i bastoni tra le ruote.-

-Senti.- Sospiro per mandare via la collera -Per quanto tu cerchi di rendere poetica la situazione, mi dispiace, ma non ci riuscirai; è grottesca, proprio come lo sei tu.-

-Tu non lo ami.- Afferma, sprezzante -Ami l'idea di lui. Non puoi accettare di perderlo, per questo ti comporti così. Ma prima accetti i fatti, Ryota, e meglio sarà. Intanto mi ha già baciato. Io continuerò a fargli da ancora di salvezza, ogni giorno. Magari non accadrà subito. Ma tra una settimana, o un mese...Kotaru ti avrà rimosso completamente dalla tua vita. Ti suggerisco di fare lo stesso.-

Sto per menarlo ma, per sua fortuna, si precipita al suo posto. L'insegnante è appena arrivato.

 

Le settimane successive sembrano susseguirsi tutte uguali, scandite d alla presenza asfissiante di Masashi che, con una puntualità svizzera, mi tormenta ogni mattino. La sua è una tortura velata, al punto che qualcun altro potrebbe anche non capirlo. Fa l'amico, finge di chiedermi consigli ma, in linea pratica, non fa che parlarmi di quanto si avvicini a far breccia nel cuore di Kota, di quanto spesso si sono baciati, di come sia morbida la sua pelle quando si accarezzano. La sola idea mi dà la nausea. Una parte di me non vuole credere a quello che racconta; un'altra, di contro, pensa a tutte le volte che li vedo insieme, a volte con Haku. Passeggiano, ridono. Sembrano la conferma alle sue parole e poi...i baci. Non li ho mai visti con i miei occhi, ma non ho il coraggio di prendere Kotaru di petto e chiedergli come stanno le cose, soprattutto perché nemmeno mi saluta.

Sto male. La sua mancanza è più opprimente della presenza di quell'altro e, seppur cerchi con ogni mezzo di impedirlo, mi sto autodistruggendo. Sono stato allontanato dal club di Karate, dopo un incidente durante un allenamento in cui mi sono spinto troppo oltre. Ho fatto eccessivamente male al mio fisico, logorandolo col troppo esercizio...e, quando il mio braccio si è paralizzato sotto gli occhi del sensei, mi ha costretto ad un controllo medico. La diagnosi è stata chiara, i miei muscoli sono danneggiati irrimediabilmente. Non potrò più praticare sport.

Gli arti sono indolenziti praticamente in ogni momento della giornata; scrivo a fatica e ho dovuto smettere di disegnare, rimandando il mio passatempo a quando il mio corpo di sarà ripreso al punto da consentirmi le attività più leggere. Non so quando accadrà; il mio unico conforto è immergermi nella sciarpa rosso Kota, come farei in un suo abbraccio, e ascoltare in cuffie le canzoni che una volta ascoltavamo insieme. La mia media scolastica non è calata. Non potendo fare nulla, mi dedico allo studio. Le cose non vanno bene nemmeno al lavoro. Mi sono preso svariati rimproveri per quanti piatti ho rotto a causa delle mie braccia deboli e per il mio carattere improvvisamente intrattabile, che mi porta a litigare con gli altri dello staff. L'unica cosa che ancora mi permette di non perdere il posto è la mancanza di personale, grazie alla quale per il momento non mi manderanno via.

Qualche volta il mio turno e quello di Kotaru si sono accavallati. Io al lavabo, lui in cucina. Ho osservato in silenzio le sue mani sottili che si ferivano mentre affettava e puliva le verdure. Ho ripensato a quando baciavo quelle dita incerottate, a quando lui massaggiava le mie; ho nascosto molte lacrime ed ho sempre distolto lo sguardo in tempo per non lasciarmi andare al pianto. Dopotutto, il nostro è un capitolo chiuso...o almeno, questo è quello che mi è stato detto.

 

-Credi che si fiderà mai di me?-

-Poco alla volta. Haku è fatto così, è fedele soltanto al suo padrone. Con gli altri ha bisogno di tempo.-

Il mio interlocutore sorride e si china ad accarezzare il cane che, ancora una volta, si ritrae. Haku non ha molta simpatia per lui, ha sempre rifiutato i bocconcini che gli porgeva e le sue coccole. Dal canto suo, Masashi sembra disposto a qualsiasi cosa pur di entrare nelle grazie del mio cane.

-Ti va di andare a bere qualcosa?-

-Come preferisci.- Dico, gettando un'occhiata all'ora. Più tardi devo lavorare -Ma non posso far tardi, ho il lavoro.-

-Stai tranquillo, ti accompagno al ristorante in tempo, lo giuro.-

-Allora porto Haku a casa e andiamo.-

-No, dai! Passo a prendere qualcosa di buono al supermercato e poi andiamo da te, se ti fa piacere. Ti inviterei da me, ma è lontanuccio.-

-Va bene, l'importante è non tardare al lavoro.-

Continuiamo a passeggiare; non sono capace di descrivere il mio rapporto con Masashi. Probabilmente, se dovessi usare una definizione, sarebbe quella di “anestetico”. Il tempo trascorso con lui mi fa provare la stessa sensazione di un farmaco che entra in circolo; non guarisce la ferita ma, almeno, dà sollievo.

-Ti amo, Kota.-

Non rispondo. Ormai ci sono abituato per quanto spesso me lo ha detto.

Con Ryota era diverso, le manifestazioni di questo tipo erano rare, preziose. Con Masashi invece sono praticamente in svendita. Tuttavia in questo momento non posso negare che mi faccia piacere...fa parte dell'effetto dell'anestetico, no?

Si china a baciarmi, prendendosi la libertà di toccarmi un po' ovunque, fregandosene se siamo in pubblico. Mi ritiro imbarazzato e la mia reazione improvvisa insospettisce Haku, che inizia a ringhiare contro il mio accompagnatore.

-Buono.- Dico, imponendogli la mia autorità -Va tutto bene.-

Haku uggiola e si siede; lo premio con un biscottino.

-Niente da fare, proprio non gli piaccio.-

Sollevo le spalle, non trovando nulla da replicare. Ci dirigiamo a casa con un sacchetto di dolci e bevande frizzanti...e ricordo che ancora conservo la lattina che mi ha offerto Ryota mesi fa, praticamente intatta. L'ho riposta in una tasca interna della mia valigia e da lì non l'ho spostata né tantomeno aperta...è il ricordo del mio primo pranzo con il senpai. Una lacrima mi riga la guancia a quel pensiero nostalgico ma immediatamente la asciugo, mandando giù un paio di sorsi di aranciata per nascondere il mio stato d'animo.

Le mie labbra vengono invase dal sapore della bevanda che sta bevendo Masashi, ma ancora una volta, non respingo il bacio.

-Kota...sono stanco di restare nel limbo.-

Gli getto uno sguardo interrogativo.

-Anche se non rifiuti i miei baci, usciamo ancora da amici. Se tu non fossi praticamente uno zombie baciarti sarebbe sicuramente più gradevole, ma...il punto è questo. Devi prendere una decisione...non mi piace uscire con un ragazzo senza avere una relazione seria. In te cerco qualcosa di più, mi spiego?-

-Non posso darti quello che vuoi.- Dico, atono, recitando un monologo che so a memoria.

-Puoi e vuoi.- Sibila, riprendendo di colpo l'atteggiamento che aveva agli inizi, da stalker psicopatico. Mi blocca i polsi e inizia a coprirmi di baci sul collo, a sbottonarmi la camicia.

-Lasciami stare.- Dico, sempre inespressivo, senza guardarlo -Farò tardi al lavoro.-

-Ti ho promesso che non farai tardi. Lasciami fare.- Replica.

Un secondo dopo, mi trascina in camera da letto.

 

Sfoglio pigramente le pagine del libro, ripassando prima dell'interrogazione. Il turno di ieri sera è stato molto pesante e per tutta la serata non ho smesso di osservare Kota in cucina, quasi nella speranza che ricambiasse la mia occhiata. Non so se siano stati i miei occhi a tradirmi ma, ad un certo punto, mi è sembrato che se ne sia accorto e che abbia abbozzato un tenero sorriso. Non avevo voglia di indagare per scoprire se fosse accaduto davvero o meno ma, per tutta la serata, quel pensiero ha dato sollievo al mio corpo stanco, permettendomi di lavorare meglio.

La giornata di oggi invece è iniziata con il piede sbagliato (come sempre), con Masashi che, da bravo rompicoglioni seriale, mi ha salutato di buonumore e si è subito piazzato accanto al mio banco.

-Ryota! Come stai, carissimo?-

-Stavo meglio prima di vederti.- Dico, tagliente. Ormai non mi interessa più recitare la parte della persona cordiale, non dopo che saranno passati mesi da quando ha iniziato ad importunarmi quotidianamente. Adesso ne ho seriamente le palle piene.

-Sei sempre scorbutico con me. Non lo merito.-

Non rispondo e cerco di ignorarlo.

-Comunque...non mi chiedi perché sono così felice?-

-No, perché non mi interessa.-

-Be', io dico che dovrebbe.-

Sollevo un sopracciglio -E perché mai?-

-Perché ieri mi sono fatto Kota.-

Se gli sguardi potessero uccidere, quello che gli ho rivolto in questo momento lo avrebbe appena spedito all'altro mondo. Ma se i miei occhi non potranno farlo, allora ci penseranno le mie mani.

-Cos'è che hai fatto...eh?- Sibilo; il mio corpo viene investito da un tremore e mi sento investire da un primordiale istinto di violenza che avevo promesso di accantonare per sempre. Ma non posso più.

A farmi sentire in questo modo non è il pensiero che Kota possa amare un altro, che possa avermi definitivamente rimosso, che si sia ricostruito una vita. Quello che mi logora e mi sta lentamente trasformando in un potenziale assassino è il modo in cui Masashi ne ha parlato. No, lui non ha fatto l'amore con Kota. Lui se l'è fatto, è così che funziona per lui. Questo è qualcosa che non sono capace di ignorare.

Non dico niente. Non lo minaccio, non lo avviso...tutto ciò che faccio è agire, ignorando le grida atterrite dei compagni. Mi avvento su Masashi con una furia ed una violenza che avevo covato e riservato appositamente per lui.

Sono debole, ma non al punto da poter perdere contro qualcuno che non si è mai allenato. Lo colpisco con il preciso intento di fare più male che posso, e non mi fermo davanti al suo sangue che mi sporca la divisa né al suo grido di dolore quando credo di avergli fatto saltare un dente. Mentre lo aggredisco brutalmente, scacciando come un animale imbizzarrito chiunque cerchi di separarci, mi sembra quasi di sentire le parole di mia madre. Non voglio ascoltarla. Non voglio fermarmi.

-Basta!- Grida l'insegnante, seguito da alcuni miei ex compagni di karate che, forti delle loro condizioni migliori delle mie, mi strappano via da Masashi, o quel che ne resta.

Non l'ho ammazzato, non ho avuto questo piacere. Mi sono limitato a spaccargli il naso e forse un dente, anche se potendo avrei fatto molto di peggio. Può prendersi Kota, se gli va, ma non può permettersi di parlarne come se fosse un oggetto sessuale.

Ignoro le ramanzine del professore e del preside. Sono costernati, stupiti di un comportamento simile proprio da me, il loro alunno brillante, l'esempio per le matricole. Mi dicono che ho macchiato una carriera scolastica brillante, ma che ne terranno conto e che per questo mi daranno soltanto una settimana di sospensione.

-Ok.- Replico, indifferente. Che importanza ha la scuola, il diploma, la carriera...? Ho perso Kota. Per quanto mi riguarda, far del male a Masashi era l'unica cosa che potevo fare per avere ancora una specie di scopo.

-Non sarai bocciato.- Dice il preside, sospirando -Tutto quello che ti chiedo è di meditare su quello che hai fatto. Ormai sei un adulto e fuori dalla scuola non avrai la protezione e la comprensione che abbiamo noi. Se farai un pasticcio simile, un giorno, potresti finire ad essere punito da una corte molto più severa. Sai che significa, vero?-

-Lo so. Mi dispiace.- Mento. Qualsiasi cosa, purché mi lascino andare a casa.

Lascio l'ufficio con le mani ancora leggermente insanguinate e mi avvolgo nella sciarpa da cui non mi sono mai separato in questi lunghi mesi di completa solitudine, tentando di non pensare all'immagine di Masashi che “si fa” Kota. Vorrei lasciarmi andare al pianto, come ho fatto tra le braccia di mia madre, ma non posso. Non potrei nemmeno se la raggiungessi; in una circostanza del genere, nemmeno lei potrebbe essere dalla mia parte.

Cercherò di utilizzare al meglio questa settimana di sospensione. Anche se non ho più uno scopo, devo pur sempre sopravvivere...e non intendo guadagnarmi il pane fianco a fianco con Kota. Dimenticarlo è la soluzione più indolore e, per cominciare, devo trovare un altro lavoro. Mi licenzio e cerco annunci, chiedo in giro, qualsiasi lavoro part time andrà bene; anche se non trovo nulla, per il momento, ho abbastanza da parte da potermi permettere di cercare ancora per qualche mese. Spendo pochissimo per mangiare e la maggior parte dei miei risparmi se ne va in sigarette...quando Kota viveva qui avevo perso il vizio ma, ultimamente, ne sentivo quasi la necessità. Fumo e sembra che viva soltanto di quello, per quanto poco mi nutro.

Sono al quarto giorno di sospensione. Mi guardo in giro e sono sommerso da abiti sporchi e non riposti, avanzi di cene, mozziconi di sigaretta. L'aria è talmente viziata che mi sembra quasi di vivere in una camera a gas e apro appena la finestra per respirare quando uno scampanellio improvviso turba l'ordinato caos in cui ormai mi sono abituato a vivere. Fingerò di non essere in casa.

-Senpai?-

Quella voce.

Credevo di aver dimenticato quel tono, ma mi rendo conto che non sarà mai possibile, non dopo l'intensità con cui ho desiderato ascoltarlo di nuovo durante una lontananza così dolorosa. Apro la porta debolmente e noto gli occhi di Kota che impiegano qualche secondo ad abituarsi alla penombra del mio appartamento. Borbotto qualche scusa, precipitandomi a spalancare tutte le finestre per gettare via la nube di fumo che ha invaso ogni angolo.

-Ciao.- Riesco finalmente a dire, senza girarmi a guardarlo. Temo la durezza delle sue parole. Temo quello che succederà...ma, al tempo stesso, l'ho atteso così tanto che non importa quanto mi tratterà male, non importa cosa mi dirà. Sono pronto a tutto.

-L'insegnante voleva mandarti degli appunti, in modo che non perdessi tempo.- Mormora, piazzando dei libri sul tavolo e tossendo appena per il fumo -Ma nessuno dei tuoi compagni voleva portarteli.-

-Non posso biasimarli.- Sussurro -Ai loro occhi...ai vostri occhi, io sono un mostro. Non è così?-

-Ryo.- Sentirmi chiamare per nome mi fa rimbalzare il cuore nel petto. Era una sensazione di cui avevo dimenticato l'impatto -Ryo, perchè?-

Un istante dopo compare alle mie spalle e mi stringe, quasi a volermi far scomparire nel suo minuscolo abbraccio. Le sue mani raggiungono le mie e vi si intrecciano; il suono dei suoi singhiozzi mi contagia e, in breve, siamo entrambi in lacrime, stretti, senza riuscire a dire altro. Il suo tocco, seppure inaspettato, non mi ha in nessun modo infastidito.

-Ryo.- Ripete Kota, parandosi davanti a me e asciugando le sue lacrime col dorso della mia mano, ancora stretta nella sua, piccola e coperta di cerotti -Perché vuoi obbligare le tue mani a fare del male?-

-Io...ti chiedo scusa per quello che ho fatto a...-

-No.- Mi zittisce, senza mollare la presa -Credevo che allontanandomi da te, liberandoti dalla mia ossessione, tu lasciassi perdere la violenza. Invece...ho ottenuto l'effetto contrario. Avevi bisogno di me più che mai, e non sono stato capace di capirlo!-

-Kota.- Mormoro, soffocando l'ennesima lacrima -Tu non hai...-

-Prometti.- Dice, guardandomi dritto negli occhi -Prometti che userai queste mani solo per accarezzarmi. Promettimi che non si sporcheranno più di sangue.-

-Sì.- Biascico, piangendo apertamente e senza più vergogna -Te lo prometto. Kota, io non...io non sono la mia violenza!-

-Basta.- Sussurra -Mi spiegherai tutto dopo. Lo so...ti conosco. So chi sei davvero.-

-Kota. Mi...mi ami ancora?-

-Sempre.- Replica, stupendomi per la fermezza con cui lo ha detto, senza riflettere. Pensavo che non l'avrei più fatto ma sto sorridendo, un sorriso debole, ma forse il più sincero che abbia mai fatto; mi sento fuori dal mondo mentre contemplo il viso della persona che amo così vicino al mio, dopo tanto tempo di lontananza, di attesa, di desiderio.

-Non lasciarmi andare.- Dico con un fil di voce, arrischiandomi ad avvicinarmi ancora un po' di più -Ti amo, Kota.-

Siamo così vicini che sento il suo respiro, la sua voce sussurrarmi -Ti amo, Ryo.- In risposta. Lo bacio dolcemente, assaggiando le sue labbra; mi sento come un assetato che trova un' oasi nel deserto.

Credevo di aver perduto ogni volontà di vivere eppure, tra le braccia di Kota, sento avvampare una fiamma che credevo estinta, sento crescere un forte desiderio di vivere, di vivere per lui.

Qui, adesso, insieme a te...io sono vivo.

*Nota: Grazie per essere arrivati fino alla fine di questo capitolo che è...enorme! Dodici pagine di Word quando, mediamente, gli altri sono lunghi dalle otto alle dieci pagine! Il fatto è che l'ho scritto nell'arco di una settimana, poco per volta a causa dell'uni ToT e quindi ha coperto parecchie situazioni. Spero non sia noioso e sia stato capace di emozionare come avrei voluto >.< Al prossimo capitolo :3 (che nooon sarà l'ultimo. Dovrete sopportare Kota e Ryo ancora per un po' u.u) Ciaaaao! :D

   
 
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