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Autore: Evans92    08/12/2015    3 recensioni
Alex è un musicista, vive a New York in un appartamento che divide con altri due ragazzi. Le sue giornate sono all'avventura e lui ama la sua vita così: senza regole, senza legami. Fino al giorno in cui conosce Dylan, collega e amico di suo padre.
Nonostante vengano da due mondi opposti e siano profondamente diversi tra loro si creerà un legame, che sconvolgerà tutto quello che credevano di sapere e che insegnerà ad entrambi cosa vuol dire vivere.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Decimo capitolo
 
Ero in discoteca, c'era un rumore assordante gente ubriaca che ballava scatenandosi in tutti gli angoli e io per la prima volta negli ultimi 8 anni non avevo la lingua di uno sconosciuto infilata in bocca.
Il mondo probabilmente stava per finire.
Ma la cosa più sconvolgente fu rendersi conto che se non rimorchiavi quello diventava un posto piuttosto noioso.
-La mia vita è ufficialmente una tragedia-
Ko alzò gli occhi al cielo e passò un braccio intorno alle spalle
-Sfogati pure con me Miss O'hara, qual'è l'ultimo dramma della tua vita?-
Ignorai il suo sarcasmo e bevvi tutto d'un fiato la mia birra 
-Mi annoio!-
Ko rise
-Ommioddio che tragedia, cosa posso fare per svagarvi mio lord?-
Lo ignorai e mi guardai intorno
-La risposta sarebbe troppo volgare per la nostra amicizia-
Lo vidi alzare gli occhi al cielo
-Balla, bevi, fa amicizia! Puoi conoscere gente anche senza puntare ai suoi genitali-
-Non dire sciocchezze Ko, sono serio!- A stento trattenne un verso esasperato -Io sono in una discoteca e mi sto annoiando!-
Ko sgrano i suoi occhi a mandorla
-Amico accettalo, ti annoi perché sei cotto di quell'uomo-
Finii la birra tutto d'un fiato e mi sembrò particolarmente amara
-Cotto eh?-
Ko annuì 
-Decisamente cotto-
Sospirai drammaticamente e mormorai 
-Una vera tragedia-
 
Me ne tornai a casa fin troppo presto, entrai nella mia camera e mi accesi una sigaretta, diedi un tiro e storsi la bocca rendendomi conto di essere sobrio.
Storsi la bocca, e diedi un tiro alla sigaretta, quando era accaduto l'ultima volta? Non potevo ricordarlo, perché era stata una vita fa. Scaricai il tabacco nel posacenere e mi buttai sul mio letto, che cigolò sotto il mio peso. Improvvisamente, senza rendermene conto, avevo il telefonino in mano, mi torturai le labbra mentre cercavo il suo numero in rubrica.
Eccolo.
Registrato con Dyl, sembrava aspettare me, lo stava facendo anche il proprietario di quel diminutivo?
Guardai l'orologio, erano le 2 di notte probabilmente stava dormendo.. Con Emma.. Quella vocina fastidiosa nella mia testa poteva anche andare a farsi fottere.
Lo chiamai. Lo feci quasi sicuramente per dispetto. Per disturbarlo mentre era con lei.
Ascoltai gli squilli col cuore in gola. Poi la sua voce, un po stanca forse, ma sveglia mi riscosse dall'altro capo del mio Nokia
-Ti hanno arrestato?-
Scoppiai a ridere, e mi rilassai immediatamente
-Che razza d'idea ti sei fatto di me?-
-La più giusta-
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare a una risata liberatoria 
-Non sei un po troppo vecchio per essere sveglio a quest'ora?-
La sua risata mi fece venire le farfalle nello stomaco. 
Dio.
Mi facevo schifo da solo.
-Ho del lavoro arretrato-
Deluso dal fatto che non stesse aspettando me dissi con leggerezza
-Scommetto che Margot é ben felice di aiutarti-
-Già, è una causa importante la sto costringendo a fare orari impossibili-
-Mi sto annoiando ti va del sesso telefonico?-
Sinceramente, non mi interessava ne del suo lavoro, ne degli orari della sua segretaria.
Ma Dylan non sembrava pensarla allo stesso modo
-Oh scusami, se ogni tanto voglio anche parlare oltre che scopare-
Mi sollevai poggiandomi su un gomito
-Ti sei arrabbiato?!-
Ero decisamente incredulo
-No-
-Be a me sembra di si, ed è ridicolo perché ti ho chiamato alle 2 di notte, cosa credevi che volessi? Un trattato di diritto penale?-
-No certo che no, non posso aspettarmi che tu abbia voglia di conoscere anche un po della mia vita, questo sarebbe assurdo-
Chiusi gli occhi e ricaddi a peso morto sul letto.
Non ci potevo credere.
Stavamo litigando ancora.
-Dylan, ti stai comportando da checca isterica-
Pessimo pessimo pessimo modo per evitare un litigio.
-Oh be grazie Alex, ora si che va meglio-
-Senti, non sono tua moglie ok? Non starò ad aspettarti a casa, con una tazza di stupido the, a farti uno stupido massaggio per lasciarti sfogare. Io scopo. E se questo non ti va bene, è francamente un problema tuo, perché non stiamo neanche insieme! È tutta questa litigata è ridicola!-
Ok avevo esagerato.
Ma io ero logorroico! Ormai lo sapevano anche i muri! Non poteva davvero prendere sul serio quello che diceva nei momenti di panico.. Se mi conosceva minimamente avrebbe capito.. Giusto?
Attesi col cuore in gola mentre il suo silenzio si allungava ogni secondo verso l'infinito.. Poi:
-Buonanotte Alexander-
Riattaccò lasciandomi senza parole.
Non mi conosceva affatto.
Merda.
 
Quella era la cosa più stupida che avessi mai fatto. 
Erano le 3 di notte e si gelava. Ma cavoli, ero davvero li! 
Guardai l'enorme palazzo che comprendeva l'ufficio dei Larsen&co da dentro il taxi e mi morsi le labbra fino a sentire il sapore del sangue.
-Allora cosa fa?-
Sussultai alla voce del tassista e poi sospirai premendomi una mano sul cuore, che batteva velocissimo e non per lo spavento.
-Prego di poter tornare indietro nel tempo a quando non mi importava un cazzo negli altri-
Lui masticò il suo tabacco e poi chiese
-Nel frattempo scende?-
Alzai gli occhi al cielo, dove era finito il romanticismo in quel mondo?
Gli pagai la corsa e scesi nel bel mezzo di New York senza neanche la certezza di trovarlo ancora li.
Mentre del vapore condensato mi usciva dalla bocca, sfregai le mani tra loro, quella giacca di pelle era bellissima ma di sicuro non faceva il suo dovere scaldandomi.
Riconobbi l'auto di Dylan al parcheggio e sollevato mi ci accostai.
Lo avrei aspettato li vicino. 
Non avrei rischiato di incontrare mio padre e Simon salendo. Cosa avrei potuto dire in quel caso? 
Sono qui per chiedere scusa al vostro socio con cui faccio dell'ottimo sesso? 
No, non mi sembrava il caso.
Mentre morivo assiderato mi rendevo sempre più conto che quella era davvero davvero stata un' idea stupida. 
Quel piano faceva acqua da tutte le parti, e prevedeva persino la mia morte! 
Per cosa? Per un uomo?
Potevo uscire e trovarne decine come lui, forse anche migliori.
Si. 
Uomini attraenti e senza tutti i suoi problemi. 
Dovevo solo andar via.
Ma i miei piedi dovevano essere congelati perché proprio non volevano muoversi
-Accidenti-
Dovevo andare via.
Avrei preso la metro.
Eppure non riuscivo a fare un passo lontano da quell'auto.
Quello era davvero davvero davvero..
I miei pensieri caotici e fastidiosi furono zittiti da lui, che in tutta la sua disarmante perfezione uscì dalla porta di vetro del palazzo accompagnato da Margot che rideva a qualcosa che lui aveva detto.
Mi innervosii.
Che aveva da ridere? Dylan non era una persona simpatica. E doveva camminargli per forza così vicino? 
Quando Dylan sollevò gli occhi azzurri e incrociò sorpreso i miei non resistetti e abbassai lo sguardo.
Era stata davvero una cazzata andare li.
-Alex.. Cosa ci fai qui?-
Sorrisi ironico violentandomi per guardarlo di nuovo.
Era davvero scioccato di trovarmi ad aspettarlo.
-Facevo due passi-
Margot guardò prima me poi lui, e quando la fulminai con lo sguardo trasalì e in fretta disse
-Io ora vado, a domani signor Montgomery-
-A domani Margot-
Lei si allontanò verso la sua auto, e tra noi non volò una mosca mentre aspettavamo che se ne andasse. Poi sbottai
-Ma cos'hanno quelle galline? Sei un uomo sposato potrebbero anche evitare!-
-Di fare cosa?-
Mi chiese aggrottando la fronte e io esclamai quasi isterico
-Di guardarti come se fossi una specie di ciambellone alla Nutella!-
Anche i paragoni non erano il mio forte, decisamente.
Dylan mi guardò sorpreso e poi scoppiò in una fragorosa risata
-Proprio tu parli?-
Indignato infilai le mani nelle tasche dei jeans così forte che temetti di averli rotti. 
-A me neanche piace la Nutella. E non vuol dire che ora perché ci sono io tu debba accettare le... Le... Avance di tutti.-
Dylan aprì l'auto e ci lanciò dentro la sua valigetta in pelle, poi si appoggiò alla fiancata e incrociò le braccia al petto guardandomi con aria di sfida
-Perché no?-
Ok.
Ora ero davvero senza parole.
Il mio cuore iniziò a battere fortissimo.
Cosa diavolo voleva dire quello?
-Come perché no?-
-Perché non dovrei accettare le avance di altri. Continuerei a scopare con te, ma.. Margot è una ragazza carina, intelligente, ambiziosa.. Potrebbe essere interessante conoscerla meglio-
Lo fissai per qualche istante è solo in un secondo momento mi resi conto di non star respirando.
I suoi occhi azzurri mi fissavano intensamente e io non riuscivo a pensare razionalmente.
Lui con un altra. 
Eppure dormiva con Emma.. Ma.. Potevo accettare questo?
-Cos'è da tua moglie ora ti serve un harem?-
Ma il mio tono non era più sicuro come prima. Non riuscivo neanche a guardarlo. 
-Be.. Non è una cattiva idea-
Annuii ma non riuscii a parlare. 
Improvvisamente non avevo idea di come avrei fatto a trovare un altro come lui, che mi facesse provare ciò che provavo con lui. 5 minuti prima ero pronto a cercare altra compagnia, ora il mio unico pensiero era impedire di farlo fare a lui.
Perché io ero rimpiazzabile.
Io ero solo un ragazzo.
Lui.. Lui.. Era.. Un uomo affascinante, bello, paziente. Era protettivo, dolce.. Intelligente, carino, gentile.. Lui era un letto caldo quando hai sonno, un bicchiere d'acqua quando hai sete.
Dylan era l'unico che aveva dimostrato di tenere a me oltre ai miei 3 amici più fidati. Lui era stato l'unico a cercarmi, e a baciarmi come se fossi importante.
Una Margot avrebbe fatto carte false per una sola notte con lui. E io che facevo? Lo trattavo di merda e basta. 
Ogni volta la stessa storia.
-Alex..-
La sua voce si era addolcita. 
Sollevai lo sguardo intimorito verso il suo e notai che si era anche avvicinato. Ora potevo sentire il suo profumo sulla mia pelle, ovunque. 
Sollevò una mano e l'appoggiò sulla mia guancia fredda.. Era così caldo.. Come faceva ad essere caldo in un parcheggio alle 3 di notte?
-Alex stavo scherzando.. Io non ho bisogno di altri.. -
Mi sforzai di sorridergli, ma non riuscii a convincerlo, sospirò e con l'altra mano mi prese le dita e me le strinse teneramente
-Perché sei qui?-
Quanto tempo ci sarebbe voluto prima che si stufasse di me? 
E da quando io ero così insicuro?
Mi girò la testa, chiusi gli occhi sentendo il suo tocco amplificato all'ennesima potenza. 
Era così piacevole..
Lo guardai e mormorai stranamente sincero
-Volevo scusarmi, sono stato uno stronzo-
Dylan mi fissò le labbra per qualche secondo poi con voce bassa e roca sussurrò
-Si lo sei stato.. Ma non serviva che tu venissi qui..-
Già, il mio grande gesto era stato del tutto inutile.
Mi scostai da lui e feci un passo indietro sforzandomi di sorridere, non riuscii a convincere neanche me stesso, e non potevo guardarmi, lui che mi fissava atterrito non era certo da biasimare.
-Si hai ragione-
Ma che ci facevamo insieme? Improvvisamente quello scopare che per me era sempre stato così importante non mi sembrava più abbastanza. Non era nulla. Eravamo due così diversi.. Così.. 
-Alex.. Guardami..-
-Ti sto guardando-
-No non mi stai guardando e non mi stai ascoltando, perché hai iniziato ad autoconvincerti che tutto ciò che tu sai pensando ora sia esatto, ma ti posso giurare che sono cazzate-
Sorrisi questa volta con più sincerità.
-Che ne sai?-
-Lo so-
Dylan si chinò su di me e mi baciò, fu uno sfregarsi di labbra piuttosto casto, eppure io mi sentii il volto andare in fiamme. Quando si allontanò, senza lasciarmi andare veramente avevo l'azzurro dei suoi occhi che riempiva tutto il mio mondo. 
Era bellissimo.
-Non mi interessano altri, e non voglio un harem, sono così felice che tu sia qui..-
Mi presi il labbro inferiore tra i denti mentre lui non si perdeva neanche un mio movimento, era così preso dai miei denti che mi riempì di tenerezza.
Non me lo meritavo.
Mi tesi verso di lui e appoggiando una mano sulla sua nuca lo attirai a me, lo baciai, gli feci sentire la mia lingua sulla sua e lo sentii gemere per me. Per un mio bacio. Accostai il mio corpo al suo, muovendomi con fare esperto, con la mia solita sicurezza, strafottente, mentre dentro stavo letteralmente morendo.
Perché era lui. 
Le sue mani mi strinsero i fianchi e sussultai appena, infilando le dita dell'altra mano tra i suoi capelli, e schiacciandomi contro di lui, mentre il bacio diventava esigente, disperato. Tremai e mi scostai quasi con violenza, con gli occhi chiusi, e il respiro sulle sue labbra umide, e il suo sulle mie.
Entrammo in auto, continuando a baciarci, a sfiorarci, senza preoccuparci troppo di chi poteva vederci, di cosa stavamo realmente facendo.
-Spogliami-
E Dylan obbedì senza parlare.
Mi spogliò lentamente, un pezzo alla volta, gettandolo via, e guardandomi. 
I suoi occhi non mi abbandonarono neanche un istante e mi misero a disagio. 
Io, che non mi vergognavo di nulla, stavo arrossendo di fronte ai suoi occhi chiari, semplicemente perché ero nudo. 
Quando avevo iniziato a provare così tanto per quell'uomo? 
Feci scivolare via la sua giacca, e gli sciolsi la cravatta, sollevai lo sguardo verso il suo e mi parve di sentire il suo respiro contrarsi, trattenersi mentre mi osservava con una tale intensità da farmi sentire vivo.
Slacciai la sua camicia e non persi tempo ad ammirare il suo corpo, lo baciai mentre lo liberavo dei pantaloni, mentre lui faceva lo stesso con i miei, ci liberammo dai boxer mentre continuavamo a baciarci, a toccarci, frementi ma non impazienti. 
C'era qualcosa di profondamente diverso. 
Qualcosa di spaventoso.
Le sue mani erano ovunque sulla mia pelle. Calde, forti, delicate.
Fu un attimo e mi ritrovai la sua bocca addosso, il suo corpo sudato sul mio, mentre scivolavo in basso, e cercavo di fargli provare almeno un pizzico di tutte le emozioni che lui stava suscitando in me. Dylan sembrava rapito, preso, perso dai miei movimenti sul suo sesso duro, dalla mia bocca, dalle mie mani, ma non ero soddisfatto. 
Non era abbastanza. 
Con un bacio lui mi aveva fatto perdere la testa, come potevo ricambiare? 
Mi issai su di lui e lo presi dentro di me, a cavalcioni sui suoi fianchi, e i versi divennero quasi animali, mentre ci abbracciavamo respingendoci. 
E in un attimo di pura follia, mi domandai come avrei fatto a vivere in un qualsiasi momento del futuro senza di lui. 
 
Ci rivestimmo in un silenzio quasi surreale, finii di allacciarmi i pantaloni, mentre lui cercava di pettinarsi attraverso lo specchietto, poi mi guardò e mormorò colpevole
-Vorrei passare la notte con te-
Gli piaceva proprio complicare le cose
-Devi tornare a casa tua-
Dylan sospirò e guardò fuori dal finestrino
-Lo so, ho solo detto quello che vorrei fare-
Mi morsi il labbro indeciso su cosa fare o dire e poi con voce bassissima, che quasi speravo che non mi sentisse, sussurrai
-Lo vorrei anch'io-
Vidi la bocca di Dylan storcerai in un mezzo sorriso e poi mi guardò stanco ma dolce
-Con te dev'essere tutto sempre difficile vero?-
Alzai gli occhi al cielo con uno sbuffo esasperato ma scoppiai a ridere, pochi secondi dopo gli riero seduto in braccio, con la testa nell'incavo del suo collo, cullato manco fossi un moccioso.
Lo sentii sospirare e accarezzarmi la schiena e per un po nessuno dei due disse nulla, entrambi persi nei nostri pensieri, nei nostri dubbi, quando Dylan all'improvviso disse
-Questo weekend tieniti libero-
Lo guardai sorpreso
-Perché?-
Dylan mi passò una mano fra i capelli, tirandomeli indietro 
-Ti porto da qualche parte-
Scoppiai a ridere, ma già non vedevo l'ora che fosse venerdì. Infilai le mani sotto la sua giacca e lo strinsi a me mentre esclamavo
-Come mai?-
Dylan sospirò 
-Non ci vediamo molto, a volte mi manchi-
Mi morsi l'interno della guancia emozionato, chissà se poteva sentire il mio cuore battere furioso attraverso le nostre maglie.
-A volte- marcai volontariamente quale due parole e lo vidi sorridere nella penombra dell'abitacolo -Anche tu-
Rise piano
-Allora è deciso-
Sospirai sollevandomi un po
-Non lo so, devo vedere con i lavori...-
Dylan mi afferrò il viso e mi baciò profondamente quando mi lasciò andare ero letteralmente senza respiro 
-Credo di potermi liberare dopotutto-
Dylan ghignò
-Ti chiamo per i dettagli-
Annuii e scivolai di lato 
-Bene allora vado-
-Dove?-
Aggrottai la fronte 
-A casa?-
Dylan ruotò gli occhi seccato
-Lo trovo difficile a piedi-
Scoppiai a ridere
-Esiste una cosa chiamata metropolitana, l'hanno inventata a posta-
-O non lo sai? Hanno inventato una cosa ancora più moderna chiamata auto, e guarda caso io ne ho una-
Mi finsi scioccato e spalancai gli occhi 
-Non ci posso credere. Non pensavo che voi riccastri snob conosceste il sarcasmo. La mia vita non sarà più la stessa-
Dylan mi guardò offeso 
-Io non sono snob!-
-Dipende dai punti di vista-
Scosse la testa e mise in moto l'auto, lo osservai per un po con la coda dell'occhio, con ancora tutti i miei timori addosso.
Non avevamo risolto nulla. Con il sesso le cose erano rimaste confuse come poco prima. Lui non voleva un harem. Bene. E io che volevo? 
Quello era il reale problema. 
Mi annoiavo in discoteca solo senza di lui, ma non volevo affezionarmi a lui. Non volevo restare ferito. Esisteva una via di mezzo? Io potevo trovarla?
Sospirai e mi accesi una sigaretta poi con finta casualità gli chiesi
-Allora, che lavoro ti tiene impegnato fino a notte fonda con la tua minorenne assistente?-
Dylan mi guardò sinceramente sorpreso
-Margot ha 27 anni-
-Non è questo il punto-
Ci guardammo per un attimo poi lui si voltò verso la strada e vidi un sorriso piegarli la bocca. Aveva capito?
Rispose a quella tacita domanda quando iniziò a parlarmi del suo lavoro. E io rimasi in silenzio ad ascoltarlo per tutto il viaggio di ritorno verso casa, segretamente felice di conoscere anche quella parte di lui.
 
N.d.A 
 Sono tornata! Chiedo scusa per l'attesa di secoli, spero come sempre di sapere i vostri pareri su questo capitolo in cui Alex finalmente ha iniziato a capire i suoi sentimenti. Spero di riuscire a scrivere più in fretta i prossimi capitoli.
Un abbraccio Evans92 
 
   
 
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