Dieci
passi insieme a te
Nono
passo
Cena in
famiglia
L’ultima volta
che Jean è tornato a
casa per far visita ai propri genitori, durante il pranzo ha
approfittato di un
momento di silenzio per annunciare con una serenità solo
mascherata di aver
conosciuto una ragazza. A quella notizia, la forchetta di sua madre
è ricaduta
nel piatto con un tonfo squillante e suo padre ha alzato gli occhi come
a dire
“Era
ora”.
-Una giovane
perbene, spero-, sibila
la donna dopo lo shock momentaneo.
-La migliore che
possa esistere-,
afferma con ardore Jean. -Anche lei è
nell’esercito. Ai tempi dell’addestramento
è arrivata prima nella graduatoria del nostro Reggimento-.
Il ragazzo sposta
lo sguardo da un
genitore all’altro, sentendo il sudore colargli lungo la
schiena. Il silenzio
che si è venuto a creare lo preoccupa, ma mai quanto
ciò che propone suo padre
un istante dopo: -Perché non ce la fai conoscere? Invitala a
cena qui da noi,
una di queste sere-.
E la sera designata
è giunta. Ha detto
a Mikasa di stare tranquilla – in realtà non fa
altro che ripeterlo per auto
convincersene – e di non badare troppo a ciò che
succederà; ma la tensione
arriva al culmine quando apre il cancelletto di casa e bussa al portone
di
ingresso.
-Andrà
tutto bene-, sentenzia ancora
una volta, mentre sente all’interno i passi di qualcuno
avvicinarsi alla porta.
Getta un’ultima occhiata a Mikasa, ferma dietro di lui con
un’espressione
rilassata e allo stesso tempo incuriosita, e poi si ritrova faccia a
faccia con
suo padre.
-Ben arrivati-, li
saluta l’uomo,
abbracciando il figlio e guardando la giovane, a cui tende la mano
l’attimo
successivo. -È un piacere conoscerti. Ma via, entrate!-.
Si accomodano
nell’ingresso e il
portone viene richiuso. La voce del padrone di casa richiama sua moglie
e la
donna arriva con passo lento. Ha i capelli scarmigliati – un
po’ per via dei
vapori della cucina, un po’ per l’ansia –
e si avvicina alla coppia studiando
da lontano l’estranea che è appena entrata nella
sua dimora.
-Mamma, questa
è Mikasa-, inizia Jean,
le mani coperte da un sudore gelido. -È la mia ragazza-.
Per il soldato
quello è il minuto più
lungo di tutta la sua vita. Non ricorda di essere mai stato tanto
agitato
neppure di fronte a un Titano.
Sua madre guarda
Mikasa, che le
restituisce una delle sue migliori occhiate enigmatiche. Poi la giovane
avanza
di un passo, tendendo la mano alla donna e accompagnando il gesto con
un
semplice "Piacere di conoscerla, signora Kirschtein".
Jean fissa
preoccupato sua madre:
continua a scrutare la ragazza, spostando lentamente gli occhi dal suo
viso
alla mano porta. Poi, con un movimento tanto repentino quanto
inaspettato, le
stringe le dita e l'abbraccia, mormorando un ben udibile "Benvenuta in famiglia,
figlia mia".
Il miracolo sta
avvenendo. La tensione
che Jean ha accumulato inizia a scemare e scompare completamente quando
la
donna dice: -La cena è quasi pronta. Mikasa, saresti
così gentile da
aiutarmi?-.
Vedere le due
allontanarsi insieme lo
fa finalmente sentire a casa.