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Autore: Pacci    04/03/2009    5 recensioni
*** ATTENZIONE*** Questa storia è il seguito di " 10 anni dopo... la vita a Forks continua"... Sono passati degli anni e il nostro piccolo Marcus è cresciuto, ma non è felice. Riuscirà a far avverare il suo sogno?e se per farlo diventare realtà, decide d'iscriversi presso il liceo di Forks? Troverà quello che cerca? La vita di Marcus, giovane essere speciale.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Io. Marcus Black.

 

Un raggio di luce, filtrato dalle tendine della mia camera, mi svegliò. Imprecando mi voltai dall’altra parte per vedere che ora erano. Sbuffai, erano solo sei del mattino e già sentivo mia nonna affaccendata giù in cucina. Decisi di alzarmi e andai a specchiarmi per vedere in che stato ero ridotto. Perfetto. Essere figlio di un licantropo e di una mezza vampira aveva i suoi vantaggi, peccato che non assomigliavo tanto al resto della mia famiglia.

I miei fratelli, E.J e Didyme erano un misto fra mamma e papà con una splendida carnagione avorio. Invece io avevo la carnagione scura come quella di mio padre e i suoi stessi capelli neri, anche se avevo dei riflessi bronzei. Avevo preso gli occhi da mia madre con qualche pagliuzza dorata.  Ma la mia caratteristica più importante era il mio potere che chiunque avrebbe fatto carte false per possederlo. La mia capacità era quella di assorbire i poteri degli altri vampiri e utilizzarli a mio piacimento.

Infatti, potevo leggere nel pensiero come mio nonno e mio fratello, avere visioni come la mia prozia Alice, mutare l’emozioni come il suo compagno e invocare degli scudi come mia nonna e mia sorella. Naturalmente anche il potere di mia madre Renesmee; quello di mostrare delle immagini. E per finire, i poteri del clan di Denali. Ero un super vampiro, ma mi sentivo l’ultima ruota del carro. Non mi trovavo bene tra la mia famiglia e i miei amici licantropi.

Volevo vivere una vita normale, ma purtroppo era impossibile. All’inizio, quando ero piccolo, i miei genitori avevano paura che qualcuno volesse portarmi via, visto il mio potere. Gli unici che potevano farlo erano i famigerati Volturi. Risi al pensiero.  Erano andati distrutti dopo quello che era successo quasi vent’anni fa. A quanto pare avevano tirato troppo la corda e i vampiri europei li avevano spodestati e messo al potere i due vampiri rumeni. All’inizio eravamo tutti un po’ titubanti di questa scelta, ma con gli anni si sono mostrati ottimi capi. Peccato che non fossero ancora riusciti a trovare i sopravvissuti della guardia. Jane, Alec  e Demetri erano scappati, facendo perdere le loro tracce.

“Marcus sei sveglio?” sentii mia nonna Bella mormorare.

“Arrivo nonna. Mi vesto e scendo!”  risposi infilando una maglietta bianca. Mentre camminavo, cercai di infilarmi i jeans ma persi l’equilibrio e caddi pesantemente sul pavimento. Altra cosa che avevo ereditato dalla famiglia Cullen era la goffaggine che aveva posseduto mia nonna quando era ancora umana.

“Ben svegliato! Sbaglio o sei caduto?” mi disse Bella guardandomi affettuosamente.

“Come sempre. Nonno dov’è?” chiese io mentre spalmavo mezzo panetto di burro sul pane tostato.

“è andato a caccia. Dovrebbe tornare a momenti!” mi rispose lei guardando fuori dalla finestra. La osservai e sorrisi. Da piccolo non facevo altro che chiedere a Edward e Bella di raccontarmi della loro storia. E ogni volta loro mi sorridevano, mi mettevano a letto e iniziavano a parlarmi. Ero cresciuto circondato da amore ed ero il più coccolato, essendo il più piccolo. Cosa che E.J. mi faceva notare, appena ne aveva l’occasione. L’ultima notizia che avevo avuto da lui, era una cartolina spedita dall’Irlanda. A quanto pare il suo viaggio tra i clan dei vampiri procedeva bene. Ci aveva sorpreso tutti quando aveva dichiarato di voler partire. Ricorderò sempre la reazione di mia madre, l’aveva guardato e l’aveva minacciato di murarlo in casa. Meno male che mio padre l’aveva fermata e, dopo aver discusso con lei, gli avevano dato il benestare. Aveva fatto il suo sorriso ed era corso a preparare i bagagli. Mancava da casa ormai da mesi, anche se chiamava e mandava cartoline regolarmente. La persona che aveva sofferto maggiormente di questo, a parte mia madre, era mia sorella. Didyme. Cosa comprensibile, visto che avevano vissuto in simbiosi fin da quando erano nati. Litigavano solo per un fatto. Per me. E.J. quando era piccolo combinava disastri. Per esempio, aveva dato fuoco inavvertitamente al guardaroba di zia Alice, e aveva incolpato me. Ma Didyme aveva bloccato Alice mentre si lanciava verso di me e le aveva mostrato cosa aveva fatto E.J. i due gemelli non si erano parlati per settimane ed io mi sentivo in colpa per questo. Avevo provato di tutto per farli riconciliare e loro, vedendo il mio impegno, si sono inteneriti e avevano fatto pace.

Sentii dei passi provenire dal vialetto e riconobbi mio nonno. Invocai il mio scudo, nello stesso istante che Edward entrava dalla porta sul retro. Appena mi vide, sorrise e alzai una mano per salutarlo.

“Ciao piccolo Marcus, mi fa piacere vederti già sveglio!” e mi fissò intensamente “ Ti sei schermato vedo. Che cosa frustante!”

“Edward!” lo rimproverò nonna Bella mentre metteva davanti a me un piatto enorme di frittelle. “ Dovresti essere abituato ormai. “

Mio nonno la guardò teneramente e corse vicino a lei, le prese il viso tra le mani e depositandole un piccolo bacio, le sussurrò “ Hai ragione. Ma non mi sono ancora abituato all’idea della tua bellezza.” Mia nonna ridacchiò ed io sbuffai. Mi guardarono ed io mi affrettai a spiegare. “ Sto mangiando. Non potete aspettare ancora un po’, prima di scambiarvi smancerie di prima mattina?”

Edward ridacchiò e si sedette di fronte a me. Io continuai a mangiare, chiedendomi dove fosse in quel momento Sam Junior. Era il mio migliore amico. Di sicuro era in giro a fare la guardia alla riserva trasformato in un lupo gigante oppure era andato a trovare la piccola Lilian. Ridacchiai, ricordando quando aveva avuto l’imprinting con la figlia di Leah e Joshua.

“Perché ridi?” chiese mio nonno. Misi una mano sulla sua spalla e gli mostrai Sam e Lily. Anche Edward si mise a ridere e mia nonna ci fissava incuriosita.

“ Il nostro Marcus stava pensando a Lily e Sam junior.” Si affrettò a  spiegare mio nonno.

“Certo che la vita è strana. I genitori non sono riusciti a stare insieme, ma i loro figli sono destinati ad amarsi.” Constatò Bella appoggiandosi al mobile della cucina per osservarci.

“Si, ma Sam deve aspettare. Lily ha solo dieci anni.” Dissi io sorridendo.

“Il tempo per loro non è un problema, Marcus. Guarda tuo padre. Ha aspettato anni per sposarsi con la mia Renesmee” ribatté mio nonno guardandomi. “ Potrebbe capitare anche a te.”

“Nonno, io non mi trasformo in un lupo. “ gli feci notare. Mi alzai e misi il piatto nel lavandino. Guardai fuori dalla finestra e vidi che il tempo era nuvoloso. Tipica giornata di Forks. Di sicuro i miei erano già svegli.

“Forse è meglio che ritorni a casa, prima che mamma si chiede che fine ho fatto!” dissi io. “ Vado a prendere le mie cose” e stavo per andare verso le scale quando vidi mia nonna Bella schizzare su per poi ritornare in cucina con il mio zaino in mano.

“Torna quando vuoi.” Mi disse abbracciandomi e accarezzandomi una guancia. Mio nonno nel frattempo si era alzato per darmi un buffetto sulla testa “ Salutami mia figlia e quel cucciolo di tuo padre.”

Sorrisi, misi lo zaino sulla spalla e uscii dalla porta. Li salutai con la mano, prima di fiondarmi in mezzo alla foresta. Corsi e arrivai davanti a casa mia in meno di due minuti. Era esattamente come quella dei miei nonni, ma un po’ più grande. Esme era stata costretta ad aggiungere stanze nel corso del tempo per me e i miei fratelli e tanto che c’era aveva ingrandito anche la casa dei miei nonni. Entrai dalla porta principale e sentii delle risate provenire dalla cucina. Mi affacciai e vidi mio padre mentre baciava mia madre. Sembravano due ragazzini e ne avevano anche l’aspetto. Immortalati per sempre nei loro corpi.

“Sono qui!” feci io per attirare la loro attenzione. Mio padre si voltò e mi sorrise. Si avvicinò a me e dandomi una pacca sulla spalla, mi disse “ Grazie, figlio mio. Non potevi farci regalo migliore!”

“Quando volete casa libera basta che me lo dite. Lo sai che non mi piace frugare nelle vostre teste” dissi io mentre andavo verso mia madre che aveva allargato le braccia per abbracciarmi.

“Ah, Marcus! Meno male che non sei come E.J. . Lui si divertiva a leggerci nella mente.” Fece mia madre appena sciolsi l’abbraccio. “Hai già mangiato?”

“Si, nonna mi ha preparato una montagna di frittelle!” risposi io e guardai verso il tavolo attirato dall’odore. Anche mia madre aveva dato sfoggio delle sue arti culinarie. Il tavolo era completamente coperto di cibo. “Ma forse qualcosina riesco a buttare giù!”

I miei genitori sorrisero e ci accomodammo tutte e tre al tavolo. Iniziai  a mangiare e mio padre mi seguì a ruota. A quanto pare avevo ancora fame, spazzolai metà del cibo che aveva preparato mia madre.

Quando finii, mi rilassai sulla sedia e chiusi occhi. Ero completamente sazio e avevo ancora un po’ sonno. Forse sarei riuscito a schiacciare un pisolino sul divano. In quel momento squillò il telefono e mio padre andò a rispondere.

“Pronto? Ciao piccola mia. Si tutto bene. Marcus è appena tornato, te lo passo?”

Io mi alzai, sapevo chi era. Avevo riconosciuto la voce che veniva dall’apparecchio e sbuffando presi la cornetta che Jacob mi allungava.

“Dimmi, Didy. Che ti serve?”

“Ciao fratellino. Come fai a sapere che mi serve qualcosa?” mi chiese lei innocentemente, pensando di ingannarmi. Ma la conoscevo meglio di chiunque altro, quando usava quel tono erano guai in vista.

“Dammi un minuto.” Puntai il mio sguardo in un punto sul muro e mi concentrai. Ebbi la visione di me che trasportavo in casa due cassettoni giganteschi. Mi ripresi ed io usando un tono pratico, le dissi “ Seth è scappato vero? Ma dove hai preso tutti quei mobili?”

“Qua e là. Dai Marcus, non ti avrei chiamato se non avessi assolutamente bisogno del tuo aiuto. Poi desidero parlarti. Verrai?”

Sbuffai e la sentii  gioire al telefono. “ Grazie fratellino. Ti aspetto allora. A dopo.” E mise giù.

Misi a posto la cornetta e guardai i miei genitori che mi osservavano curiosi. Mi limitai a scuotere la testa e corsi in camera mia a cambiarmi. Visto il lavoro che dovevo fare, avevo bisogno di vestiti più comodi. Quando scesi giù, vidi mio padre sulla porta che mi aspettava e mi sorrise quando vide la mia espressione confusa.

“Didyme ha richiamato ed ha incastrato anche a te?” chiesi mente mi avvicinavo a lui.

“Oh no. Ti do solo uno strappo e poi vado da Billy a vedere un po’ se ha bisogno di qualcosa.” Mi rispose lui ma avvertii che mi nascondeva qualcosa. Non gli diedi peso e mentre uscivo, salutai mia madre. Mio padre la baciò e mi raggiunse.  Stavo per salire sul sedile del passeggero davanti, quando mi lanciò le chiavi della Lamborghini. Lo guardai sorpreso. Quella macchina per lui era come una figlia e non mi aveva mai concesso il permesso di guidarla. Infatti, ero costretto a usare la sua vecchia Golf che aveva costruito con le sue stesse mani.

“Guidi tu” si limitò a dirmi mentre saliva in macchina. Io salii al posto del guidatore e misi in moto. Il motore ringhiava ed io fui invaso da una gioia selvaggia. Potevo veramente guidarla. Partii sgommando e vidi mio padre sbiancare, conoscendolo si stava chiedendo in che stato erano in quel momento le ruote.

“Papà?” lo chiamai e lui si voltò verso di me “ Spara.”

“Cosa?” chiese lui facendo finta di niente.

“è inutile che fingi. Cosa vuoi dirmi?”

“Volevo parlare un po’ con te.” Rispose lui arrendendosi.

“Anche tu? “ e, vedendo la sua espressione ,mi affrettai a spiegare “ Didyme vuole parlarmi mente l’aiuto con il trasloco.”

Mio padre sorrise e scosse la testa. Mi fissò intensamente ed io riposi allo sguardo, non avevo bisogno di guardare la strada. I miei istinti erano più efficienti dei miei occhi.

“Se né accorta anche lei, come tutti. Marcus è successo qualcosa? Ultimamente t’isoli sempre di più.”

Non risposi. Mio padre aveva ragione. Negli ultimi giorni passavo la maggior parte del tempo da solo. Non potevo certamente dirgli che mi sentivo a disagio. Avrebbe riso. Ero circondato da persone che mi amavano, ma io non riuscivo a stare con loro. Sapevo cosa volevo, ma non lo avrei mai ottenuto.

Arrivammo davanti a casa di Didyme e Seth che avevano appena acquistato dopo il ritorno dal viaggio di nozze. Spensi la macchina e scesi. Jacob fece lo stesso. Mi mise una mano sulla spalla per fermarmi e, con tono autoritario, mi disse “ Continueremo questo discorso quando torni a casa.”

“Papà. Marcus.” ci voltammo verso la voce e vidi Didyme correre verso di noi sorridendo. Abbracciò mio padre e poi si strinse me.

“Sei venuto anche tu ad aiutarci?” chiese lei a nostro padre.

“Nah. Sto andando dal nonno e ho voluto dare uno strappo a tuo fratello. Io vado” e salì in macchina. Notai lo sguardo che scambiò con mia sorella prima di partire. Pensai di usare i miei poteri ma Didy non mi diede il tempo.

“Vieni” mi ordinò e mi trascinò sul retro della casa. Quando vidi quello che mi aspettava mi lasciai sfuggire un gemito e Didyme rise.

“Dov’è Seth?” chiesi io sperando che spuntasse da qualche parte.

“Di ronda! Papà gli ha ordinato così” rispose lei alzando le spalle “ Non inizi?”

“ Vuoi dire iniziamo?” feci io guardandola. Lei mi fece una linguaccia e schizzò in casa. Capii che avrei dovuto fare tutto da solo. Presi un respiro profondo e iniziai. Anche se ero dotato di forza e velocità straordinarie, impiegai tutta la mattina a trasportare mobili in casa. Didyme intanto mi ordinava dove posizionarli, cambiando il posto di ciascun mobile per ben tre volte. Esme aveva avuto una cattiva influenza su di lei, meno male che non aveva preso da Zia Alice o da mamma. Per quelle due, lo shopping era vitale.

Per l’ora di pranzo, mi propose di andare a caccia. Io accettai all’istante, avrei fatto di tutto per distrarla dal suo proposito. Ci dirigemmo nel folto della foresta e dopo aver cacciato un paio di cervi, ci sedemmo su dei massi. Osservai la mia maglietta con aria abbattuta. Non ero ancora capace a nutrirmi senza sporcarmi. Dovevo chiedere a nonno Edward come faceva a rimanere immacolato ogni volta.

“Marcus. A cosa stai pensando?” mi chiese Didyme. Alzai lo sguardo verso di lei e le risposi “ Stavo pensando di chiedere al nonno di insegnarmi a cacciare.”

“Davvero?” fece scettica.

“Si. “ risposi io cauto e osservandola curioso. Il mio potere di leggere la mente non funzionava con lei, come nonna Bella aveva uno scudo che la proteggeva. “ Didyme a cosa devo tutto questo? Sai, sto pensando seriamente che hai comprato tutti quei mobili per avere una scusa per parlarmi.” Lei arrossì ed io sorrisi.

“Sorellona, bastava che mi chiamavi ed io sarei venuto subito. Sai che con me puoi sempre parlare!”

“Ne sei sicuro?” mi disse lei seria.

“Certo!” risposi. Mi chiesi cosa stesse succedendo. Prima mio padre e poi mia sorella. Iniziai a stancarmi di questa situazione e, con tono infastidito, esclamai “ Forza, Didyme. Parla. Cosa c’è?”

“Cosa hai tu? Marcus sei strano ultimamente. È successo qualcosa?” ripetè la stessa domanda che aveva fatto mio padre prima. Sbuffai, non avevo voglia di parlarne. Mi alzai e lei si catapultò davanti a me.

“Tu non vai da nessuna parte. Prima mi devi rispondere e sappi una cosa. Non ci muoveremo da qui finché non mi avrai spiegato ogni cosa!” gridò lei infuriata. Mi arrabbiai e mi ritrovai a risponderle urlando.

“Vuoi sapere che ho? Voglio avere una vita normale. Voglio essere come gli altri ragazzi. Uscire, avere amici. Uno normale.”

“Ma tu non sei come loro. Marcus, sei speciale anche nel nostro mondo!” sbottò lei urlando più di me.

Ci guardavamo furiosi e avevamo il respiro affannato. Poi scoppiamo a ridere, tra noi era sempre così. Ci sfogavamo per poi  sorriderci. Didyme mi abbracciò e ,sussurrandomi all’orecchio, mi disse “ Perché non me ne hai parlato? Lo sai che con me puoi sempre confidarti.”

“Temevo che mi avresti riso in faccia, Didy.” Risposi io tornando a sedermi sui massi.

“Marcus va bene che sono la sorella gemella di E.J., ma non ho il suo stesso carattere.” Spiegò lei risedendosi vicino a me.

“Come posso fare? Non voglio che vi preoccupiate per me.”

“Tutti si preoccupano per te.” E mi accarezzò la testa. “ Sei il piccolo Marcus.”

“Ma sono cresciuto.” Mi lamentai io guardandola. Lei mi sorrise ed io mi ritrovai a rispondere al sorriso.

“Si è vero. Ma se permetti, noi ti tratteremo come abbiamo sempre fatto. Adesso dobbiamo trovare una soluzione” disse in tono pratico e aggrottò le sopraciglia. Conoscevo quell’espressione, la faceva ogni volta che macchinava qualcosa.

“Didyme. Lascia perdere. Me la farò passare.” Dissi io preoccupato.

Mi fece cenno di stare zitto ed io non dissi più nulla. Era più sicuro lasciarla pensare in pace. Di solito quando qualcuno tentava di interromperla, lei si limitava ad alzare una mano e lo bloccava nello scudo. Il povero Seth,  in questi anni, aveva passato più tempo rinchiuso da Didyme che fuori. Sospirai e mi sentii più leggero. Aveva fatto bene mia sorella a insistere, era come se avessi tolto un peso enorme dal mio stomaco. Guardai il cielo e vidi spuntate il sole,  a quanto pare era riuscito nuovamente a vincere le nuvole di Forks come quella mattina. Sorrisi e sobbalzai quando Didyme esclamò felice “ Trovato!”

“Cosa?” chiesi io preoccupato e fissandola allarmato. Le idee di Didyme erano sempre rischiose.

“La soluzione!” disse lei esasperata. “ è geniale! Fidati!”

“E quale sarebbe questa soluzione geniale?”

“Andrai a scuola!” e mi guardò con occhi colmi di entusiasmo. La fissai e scoppiai a ridere. Ridevo talmente tanto che dovetti mettere le mani sullo stomaco per tentare di fermarmi. Quando riuscii a prendere fiato, la guardai e, cercando di essere serio, ripetei “ Scuola?”

“Sì” ringhiò lei “ Adesso non ridere!” ed io cercai di trattenermi “ Vuoi avere una vita normale, giusto? Beh. La scuola è perfetta. Conoscerai gente! Non era questo che volevi?”

“Si, ma Didyme è impossibile. Guardami!” esclamai io indicandomi.

Lei mi osservò e avvicinò il suo braccio al mio. La differenza era notevole. Lei pallida ed io scuro. Non sembravamo neanche fratelli.

“C’è la farai benissimo a integrarti. Non avrai gli stessi problemi che hanno avuto il nonno e i prozii. E poi se dovessero capitare, non sarà certamente la fine del mondo. I nonni si sono conosciuti così! Dai fratellino, non ti piace l’idea?”

Non risposi, dopotutto non era male come piano. M’immaginai in un’aula attorniato da ragazzi e ragazze. Ridacchiai, sarebbe stato facile frequentarla. Carlisle mi aveva già insegnato tutto e avevo ereditato il cervello di mia madre. Guardai mia sorella sorridendo e lei esultò alzando le braccia al cielo. Scoppiò a ridere ed io tentai di dirle. “ Didyme, calmati. Non sono ancora del tutto convinto!”

“Finiscila. Ma ci pensi? Non avrai problemi. Basta che usi la lettura del pensiero e le visioni per essere bravo a scuola. Così potrai concentrarti solo su come vivere normalmente.”  Protestò lei.

Mi convinse e,mettendole una mano sulla guancia, le mostrai la mia immagine con una toga gialla e un diploma in mano.  Lei rise ancora più forte e mi ritrovai a ridere insieme a lei. Decidemmo di tornare a casa e trovammo Seth sulla soglia di casa che ci aspettava. Appena vide mia sorella, corse verso di noi e l’abbracciò stretta. La baciò a lungo, tanto che cominciai a sentirmi di troppo.

“Marcus!” disse il licantropo e dandomi il cinque. “ Tutto bene?”

“Si, adesso sì” risposi io e guardai mia sorella per ringraziarla. Lei sorrise, per poi voltarsi verso Seth con sguardo determinato. Ridacchiai quando vidi il lupo arretrare.

“Amore, adesso ascoltami. Trasformati e vai a chiamare mamma e papà. E anche i nonni adesso che ci penso!”

“Non puoi telefonarli?” chiese Seth, ma quando vide l’espressione di sua moglie arretrò portandosi vicino agli alberi.” Faccio in un baleno!” disse.

“Ti conviene!” fece lei e quando vide che Seth stava per addentrarsi nel folto della foresta, gli gridò dietro “ Ti amo!” il lupo si voltò, le sorrise e sparì. Mia sorella mi afferrò per un braccio e mi trascinò in casa. Mi fece accomodare su una sedia mentre lei camminava su e giù borbottando. Il nervosismo s’impossessò di me e tentai di avere una visione. Ma ero talmente preoccupato per le reazioni che avrebbero potuto avere i miei genitori che non riuscii a vedere niente. Mi presi la testa fra le mani e, poco dopo, sentii mia sorella accarezzarmi i capelli.

“Fratellino, calma! Andrà tutto bene!” mi consolò lei. Sentimmo dei passi fuori dalla porta e li riconobbi. Erano della mia famiglia. Alzai lo sguardo verso mia sorella per cercare conforto, ma vidi che anche lei era impietrita dal nervosismo. Merda. Perché mi ero lasciato convincere?

La porta principale si aprì e sussurrai a Didyme “ Forse è meglio lasciar stare!”

“Non dire cazzate, Marcus. Perché dovrebbero impedirti di andare?”  io non risposi e lei mi sorrise.

“Didy?” chiamò Seth.

“Siamo qui!” rispose lei prima che io potessi tapparle la bocca. Li vidi entrare, prima i miei genitori che si accomodarono sul divano e poi i miei nonni. Edward si mise sulla poltrona e Bella si sedette sul bracciolo. Mi fissavano tutti ed io sorrisi incerto. Mia sorella,nel frattempo, si era avvicinata a Seth e notai che gli aveva appoggiato una mano sul braccio. Li stava mostrando il motivo per cui eravamo tutti qui.

“Marcus” disse mia nonna curiosa. “ A cosa dobbiamo questa riunione?” e mi fissò.

Presi un respiro profondo e gettai uno sguardo verso Didyme. Lei sorrise e mi fece cenno di parlare.

“Mi hanno fatto notare che in questo periodo mi sono comportato in maniera strana” risposi io abbassando lo sguardo. Non riuscivo a guardarli in faccia, ma riuscii avvertire il cambiamento dei loro sentimenti. La perplessità si era trasformata in curiosità, tranne che in una persona. Alzai lo sguardo e mio nonno mi guardava sorridendo. “Seth “ disse notando il mio sguardo. Il lupo in questione mi guardò e alzò le spalle per scusarsi.

“Ma perché fa sempre così!” sbottò mio padre “ Marcus, mi stai facendo impazzire e non solo a me” Mia nonna e mia madre annuirono per confermare le sue parole.

Sospirai e confessai “  In questi giorni mi sono isolato perché mi sono reso conto che io desidero vivere una vita, per quanto possibile, normale.”

“Marcus” sussurrò dolcemente mia madre e fece per alzarsi, ma io la fermai facendole un cenno con la mano.

“Mamma lo so quello che hai intenzione di dirmi. Non potrò mai essere come tutti i ragazzi della mia età. Ma vorrei provarci. Voglio interagire anche con il mondo degli umani!”

“E come pensi di farlo?” chiese mia nonna osservandomi curiosa.

“Ecco. Didyme ha avuto l’idea…” ma non riuscii a continuare. Presi un respiro profondo per darmi forza e sussurrai “  Che potrei frequentare il liceo di Forks”

Osservai le loro reazioni. Mia madre e mia nonna mi guardavano a bocca aperta, mio padre scuoteva la testa sorridendo e mio nonno mi guardava orgoglioso. Mi voltai verso Seth e Didyme e mi guardavano raggianti, tanto che Didy mi fece segno di vittoria. Ma io volevo la conferma. Guardai i miei genitori e chiesi “ Per voi va bene? Prometto che starò attento. Non combinerò disatri.”

Jacob e Renesmee mi guardarono e annuirono. Io mi alzai in piedi per esultare e andai verso di loro che nel frattempo si erano alzati.

“ Grazie!” dissi felice come non mai.

“Se è questo che hai bisogno, io e tuo padre ti aiuteremo” fece mia madre e mio padre mi scompigliò i capelli. I miei nonni si erano avvicinati a me e Bella disse “ è un’ottima idea.”

“ è merito di Didyme” spiegai io indicando mia sorella.

“Come al solito” fece lei dandosi aria d’importanza. Scoppiamo a ridere e rimanemmo lì ad aiutare i due sposini, tranne mia madre e mia nonna. Decisero di andare a iscrivermi subito, visto che la scuola era iniziata da poche settimane.

Era sera ed io mi rigiravo nel letto. Domani mattina sarei andato a scuola ed ero nervosismo.  Avevo chiamato Sam per dargli la notizia e lui aveva urlato al telefono per cinque minuti buoni. Mi aveva detto che ci saremmo incontrati davanti alla mensa e poi aveva messo giù.

Prima di addormentarmi, mi venne in mente la frase che mio nonno aveva detto prima di tornare a casa insieme alla nonna “ Il liceo di Forks  avrà di nuovo uno studente speciale.”

 

 

 

Eccomi di ritorno. NON HO RESISTO! È da quando ho scritto il capitolo finale di “ 10 anni dopo… La vita a Forks continua” che mi gironzolava questa idea in testa. Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto.

Cercherò di aggiornare al più presto, ma vediamo come andrà questo capitolo prima. Grazie per aver letto.

 

Grazie a coloro cha hanno letto, leggono e leggeranno la mia FF!

 

Alla prossima! ( spero)

  
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