Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: KomadoriZ71    08/12/2015    1 recensioni
{ Ivan & Max ─ Hardenshipping } "Erano passati due anni dal giorno in cui Max si era arruolato nel Team Rocket, la vita nel campo di addestramento non era stata come se l'era immaginata, gioiosa e ricca di sorprese sempre più intriganti. Il giovane dai morbidi capelli rossi lasciava a malincuore la postazione attuale, adorava stare in un ambiente in cui si sentiva a casa e, la regione di Johto, si era dimostrata più volte come una zona dai paesaggi mozzafiato, caratterizzata da città dalle tradizioni piuttosto interessanti. Max aveva già deciso di tornarci per finire di esplorarla, magari durante la pensione.
Mancava poco allo scoccare della mezzanotte e il rosso era seduto sulla sedia della scrivania, la luce tenue della lampada illuminava un album stracolmo di fotografie e ricordi, il quale raccontava la sua esperienza all'interno del campo Rocket. [...] Le pagine scorrevano velocemente sotto le dita snelle, la sua mente tornava indietro nel tempo, un sorriso nostalgico comparve sul volto e ciò lo trascinò a sospirare. Aveva fatto un cambiamento radicale dal primo giorno, secondo i suoi amici era sbocciato come un bocciolo di rosa, adesso si poteva considerare un vero uomo.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Ivan, Max (Team Magma), Nuovo personaggio, Team Rocket
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
il tutore, il minatore e lo scienziato

Capitolo Quattro
- Il tutore, il minatore e lo scienziato.




«Vide qualcosa che si muoveva nella semioscurità, sul lavandino,
un paio di antenne che oscillavano avanti e indietro. Uno scarafaggio.
Era grande come un pollice e aveva una striscia arancione sul dorso.
Non ne aveva mai visto uno simile prima d'allora, ma in fondo non era così strano:
aveva letto che esistevano più di tremila specie di scarafaggi.
Aveva anche letto che si nascondono quando avvertono le vibrazioni di qualcuno in avvicinamento,
che per ogni scarafaggio scoperto ce ne sono almeno dieci che la fanno franca.
Questo significava che erano ovunque
»

» Scarafaggi, Jo Nesbø




cccc


Max era pensieroso quando attraversò la porta insieme ai suoi compagni, in men che non si dica era stato catapultato in un'ampia sala: le pareti bianche e il pavimento marroncino ben lucidato, la facevano assomigliare alla palestra del vecchio liceo, anche l'odore che impregnava l'aria era più o meno simile; quest'ultima era stata allestita da un tavolo per il buffet imbandito di leccornie costose, un palco centrale che poteva ospitare almeno quattro persone, sedie in plastica nera allineate contro al muro e musica classica di sottofondo, ma che garantiva delle buone conversazioni. In mezzo alle decorazioni dall'aria strampalata, c'erano uomini e donne che indossavano la divisa nera dei Rocket, i cui volti esprimevano ogni genere di sensazione.
Noia. Gioia. Tristezza. Nervosismo. Curiosità.
Ogni recluta presente all'evento viveva quell'attimo in maniera diversa, insieme ai vari adulti spiccavano anche dei ragazzini, i quali raggiungevano appena i sedici anni d'età. Non era mai troppo presto per diventare un membro ufficiale del Team Rocket, forse Giovanni semplificava l'esame di ammissione, a quanto pare voleva permettere a chiunque di essere un criminale.
Max scrollò le spalle e si schiarì la voce con un colpo leggero di tosse, cercò di mantenere una posizione rigida mentre seguiva il Generale, era sua intenzione quella di fare una bella impressione sui prossimi colleghi di lavoro. Anche se oscurati dalla visiera sottile dei cappelli, ogni occhio era puntato indirettamente sul plutone che avanzava a velocità moderata e Max, che allora si paragonava mentalmente a una cavia da laboratorio, era invaso da una strana sensazione di disagio. Ma restò tranquillo, non era il caso di perdersi in fesserie, poi osservò i collaboratori che si allineavano davanti al palcoscenico vuoto. Appena Dana aveva finito di sistemarsi, Max l'affiancò velocemente e cominciò a mordicchiarsi freneticamente l'interno guancia.
La musica cessò di perforare le orecchie del giovane studioso, solo allora si era reso conto del brusio di sottofondo provocato da voci, intente a giudicare i nuovi arrivati. Ma si placarono quando Giovanni entrò da una porta secondaria, nella mano destra reggeva un drink color ambra, ci giocherellava lentamente e muoveva il bicchiere di cristallo in modo circolare; a passo lento salì sul palco per piazzarsi su una sedia vuota non molto lontana dal microfono e, mentre si accendeva un sigaro, puntò gli occhi scuri sugli otto personaggi appena arrivati dalla regione di Johto.
Max deglutì dallo sconforto, aveva una voglia tremenda di abbassare lo sguardo, era la prima volta che si ritrovava faccia a faccia con il Capo del Team Rocket, non se l'era mai immaginato come un uomo dall'aria minacciosa. Mentre era sul punto di sospirare per incoraggiarsi, però, si sentì agguantare la mano da Dana.
Archer, questo era il nome del Generale che li aveva accolti e accompagnati fin lì, imitò i movimenti del Leader e si piazzò davanti al microfono. Iniziò a discutere del più e del meno con un tono abbastanza monotono, dietro agli otto sfortunati c'erano reclute che sbadigliavano di continuo.
Quell'uomo ripeteva all'infinito il regolamento, Max trovava quel procedimento piuttosto noioso e nauseante, ormai aveva capito che esisteva un coprifuoco e che le reclute potevano uscire solo tramite un permesso scritto, che motivo c'era di comportarsi come un disco rotto? Max cercò di non battere ciglio, doveva omologarsi a ogni costo, ma cessò di concentrarsi sulla figura di Giovanni quando adocchiò due sagome insolite, impegnate a salire sul palco. Alla fine del tragitto i due avevano preso posto sulle sedie rimaste vuote.
Max osservò i due personaggi, da lì poteva inquadrarli chiaramente.
Prima c'era una donna dal portamento fiero, era seduta al fianco sinistro di Giovanni. Dal lungo vestito bianco capì che si trattava di uno dei Generali Rocket era la dama che, almeno al campo di addestramento, descrivevano in mille modi diversi. Il suo viso possedeva dei lineamenti piuttosto marcati, incorniciato alla perfezione da capelli scarlatti di media lunghezza che assomigliavano a delle fiamme ardenti, i suoi occhi possedevano un colore indefinito, forse erano cangianti. Il corpo della comandante, poi, era sensazionale e Max si emozionò durante l'osservazione. Pareva privo di qualsiasi imperfezione, come se fosse dipinto da un pittore ricco di fama ed esperienza.
Max era rimasto incantato dall'angelica visione e non voleva più toglierle gli occhi di dosso ma, il secondo individuo, riuscì ad attirare l'attenzione dello scienziato.
Stranamente.

Occhi rotondi e scuri, ciuffetti corvini che spuntavano da sotto il cappello. Era chiaro che si trattava di una recluta, aveva il volto coperto da uno strato di barba poco curata; c'era una cicatrice a forma di “ics”piazzata in mezzo alla fronte, la quale terminava di decorare quel delizioso quadretto. Il ragazzo in questione assomigliava a un esemplare di Sharpedo, ciò riuscì a far sorridere anche Max. La pelle dello sconosciuto era dello stesso colore del cioccolato al latte, il suo corpo massiccio era coperto da così tanti muscoli che, il tessuto della divisa, si poteva strappare da un momento all'altro.
Max arricciò la punta del nasino, pareva deliziato, ma finì di sorridere.
Infatti sia Giovanni che la recluta stavano tracannando dell'alcool e, mentre Archer era intenzionato a prolungare il discorso, sembrava che i due mandavano avanti una conversazione per soli uomini. Ridevano continuamente, i loro occhi finivano spesso su Leila o Dana.
Max digrignò i denti senza far troppo rumore, indignato.
Nessuno poteva adocchiare in quel modo le sue amiche, ormai le vedeva entrambe come due sorelle mancate.

«E ora diamo la parola al vostro tutore» esclamò all'improvviso Archer, poi si preoccupò di mettere in mostra ciò che si poteva considerare un sorriso, ma si trattò di un ghigno estremamente falso. «Sarà lui ad accompagnarvi nelle prossime settimane, vi spiegherà tutto ciò che non è stato detto stasera, in più vi mostrerà i vostri alloggi, le stanze che potrete frequentare liberamente e quelle destinate ai nostri progetti» continuò a spiegare e si sistemò un ciuffo dei capelli, poi si voltò verso la recluta seduta accanto a Giovanni.
Lo sconosciuto si alzò con due minuti di ritardo e, quando lasciò il bicchiere in un angolo, si avvicinò al microfono con una camminata impacciata.
Poi iniziò a parlare.



«Ruba i Pokémon per profitto. Sfrutta i Pokémon per profitto. Tutti i Pokémon esistono per la gloria del Team Rocket» il tale aveva cominciato il discorso con il motto onorario del Team, senza nemmeno appoggiare il cappello sul cuore. Max non aveva apprezzato l'intervento, non era così essenziale, ma la curiosità lo invogliò a proseguire con l'ascolto. «Signori e, giustamente, signore. Io non conosco voi e voi non conoscete me, però questa sera ho avuto l'incarico di salire su questo palco, per discutere al meglio su ciò che vi aspetta all'interno del Rifugio» mentre lo sconosciuto parlava con convinzione, proprio quando aveva preso confidenza con l'arnese elettronico, partì un lampo rossastro dalla sua cintura così dietro di lui si materializzò un enorme Tentacruel.
Max rabbrividì all'istante e cercò di non guardare la bestia, detestava ogni Pokémon che proveniva dal mare o dall'acqua in generale. Per non parlare di quelle meduse troppo cresciute, erano fastidiose e fameliche, non erano i Pokémon adatti a fare compagnia a una coppia di anziani. Inutili, perfettamente privi di senso.
Proprio come il tizio che si sforzava di mettere due parole in croce, era in grado di compiere il suo dovere solo grazie all'alcool. Da sobrio, non era capace nemmeno di accogliere un gruppo misero di compagni.

«
Ehm...Io e il mio Pokémon...Volevamo solo darvi il benvenuto all'interno dell'organizzazione, mi complimento con voi per essere arrivati fin qui, non è semplice passare l'esame di ammissione.
Ha messo in difficoltà anche me, anni fa
» Max scrollò le spalle e sospirò irritato, se dei bambocci di sedici anni potevano ottenere il titolo di recluta, quell'essere allora era proprio privo di intelletto.
Tutto muscoli e niente cervello.
Uno studioso come Max non era intenzionato ad avvicinarsi a un tipo come lui, grazie agli insegnamenti del padre aveva compreso chi era da frequentare e chi no, ma nel Team Rocket era impossibile rispettare le regole imposte dal genitore. Quella conferenza, quel discorso, una vera perdita di tempo.
Intanto il Tentacruel restava al fianco dell'allenatore, non lo perdeva di vista e si strusciava contro la sua schiena:
«Perciò, visto che mi hanno dato il titolo di tutore, nelle prossime settimane mi assicurerò di rimanere al vostro fianco a ogni ora del giorno, vi darò una mano nel prendere la decisione giusta, specialmente se ci saranno delle missioni in corso; correte pure a chiamarmi per ogni piccolo dilemma, anche se sentirete la nostalgia di casa. Non è assolutamente un problema, sono qui per questo.
Ma sarete liberi di farlo anche dopo l'orientamento, siamo dei compagni di squadra, dei fratelli al servizio del nostro unico padre, Giovanni.
Dobbiamo aiutarci, collaborare e conquistare ogni regione del mondo.
Permettetemi di augurarvi buona fortuna, con noi vi aspetterà un cammino ricco di imprevisti e sorprese, non è così male la vita di una recluta Rocket
»


E finì di parlare, a quanto pare non sapeva più come fare per continuare.
Pareva imbarazzato, anche il Tentacruel era confuso.
Un minuto dopo, però, nella sala si sentì un forte frastuono.
Era il rumore provocato dagli applausi, chiunque lo stava applaudendo.
Tutti, sì, solo Max non si era mosso di un millimetro.
Quello strano individuo era riuscito ad arrivare al cuore di tutti, anche Giovanni applaudiva soddisfatto.
Max abbassò la testa e sospirò, come se si volesse nascondere dalla vergogna, veramente l'avevano consegnato nelle mani di quel tale?
Non gli poteva andare peggio di così.


* * *



«Ivan, sei stato magnifico!»
Quello era stato uno dei tanti complimenti che avevano fatto a Ivan quella sera, appena Tentacruel era tornato nella sua Pokéball, era stato assalito da una folla di reclute che l'avevano condotto di peso nella stanza accanto, lì era in corso il party di benvenuto.
Avevano trasformato Ivan nell'ospite d'onore, nessuno si era preoccupato di chiamare i nuovi arrivati, erano tutti attorno al tutore e dipendevano dalle sue labbra. L'interessato, poi, non era così acuto da notare la loro assenza, era in piedi sul tavolo, brindava alla salute con un discorso campato in aria, oppure metteva in mostra le doti canore con canzoni che conosceva grazie al padre. Beveva fiumi d'alcool insieme ai suoi compagni, quella notte i limiti non esistevano.
Due specialmente.
Gerardo e Zeno.
Zeno non era un uomo che si faceva vedere spesso nel rifugio, era sempre impegnato con gli scavi al Monte Luna e faceva ritorno ad Azzurropoli per le grandi occasioni. Si guadagnava da vivere estraendo dalla roccia i fossili dei Pokémon estinti, poi i suoi collaboratori facevano il resto: li inviavano alla base dell'Isola Cannella, per dare agli scienziati la possibilità di far tornare in vita quelle misteriose creature. Dalle rughe poco marcate che gli cospargevano il viso, si capiva a prima vista che Zeno aveva quarant'anni suonati e, a causa della forza brutale con cui picconava le pareti rocciose della grotta oscura, si era procurato un fisico robusto e muscoloso da vero minatore; era alto almeno due metri però, i capelli lillà sparsi in un cesto indomabile di ricci, lo aiutavano a mantenere un'aria tranquilla e pacifica, quasi giovanile. Ivan lo soprannominava come “il gigante buono”, ma ogni membro del Team Rocket gli portava rispetto dato che aveva conquistato il titolo di veterano. Erano più di vent'anni che scavava per conto della banda di criminali, mai una volta si era fatto infinocchiare dalle autorità, erano in pochi coloro che riuscivano a invecchiare lì dentro.
«Ragazzo, tu e Tentacruel avete fatto scintille su quel palco. Tutti dipendevano dalle tue labbra» si complimentò Zeno, aiutò Ivan a scendere dal tavolo, poi gli donò una pacca ben messa sulla spalla.
Ivan era sul punto di inciampare, ma riuscì a stare in equilibrio grazie all'intervento di Gerardo, che non si allontanava mai.
«Grazie Zeno, è bello vederti di nuovo tra noi» cominciò Ivan e lasciò che Zeno gli riempisse il boccale che teneva nella mano destra, era veramente affezionato a quel gigante. Assomigliava un po' a suo padre, in effetti. «Per fortuna Giovanni ti ha dato il permesso di tornare, per quanto starai qui?»
«
Fino alla fine dei festeggiamenti» spiegò Zeno, poi appoggiò il fianco contro al tavolo per assumere una posizione più comoda. «Non mi sono concessi benefici quando si parla di scavi, noi minatori siamo d'impiccio per il Rifugio» borbottò con una sonora risata, sorseggiò la birra fresca a grandi sorsi e intrecciò il braccio destro contro ai pettorali scolpiti: «E voi ragazzi?».
«
Il mio lavoro procede bene, come al solito» affermò Ivan entusiasta, non vedeva l'ora di raccontare dei propri successi.
Zeno annuì contento e si lasciò scappare un sorriso, ormai considerava Ivan come un figlio, ma passò direttamente a Gerardo. «E tu Gerardo? È giunta voce fino al Monte Luna che sei diventato uno scassinatore professionista, devo credere a quei pettegolezzi?»
«
» bisbigliò Gerardo, poi annuì con aria soddisfatta. «Ho saputo distinguermi in questo campo, diciamo»
«
Oh dovresti proprio vederlo! Gerardo ha fatto dei passi da gigante» ecco che Ivan cominciò a parlare al posto dell'amico, voleva solo essere sincero. «Gerardo ha delle mani fantastiche, agili e svelte, è capace di fare qualsiasi cosa»
«
Ivan, smettila»
«
Gerardo, perché dici così? Non è forse vero?»
«
Ho capito, ho capito. Voi due siete dei ragazzi dalle doti eccezionali, il Team Rocket ha fatto un vero affare a reclutarvi» mormorò Zeno per interrompere la discussione dei due giovani, poi si infilò tra loro per cingerli in un delizioso abbraccio di gruppo.
Il trio scoppiò subito a ridere animatamente. Gerardo e Ivan assalirono il petto del gigante con una lunga serie di pugni. Era impossibile scalfirlo.
I tre formavano una bella famiglia.



* * *


Erano passate diverse ore da quando il tutore aveva finito il discorso, ma nessuno l'aveva più visto da quando era sceso dal palco.
Molte reclute l'avevano accerchiato, poi l'avevano trascinato via.
Max, contento di non avere attorno quell'ammasso informe di muscoli, aveva recuperato qualcosa di stuzzicante dal buffet, se non metteva in bocca qualcosa rischiava di svenire dalla fame, poi si era messo a chiacchierare con i pochi soggetti rimasti all'interno del salone.
Ogni tanto masticava le cibarie che aveva recuperato, ma non si divertiva.
Anche Leila aveva inseguito il tutore, solo Dana era rimasta nei paraggi e faceva le domande più bizzarre ai due Generali, Ariana compresa.
Max le guardò per un attimo. Erano entrambe bellissime.
Era sul punto di avvicinarsi, curioso di conoscere la donna che creava mille emozioni nei cuori delle reclute ma, appena aveva fatto il primo passo, Leila sbucò dalla porta e si fermò proprio davanti allo scienziato per sbarrargli la strada:
«Passerotto sei ancora qui? Non vieni alla festa?»
«
Festa?» esclamò Max senza capire. «Sono già alla festa Leila»
«
Oh no!» Leila scoppiò a ridere, poi intrecciò il braccio attorno a quello di Max. «Le reclute hanno organizzato un party tutto per noi, è nell'altra stanza. Dovresti venire! C'è musica, festoni, birra...Di tutto!»
«
Party?» mormorò Max insicuro, le spiegazioni della donna non lo convincevano, poi lasciò il piatto dove l'aveva preso e si lasciò guidare dall'amica. «Ne sei sicura?»
«
Certo!»
«
Eppure questo posto è così calmo...La musica c'è anche qui...»
«Passerotto
, piantala» la donna bloccò le argomentazioni proposte da Max, continuò ad accompagnarlo alla soglia con passo veramente deciso. «E poi ho bisogno del tuo aiuto, voglio parlare con il nostro tutore ma non ho il coraggio per avvicinarmi, tu sei un uomo quindi sarà un gioco da ragazzi parlare con lui»
Max deglutì e cercò un modo per riuscire a scappare, ma a quanto pare era inutile andare contro alle volontà di Leila. Una parte voleva evitare di parlare con quell'essere ripugnante, l'altra non voleva far esplodere il carattere ardente della donna.
Era in mezzo a due fuochi, doveva trovare la maniera giusta per liberarsi.
«Voi due, dove state andando?»
Dana, li aveva notati fuggire e si era aggregata:
«Al party organizzato dalle reclute, vuoi venire con noi Primula? Stiamo andando a conoscere il tutore»
«
Certo! Perché non me l'avete detto subito?»
Max sospirò e lasciò che Dana afferrasse il secondo braccio, era spacciato.




Angolo dell'Autrice

Ciao, sono sempre io... Lily!
A distanza di tempo sono riuscita ad aggiungere un capitolo a questa storia, della quale non mi sono dimenticata, affatto.
Sono mesi che lavoro senza sosta sul materiale che ho scritto in precedenza, il mio è un continuo circolo vizioso di cambiamenti e miglioramenti, solo oggi sono riuscita a concludere il capitolo che mi ha causato più "problemi". Mi dispiace far aspettare i pochi che seguono il racconto, ma sono la classica autrice che preferisce prendersela comoda, visto che Xavier si è assentato devo procedere a piccoli passi per correggere i miei eventuali errori grammaticali.
Quindi...
State sereni e non scordatevi di passare dal profilo di Komadori!
Mi viene da ridere, ho aggiornato la storia nel periodo in cui ORAS ha festeggiato un anno dalla sua uscita. Hahaha, come passa veloce il tempo quando ci si diverte!
Il mese prossimo anche noi Pettirossi festeggeremo un anno di attività, da quel lontano giorno ho avuto delle esperienze che hanno cambiato me, il mio modo di scrivere, di curare l'impaginazione dei miei racconti e di vedere il mondo. Secondo voi si nota? Beh, spero che non sia una mia impressione.
Però è bello sapere che un videogioco sui Pokémon ha coinvolto due persone così differenti e lontane, che le ha indotte a creare un piccolo angolo di scrittura che può piacere a chiunque. Le amicizie che mi sono fatta grazie a questo mondo colorato sono magnifiche e, anche se quei ragazzi abitano dall'altra parte dell'Italia, spero di non perderli mai di vista. (Il prossimo che dice: "Eh, ma i Pokémon sono giochi per bambini!" giuro che le prende di santa ragione).
E niente...
Le parole a caso finiscono qui, per oggi.
Grazie per coloro che si fermano per recensire, che si ostinano a leggere le fan fiction / One Shot che pubblichiamo.
Forse Xavier sarà assente a causa del suo troppo studio, un giorno quel ragazzo farà la stessa fine di Cyrus se continua così, però troverete questa povera autrice a coltivare la sua passione per la scrittura.
Ci rivedremo prossimamente, se non pubblicherò qualcosa entro Natale vi auguro delle buone feste in anticipo!

Grazie di cuore a chiunque, anche ai volponi che si fermano a leggere il testo e che non recensiscono. Siete belli, ciao!

Lily









   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: KomadoriZ71