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Autore: Mayo Samurai    08/12/2015    1 recensioni
Raccolta di One shot tutte BartNat, seguendo la traccia amorevolmente offerta da internet, alias la "100 word challenge".
Cento capitoli per cento prompt.
Sperando di riuscire a completare la sfida, vediamo almeno di iniziarla!
Buona lettura!
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bartimeus, Nathaniel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SIETE PRONTI PER IL MIELE!?
Vado ad eclissarmi-
 
 
 
 
 
Lucciole
 
 
 
 
 
 
 
Le storie della buonanotte sono le migliori.
Hanno tutto, parlano della notte e del giorno, di avventure incredibili e di viaggi tra i cieli, tutti a bordo di un letto caldo e accogliente.
Ti cullano finchè non dormi oppure ti tengono sveglio a fantasticare, a seguire con le dita ombre e luci sul soffitto.
C’è una storia, quasi dimenticata, la preferita di bambini e bambine, molto amata anche dai grandi e dai più anziani.
Le bambine dicono che è una storia romantica perché racconta della luna e delle lucciole, mentre i bambini affermano che è una storia di avventure, perché c’è un addestratore e strambe magie.
E anche se non gliel’ho mai detto perché mi piace vederli fantasticare e crescere con idee loro e ben diverse, è tutto vero, perché la storia che sto per raccontarvi, parla di un addestratore di lucciole, e di una magica, stramba luna.
 
 
 
Una volta, tanto, tantissimo tempo fa, quando il vento e il mare erano ancora giovani, c’era un ragazzo che amava le lucciole.
Le addestrava e le insegnava a ballare e cantare, e le piccoline ubbidivano, poiché l’addestratore era gentile con loro, e anche molto bello.
Andava a raccoglierle e chiamarle quando le notti erano calde e accoglienti, e se c’era vento o faceva freddo, le faceva nascondere sotto la giacca, tra i suoi capelli e anche tra barattoli profumanti di salvia e rose.
L’addestratore ballava e cantava con loro, ed era solo per poterlo sentire ancora una volta che le lucciole davano il loro meglio, illuminando i campi e guidando le persone che cercavano la via di casa.
Le persone dei villaggi lo conoscevano, ma non andavano mai a disturbarlo, e ogni volta che vedevano una lucciola, la pregavano di salutarlo e di ringraziarlo.
Molte ragazze sospiravano al suo pensiero, e sarebbe piaciuto loro potergli preparare qualcosa di dolce, oppure regalargli qualcosa, come un abito o una ciocca dei loro capelli.
Ma l’Addestratore di Lucciole non cercava l’amore tra l’erba alta e gli alberi, lui guardava Luna e sospirava.
Luna l’osservava a sua volta, rammaricandosi di non poterlo raggiungere: gli sarebbe piaciuto poter scendere e parlare con lui, ma non sapeva fare molte cose, se non brillare di luce che non gli apparteneva e rimanere fisso lì, nel cielo.
 
 
 
L’Addestratore di Lucciole si scervellava ogni notte per trovare una soluzione, e quando ne parlava, alcuni dicevano che era impossibile, mentre i bambini affermavano che se avesse costruito una scala abbastanza lunga, sarebbe arrivato fin lassù.
Oppure che avrebbe dovuto salire sull’albero più alto al mondo e fare un piccolo balzo.
Oppure imparare a volare.
Erano tutte idee molto belle, e in molti si prodigarono per aiutarlo, ma senza alcun successo.
La scala era troppo sottile e più salivi più ondeggiavi, l’albero più alto al mondo si rivelò un bonsai posto sulla cima del monte più alto, e anche se provò a volare, non imparò mai.
L’Addestratore non sembrava mai arrendersi, anche se quando le bambine vedevano i suoi occhi tristi, scoppiavano a piangere per lui.
Alcune volte diventava scettico, e s’arrabbiava con Luna, gridandogli di venire giù, di sforzarsi un po’ anche lui, ma Luna non rispondeva mai.
Perché non si era innamorato di Sole? Forte, bello e caldo?
Perché cascare per Luna? Così freddo e orgoglioso, che quando brillava della luce rubata, oscurava presuntuoso le stelle, sovrastando la loro scena come un attore altero.
E come se non bastasse, si nascondeva l’infingardo! Come una vecchia signora s’ammantava di buio e notte e spariva dalla scena stoicamente, lasciando che tutti l’osservassero e si rammaricassero della sua partenza.
E con altrettanta teatralità riappariva, lasciandosi cantare serenate e lodi, permettendo che gli uomini tessessero le sue qualità come una sarta lavora a un tappeto pregiato.
Amava volare alto, oppure essere così vicino che pareva di poterlo sfiorare con la punta delle dita.
E a questi pensieri l’Addestratore perdeva la pazienza, e non parlava più nemmeno con le sue lucciole.
Le piccine, ovviamente non volevano vederlo così triste, e perciò s’impegnavano a renderlo nuovamente felice.
Una notte particolarmente buia, in cui Luna non fece la sua comparsa, le lucciole decise di rapirlo, e di portarlo all’Addestratore.
Ovviamente erano gelossissime, ma amavano così tanto l’Addestratore che misero da parte la loro gelosia e lo aiutarono.
Perché si sa, le lucciole sono insettini ben educati e gentili, così piccini da non avere spazio per i brutti sentimenti.
Volarono fino a Luna, e con le loro stesse luci lo illuminarono, trovandolo tutto rannicchiato in un angolino di spazio, coperto fin sopra i capelli dalla notte.
Ora non sto qui a spiegarvi cosa si dissero, perché Luna era molto saccente e curioso, e voleva sapere cento cose e mille fatti, costringendo le lucciole a rispondere velocissime come un vento arrabbiato.
Ma le lucciole erano pazienti, e parlarono a lungo, finchè non gli dissero di scendere, che poteva lasciare il cielo un attimino e venire giù.
Luna era molto ligio al dovere, gli piaceva il suo lavoro, e nascose la sua curiosità e voglia di esplorare così bene, che le lucciole quasi piansero!
Ma tutti lo sanno che le lucciole sono anche furbe, e capirono al volo i veri sentimenti di Luna.
Lo pregarono e quando si dimostrò anche solo un po’ dubbioso, lo sollevarono con le loro piccole zampine e l’accompagnarono nel buio.
Dovete sapere che Luna pesa come una piuma! I più grandi dicono che sia fatto di formaggio e miele, e che quindi pesi davvero tanto, ma Luna in realtà è fatto di polvere di stelle e sogni, pensate che pesa esattamente come 1345 pensieri positivi!
E’ leggerissimo!
Le lucciole l’accompagnarono tra stelle e comete, tra asteroidi e satelliti, facendolo scivolare lungo la via Lattea e saltellare nel vento.
 
 
 
Quando l’Addestratore di Lucciole vide Luna per la prima volta, rimase senza parole.
Non brillava come le sue piccoline, ma i regali abiti e la pelle pallida riflettevano la loro luce gentile come uno specchio, facendolo splendere d’argento.
Era così strano!
Portava buffi abiti da re, blu neri e argento, lunghissimi, e un mantello intrecciato con le più notti nordiche più belle.
I capelli erano spruzzati di stelle comete, come se qualcuno avesse soffiato dello zucchero nella notte.
L’Addestratore rimase in silenzio per un po’: aveva sempre cercato di immaginarsi Luna da vicino, ma ora che l’aveva davanti, era così diverso!
Iniziarono a parlare e a camminare, a raccontarsi storie, senza mai aver bisogno di tenersi per mano o sfiorarsi, perché entrambi sapevano che non ce n’era bisogno.
Parlarono a lungo, tutta la notte, e quella successiva, e quella dopo ancora, narrando di leggende e di sussurri che avevano udito.
Alcune volte bisticciavano e le lucciole li osservavano un po’ intimorite, perché Luna diventava tutto scuro quando s’arrabbiava, e faceva un po’ paura.
Però alla fine facevano pace, e le lucciole tornavano a giocare coi capelli dell’Addestratore, sbucando timide dalle ciocche.
Nessuno se lo aspettava, ma Luna sapeva un sacco di cose! Anche se appariva solo di notte, sentiva moltissime storie e gli piaceva da morire stare coi piedi a penzoloni oltre il cielo ad ascoltare le leggende degli uomini, i loro racconti e i loro studi.
Anche l’Addestratore di Lucciole sapeva un sacco di cose, viaggiando in lungo e in largo aveva conosciuto tantissime persone, e aveva imparato di tutto.
Così, entrambi avevano tantissime di cose da dirsi, e passò molto tempo senza che smettessero di parlare.
 
 
 
Le lucciole all’inizio non ci fecero molto caso, erano felici per il loro Addestratore e per Luna, ma quando una notte in cui avevano accompagnato a casa una bambina, sentirono gli uomini parlottare spaventati.
Stavano dicendo che Luna era scomparso!
Non riappariva nel cielo da troppo tempo, e anche nelle notti più limpide non metteva fuori nemmeno un piede!
“Han rapito Luna!” dicevano molti.
“Chi potrebbe essere così malvagio?” Chiedevano i bambini.
Gli adulti non sapevano rispondere e i bambini piangevano, perché quando Luna illuminava le loro stanze, i mostri non uscivano, ma se non c’era più lui, come avrebbero fatto?
La tristezza e la paura prese i villaggi degli uomini, lasciandoli soli nella notte.
Le stelle consolavano poco, anche loro sentivano la mancanza di Luna.
Le lucciole si sentirono in colpa: per far felice una persona amata, ne avevano intristite molte altre!
Luna serviva a tutti, non potevano tenerlo nascosto ancora.
Volarono tutte trafelate dall’Addestratore e Luna, per avvertirli.
Se ne stavano accanto a un ruscello, a raccontarsi storie sull’acqua e sulle pietre quando le lucciole li assalirono, riempiendo i capelli di entrambi con le loro lucette e gentili frullii d’ali.
Gli spiegarono veloci come lampi che Luna non poteva rimanere lì a lungo, che gli uomini avevano bisogno di lui.
Che disastro!
Stare sulla terra a parlare con l’Addestratore aveva distratto Luna dal suo compito!
Che problema!
Coi capelli tutti in disordine e le guancie rosse dall’imbarazzo Luna tentò di tornare al proprio posto, ma si rese conto di non riuscire a raggiungere il cielo, dopotutto ora era sulla terra, e non s’era mai accorto di quanto fosse distante!
Le lucciole si offrirono di riaccompagnarlo, dopotutto era colpa loro se gli uomini erano rimasti senza Luna, anche se si sentivano in colpa per portarlo via all’Addestratore, che lo guardava con occhi feriti.
Disse che non c’era problema, dopotutto Luna serviva a tutti quanti, e non poteva di certo costringerlo a stare lì, che c’era d’interessante sulla terra quando te ne potevi stare in cielo in compagna di comete e stelle?
Gli disse di sbrigarsi, perché le ombre e i mostri stavano già sbucando da sotto i letti, e i bambini avevano bisogno di lui.
Fu col cuore spezzato che l’Addestratore e Luna si salutarono.
 
 
 
L’addestratore rimase molto tempo da solo.
Le città crollavano e venivano ricostruite sotto i suoi occhi e quelli di Luna, ancora bloccato sulla volta celeste.
Alcune volte, quando passeggiava per i campi, sbirciava la volta celeste timidamente, come se gli avesse fatto un torto, e quando Luna spariva nella notte, forse nascondendosi sotto il suo mantello, l’Addestratore non desiderava altro che sapere che fosse ancora lì, che stesse bene e che non fosse scappato per la vergogna o la tristezza.
Le lucciole che accompagnarono Luna non fecero più ritorno, ma sapeva che erano rimaste con lui, e che gli raccontavano delle avventure vissute con l’Addestratore, di tutti i posti che avevano visitato assieme e di tutte le persone che avevano conosciuto.
Sapevano che eran diventate delle stelle.
Era contento che ci fosse qualcuno che tenesse compagnia a Luna, che gli raccontasse delle fiabe della buonanotte di quando lui era bambino.
Gli anni passavano accanto all’Addestratore senza sfiorarlo, correndo al suo fianco come bambini allegri, e non passava notte in cui sperava che Luna non comparisse nel cielo, ma seduto accanto a lui, magari in mezzo all’erba alta dove potevano parlare senza che nessuno li vedesse.
E una notte, in cui il cielo rimase nero decorato solo con le stelle, l’Addestratore di Lucciole rimase senza parole per la seconda volta.
Era certo che Luna fosse nel cielo, nascosto da qualche parte, ma ora era lì, che gli sorrideva e gli raccontava che fosse successo, di quanto avesse parlato e discusso con Sole, per concedergli anche solo una notte da trascorrere sulla terra!
Era pochissimo, ma avrebbe potuto scendere ogni volta che finiva il suo lavoro, quegli attimi in cui il cosmo si distraeva e lui si riposava un attimo prima di riprendere da capo la sua danza.
Questa volta l’Addestratore non si fece nessuna domanda e gli gettò le braccia al collo, trascinandolo nell’erba alta, circondati dalle lucciole ritornate, ora ancora più luminose delle loro sorelle terrestri.
E mentre l’Addestratore e Luna si raccontavano ciò che avevan visto e ciò in cui credevano, le lucciole li osservavano allegre, accoccolandosi tra i loro capelli e vestiti, sembrando tante stelle luminose.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Mi sono venute le carie a scrivere-
E bho, se da una parte mi piace da morire perché è una fiaba dolcissima, e adoro le Au fiabose, dall’altra sono combattuta perché è troppo dolce per due come Bartimeus e Nathaniel-

Che poi scommetto che sanno essere dolci pure loro, però bho-
 
 
 
Che brutta la vita di una fangirl con idee idiote.
 
 
 
E la storia delle lucciole che diventanto stelle ero tipo: “WOOOOO- Figata! Che bell’idea-
Aspetta-
C’è la Principessa e Il Ranocchio che tratta di-
Oh.
Ok.
Vabbè.”
 
 
 
 
:C
   
 
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