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Autore: _sylvia_    08/12/2015    0 recensioni
Considerata l’ora e il traffico pressoché assente sarebbero stati cinque minuti al massimo. Quei cinque minuti però furono più che sufficienti per trovarsi in mezzo ad un incidente. E non come esterni.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove tutto ebbe inizio

 
Le ragazze si erano salutate, promettendosi di vedersi qualche volta durante le vacanze di Natale.
La famiglia Adams era uscita dal palazzo in cui abitavano gli amici. L’aria all’esterno era fredda, ma gli addobbi natalizi illuminavano la città ancora più del solito, rendendola più bella. Qualche metro e raggiunsero l’auto. Velocemente Charlie Adams mise in moto e partì. Guidava piano, il motore era ancora freddo e l’asfalto era ricoperto di ghiaccio. Nell’abitacolo però l’atmosfera era calda e piena di gioia. Charlie e suo figlio James, accanto a lui, discutevano dei progetti che James aveva con la sua ragazza, Jade. Lei era in Francia con la madre e appena fosse tornata sarebbe subito ripartita insieme a James e ad alcuni amici per passare l’ultimo dell’anno in montagna. Sedute sui sedili posteriori invece Rose e Sophie parlavano della giornata trascorsa a casa dei Prewett.
 
 
Quell’anno, come tutti quelli passati, erano stati invitati a passare il giorno di Natale dagli amici. A pranzo erano presenti molti ospiti, ex compagni di Rose e Lucinda, la sua migliore amica di sempre. Passare il pranzo di Natale tutti insieme era quasi una tradizione tra le due donne e i loro vecchi amici. Gli inviti avvenivano solo per formalità, ma tutti sapevano esattamente come avrebbero trascorso quella festività. Era un modo per rivedersi, un’occasione per incontrarsi tutti insieme, visto che raramente riuscivano ad organizzare qualcosa a cui tutti e cinque potessero partecipare. Rose, Lucinda, John, Thomas e Vivian si conoscevano fin dai tempi del liceo ed erano sempre stati inseparabili, perlomeno fino a quando non avevano messo su famiglia. Dopo era stato sempre più difficile vedersi ma non avevano mai interrotto i rapporti. I loro figli erano nati tutti più o meno nella stessa fascia di anni e così incontrarsi era diventato un modo per far nascere l’amicizia fra i bambini. E così era stato. Seppure poche volte all’anno riuscivano a trovarsi tutti insieme, tra Rose e Lucinda le cose erano diverse. Abitavano entrambe nel centro di Londra e le figlie minori, anche se in corsi differenti, frequentavano la stessa scuola ed erano buone amiche. Ogni occasione era buona per organizzare un pranzo o una cena a casa di una o dell’altra.
Quel giorno poi era presente tutta la nuova generazione, cosa che non accadeva spesso, quindi era un avvenimento da festeggiare. Cinque persone con rispettivi consorti e prole al completo non erano affatto poche e la casa dei Prewett non era mai stata così piena come quel giorno.
 
Quando quella mattina gli Adams entrarono nell’accogliente appartamento degli amici ancora non era arrivato nessuno. Ad accoglierli fu Alicia, la primogenita Prewett, tornata qualche giorno prima dalla Scozia, dove aveva deciso di frequentare l’università. Ci fu il consueto scambio di auguri e regali poi Rose si recò in cucina per aiutare Lucinda con gli ultimi preparativi. Vedendo la tavola già apparecchiata Sophie ed Ava si rifugiarono nella camera di quest’ultima per parlare un po’ prima dell’arrivo dei loro amici.
Non passarono più di dieci minuti prima che Thomas, con la moglie e i figli Lucas e Stephen, bussarono alla porta, subito seguiti da Vivian e suo marito con i loro tre figli. Come sempre l’ultimo ad arrivare fu John che, avendo quattro donne in casa tra moglie e figlie, si era ormai rassegnato ad essere perennemente in ritardo. Mentre gli uomini commentavano i vari risultati sportivi in salotto e le donne erano riunite in cucina, un’orda di tredici ragazzi delle età più disparate aveva invaso la camera di Alicia e Ava.
James, Alicia e Lucas, essendo i più grandi del gruppo se ne stavano in disparte, accanto alla finestra, scherzando e ricordando quando ancora frequentavano insieme la scuola superiore ed erano inseparabili. Ora con Alicia a studiare in Scozia e Lucas in giro per il Paese insieme alla band che aveva formato durante l’ultimo anno di liceo, l’unico rimasto stabile in città era James che a volte sentiva ancora la mancanza dei suoi vecchi amici.
I più piccoli di casa, Victoria, Paul, e Brigitte, figli gemelli di John i primi due e la piccolina di Vivian la terza, con i loro undici anni si divertivano con poco e avevano scovato un vecchio gioco in scatola appartenente ad Ava e Alicia quando anche loro erano più piccole.
Michael e Stephen invece si divertivano a prendere in giro Elizabeth riguardo la sua nuova cotta, un ragazzo del loro stesso corso che si era trasferito da poco in città. La povera Liz era infastidita, ma sapeva che i suoi migliori amici stavano solo scherzando, come facevano sempre da quando avevano scoperto la notizia.
 Ava e Sophie, infine, erano forse le più tranquille insieme a Chris e Nicole, rispettivamente i figli maggiori di Vivian e John. La loro era una scena quasi da fine del mondo: era più unico che raro vederli tutti e quattro insieme senza che si stuzzicassero a vicenda.
Insomma, nonostante già il gruppo dei genitori non era proprio dei più ristretti, dopo diciannove anni dalle prime nascite i loro figli li avevano decisamente superati, con la piccola Brigitte che aveva stabilito la maggioranza femminile nella nuova generazione.
 
- Ehi Sophie, non ci devi dire niente? – Disse Chris ridendo poco dopo essersi messi a tavola. Vedendo l’espressione confusa della ragazza continuò. – Gli abbracci, le frecciatine, la complicità, il tutto fra i corridoi della scuola e in pubblico… ti piace Felix Carbel o sbaglio? -
Subito Il viso di Sophie diventò color pomodoro per l’imbarazzo, mentre suo fratello lanciava un’occhiataccia prima al ragazzo e poi alla sorella. Non aveva dimenticato come era stata solo pochi mesi prima quando aveva rotto con il suo ultimo ragazzo e da quel momento stava molto attento a chi si interessava a lei. Ava comprendendo l’imbarazzo dell’amica si affrettò a zittire Chris con un calcio negli stinchi che però non sortì alcun effetto visto che lui non recepì il messaggio.
- Siamo solo amici – fu la breve risposta di Sophie che per evitare di dover dare spiegazioni addentò una tartina che aveva nel piatto.
Ma ormai il silenzio era calato e nella parte di tavolo occupata dai più giovani tutti, eccetto i tre bambini, guardavano incuriositi la ragazza.
- Che c’è da guardare? E’ solo un amico che mi ha aiutato molto. Soprattutto negli ultimi quattro mesi. – Chiuse l’argomento e con una scusa si alzò da tavola.
- Sei un deficiente, Chris – fu l’esplicito commento di Ava che avendo capito seguì Sophie fuori dalla stanza.
- Che ho detto di male? Ho solo chiesto se le piaceva Felix! – sbottò Chris non comprendendo la reazione esagerata, ma ottenne solo altri sguardi dubbiosi in risposta. L’unica in grado di spiegare fu Nicole che, pur non conoscendo bene la situazione, qualcosa sapeva dalle poche volte che incontrava Felix.
- Chris, Felix e Sophie sono solo amici, te lo posso assicurare. Lei stava malissimo dopo aver lasciato Jake e lui, conoscendolo bene, l’ha aiutata molto a superare la cosa. – Vedendo l’espressione truce di James si rivolse anche lui, stavolta in maniera più rilassata. – A quanto ne so io per un po’ Sophie vuole stare lontana dai ragazzi. Gli unici che è disposta a sopportare sono Alex e Felix, oltre ovviamente a te Jay. –
Alex era il migliore amico di Sophie, insieme a Cleo, e sapeva che aveva un cotta secolare per quest’ultima quindi non c’era da preoccuparsi. Non riusciva però a stare tranquillo su Felix: era il loro vicino di casa e aveva solo due anni meno di lui, quindi uno in più di Sophie, e bene o male erano cresciuti insieme. Non voleva si ripetesse la stessa storia accaduta con il bamboccio, come lo chiamava lui.
 
- Tutto a posto? – sussurrò Ava affacciandosi alla porta della stanza. Sophie alzò lo sguardo e le fece cenno di entrare. Stava seduta sul letto, rannicchiata, con la testa bassa e i capelli a coprirle il volto.
- Lo sai che mi fa ancora male parlarne. –
- Lo so io, lo sanno Cleo e Alex, lo sanno i tuoi e forse lo sa anche James, Non prendertela con Chris, non lo fa apposta a dire certe cose. –
- Non ce l’ho con lui. Ce l’ho con me stessa. Jake era un’idiota. Lasciarlo è stata la cosa migliore che io abbia fatto. Ma allora per quale motivo ci sto ancora così male? Sono passati quattro mesi! Vorrei riuscire a superarla, ad andare avanti e ricominciare. Felix è un ragazzo fantastico e sarebbe perfetto, però detto da Chris mi ha dato fastidio. E’ come se rendesse la cosa reale quindi possibile. Ed io non sono pronta e non lo voglio. – Aveva lasciato Jake perché lui l’aveva tradita con un’altra ragazza mentre lei era in vacanza. Sophie non glielo aveva perdonato, non dopo più di due anni che stavano insieme, e aveva chiuso definitivamente. Fosse stato per lei non sarebbe nemmeno rimasta ad ascoltarlo, ma Cleo l’aveva convinta. Il risultato era stato peggiore del previsto. Non era la prima ragazza, quella storia andava avanti già da un pezzo. Come se non bastasse in molti lo sapevano. Durante i mesi seguenti Sophie si era lasciata andare e se non era caduta in depressione era solo grazie a Cleo, Alex e Felix che non l’avevano permesso. E perché doveva tenere d’occhio James affinché non massacrasse Jake, anche se era solo quello che avrebbe fatto anche lei. Inoltre le erano stati vicini anche i suoi genitori ed Ava: non l’avevano forzata a parlare, ma avevano aspettato che lei fosse stata pronta a raccontare. Quando era con i suoi amici si lasciava andare a pianti e sfoghi, imprecando contro il suo ormai ex ragazzo, ma davanti a lui reagiva e camminava a testa alta, non voleva mostrargli quanto lui le aveva fatto male.
- Soph, non è da Felix un comportamento del genere. Lo sai che non ti ha aiutato per secondi fini, non ti devi preoccupare. – Ava pensava davvero quello che diceva. Conosceva Felix fin dal primo anno e sapeva bene che non era il tipo di ragazzo che avrebbe consolato una ragazza per poi farla soffrire di nuovo lui stesso. – Torniamo di là, ti va? –
L’amica annuì e si ricompose, pronta a tornare in salotto e non rovinare quel giorno che sarebbe dovuto essere solo pieno di gioie.
 
Il resto del pranzo trascorse allegramente, a Sophie tornò il buonumore e Chris si fece in qualche modo perdonare. Il menu preparato da Lucinda era squisito e parecchio abbondante. Inoltre Alicia, che adorava cucinare dolci, aveva preparato lei stessa il tradizionale Pudding natalizio. Inutile dire che fu apprezzato da tutti e a fine pasto fu il momento di aprire i Christmas Crackers. Decisero di romperli tutti nello stesso momento, così il rumore del pacchetto che si spezzava fu ampliato. Ciascuno indossò la coroncina di carta che vi trovò all’interno e poi si divertirono a leggere e risolvere gli indovinelli trovati.
 
Passarono tutti un pomeriggio stupendo: finalmente dopo tanti anni Rose riusciva a trascorrere questo giorno di festa con i suoi migliori amici tutti riuniti e insieme si persero a rievocare vecchi ricordi e momenti indimenticabili della loro adolescenza. James, Alicia e Lucas decisero di uscire a fare un giro e così incontrare alcuni loro vecchi compagni con cui avevano un po’ perso i contatti. I più piccoli di casa bisticciavano e il momento dopo avevano già fatto pace, erano in continua lotta per provare questo o quel nuovo giocattolo, per chi dovesse usarlo prima e chi dopo, ma anche loro come tutti gli altri si godettero quella giornata.
Verso metà pomeriggio scelsero un gioco da tavolo a cui giocare per passare il tempo e tutti parteciparono. Stabilirono piccoli premi, poche monete o dei cioccolatini per far contenti i bambini, e ogni volta nascevano battutine ironiche o falsi disappunti rivolti al vincitore della partita appena terminata. Quando smisero di giocare si era fatta ormai ora di cena e quindi rimasero tutti a casa dei Prewett a mangiare. Ciò che era avanzato a pranzo fu più che sufficiente per tutti e Lucinda non dovette cucinare granché.
 
Era passata da un po’ la mezzanotte quando le chiacchiere e i festeggiamenti terminarono. Brigitte e Victoria si erano accoccolate vicine sul divano e stavano già dormendo, mentre Paul resisteva ancora, anche se con gli occhi che ogni tanto si chiudevano, mentre giocava con il suo nuovo game boy. I più grandi invece si erano rifugiati nella camera di Alicia ed Ava e stavano guardando un film. Erano divisi sui due letti o sul tappeto, tutti incastrati l’uno con l’altro e con le gambe intrecciate tra loro, con delle coperte di lana a scaldarli. Tra uno sbadiglio e l’altro qualcuno commentava il film e qualcun altro rideva per qualche battuta, ma la stanchezza era generale ed infatti Elizabeth si era addormentata già da un pezzo, con la testa sulle gambe di Stephen e i piedi intrecciati a quelli di Michael.
Gli adulti cominciarono a raccogliere ciò che era rimasto in giro e nonostante le proteste di Lucinda la aiutarono a sistemare almeno un po’, in modo da non farle fare tutto da sola il giorno dopo.
Circa un’oretta più tardi le quattro famiglie si ritrovavano in strada a scambiarsi la buonanotte mentre ciascuno raggiungeva la propria auto. Quella degli Adams si trovava non molto distante dalla palazzina.
 
 
Il tragitto fino a casa non era molto lungo, avrebbero solo dovuto fare un paio di svolte per raggiungere il Lambeth Bridge e attraversare il Tamigi e da lì una svolta a destra e una a sinistra e avrebbero raggiunto la via in cui abitavano. Considerata l’ora e il traffico pressoché assente sarebbero stati cinque minuti al massimo. Quei cinque minuti però furono più che sufficienti per trovarsi in mezzo ad un incidente. E non come esterni.
Erano all’angolo tra Lambeth Walk e Old Paradise Street e dovevano girare in quest’ultima. Charlie guidava piano dato che la strada era ricoperta di ghiaccio, ma così non era per il conducente dell’auto che arrivava dalla parte opposta. Stava parlando al telefono e non era nemmeno del tutto sobrio. Guidava abbastanza veloce e in un momento di distrazione non si accorse della macchina che stava girando all’incrocio davanti a lui. Quando finalmente ci fece caso frenò all’improvviso ma era già troppo tardi. Era già troppo vicino all’incrocio e come se non bastasse perse il controllo del mezzo che slittò su una grossa lastra di ghiaccio e si schiantò contro il lato sinistro dell’altro veicolo.
L’impatto fu disastroso, entrambe le macchine si ribaltarono e l’uomo che aveva causato l’incidente ne uscì vivo per miracolo. Riuscì subito a chiamare i soccorsi e in un momento di lucidità provò a trasportare i passeggeri fuori dalla loro auto. La ragazza più giovane sembrava la meno lesa e la adagiò a qualche metro di distanza, così come il ragazzo sul sedile anteriore. I due adulti invece erano feriti gravemente. Non appena tirò fuori Charlie l’automobile di quest’ultimo esplose. I soccorsi arrivarono poco dopo, ma per lui era troppo tardi, era troppo vicino all'esplosione. E non c’era molto da fare per la moglie e il ragazzo.
In una fredda sera di Dicembre, la sera di Natale, tre persone persero la vita. 


Spazio autrice

Ciao a tutti!
Eccomi con una nuova One-Shot. Questa storia nasce dall'idea di un missing moment prequel di una long che avevo iniziato a a scrivere a quattro mani con un'amica, ma che poi abbiamo abbandonato. Ho deciso di pubblicare questo capitolo e poi se riuscirò vorrei anche scrivere il sequel riprendendo quei due capitoli pubblicati anni fa (su un altro account dove li cancellerò a breve).
E niente, spero che il capitolo vi piaccia e vogliate lasciarmi un parere, positivo o negativo che sia. Mi scuso per l'eccessiva quantità di nomi (mi hanno fatto notare che ne ho messi davvero tanti!), ma se i rapporti di parentela non sono chiari qui non importa, dato che qui nascono e qui rimangono. Nella storia principale saranno pochi i personaggi ripresi da qui.
sylvia
   
 
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