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Autore: lostinpercyseyes    08/12/2015    0 recensioni
All'inizio vidi solo delle ombre che si muovevano, ma presto si trasformarono in sagome di corpi.
Qualcuno calò dentro la stanza. Volevo strillare, piangere, vomitare. La presenza che avvertivo si stava avvicinando, quando mi fu di fronte si chinò su di me. Sentii un sussulto provenire dalla figura e poi un'esclamazione in un gergo che non capii: -Caspio...-
Era sicuramente un ragazzo, lo capivo dal tono della sua voce, ma non riuscivo a vedere i lineamenti del suo volto, solo a distinguere il colore dei suoi capelli, biondo sporco.
-Che c'è che non va, Newt?- chiese una voce dall'alto.
Il ragazzo di fronte a me, Newt evidentemente, mi guardò un attimo e poi si girò verso la folla.
-È una ragazza.-
Dall'esterno sentii provenire un gran vociare, di cui riuscivo a cogliere solo poche frasi sparse.
Mi sentivo confusa, infondo una ragazza non doveva essere un così grande stupore, o forse sì?
{Sequel: "Into The Scorch"}
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chuck, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Stai attenta, dai retta a Minho e vedete di tornare prima della chiusura delle Porte.- si raccomandò per la centesima volta Newt.
-Ti prometto che te la riporto sana e salva. Sarà perfino più bella di come è ora.- alzò gli occhi al cielo Minho. -Non preoccuparti, è una in gamba.-
-Lo so, ma state attenti. Se ti fa male la gamba dillo, così la testa di caspio qui presente ti riporta nella Radura.- continuò il biondo.
-Testa di caspio a chi?- fece l'offeso il Velocista.
-Va bene, ora basta.- dissi ad entrambi, sorridendo. 
-Un'ultima cosa.- disse Newt, per poi abbracciarmi, un gesto del tutto inaspettato. Mi sentii in imbarazzo per quell'improvvisa vicinanza, ma anche al sicuro. -Torna da me.- mi sussurrò all'orecchio; lentamente si scostò e quando mi fu davanti mi lasciò un piccolo bacio affettuoso sulla fronte. -Torna da me.- ripeté; ero arrossita, ma continuai a sorridergli.
-Anche se mi dispiace rovinare questo bel momento romantico, vorrei dire che dobbiamo andare se vogliamo tornare in tempo.- mi ricordai della presenza di Minho solo quando parlò.
-Torno presto. Promesso.- dissi a Newt prima di allontanarmi e seguire il Velocista nel Labirinto.
Attraversammo la Porta Occidentale, entrando nella Sezione otto, e percorremmo diversi corridoi. Ero al fianco di Minho e svoltavo a destra e a sinistra senza pensarci, correndo per tutto il tempo. La luce del primo mattino aveva una specie di secco splendore che faceva apparire tutto fresco e lucente: l'edera, i muri piene di fessure, i lastroni di pietra della pavimentazione. Benché mancassero ancora alcune ore prima che il sole arrivasse a mezzogiorno, la luce era abbondante. Mantenni il passo del ragazzo come meglio potevo. Qualche volta dovetti scattare per recuperare il terreno perduto.
Finalmente raggiungemmo un'apertura rettangolare in un lungo muro rivolto a nord. Sembrava una soglia priva di porta. Minho la attraversò di corsa, senza fermarsi. -Questa porta dalla Sezione otto, il quadrante centrale a sinistra, alla Sezione uno, il quadrante in alto a sinistra. Come ti ho detto, questo varco si trova sempre qui, anche se il percorso per arrivarci può cambiare un po' per via degli spostamenti dei muri.-
Lo seguii, sorpresa dal mio respiro già affannoso. Speravo che fosse solo per l'agitazione, e che sarebbe presto tornato regolare.
Corremmo per un lungo corridoio sulla destra, oltrepassando diverse possibili svolte a sinistra. Quando raggiungemmo la fine del percorso, Minho rallentò fino a tenere uno svelto passo di marcia e allungò il braccio per tirare fuori una matita e un taccuino da una tasca laterale dello zaino. Buttò giù un appunto e poi rimise via tutto, senza mai fermarsi davvero. Mi chiesi cosa avesse scritto, ma il ragazzo rispose prima che riuscissi a porre la domanda.
-Faccio affidamento... Soprattutto sulla memoria.- ansimò l'Intendente, con la voce che finalmente mostrava una piccola traccia di stanchezza. -Ma più o meno ogni cinque svolte scrivo qualcosa che mi possa aiutare più tardi. Perlopiù cose legate alla roba di ieri... Cosa c'è di diverso da oggi. Così posso usare la Mappa di ieri per poter disegnare quella di oggi. Facile, facilissimo, Anna.-
Mi sentii affascinata. A sentire Minho, sembrava facile davvero.
Corremmo ancora per un po' prima di arrivare a un incrocio. C'erano tre strade possibili, ma il ragazzo svoltò a destra senza esitare. Mentre lo faceva, prese un coltello dalla tasca e, senza rallentare di un passo, tagliò un grosso pezzo dall'edera che pendeva dal muro. Lo gettò a terra alla sue spalle e continuò a correre.
-Briciole di pane?- domandai, all'improvviso mi era venuta in mente una vecchia fiaba. Questi strani lampi sul mio passato avevano quasi smesso di stupirmi.
-Briciole di pane.- rispose Minho. -Io sono Hansel e tu Gretel.-
Andammo avanti, seguendo il corso del Labirinto, a volte girando a destra e a volte a sinistra. Dopo ogni svolta, il Velocista tagliava e poi lasciava cadere un metro d'edera. Non potei fare a meno di esserne colpita: per farlo, Minho non aveva neppure bisogno di rallentare.
-Bene.- disse l'Intendente, questa volta con il fiatone. -Tocca a te.-
-Cosa?- A dire il vero, per il mio primo giorno non mi ero aspettata di fare nulla che non fosse correre e stare a guardare.
-Adesso taglia l'edera. Devi abituarti a farlo correndo. Quando torniamo indietro la raccogliamo o la spostiamo di lato con un calcio.-
All'idea di avere qualcosa da fare, fui più felice di quando non mi aspettassi, anche se mi ci volle un po' per impratichirmi. Le prime volte fui costretta ad accelerare per raggiungere Minho dopo aver tagliato il ramo e una volta mi punsi un dito. Tuttavia, al decimo tentativo ero ormai brava quasi quanto il Velocista.
Continuammo. Dopo aver corso per un po', Minho rallentò fino a camminare e poi si fermò del tutto. -Pausa.- Si tolse lo zaino dalle spalle con un gesto rapido e ne estrasse una mela e una bottiglia d'acqua. 
Non ci fu bisogno di pregarmi perché seguissi il suggerimento. Ingollai l'acqua, apprezzando la freschezza che scendeva a dare sollievo alla gola secca.
-Frena un po', citrulla.- strillò Minho, in mondo scherzoso. -Tienine un po' per dopo.-
Smisi di bere e feci un bel respiro di soddisfazione. Diedi un morso alla mela, sentendomi sorprendentemente corroborata. Per qualche ragione, i miei pensieri tornarono al giorno in cui Minho e Alby erano andati a vedere il Dolente morto, quando tutto, poi, era sprofondato nella sploff. -Non mi hai mai ancora raccontato davvero cosa sia successo ad Alby, quel giorno... Come mai stesse così male. Ovvio che il Dolente si è svegliato, ma che è successo davvero?-
Minho si era già rimesso lo zaino. Sembrava pronto a ripartire. -Beh, quel coso del caspio non era morto. Alby gli ha dato una calcio con il piede, da vero idiota. Il ragazzaccio si è svegliato all'improvviso e gli è rotolato sopra con quel suo corpo grasso. Tuttavia, aveva qualcosa che non andava, perché non l'ha attaccato veramente, come fanno di solito. Sembrava che più che altro volesse scappare e che il povero Alby si trovasse sulla sua strada.-
-Quindi stava scappando da voi?- In base a ciò che avevo visto qualche notte prima, mi pareva inimmaginabile.
Minho si strinse nelle spalle. -Sì, credo... Forse doveva ricaricarsi o roba del genere. Non lo so.-
-Cosa poteva avere che non andava? Avete visto una ferita o roba simile?- non sapevo che genere di risposta stessi cercando, ma ero certa che nell'accaduto ci fosse una lezione da imparare o un indizio da seguire.
Il ragazzo rifletté per un instante. -No. Quel coso del caspio sembrava semplicemente morto... Come una statua di creta. E poi bum! È tornato in vita.-
La mia mente stava correndo all'impazzata, cercando di andare da qualche parte, solo che non sapevo dove né conoscevo la direzione da cui cominciare. -Mi chiedo solo dove sia andato. Dove'è che vanno sempre. Tu no?- Rimasi in silenzio per un istante, poi: -Non avete mai pensato di seguirli?-
-Amica mia, sbaglio o mediti propositi suicidi? Dai, muoviamoci.- Con quelle parole, Minho ricominciò a correre.
Lo seguii, lottando per capire cosa fosse a pizzicarmi in qualche remoto angolo del cervello. Qualcosa che riguardava quel Dolente morto e poi resuscitato, e che aveva a che fare con dove fosse andato una volta tornato in vita...
Frustrata, lasciai stare quel pensiero e accelerai il passo per raggiungere Minho.
Gli rimasi alla calcagna per altre due ore, nel corso delle quali facemmo pause che ogni volta sembravano più brevi. Che fossi in forma o no, stavo facendo una gran fatica.
Finalmente l'Intendente si fermò e si tolse di nuovo lo zaino. Ci mettemmo a sedere per terra, appoggiati al muro coperto d'edera, e pranzammo. Nessuno di noi parlò molto. Mi godetti ogni boccone del mio panino e delle verdure, mangiando quanto più lentamente potevo. Sapevo che Minho mi avrebbe fatto alzare e ripartire non appena il cibo fosse finito, quindi me la presi comoda.
-C'è qualcosa di diverso oggi?- domandai, curiosa.
Il ragazzo abbassò la mano e diede qualche pacca allo zaino, dove teneva gli appunti. -Solo i solito spostamenti dei muri. Niente per cui quelle tue chiappette sode debbano preoccuparsi.- non prestai attenzione alle sue ultime parole.
Bevvi un sorso d'acqua, osservando il muro coperto d'edera di fonte a noi. Colsi un bagliore rosso e argento, qualcosa che quel giorno avevo visto più di una volta. 
-A che servono quelle scacertole?- domandai. Sembravano essere dappertutto. Poi mi ricordai di ciò che avevo visto nel Labirinto. Erano successe talmente tante cose che non avevo avuto occasione di parlarne. -E perché hanno la parola cattivo scritta sul dorso?-
-Non sono mai riuscito a prenderne una.- Minho finì di mangiare e mise via il contenitore per il pranzo. -E non sappiamo cosa significhi quella parola... Probabilmente è lì solo per spaventarci. Ma devono essere spie. Per loro. È l'unica spiegazione che siamo riusciti a darci.-
-E chi sono loro, comunque?- chiesi, pronta a sentire nuove risposte. Odiavo le persone dietro al Labirinto. -Qualcuno ne ha idea?- 
-Non sappiamo una cippa di quegli stupidi Creatori.- Il viso di Minho arrossì mentre stringeva le mani come per soffocare qualcuno. -Non vedo l'ora di strappare loro...- 
Ma prima che l'Intendente potesse finire, balzai in piedi e attraversai il corridoio. -Cos'è quello?- lo interruppi, dirigendomi verso un debole riflesso grigio che avevo notato dietro all'edera che copriva il muro, poco più in alto della mia testa.
-Oh, già, quello.- disse Minho, con voce completamente indifferente. 
Infilai una mano nell'edera e spostai i rami come fossero tende e poi, con aria vacua, rimasi a fissare un quadrato di metallo inchiodato alla pietra. C'era una scritta stampata a grandi lettere maiuscole. Tesi la mano per farvi scorrere sopra le dita, come se non credessi ai miei occhi.
CATASTROFE ATTIVA TOTALMENTE:
TEST INDICIZZATI VIOLENZA OSPITI.
Lessi le parole ad alta voce e poi tornai a guardare Minho. -Cos'è?- Questo cartello mi dava i brividi. Doveva avere qualcosa a che fare con i Creatori.
-Non lo so, pivella. Sono dappertutto, come fottute etichette del grazioso Labirinto che hanno costruito. Ho smesso di disturbarmi a guardarli tanto tempo fa.-
Mi voltai di nuovo e rimasi a fissare il cartello, cercando di reprimere la sensazione di avere il destino segnato che stavo provando. -Non sono parole che facciano pensare troppo bene. Catastrofe. Violenza. Test. Davvero carino.-
-Già, davvero carino, Fagiolina. Andiamo.-
Riluttante, lasciai ricadere i rami d'edera e mi buttai lo zaino in spalla. Così ripartimmo, mentre quelle otto parole mi trapassavano la mente.
Un'ora dopo pranzo, il Velocista si fermò alla fine di un lungo corridoio. Era dritto, compatto, e non aveva sentieri secondari che si diramavano.
-L'ultimo vicolo cieco.- mi disse. -È ora di tornare indietro.-
Feci un respiro profondo, cercando di non pensare che eravamo solo a metà strada. -Niente di nuovo?-
-Solo i soliti cambiamenti nella strada che abbiamo fatto per arrivare qui. Siamo a metà del lavoro.- ribatté Minho impassibile, mentre controllava l'orologio. -Dobbiamo tornare, o Newt darà di matto.- Sorrise e senza aspettare una risposta, l'Intendente si voltò e prese a correre nella direzione da cui eravamo appena arrivati.
Lo seguii, frustrata all'idea che non ci fosse tempo di esaminare i muri, di esplorare quel luogo un po' di più. Infine mi misi accanto a Minho, tenendo il suo passo. -Ma...-
-Silenzio. Ricordati quel che ti ho detto prima... Non si può rischiare. Inoltre, pensaci. Credi davvero che da qualche parte ci sia un'uscita? Una botola segreta o roba del genere?-
-Non lo so... Forse. Perché me lo chiedi in quel modo?-
Il ragazzo scosse la testa e sputò un grosso grumo disgustoso alla sua sinistra. -Non c'è l'uscita. C'è sempre e solo la stessa cosa. Un muro è un muro e un muro soltanto. Compatto.-
Era la dura verità e lo sapevo. Ma provai a insistere lo stesso. -E come fai a saperlo? Non possiamo arrenderci senza lottare.-
-Perché chi ci manda dietro i Dolenti non è gente che ha intenzione di lasciarci fuggire facilmente... Se proprio come Thomas: troppo ottimista.- aggiunse dopo.
La prima frase instillò in me il dubbio riguardo all'utilità di ciò che stavamo facendo. -E allora perché ci prendiamo la briga di venire qui?-
Minho mi lanciò un'occhiata. -Perché ce ne prendiamo la briga? Perché è qui... E ci deve essere una ragione. Ma se pensi che troveremo un bel cancelletto che porta al Paese dell'Allegria, sei sveglia quanto una sploff di mucca fumante.-
Guardai dritta davanti a me, sentendomi tanto disperata da rallentare quasi fino a fermarmi. -Che schifo.-
-È una delle cose più intelligenti che hai detto finora, Fagiolina.-
Minho sbuffò forte e continuò a correre. Feci l'unica cosa che sapevo di dover fare. Lo seguii.
-Con Newt?- mi chiese dopo un po', forse per allentare la tensione che si era creata.
-Che intendi?- gli chiesi confusa.
-Niente, lascia perdere. Tra poco saprai quello che devi sapere.- mi sorrise in modo malizioso, lasciandomi ancora più confusa.
Il resto della giornata, per me, fu annebbiato dalla stanchezza. Io e Minho rientrammo nella Radura, andammo nella Stanza delle Mappe, disegnammo il percorso fatto nel Labirinto paragonandolo a quello del giorno precedente. Poi i muri si chiusero e giunse l'ora di cena. 
-Come è andata?- tentò di parlarmi Chuck.
-Bene, e tu? Cosa hai fatto?- cercai di mostrarmi allegra ed interessata, ma senza successo. Era evidente che ero stanchissima. 
-Il solito.- il ragazzino sviò la domanda come faceva tutte le volte. Parlare del suo lavoro doveva infastidirlo molto.
-Chuck, forse dovremmo lasciarla riposare.- intervenne in mio soccorso Newt; gli lanciai uno sguardo di gratitudine. Non avevamo avuto molte occasioni di parlare da soli io e lui, da quando ero rientrata.
-Oh, certo.- disse Chuck. -Ci vediamo domani.- aggiunse.
-A domani.- mi alzai lentamente e mi girai verso i ragazzi seduti al tavolo, lanciandogli un ultimo saluto.
-Anna.- mi richiamò il mio piccolo amico.
-Dimmi.- mi stropicciai l'occhio. Vidi Chuck alzarsi e venire verso di me, per poi darmi il mio secondo abbraccio della giornata. -Grazie di tutto. So che manterrai la promessa.- lo sentii dire. Avvertii un moto d'affetto nei suoi confronti che mi spinse ad abbracciarlo a mia volta; vidi Newt sorridermi, e così feci anch'io. Quando il ragazzino si staccò notai i suoi occhi erano umidi, ma non dissi nulla. Salutai ancora una volta e me ne andai.
Prima che il tramonto sfumasse nel buio mi trovavo già nel mio luogo preferito, in quell'angolo nella foresta, accoccolata accanto all'edera a chiedermi se sarei mai riuscita a correre di nuovo. A chiedermi come sarebbe stato possibile rifare la stessa cosa il giorno dopo. Soprattutto quando sembrava tanto inutile. Fare la Velocista aveva perso il suo fascino. Dopo un solo giorno.
Poi mi ricordai di Chuck, della promessa di riunirlo alla sua famiglia, di Newt e delle sue premure, di come sapesse farmi sentire bene senza nessuno sforzo. Non potevo semplicemente mollare tutto e infischiarmene. Dovevo continuare e andare avanti. Per loro.
Ero ormai vicino al sonno quando una voce, nella mia testa, parlò. Era una voce spaventata e maschile. La sentii, e ogni sua parola mi si impresse nella mente.
Anna, hanno appena innescato la Fine. Resta viva, e non dimenticare mai che ti voglio bene.
   
 
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