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Autore: laragazzadislessica    09/12/2015    1 recensioni
È stata nascosta in un corpo non suo. Ha dovuto combattere nonostante nessuno le avesse insegnato a farlo, ma è ancora viva. Avrà una seconda possibilità per poter vivere la vita che le è stata strappata troppo presto?
Dal Testo:
...- Lo so bene. È per questo che ora andrò a New Orleans. –
- Cosa? No, no, no. Caroline non puoi… - Bonnie venne presa dal panico e lo si sentiva bene.
- Bonnie ho tutto sotto controllo...
Genere: Fantasy, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: CarolineKlaus, Elijah, Hayley, Klaus, Nuovo, personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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House of the rising sun
Parte Terza


Tre ore e dieci minuti dopo la telefonata di Klaus, al confine di Mystic Falls.
Caroline appoggiata al davanzale della sua macchina parcheggiata appena prima del confine di Mystic Falls, stava attendendo da un bel po'. Klaus era in ritardo e ogni minuto che si prendeva la rendevano sempre più agitata. Era distrutta. Mentalmente e fisicamente. Klaus le aveva lasciato più dubbi che altro, visto che quando lo aveva sentito non gli era parso affatto sereno e l'aver riagganciato senza spiegarle niente, le aveva messo un senso di agitazione addosso. Un' agitazione che non avrebbe dovuto provare. Klaus era lontano, se ne era andato a New Orleans uscendo dalla sua vita definitivamente e allora perchè non smetteva di pensarlo? Comunque, nonostante tutto era riuscita a tornare a casa, farsi una doccia e dormire, o almeno ci aveva provato. Sua madre dormiva da un bel po' data l'ora e quando era uscita da casa aveva preso premura di non sbattere la porta per non turbare il suo sonno.
Altri cinque minuti.
Caroline si aggiustò la manica del giubbotto di ecopelle blu che aveva tirato su per guardare l’ora. “Ahhh tra tanti, perché scegliere questo che è così stretto?”. Si alzò dal cofano specchiandosi sul vetro del parabrezza. Si mise una mano nei capelli stendendo i ricci, non voleva dare l’impressione che fossero stati appena fatti, non voleva dare l'impressione a Klaus che si fosse preparata per lui. Si appuntò uno dei bottoni sul petto della camicia azzurra e in fine diede un occhiata ai jeans stretti neri e se fossero apposto nei stivaletti neri di vellutino. Quando si girò vide l’effetto che le faceva il chiodino blu che le stringeva sui fianchi creando una morbida curva provocante, ma lei non lo aveva scelto per quello, era carino e basta.
Quanto ci metteva? Voleva solo risolvere la questione e andare a dormire. Se quello che le avesse detto Klaus l’avesse fatta dormire?! La voce preoccupata di Klaus le tornò in mente di nuovo e le si formò una massa allo stomaco. Chissà, magari non esisteva nessun problema. Forse voleva solo vederla. Già. Perché allora vedersi esattamente al confine di Mystic Falls? Era davvero una cosa da Klaus, aggirare la cosa.
Sbuffò più forte e tornò a torturarsi i capelli. Se fosse stata davvero quella la ragione, stavolta non lo avrebbe perdonato. Era davvero preoccupata per lui.
Dalla strada due fari rotondi illuminarono il buio preannunciarono una macchina che correva ad alta velocità. Ci mise un attimo a raggiungerla. Non riusciva a riconoscere l’auto, né a vedere chi fosse alla guida, era accecata da quei fari abbaglianti. Poi si spensero. Il motore smise di rombare in quella strada oramai tornata nell’oscurità. Klaus. era arrivato. Caroline si trovò a camminargli incontro e le sembrò che il suo cuore battesse all’unisono con i suoi passi. La porta si aprì. Caroline sì fermò, mentre le palpitazioni erano così forti da renderla completamente sorda. Preparò le sue narici al suo profumo e lo stomaco le si sciolse dall’impazienza. I suoi piedi rincominciarono a camminare, più velocemente. Non le importava niente, voleva solo vederlo.
Uscì dall’auto e Caroline arrestò la sua corsa. Non era Klaus.
Un ragazzo dalla carnagione scura, alto e dai capelli ricci. Non lo aveva mai visto prima.
- Caroline? – le chiese e Caroline riuscì solo ad annuire.
L’auto era vuota, c’era solo quel ragazzo. Klaus non c’era.
– Questo, è il punto in cui mi devi scortare – le si avvicinò mostrandole una cartina autostradale. Caroline però era ancora stranita. Chiuse gli occhi cercando di mettere in fila i pensieri.
- Dov’è Klaus? – forse era quello che voleva sapere o forse no.
- Klaus? Ragazza Klaus ha altri problemi a cui pensare. –
Cos’era quella? Una risposta?
- Davvero! Al telefono mi ha detto che è una cosa importante e per queste cose Klaus non delega. Ci va di prima persona. – era insospettita e turbata, inoltre quel ragazzo aveva un viso davvero irritante, ma in realtà stava solo eclissando la sua delusione su qualcun altro.
- Hai ragione, per questo mi ha compulso. – le sorrise e Caroline ci vide qualcosa di antipatico anche in questo – mi ha ordinato di venire fin qui, viaggiare a massima velocità, di incontrarti, mostrarti questa cartina e prendere dieci sacchi della terra nel posto in cui mi porterai. Comunque io sono Diego. – le porse la mano. Caroline la guardò, ma non fece altro.
- Sai una cosa, adesso lo chiamo. –
- Fai pure. – allargò di più il suo sorriso ritirando la mano che era rimasta sospesa nell'aria. Caroline prese il suo telefono e si allontanò più possibile da lui, cercando un po’ di privacy. Voleva vederci chiaro. Ricordava bene la preoccupazione nella voce di Klaus e doveva essere una cosa seria. Lo stesso Klaus che aveva compiuto un viaggio di venti ore e passa per andare in Italia a recuperare la spada dei quattro cacciatori, avrebbe poi mandato questo mingherlino dal viso aguzzo per risolvere la questione che lo aveva turbato in quella maniera? Qualcosa non andava, se lo sentiva. Il telefono squillò per più tempo stavolta.
- Tutto ok? – Klaus. Il suo cuore saltò, di nuovo, nel sentirlo. “Quando finirà questa storia?”
- Davvero? Dici davvero? Chi cavolo è questo tipo? – si girò verso il ragazzo che da lontano le fece l’occhiolino. Riusciva a sentirla. Un vampiro, era ovvio.
- È uno dei miei servitori. –
- Servitori? – questo la sconvolse più di ogni altra cosa.
- Cosa c’è? Problemi con la mappa? – adesso che le stava rivolgendo qualche parola in più, Caroline sentì oltre alla preoccupazione, la stanchezza. Cosa gli stava succedendo?
- No, no. – e si sentì stupida per essersi così insospettita. – Niente, pensavo fossi in pericolo. – quando si rese conto di aver detto quello che aveva detto, quelle parole erano già diventate reali e le orecchie di Klaus le avevano già udite. “Cosa? Cosa? Perché? Come?” – Voglio dire, tu non sei il tipo di persona che delega, soprattutto quando si tratta di cose importanti. – chiuse gli occhi sperando che il millenario vampiro ibrido con cui stava avendo quella telefonata se la bevesse.
Ci furono due secondi, solo due secondi di silenzio, ma a Caroline sembrarono durare quanto tre vite.
- Hai ragione. – era proprio una voce particolare la sua e Caroline si chiese come aveva fatto a resistere nel telefonarlo. – Il posto da raggiungere non è segnato sulle mappe e il tuo aiuto consiste nell’aiutare il vampiro che è lì con te. Ti stai forse tirando indietro? –
- No, ti aiuterò, porterò il tuo fattorino riccio a prendere il terreno che ti serve, è solo che… -
- Sei delusa perché volevi vedermi? –
Come una lampo di fuoco poteva ardere un intero tronco d’albero, Caroline sentì arrossire ogni parte del suo corpo.
- Cosa? No! –
Dall’atro capo del telefono però Klaus scoppiò a ridere. Una rissata sonora e divertita e Caroline fu invasa da due sensazioni. La prima vergogna, la seconda piacere nel sentirlo ridere dopo tanto tempo.
- Oh Caroline, grazie a Dio esisti. – rise un altro po’ felice di essere stato distratto da qualsiasi cosa stesse passando.
- Se mi fai finire di parlare, volevo solo dire che se fossi venuto tu avremo potuto parlare di tua sorella. – si chiarì facendo ricorso a una frase del suo discorso. Menomale che se l’era preparato.
- Ok, Caroline. – stavolta l’ilarità era completamente scomparsa. - Mi dispiace tanto, ma non posso occuparmi di questo adesso. Farò tutto quello che vuoi, ucciderò tutti i Viaggiatori a uno a uno se occorre, ma ora mi serve quella terra. –
- Passami tua sorella. –
- Cosa? –
- Sì, fammi parlare con lei. È una divinità ma saprà parlare. Deve solo rispondere a una mia sola domanda. – era una cosa semplice in fondo. Voleva solo sapere se era il suo potere a far creare un malfunzionamento in quello delle streghe, nient’altro.
- Non può. –
- È come sarebbe… - cercò di protestare come si era sempre permessa di fare, ma qualcosa le stava dicendo di non tirare la corda.
- Caroline. Hai la mia parola. – la sua parola era solenne, ma Caroline doveva salvare Elena a ogni costo.
- No. Avevamo un accordo. Il terreno per una semplice risposta. –
- Non posso… -
- Sai una cosa, prenditi pure questo stupido terreno, ma non aspetterò i tuoi comodi. – stavolta lo aveva interrotto lei e presa da un impeto di frenesia attaccò. Klaus avrebbe avuto la sua terra e lei avrebbe chiesto alla Divina Brynhild perché la sua comparsa stava riducendo a zero il potere delle streghe, anche se avesse significato andare fino a New Orleans quella stessa sera.
 
Tre ore e mezza prima a New Orleans.
La sera si era inscurita e della brezza fredda soffiava nel cortile portando aria nuova ai tre originali. Stavano lì ad aspettare.
Rebekah sedeva vicino alla vera protagonista della situazione, la nuova sorella di Klaus che poteva usare il cervello come una piattaforma interattiva e rivelare al mondo intero di aver cospirato con il tuo amante contro il tuo stesso fratello, che poteva sprigionare dalla mano un raggio solare capace di uccidere un originale, che poteva modificare la natura delle cose rendendo il tuo sangue benzina, che poteva salvare due vite. Elijah invece era al bar nell’angolo del cortile, si era già versato tre drink e non aveva nessuna intenzione di smettere. Aveva gli occhi arrossati e la mente non lucida, non per l’alcool, ma dai pensieri. Klaus, invece, aveva appena soggiogato uno dei secondini di Marcel per potersi procurare l’ingrediente più importante. La terra di Mystic Falls.
I tre non si erano ancora scambiati parola, finché l’alcool nelle vene di Elijah non lo inibii a parlare.
- Ero con lei, non sarebbe dovuto succedere. – si allargò la cravatta mentre faceva ciondolare un altro bicchiere colmo con l’altra mano.
- Hai ragione, non sarebbe dovuto succedere e sai come? Non uscendo da questa dannata casa! – e come se stesse aspettando questo Klaus buttò tutto fuori con una frase.
- Me l’ha chiesto lei. Pensavo che… - ma Klaus non lo fece parlare.
- Cosa fratello mio, dimmelo che me lo sto chiedendo da quando sei tornato in questa casa sorreggendo tra le braccia il corpo esanime della donna che porta in grembo mia figlia. Proprio ora, che tutti gli generi soprannaturali presenti su questa terra ci remano contro e poi sai una cosa. - Klaus alzò una mano per indicarsi il cellullare che aveva riposto nel taschino della giacca di pelle nera. - Ho appena finito di parlare con Caroline, sai chi sono comparsi a Mystic Falls? I Viaggiatori! –
- Oh mio Dio, quella cittadina deve davvero fare qualcosa al riguardo. Sembra una calamita per le sfortune. – e anche se Rebekah aveva ragione, non era quello il punto.
- E se fossero stati loro, se fosse un incantesimo dei Viaggiatori? – ecco, era quello che voleva dire. Elijah guardò il fratello come se stesse dicendo una cosa assurda.
- La magia dei Viaggiatori richiede dei riti particolari, lunghi e casarecci. Hayley non mi ha lasciato per un secondo e io non ho lasciato per un secondo lei, come potevano colpirla. –
- Non lo so. Io non c’ero e chissà che cosa avete fatto per non lasciarvi neanche per un secondo. – sorrise malizioso e in quell'istante Elijah avrebbe voluto davvero non aver scelto lui a Hayley.
- Calmatevi voi due! – Rebekah si alzò, mettendosi in linea d’aria in mezzo ai suoi fratelli. – Klaus, io credo in Elijah. Se dice che nessuno ha sfiorato Hayley, nessuno ha sfiorato Hayley. –
- Sta di fatto che però la lupacchiotta ora giace morta come da chissà quanti giorni e se non fosse stato per Brynhild, la sorella che ho ritrovato per uno strano scherzo del destino, sarebbe definitivamente morta. – Klaus incrociò le mani dietro alla schiena con l’aria di chi stavolta non poteva essere contradetto.
- Questo evento ti ha cambiato non è così. – ma Rebekah trovò comunque qualcosa da dire. Anche Elijah si era staccato dal bicchiere che stava sorseggiando per poter seguire il discorso della sorella. – Pensateci. Bry ha detto che è stata progettata per ucciderci… -
- Stai insinuando che sia lei la ragione di tutto questo? – Klaus sciolse le mani per indicare sua sorella in trans mentre cercava di salvare sua figlia.
- Come puoi fidarti di lei? E se fosse tutta una pantomima. – aggiunse poi. Si, era esattamente quello che stava pensando Rebekah, ma il suo allarmismo era spinto d’altro. Klaus si stava fidando troppo di quella ragazzine e non doveva succedere.
- Io non mi fido di nessuno. – tuonò Klaus puntando i suoi occhi sulla sorella che credeva essere unica fino a ieri.
- In fondo ha senso. – Elijah raggiunse i due che si trovavano quasi al centro del cortile, fermandosi alla fontana. – Lei piomba qui dal nulla, le streghe scappano, Hayley muore, deve esserci per forza un filo conduttore. –
- Oh all’improvviso hai riacquistato la parola? Ora che sembra che la colpa sia di qualcun altro? Ripeto, io non mi fido di lei, come non mi fido di nessuno, ma ora è Bry l’unica che può risolvere questa situazione e se davvero è stata lei attentare alla vita di mia figlia, la ucciderò con le mie stesse mani, non importa il legame di sangue che ci unisce. – l’aria fresca di quella sera sembrò estiva a confronto con il gelo di quelle parole di Klaus.
L’avrebbe davvero uccisa? Rebekah guardò il seme della discordia che lei stessa aveva piantato, germogliare negli occhi di Klaus. Ci era riuscita, qualsiasi sentimento che Klaus stesse iniziando a provare verso sua sorella, Rebekah lo aveva stroncato sul nascere. Qualsiasi cosa avesse fatto Bry, Klaus oramai non l’avrebbe mai più creduta avvelenato dal dubbio e dalla sua condizione di infelicità interiore. La Divina Brynhild aveva i giorni contati.
 
Alla stessa ora, a Mystic Falls.
Erano passati diversi minuti da quando Caroline li aveva salutati ed era uscita dalla casa dei Salvatore. Da allora, Katherine e Stefan erano rimasti in cucina, in silenzio. Lui ogni tanto alzava gli occhi su di lei per poterle controllare le ferite, poi li distoglieva come se non potesse guardarla per di più di trenta secondi. Doveva essere davvero dura provare dei sentimenti verso la tua ex ragazza che è anche la ex di tuo fratello e mantenere una certa moralità.
- Damon non era in sé, è stata colpa mia. Sono io che voglio sempre dargli delle chance che non si merita. – si, quella era davvero un ottima frase per poter iniziare un discorso serio, nella prima volta che rimanevano da soli.
- Stai bene adesso? – le chiese di nuovo Stefan. Era in tenuta da notte, con una maglia a scollo a V blu sbiadito e i pantaloni di una tuta grigia di chissà quanto tempo, ma risultava comunque bellissimo.
- Si. – gli sorrise Katherine mentre non staccava gli occhi da quello che si intravedeva dallo scollo troppo largo.
- Non ne vuoi parlare? Voglio dire, io so quanto ami Damon e… -
- Forse. – Katherine lo interruppe e gli occhi di Stefan si spalancarono sorpresi. Era proprio Elena a dire quelle cose? – e se non fosse stato amore? Se forse mi ero solo incaponita nel cambiarlo? Non lo so Stefan… non era come quando noi stavamo insieme. -  e gli occhi di Stefan si accesero ancora di più.
- In che senso. -  incrociò le braccia in attesa delle sue spiegazioni, ma Katherine sapeva di stare realizzando il sogno di Stefan. Quello che un giorno Elena si svegliasse e capisse chi era davvero il ragazzo giusto per lei.
- Prima eri tu che rendevi migliore me. – fu facile da dire, perché era la verità. Katherine amava Stefan, lo amava davvero.
Stefan fece un gran sospiro e Katherine vide i suoi pettorali gonfiarsi dalla apertura della maglietta. Poi si mise diritto e deciso si recò verso la porta.
- Dai andiamo a dormire, domani sarà un altro giorno. – le stava dando le spalle ma Katherine sapeva che era solo un modo per allontanarsi da lei. Stefan era suo, era solo questione di tempo.
 
Circa quattro ore dopo, nella terra consacrata dagli Hoenan.
Diego, il vampiro servo di Klaus, aveva appena finito di sistemare i sacchi nella sua macchina. Caroline invece aveva aspettato che finisse appoggiata alla sua. Il ragazzo si pulì le mani sporche sui jeans larghi che indossava e poi sorrise alla sua accompagnatrice.
- So che può sembrarti stupido, ma devi riportarmi al confine della tua cittadina. Klaus mi ha soggiogato anche nel dimenticare la strada. –
Caroline annuì espirando e alzandosi dalla sua seduta. Una volta in auto, azionò il rivelatore del Bluetooth. Si diresse verso la strada principale mentre era seguita dalla macchina sportiva di Diego. Adesso che ben due motori la separavano dalle orecchie da vampiro di quel ragazzino, Caroline chiamò Bonnie. Lo squillo suonò nell’abitacolo e prima che la sua amica rispondesse, spostò lo specchietto retrovisore, così che Diego non potesse vedere le sue labbra muoversi.
- Pronto! Caroline ma dov’eri? – Bonnie era preoccupata. Già perché Caroline non le aveva detto proprio niente.
- Klaus, mi ha chiamata chiedendomi un piacere e io… -
- Caroline, abbiamo appena scoperto che Katherine si è impossessata di Elena e tu corri in aiuto di Klaus? –
- Tu mi hai chiesto di chiedergli un favore e cosa credi che avrei dovuto dirgli davanti una sua richiesta? Conosci Klaus, se fai qualcosa per lui, lui farà qualcosa per te. –
- Ok, allora che ti ha detto. –
Caroline controllò la macchina del vampiro dallo specchietto alla sua sinistra, era proprio dietro di lei.
- Niente. –
- Come niente! –
- Niente. Ha detto che ora non poteva, ma che l’avrebbe fatto. –
- Non possiamo aspettare oltre. Se Katherine si accorge di qualcosa siamo finiti. Può scappare ovunque e nascondersi per anni. Dobbiamo agire adesso. –
- Lo so bene. È per questo che ora andrò a New Orleans. –
- Cosa, no, no, no. Caroline non puoi… - Bonnie venne presa dal panico e lo si sentiva bene.
- Bonnie ho tutto sotto controllo. Klaus ha mandato un suo scagnozzo qui. Lo seguirò fino a che non mi porterà da Klaus. Incontrerò sua sorella, lei mi risponderà, io ti chiamerò e poi vedremo cosa fare. Ho già pensato a tutto. –
Silenzio. La sua amica stava riflettendo su cosa dirle, su come controbattere e cercare un piano migliore, ma non ci riuscì.
- Sembra un ottimo piano, anzi è il nostro unico piano. Ok, aspetterò qui sperando che Stefan sappia intrattenere Katherine. – rassegnata le concesse la fiducia che Caroline meritava.
- Oh, certo che lo sa fare. – Il confine si stava avvicinando. – Devo salutarti Bonnie, mi faccio sentire io. – attaccò.
Al cartellone che pronunciava il benvenuto a Mystic Falls, Caroline rallentò fino a sostare.
Dallo specchietto controllò Diego che non proseguì oltre. Forse aveva l’ordine di non entrare a Mystic Falls. Il ragazzo fece un’inversione a U prendendo la strada di ritorno verso New Orleans. Senza salutarla o ringraziarla. Probabilmente non si ricorderà neanche di lei, Klaus avrà provveduto a soggiogarlo anche su quello.
Era il momento. Mise in moto e senza pensarci oltre, seguì Diego con il cuore che le saltava dal petto.
   
 
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