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Autore: amimy    04/03/2009    6 recensioni
Cosa sono i ricordi? I ricordi sono ciò che ci permette di plasmere il nostro carattere, di imparare dai nostri errori e di apprendere concetti e movimenti. E solitamente non svaniscono mai, vengono piuttosto archiviati. I ricordi sono perciò l’unica cosa che possediamo davvero . Ma cosa succede se i ricordi scompaiono? Se una ragazza si risveglia urlando in un ospedale, con come unico ricordo e compagno l’incubo più spaventoso che una mente umana possa generare, con come protagonista un immenso occhio rosso? Una ragazza che ha perso tutto, dalla memoria alla famiglia, a se stessa… Ma come reagirà quando scoprirà che l’occhio che la tormenta in sogno appartiene all’unico uomo che riuscirà ad amare? Potrà così riconquistare se stessa e il passato che le appartiene?
***
Buongiorno cari lettori. Vi ricordate di me, amimy? Ricordate Sunset, The Light in The darkness, o una qualunque delle mie fanfiction? …Bene, e ora che avete ricordato…dimenticate tutto. Scordatevi il mio nome, le fanfiction che ho scritto, i libri della Meyer, tutto. Sì, perché nel luogo in cui vi preparate a entrare, cioè dove arriverete non appena cliccherete su questa storia, i ricordi non vi serviranno. Vi intralceranno solamente. Cosa succederà quando inizierete a leggere? Semplice, vi mescolerete alla mia realtà, diventerete parte della storia. E non potrete tornare indietro.
Bene, io vi ho avvertiti. Ed ora, siete pronti a intraprendere con me questo viaggio verso l’oblio?
Genere: Dark, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Oblio


Nightmare or truth?
[Bella’s POV]


Oscurità.
Tenebre tanto penetranti da infiltrarsi nella mia coscienza e rendermi impossibili pensieri coerenti, tanto fitte da emanare una paura inarrestabile che mi stringeva in una morsa ferrea lo stomaco, impedendomi di respirare o urlare.
Un panico strisciante, avvolgente, inesorabile…
Ma nonostante mi fosse impossibile vederlo, avvertivo il pericolo acquattato ai margini della mia percezione con dei sensi nuovi, sconosciuti. Era un pericolo inumano, sfuggente ma tanto presente da gelarmi il sangue nelle vene e fermarmi il cuore.
Ma nemmeno minimamente comparabile a quella paura che veniva da dentro, che mi tavolgeva, s’impossessava della mia coscienza. Un terrore più profondo di qualunque avessi mai provato.
Paura di perdere me stessa…
Sentivo i miei stessi capelli che mi frustavano il viso, comandati dal vento, e un sordo sibilo rimbombava nell’aria, impregnandola con le sue note aspre e secche, capaci di ammaliare e distruggere.
Avvertivo un gelo profondo, intenso, che mi penetrava nella pelle nuda e rendeva rigidi i miei movimenti, accentuando la sensazione di impotenza.
Ma dopotutto, nessun movimento mi sarebbe stato utile in quella dimensione sconosciuta: i miei piedi scalzi non poggiavano a terra, e la mia pelle scoperta e inerme non avvertiva nessuna pressione o segnale dall’esterno.
Fluttuavo nel nulla, in compagnia di un pericolo astratto e al contempo concreto. Com’era possibile? L’aria era ferma, priva di qualsiasi odore o sfumatura. Neutra, come tutto in quel luogo.
Improvvisamente, inconfondibile in quell’oscurità assoluta, ecco comparire all’orizzonte una scintilla ardente, un minuscolo bagliore che avanzava lentamente.
Istintivamente, sentii le mie braccia muoversi in direzione della luce, galleggiando nel nulla. Ma la scintilla era più veloce di quando avessi creduto, e io infinitamente più lenta. Iniziò ad avanzare verso di me a una velocità incalcolabile, migliaia di volte più in fretta di quanto qualunque particella avrebbe mai potuto muoversi.
La sua grandezza continuava ad aumentare, pur restando invariata, senza mai riuscire ad illuminare nulla dell’ambiente circostante. Come se non ci fosse stato niente da illuminare…
Ma un istante prima della collisione con il mio corpo, ecco la luce trasformarsi, ingigantirsi per davvero e riempirsi di sfumature e sfaccettature.
Una brace incandescente, una fiamma ardente, nel colore. Ma non nella forma.
Il nucleo della luce iniziò a contorcersi, a scurirsi,creando una forma circolare al centro esatto della luminosità. I contorni esterni si definirono, si fecero neri come l’inchiostro più cupo e disegnarono un cerchio perfetto, che circoscriveva l’altro.
Ma più affascinante e atteraente di tutto, in quel mistero che mi veniva incontro, era il colorecompresso fra i due cerchi: cremisi acceso, un colore che mi ammaliava e al contempo mi trasmetteva repulsione. Una contraddizione assurda, come ogni cosa in quella realtà.
Era una forma incredibilmente familiare, seuupr non riuscissi a collegarla a nulla che avessi visto fino a quel momento. Ma di una cosa ero certa: quelle non erano semplici forme circolari, era un occhio. Un occhio del colore del sangue, con mille sfumature scure e chiare, tutte di un rosso tanto vivido da essere quasi abbagliante.
L’occhio riempì completamente tutto il mio campo visivo, impedendomi ancora di più alla mia mente di essere razionale. Era la vista più sconvolgente che mi si fosse mai presentata davanti, e anche la più meravigliosa.
Quanto avrei voluto ammirarlo per l’eternità, lasciarmi incantare dalle sue sfumature e dalla sua luce… ma niente è eterno…
Improvvisamente, sentii un fischio acuto rimbombarmi nelle orecchie, in netto contrasto con il basso e costante sibile che avevo udito fino a quell’istante. No, non era un fischio… un suono acuto, ripetuto ad intervalli regolari, in sintonia perfetta con i battiti del mio cuore.
Il suono aumentava d’intensità a ogni frazione di secondo che passava, mi trafiggeva la mente ancor più violentemente della paura, e la mia vista iniziò ad offuscarsi.
L’oscurità che era rimasta in agguato fin dalla comparsa della luce tornò ad avanzare, assorbendo in sé l’occhio. << No! >> urlai, trovando a fatica la strada per far arrivare l’ordine dal cervello alle mie labbra socchiuse. Fu un grido disumano, straziante anche per me che ne ero la padrona. Il rosso brillante dell’iride, la pupilla nero inchiostro… in un istante, tutto sfumò e fu inghiottito immediatamente dalle tenebre.
<< Attenta Ingrid, stai pronta con le medicine. Sembra che si stia per svegliare… >> sentii una voce iniziare a farsi strada nella mia coscienza. Era una voce lontana, smorzata, come proveniente da una radio mal sintonizzata. Ma comprensibile. Eppure, non era una voce appartenente all’universo in cui mi trovavo…sembra venire da…fuori. Sì, dall’esterno. Ma dall’esterno di cosa?
Ma all’improvviso, sentii le mie palpebre dischiudersi di scatto, come se le avessi serrate fino a quel momento. Immediatamente, una luce abbagliante mi ferì le retine, costringendomi a richiudere gli occhi. Ma dov’ero? Udii un rantolo soffocato nell’aria,e solo un istante dopo realizzai con orrore che proveniva dalla mie labbra spalancate. Dove mi trovavo? Che fine aveva fatto l’universo nero? E…l’occhio? Mai avrei voluto tornare in quell’orribile realtà in cui mi ero trovata costretta fino a pochi attimi prima, ma al contempo avevo bisogno di restare aggrappata ad un a certezza, fosse stata anche quella della mia morte imminente.
<< Non aver paura, cara, qui sei al sicuro. Non preoccuparti, è stato tutto un brutto sogno. >> sussurrò una voce gentile al mio orecchio, soffiandomi fiato caldo sulla nuca. Avvertii una mano calda sfiorarmi una guancia, mentre la mia pelle iniziava a registrare le informazioni sull’ambiente circostante.
Dov’ero? Sentivo il peso del mio corpo sulla parte posteriore, sengo che indicava che mi trovassi in posizione orizzontale. Ovvero, ero sdraiata. Appresi quella notizia con stupore, mentre un alto rantolo sorpreso mi sfuggiva dalla gola.
<< Le sue condizioni mi sembrano stabili, ma deve aver subito uno shock notevole. >> aggiunse la stessa voce che mi aveva risvegliata, sempre che risvegliata fosse stato il giusto termine. Intuii immediatamente che anche se le sue parole non erano rivolte a me, ero io l’oggetto della sua diagnosi.
A fatica, come pochi istanti prima ma senza mai osare aprire gli occhi, riuscii a raggiungere la strada per mettere in moto la mia bocca.
<< Che…succede…? >> tossii, spaventandomi di quanto suonasse roca e esausta la mia voce.
<< Hai avuto un incidente, cara. Come ti senti, tesoro? Sai dirci qual è il tuo nome? >> domandò la stessa voce gentile di prima, tornando vicino alla mia nuca.
Ora che sapevo come fare, riuscire a parlare mi sembrava quasi spontaneo, normale. Ma nonostante tutto, i miei occhi restarono serrati.
Aprii la bocca nuovamente, pronta a rispondere alle domande, ma qualcosa mi bloccò. Qualcosa… come se all’interno della mia mente qualcuno avesse eretto un muro, solido ed impenetrabile. Sentii il mio respiro farsi affannoso, mentre annaspavo alla ricerca di quei semplici concetti che avrebbero dovuto sorgermi spontaneo riferire. La mano tornò a sfiorarmi la fronte, mentre emetevo l’ennesimo singulto. Ma non per la sorpresa o per un trauma. No, quella era paura. Paura accentuata dal fatto che non riconobbi nemmeno la mia voce, che uscì come poco più di un respiro. << Io…qual è il mio nome? Non ricordo…chi sono? Aiutatemi! >>

Ciao a tutti! so cosa vi state chiedendo: cosa accidenti ci faccio qui con una nuova ff invece di aggiornare Sunset? Non preoccupatevi, non ho dimenticato Sunset o le altre…solo che avevo in mente questa idea contorta da un po’, e mi impediva di pensare bene alle altre, perciò eccomi qui a scriverla! Spero davvero di cuore che riesca ad avere lo stesso successo di sunset! Lo so, questo prologo è davvero inquietante e un po’ da psicopatica, ma che ci posso fare? Mi è veniuta in mente mentre ascoltava Walking on Air , di Kerli. So che non c’entra niente, ma sapete, l’ispirazione mi viene nei momenti più strani. Spero davvero che vi sia piaciuto e che commenterete in tanti! vi preeeeego, mi bastano anche due parole!
Intanto inizio a scusarmi in anticipo perché se continuerò questa storia gli aggiornamenti non saranno tanto frequenti, e lo so già! Ho la scuola che mi opprime e altre 5 ff da aggiornare!
Piccola precisazione: in questa storia Bella non ha ancora avuto una relazione con Edward, il che non vuol dire che non l’abbia incontrato. Vi lascio un indizio: pensate bene a cosa ha visto Bella nel sogno…un occhio rosso…
Muahaha quanto sono cattiva vi lascio qui a scervellarvi! Be’, basta che commentate! Hihi!
Be’, al prossimo capitolo! ciaooo!

   
 
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