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Autore: _Ala_    04/03/2009    3 recensioni
Quelli erano gli stessi binari su cui Sasuke l'aveva abbandonata tanti anni fa,
gli stessi su cui aveva guardato per l'ultima volta il sorriso fiducioso di Naruto.
Ma lui le aveva fatto una promessa.
E così, Sakura aspettava.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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riassunto

Prima Sasuke…

Poi Naruto…

E ora a Sakura non resta altro che aspettare.

 

 

I BINARI DELLA MIA VITA

 

 

Orizzonte.

Brullo, spoglio, desolato.

Intorno a lei carcasse arrugginite di mostri di ferro fermi da troppo tempo, il sole caldo del tramonto brilla su quelle lamiere dimenticate, sostituite da anni dai nuovi treni veloci e affilati che le sfrecciano ai lati degli occhi.

Una ferrovia che ormai è la sua casa, l’unica che desideri e l’unica che ancora conti qualcosa.

Il sole scalda il legno su cui è seduta, una sensazione di calore familiare come l’aria stessa. Immobile al centro di quei binari ormai inutilizzati, costruiti per fare correre i treni più vecchi, quegli stessi treni che se a qualcuno fosse importato non starebbero fermi a marcire a lato della stazione, ma sarebbero già stati rottamati da anni.

Così come loro.

I binari della sua vita.

Sakura non fa altro che osservarli, scrutando la loro fine infinita, che scompare nella campagna, lì, dove la città finisce per lasciare spazio alla periferia.

Due linee parallele che continuano fino a dove il suo sguardo si perde.

Sono gli stessi binari su cui Sasuke se ne è andato, ventanni prima, alla ricerca di una vendetta verso un sogno d’amore e affetto perduto troppo presto.

Gli stessi binari su cui lei ha visto per l’ultima volta Naruto, ricorda il suo sorriso abbagliante nella luce aranciata del tramonto, mentre le diceva quelle poche e semplici parole.

"Ti riporterò Sasuke"

Sakura aveva annuito, impedendo alle lacrime di uscire dai suoi occhi, il cuore stretto in una morsa che sapeva già di addio.

Solo quando lui era stato inghiottito dalla luce si era lasciata crollare al suolo.

Aveva picchiato i pugni contro la terra, contro quelle assi di legno già marcio che premevano calde anche allora contro le sue ginocchia raschiate dalla caduta.

Per tanti, lunghi pomeriggi aveva pregato Dio che li facesse tornare da lei.

Aveva guardato sperando di vedere in lontananza due figure avvicinarsi barcollanti, il girono e la notte che ritornavano nella sua vita grigia.

Ma non aveva mai visto nulla.

Le sue orecchie erano assordate dai rumori dei treni che passano sugli altri binari più nuovi intorno a lei.

Spesso fantasticava di corrergli incontro, e spesso aveva quasi il coraggio di farlo, ma poi si scansava all’ultimo. Sarebbe stato così facile buttarsi sotto a uno di essi.

Smettere di continuare a cadere. Scivolare nel vuoto di una vita che era già morta.

Ma non lo aveva fatto. Loro sarebbero tornati, e lei avrebbe dovuto esserci.

 

 

"Mamma! Mamma!"

Una bambina di dieci anni corre verso di lei. Le afferra la gonna lunga e cerca di tirarla su da terra.

"Mamma, papà dice che è tardi, che è ora di tornare".

Sakura guarda la figlia con uno sguardo vacuo, senza riconoscerla per un istante, ma lei aspetta, abituata. Sa che la sua mamma è diversa dalle altre, che ha sempre la testa tra le nuvole e che spesso sembra dimenticarsi di quello che è reale.

Papà glielo ha spiegato e le ha detto di essere paziente, che la mamma soffre per tutto quello che ha perso e che la ama lo stesso tantissimo.

Sakura la guarda un istante, spaesata, poi pian piano la comprensione torna nei suoi grandi occhi limpidi.

"Torniamo a casa, piccola. Papà ha ragione".

Quando apre la porta di casa la cena è già in tavola, suo marito ha preparato tutto e le aspetta, come tutti i giorni.

"Guarda come sono brava?! Ho riportato la mamma!"

Rock Lee accarezza i capelli rosati alla figlia, poi guarda teneramente sua moglie.

Sakura sposta imbarazzata il peso da un piede all’altro.

"Scusami Lee, non mi sono accorta dell’ora. Ti giuro che non succederà più".

L’uomo annuisce, il cuore gonfio di tristezza.

"Certo amore, non ti preoccupare, hai fame? Vuoi mangiare?"

Sakura guarda i suoi gradi occhi colmi d’affetto, e quelli neri di sua figlia.

"Mi dispiace, ma non ho molta fame.

Io vado a letto, va bene? È l’ultima volta, te lo prometto".

Mentre lui annuisce Sakura pensa a come fa a fingere di crederci ancora.

L’amore incondizionato di Lee le permette di trascinarsi avanti, di non dimenticarsi le cose basilari, tipo mangiare a dormire. Di tornare alla realtà ogni tanto.

Si sente così in colpa verso di lui, si chiede come possa accettare tutto.

Arrivata nella sua stanza si sveste e, dopo aver indossato una lunga vestaglia ingiallita, si distende in quel letto matrimoniale in cui dorme sola da tanto tempo.

Si copre con il lenzuolo pregando solo che la notte passi veloce.

Fuori il crepuscolo ingoia i colori del sole e dell’autunno, e lei spera di addormentarsi in fretta, così da non pensare.

Aspetta l’alba ovviamente, aspetta che la luce le permetta di tornare sui binari.

Naruto gliel’ha promesso che sarebbe tornato, e che le avrebbe riportato anche lui.

E Sakura avrebbe aspettato.

Per sempre.

 

 

 

_____ Fine ____

 

 

 

Giuro non so come mi sia uscita una fan fiction così amara e malinconica.

Tra l’altro la coppia Sakura/ Rock Lee è una di quelle che mi piacciono di meno del manga.

Solo che lui era l’unico personaggio capace di amare in un modo talmente incondizionato da accettare una situazione del genere.

Va beh. Fatemi sapere cosa ne pensate per favore.

Un bacione e un grazie enorme a tutti quelli che hanno letto.

_Ala_

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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