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Autore: eleCorti    09/12/2015    1 recensioni
Un'amicizia può durare o può finire, sta a noi deciderlo. Un amico lo si può anche perdere, ma non perché ci hai litigato, ma a causa di eventi esterni, come è successo alla giovane Doremì Harukaze, la quale aveva delle amiche alle elementari, ma poi le ha perse, poiché hanno intrapreso strade diverse.
Ora va alle superiori, frequenta una nuova scuola, con nuovi compagni, e qui ritroverà le sue amiche. Ma la loro amicizia è davvero destinata a durare per sempre?
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doremi Harukaze, Tetsuya Kotake, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lui era lì, così bello, così attraente, così, così... perfetto. Stava venendo incontro a lei, con il suo solito sguardo spavaldo, con una mano dietro la schiena.
S’incuriosì, poiché voleva sapere che cosa nascondesse dietro la schiena, il suo amico. Un tempo avrebbe pensato che le stesse riservando uno sciocco scherzo, ma ora non sapeva che cosa pensare.
Si fermò a poca distanza da lei e lentamente spostò il braccio, mostrando ciò che nascondeva: un mazzo di fiori, di rose rosse precisamente.
La giovane Doremì arrossì come una ragazzina e si mise le mani sul volto, imbarazzata; era senza parole, in tutti i sensi, poiché non sapeva davvero cosa dire.
“Questi sono per te” disse il giovane, con un tono assai dolce che fece sciogliere la rossa come Olaf in estate.
“G-Grazie” rispose la fanciulla, arrossendo ancora di più e prendendo il mazzo di fiori.
“Doremì... io... ti amo” disse il giovane.
Si preparò ad accogliere le sue invitanti labbra, quando tutto divenne più sfogato.
Ti amo... ti amo... queste parole riecheggiavano nella mente della rossa.
“Doremì sveglia! Arriverai tardi a scuola” esclamò la madre, tentando di ridestarla da quel dolce sonno.
Emise un verso, incomprensibile alla madre, ma non a lei: Testuya, pareva il suono.
“Doremì!” continuò la madre a scuoterla.
Aprì gli occhi, rendendosi conto che era solo un sogno, uno stupido insensato sogno, dettato dal suo subconscio che le giocava assurdi scherzi.
Si mise seduta sul letto, osservando la madre con uno sguardo assai strano; credeva davvero che quella fosse la realtà.
Una domanda le sorse spontanea: perché quel sogno così strano? Possibile che stesse iniziando a provare qualcosa per il suo compagno.
“Coraggio pigrona sbrigati! La colazione è già pronta!” le disse la madre, uscendo dalla stanza.
La rossa fu costretta a rialzarsi, decidendo di pensare a quell’assurdo sogno un’altra volta, doveva andare a scuola e non poteva, anzi non doveva arrivare in ritardo.
Scese in cucina, trovando i suoi famigliari seduti al tavolo. Si sedette accanto alla sorella Bibì e prese una cucchiaiata dei suoi cereali preferiti, al cioccolato.
Dopo risalì nella sua stanza e, dopo essersi lavata alla velocità della luce, si vestì indossando la divisa composta da una gonna blu scura che le arrivava poco sopra il ginocchio, una camicetta bianca e una giacchetta azzurra. Si mise un velo di trucco e decise di sciogliersi i capelli, lunghi fin sotto le spalle e rigorosamente lisci.
Salutò sua madre e sua sorella e uscì correndo da casa, sperando di non arrivare in ritardo a scuola.
 
****
 
 
 
Era riuscita ad arrivare puntuale, per fortuna, si disse, non voleva crearsi una reputazione sbagliata per i professori.
Stava per entrare nell’enorme edificio, quando si bloccò, qualcuno aveva pronunciato il suo nome.
“Doremì” più di una voce aveva pronunciato quella singola parola.
Si sentì il cuore in gola, deglutì, non sapendo se voltarsi o no e correre incontro alle sue amiche, perché lei le aveva riconosciute, erano le sue amiche, oppure se ignorarle e dimostrarsi fredda distaccata, cinica, priva di emozioni.
Ma lei non era una ragazza cinica, fredda, distaccata, lei era l’opposto era affettuosa e dolce; si girò con uno sguardo sorpreso, cercando di trattenere le lacrime.
“Ragazze” sussurrò con un tono sorpreso.
“Ciao Doremì” a parlare fu Melody, che si fece avanti verso colei che un tempo era la sua migliore amica.
“Melody...” sussurrò con gli occhi lucidi.
“è da tanto che non ci vediamo, come stai?” le domandò anche lei commossa.
Non ce la fece più: al diavolo tutto, pensò, così corse incontro alla sua amica, avvolgendola in un caldo abbraccio. Le altre la raggiunsero, formando un abbraccio di gruppo, finalmente le piccole streghe apprendiste di Eufonia si erano riunite.
Si staccarono e Doremì per la prima volta si sentì al settimo cielo, come se fosse tornata bambina.
Avrebbe voluto chiederli tante cose, che cosa avevano fatto in quei lunghi anni, com’erano cambiate, voleva sapere tutto, ma non ebbe il tempo, le loro amiche furono richiamate da altri ragazzi e perciò la salutarono.
Un brutto presentimento si fece largo nella sua mente, ma scosse la testa, scacciandolo via, non poteva essere così, perché la loro amicizia era destinata a durare per sempre, si disse.
“Ehi, ma ci vediamo a pranzo?” domandò loro, prima che sparissero con i loro amici.
“Mi dispiace Doremì, ma pranzo con il mio ragazzo, no so se te lo ricordi, lui è Masaru” rispose negativamente Melody, con un tono dispiaciuto.
“Oh... ok, non fa niente” disse la rossa.
“Io pure pranzo con il mo ragazzo Doremì” si scusò Mindy.
“Fa niente, sarà per la prossima volta” disse la fanciulla, fingendo un sorriso, mentre dentro bruciava.
“Io ho una riunione straordinaria con il club di lettura, mi dispiace Doremì” sta volta toccò a Sinfony declinare l’invito.
Sbuffò, capendo di essere sull’orlo del suo limite e che, se non si fosse trattenuta, sarebbe esplosa.
“Tranquilla” finse ancora di più un sorriso.
“Io ho le prove di canto” rifiutò Lullaby.
“Ok” stavolta rispose fredda.
Le osservò, mentre spensierate entravano nell’edificio scolastico, e un pensiero ancora più triste s’insinuò nella sua mente: che le sue migliori amiche si erano rifatte una vita, vita che non comprendeva lei.
Entrò nell’istituto più sola e sconsolata che mai, pronta per iniziare un’altra deprimente giornata scolastica.
 
****
 
 
La campanella era suonata, dando il via alla tanto attesa pausa pranzo. Gli studenti di tutte le classi si accalcarono di sotto per arrivare prima alla mensa e prendersi i pasti più gustosi.
La giovane Doremì uscì molto lentamente dalla sua classe, poiché non aveva fretta e soprattutto non aveva nessuno con il quale vedersi a pranzo.
Scese le lunghe scale dirigendosi verso la mensa molto lentamente con lo sguardo perso nel vuoto, ripensava a quella mattina, quando era stata allo stesso tempo la persona più felice e più triste del mondo.
Sospirò e aprì la porta della mensa, a quell’ora piena, e si mise in coda, aspettando pazientemente il suo turno. Prese una bella bistecca, il suo piatto preferito in assoluto, questa era l’unica cosa della sua infanzia che non era cambiata.
Si fece strada tra i tavoli pieni di studenti, cercando un posto libero. Non ne trovò, poiché tutti le dicevano che erano occupati. Per sua fortuna, trovò un tavolo libero in fondo alla sala, per cui decise di sedersi lì, anche perché il suo stomaco brontolava.
 
 
****
 
 
 
Si era accorto di lei e non aveva potuto fare meno di osservala, con i capelli sciolti era ancora più bella.
Gli si strinse il cuore vederla lì, sola, triste e sconsolata. Non poteva vedere quella straziante visione.
Si alzò, deciso a sedersi accanto a lei e passare di nuovo la pausa pranzo con quella bellissima fanciulla, protagonista assoluta dei suoi pensieri.
Prese il vassoio per dirigersi verso la sua meta, ma si bloccò: qualcuno aveva urlato.
“Dove credi di andare?” tuonò Reika, alzandosi e indicando il suo ragazzo con uno sguardo omicida.
La ignorò, decidendo, pertanto, di raggiungere il suo scopo; tanto non le importava niente di quella ragazza dai capelli biondi, anzi non la sopportava nemmeno più.
“Testuya guarda che se muovi un passo, io... io... te la faccio pagare!” gridò, non sapendo che dire. Non poteva certo urlare che lo lasciava, altrimenti lui sarebbe andato da lei.
Sorrise il giovane, mentre avanzava verso la sua amica, che era come estraniata dal resto del mondo, poiché non si era girata a guardare quella piccola scena teatrale.
“Ciao” la salutò, sedendosi di fronte a lei.
La rossa arrossì, poiché aveva ripensato al sogno di quella mattina. Si perse in quell’oceano dei suoi occhi, così profondi, così intensi, così... stupendi.
“Ciao” sussurrò, non smettendo di fissare i suoi occhi così magnetici.
Si accorse che era così strana, ancora più spenta, ancora più persa, ancora più alienata da tutto e da tutti.
Gli si strinse ancora di più il cuore, poiché non gli piaceva vederla in quello stato, ciò che voleva era vederla sorridere come un tempo, quando era una bambina spensierata.
“è tutto apposto?” le domandò, poiché voleva sapere ciò che affliggeva la sua adorata.
“Beh... io...” abbassò lo sguardo, il suo orgoglio le impediva di parlare.
“Coraggio, a me puoi dire tutto” le disse, posando la sua calda mano su quella della giovane.
Un’ondata di calore attraversò la rossa, la mano del ragazzo era così calda e le trasmetteva una sensazione di pace e di tranquillità. In quel momento sentì che si poteva sfogare con lui, perché l’avrebbe compresa e aiutata, come quando erano bambini.
“Ecco... riguarda le mie amiche. Oggi ho scoperto che anche loro frequentano questa scuola” ammise, alzando lo sguardo.
“Oggi le ho pure viste e per un momento mi è sembrato di tornare bambina. Ma poi ho scoperto che loro si sono rifatte una vita in cui io non ci sono” continuò, mentre le lacrime premevano su i suoi occhi per uscire.
“Ed io mi sono sentita così sola. Pensavo che tutto potesse ritornare come prima” continuò, stavolta scoppiando in lacrime silenziose.
Le accarezzò la mano con il cuore ancora più stretto, non poteva vederla in quello stato, voleva fare qualcosa, aiutarla, starle accanto.
Lei alzò la testa, mostrando il suo viso rosso e pieno di lacrime. Di nuovo quella sensazione di pace e di tranquillità si fece largo in lei.
“No, non piangere. Non ti devi abbattere, anzi cerca di essere ancora loro amica” la consolò il corvino.
Gli sorrise, aveva ragione, aveva affrontato cose peggiori da bimba e non poteva arrendersi così. Prese un tovagliolo e si asciugò le lacrime, sorridendogli ancora grata, poiché aveva fatto tanto per lei.
 
 
****
 
 
La campanella era suonata, annunciando agli studenti che le lezioni erano finite e che finalmente potevano rincasare.
Doremì uscì dalla classe da sola, era troppo imbarazzata per chiederlo a Testuya e non ne sapeva il motivo.
Il giovane, però, la raggiunse mentre lei si apprestava a scendere le scale dell’ingresso.
“Ehi come va? Meglio?” le domandò con un tono preoccupato e lo era davvero.
“Sì grazie” gli sorrise.
Continuarono a scendere le scale, tra loro regnava un silenzio così imbarazzante. Tutto ora era così difficile rispetto a quando erano bambini.
“Ehm... senti...” tentò d’iniziare un discorso.
“Ehi Testuya! Vieni o no!” gridò un ragazzo, che era un suo compagno di squadra.
“Eccomi!” urlò il corvino di rimando.
“Ci vediamo domani” le disse.
E le scoccò un piccolo bacio in guancia, per poi correre dai suoi amici.
Era rimasta, sorpresa, shockata, senza parole; si tenne la guancia, dove aveva ricevuto il bacio, rossa in volto, e lo fissò sparire con i suoi amici.
Che si stesse innamorando? Si domandò. Per la prima volta in vita sua si sentì in pace con tutti e con se stessa.
Qualcuno, però, aveva osservato tutto...
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: Ecco un altro capitolo. Beh Doremì ha ricevuto una spiacevole sorpresa, ma ancora non si da per vinto. Testuya s'interessa sempre più a Doremì e presto Reika riceverà un bel due di picche!
Il prossimo capitolo, dovrebbe arrivare spero settimana prossima, ovviamente se tutto andrà bene.
Ringrazio ancora: lola1996 e Cuore_di_tenebra che hanno ancora recensito e vale97 che ha messo la storia tra le seguite.
Alla prossima.
 
   
 
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