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Autore: Monkey D Akiko    09/12/2015    1 recensioni
Molti uomini-pesce, tra i quali Jinbe, Hacchan, Kayme e Pappagu, sono stati catturati da un trafficante di schiavi e la famiglia Nettuno chiede l'aiuto dei Mugiwara. Nami è l'unica che riesce a raggiungere i sotterranei in cui sono rinchiusi i suoi amici, ma lì si troverà di fronte al suo passato.
Si scontreranno l'odio e la discriminazione tra razze come mai prima d'allora, tanto che anche le certezze più radicate vacilleranno.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arlong, Hacchan, Jinbe, Kayme, Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ODIO CHE PROVO PER TE

 
I Mugiwara tornarono sull’isola degli uomini-pesce dopo esser stati chiamati da Fukaboshi. Il giovane principe li aveva avvisati che molti abitanti dell’isola compresi Jinbe, Hacchan, Kayme e Pappagu, erano stati rapiti misteriosamente. Non potendo intervenire direttamente perché non potevano abbandonare l’isola, chiesero l’aiuto dei pirati. Rufy non se lo fece ripetere una seconda volta e decise di andare subito a salvare i suoi amici, ovunque essi fossero. La famiglia reale, e in particolare la principessa Shirahoshi, li pregarono di salvare tutti gli uomini-pesce perché non potevano permettere che si ripetesse il circolo di odio e vendetta che aveva contaminato il loro passato, perché sì, erano sicuri che tutto questo fosse opera di umani.
Dopo aver promesso, i pirati iniziarono le ricerche che li condussero dopo qualche giorno nel covo del nemico. Avevano scoperto che in quella zona viveva un trafficante di schiavi che prediligeva gli uomini-pesce; nella sua carriera ne aveva catturati tanti anche se nessuno riusciva a capire come. La sua casa, o meglio mega villa, era situata in un isolotto sperduto in mezzo al mare; in compenso la sua difesa era impenetrabile. I Mugiwara furono bloccati davanti all’entrata da un attacco di cannoni e dalla comparsa di un mostro marino.
Si divisero quindi tra chi restò fuori a combattere e chi riuscì a penetrare nell’abitazione, ovvero Nami, Brook e Sanji. Gli ultimi due rimasero coinvolti anche loro in scontri, così solo Nami riuscì a scoprire dove fossero rinchiusi i suoi amici e a raggiungerli.
Il covo si estendeva anche nelle profondità marine dove erano rinchiusi gli uomini-pesce, Nami scese nei sotterranei ma a metà strada si accorse che le scale erano immerse nell’acqua e sicuramente anche le prigioni lo erano. Non poteva resistere a lungo senza ossigeno così tornò indietro a cercare una soluzione.
 
***
“Hacchin io ho paura”
“Non temere Kayme, riusciremo a scappare-nyu”
“Oh che tragedia, nessuno verrà a salvarci!” pianse Pappagu.
“Boss Jinbe non hai nessun’idea?”
“Ti prego sei la nostra unica speranza!” lo implorarono gli altri uomini-pesce.
“Mi dispiace ma non mi viene in mente niente, e mi vergogno di essermi lasciato catturare così” rispose sconsolato.
“Quanto vorrei che Rufy-chin e gli altri venissero a salvarci …” disse la sirena.
“I pirati di cappello di paglia ci hanno sempre aiutato ma adesso è impossibile che sappiano che siamo in pericolo-nyu”
“State davvero sperando nell’aiuto degli umani? Avete già dimenticato chi ci ha rinchiusi qui dentro?”
“Stai zitto, tu non puoi capire perché non hai fatto altro che causar loro problemi inutilmente, ma sappi che hanno salvato la nostra isola dalla follia di Hodi” lo rimproverò Jinbe.
“Siamo diventati amici-nyu!”
“Sono tutte sciocchezze, come si può essere amici degli umani!”
“Smettendo di odiarli!” affermò Jinbe.
“Non ti riconosco più Jinbe, e neanche tu Hacchan! Avete già dimenticato cosa è successo a nostro fratello?!”
“No che non l’abbiamo dimenticato, stiamo facendo il suo volere-nyu!”
Detto questo nella prigione calò il silenzio.
Dopo molti interminabili minuti una voce li ridestò.
“Kayme!”
“Conosco questa voce – esclamò la sirena alzandosi – è Nami-chin! Nami-chin siamo qui!” la chiamò.
Dall’ingresso dei sotterranei arrivò nuotando Nami che era riuscita a crearsi una bolla d’aria con un corallo sparabolle trovato in una stanza della villa. La ragazza fu felice di aver trovato la sua amica ma rimase immobilizzata da ciò che vide.
Il sotterraneo era formato da un corridoio centrale circondato da tre prigioni per lato; in ogni prigione c’erano una decina di uomini-pesce, alcuni di essi legati al muro con catene, altri ammanettati. Nella prima prigione alla sua destra c’erano tutti i suoi amici, ma c’era anche qualcun altro. Ammanettato e legato con catene al muro c’era il suo incubo peggiore. Arlong.
“Nami!” esclamarono gli altri, stupiti di vederla.
“Cosa ci fai qui? Ci sono anche Rufy e gli altri?” domandò Jinbe ma lei non lo sentì, non riusciva a distogliere lo sguardo da lui.
Arlong, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo rivolto a terra, le rivolse il suo ghigno sprezzante.
“Ma guarda chi c’è. È da tanto tempo che non ci vediamo Nami. Shahahah!”
Nami sprofondò nel baratro dei suoi ricordi, rivisse la morte di sua madre, la prigionia della banda pirata degli uomini-pesce e tutte le sofferenze del suo villaggio. Cosa ci faceva lui qui, non era stato catturato dalla marina?
“Sei cambiata parecchio dall’ultima volta. Sei cresciuta e sei diventata proprio una bella ragazza shahahah!”
“Smettila Arlong! Lasciala stare, le hai già provocato troppe sofferenze!” lo riprese Jinbe.
“Nami! Nami! Tiraci fuori da qui!” pianse Pappagu.
In quel momento Nami si rianimò e vide che la stella marina e Kayme si erano avvicinati alle sbarre e la guardavano con un misto di speranza e paura.
“Non preoccupatevi, Rufy sta dando una lezione a quel sequestratore e adesso qui ci penso io” li rassicurò.
“Come avete fatto a sapere che eravamo qui-nyu?” chiese Hacchan.
“Fukaboshi ci ha convocato al Palazzo del Drago e ci ha detto cosa vi era successo. Ha chiesto il nostro aiuto per liberare tutti i prigionieri” spiegò.
“Ridicolo! Anche la famiglia reale si affida a dei pirati umani adesso?! – sbottò Arlong – Perché dovremmo subire una simile umiliazione? Gli umani pretendono di dettar legge in questo mondo quando sono loro gli esseri inferiori, ci distruggono la vita! Per colpa dei pirati di cappello di paglia ho perso tutto ciò che avevo conquistato, sono stato prigioniero della marina finché non sono riuscito a scappare ma un altro umano si è messo in mezzo alla mia libertà, e ora dovrei chiedere compassione a chi mi ha rovinato?!”
“Arlong sei stato tu solo a rovinarti con le tue stesse azioni! E la colpa è stata anche mia perché non ti ho fermato come invece avrei dovuto fare! Per questo troppe persone hanno dovuto soffrire, Nami per prima; se umani e uomini-pesce continueranno a vivere con una mentalità discriminatoria, si perpetuerà solo odio e sofferenza!” si addolorò Jinbe.
“Nami, Nami, lei è la prima che ci odia!”
“Ti sbagli!” intervenne Nami.
Per tutto il tempo era rimasta in silenzio con il capo chino, per lei trovarsi faccia a faccia con Arlong era difficile, ma dopo questo non poteva più tacere.
“Tempo fa non sapevo niente degli uomini-pesce al di fuori della tua ciurma e non potevo in alcun modo capire il perché delle tue azioni, poi però sono stata a Sabaody e le cose sono cambiate. Ho visto come tutti trattavano Kayme e Hacchan, come dei mostri o trofei da esibire, ho visto l’odio e la discriminazione nei loro occhi ed è stato orribile. Sull’isola degli uomini-pesce ho incontrato Jinbe e lui mi ha raccontato tutto sulla vostra storia, so tutto del vostro passato, della regina Otohime, di Fisher Tiger, so tutto di te. Ora comprendo il perché del tanto odio che provi nei confronti di noi uomini e mi dispiace perché so che la tua, come quella di tutti voi, è stata una vita difficile. Tuttavia non posso perdonarti per ciò che mi hai fatto” la sua voce tremava e si stava stringendo la spalla dove prima c’era il tatuaggio di Arlong.
“Nami …” sussurrarono i suoi amici comprendendo il suo dolore.
“Ma sappi che io non odio gli uomini-pesce, tra di loro come vedi ho degli amici, e l’odio ingiustificato che gli uomini provano per voi è intollerabile! Non dirò mai a nessuno che il mio passato è stato rovinato da un uomo-pesce, e mi assicurerò che nemmeno gli abitanti di Cocoyashi lo facciano. Dirò che è stato rovinato da te Arlong! Sei solo tu il mio nemico, non posso smettere di odiarti!”
Nessuno osò parlare, lo stesso Arlong rimase ammutolito.
“Oh Nami-chin …”
“Non preoccuparti Kayme, ora scassino le serratura e ce ne andiamo” la rassicurò tornando la Nami di sempre, allegra e coraggiosa.
Si tolse dai capelli una forcina e la inserì nella fessura tentando di aprire la cella, ma all’improvviso una scossa elettrica la colpì sbalzandola indietro e facendole scoppiare la bolla.
“Nami!”
“Oh no le gabbie sono attraversate dalla corrente elettrica!” constatò Jinbe.
Nami annaspò per la mancanza d’aria.
“Presto devi uscire da qui, non puoi resistere sottacqua-nyu!” le disse Hacchan agitato.
Nami non poté fare altrimenti, in quelle condizioni era impossibile salvarli, si diresse verso la scalinata assicurando con un gesto che sarebbe tornata. Ora doveva solo trovare una soluzione e non morire affogata.
Erano passati diversi minuti da quando se ne era andata e tutti erano in pensiero.
“Speriamo sia riuscita a trovare dell’aria” sperò Kayme.
“Non preoccupatevi, vedrete che tornerà a momenti” tentò di rassicurare loro e se stesso Jinbe.
“Non sperateci troppo, potrebbe aver rinunciato, oppure ammesso il contrario, dobbiamo pur tener conto che è un’umana e potrebbe non avercela fatta” sostenne Arlong.
“Non dire certe cose!” si alterò Pappagu.
Prima che potesse nascere una discussione si accorsero che l’acqua stava svanendo per lasciare il posto a un’enorme bolla d’aria. Fece poi il suo ingresso Nami, acclamata con gioia dagli amici, mentre Arlong rimase stupito dal suo ritorno.
“Scusate l’attesa ma mi serviva un po’ d’aria” scherzò prima di dare istruzioni a tutti di tenersi lontani dalle sbarre.
Dopo di che prese il suo Sorcery–Clima Tact e con i fulmini da lei creati mandò in corto circuito le serrature, così che le gabbie si aprirono. Consegnò le chiavi delle manette nelle varie prigioni e liberò tutti i suoi amici. L’unico che era rimasto ammanettato era Arlong e Jinbe se ne accorse. Prima che potesse dire qualsiasi cosa Nami gli gettò la chiave.
“Ho promesso a Shirahoshi che avremmo liberato tutti i prigionieri” disse dandogli le spalle mentre lui grato liberava suo fratello.
All’improvviso ci fu un terremoto.
“Cosa è stato?!”
“Deve essere Rufy che combatte contro il mostro marino” spiegò la ragazza.
Le scosse si fecero sempre più forti finché il mostro sbatté contro le pareti distruggendole. La bolla si ruppe e nel sotterraneo si crearono forti correnti d’acqua. Tutti gli uomini-pesce furono trascinati via ma Nami fu sbalzata nella direzione opposta, nessuno poteva raggiungerla. Si sentì afferrare ma non riuscì a capire da chi perché perse i sensi.
L’unico che era riuscito a contrastare la corrente era Arlong che ora, stringendo al petto la ragazza, la stava riportando in superficie. Il perché lo stesse facendo non gli era ben chiaro, sapeva solo che lei non doveva morire. Il suo discorso gli aveva ricordato le ultime parole di suo fratello Tiger, quella volta non era riuscito a salvarlo dal suo odio ma ora aveva la possibilità di rimediare. Avrebbe salvato quell’umana per lui.
Riemerse sotto lo sguardo meravigliato di tutti e portò Nami sulla riva dell’isolotto. La ragazza riprese subito conoscenza e si spaventò nel trovarsi in braccio a lui.
“A-Arlong! – pronunciò incredula il suo nome – Perché mi hai salvata?”
“Non farti strane idee stupida umana – disse posandola a terra e allontanandosi da lei – Non l’ho fatto per te, il motivo non ti deve interessare”
In quel momento Nami non riuscì a pensare ad altro, come se la battaglia intorno a lei non esistesse, c’erano solo lei e Arlong. Il suo passato si stava allontanando e non lo voleva fermare.
Solo ora comprendeva fino in fondo Fisher Tiger, anche lei aveva il suo demone e sapeva che non poteva cancellare il suo odio, ma lo avrebbe tenuto nascosto. Non poteva perdonare Arlong, le era impossibile.
E mentre era immersa in questi pensieri, non poteva fermare le lacrime.

NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! Nonostante io abbia una vagonata di storie da continuare mi sono imbarcata in questa breve one-shot. Era da troppo tempo che mi ronzava per la testa una fatidica domanda "Come sarebbe stato un possibile incontro tra Nami e Arlong dopo due anni?", io ci terrei tantissimo che Oda pensasse a qualcosa per questo ma visto che non l'ha ancora fatto ci ho pensato io. Nonostante tutto ciò che Arlong ha fatto, vedendo il suo passato non riesco proprio ad odiarlo totalmente. Sembrerà pazzesco magari ma ho voluto diciamo quasi "riscattarlo". Spero di aver reso bene l'idea, naturalmente non ho voluto stravolgere le cose facendo diventare Nami e Arlong best friend a vita XD
Mi auguro che vi sia piaciuta! Ringrazio tutti coloro che leggeranno e inseriranno la storia tra le preferite e ricordate e ringrazio in anticipo chi recensirà, sempre se ci sarà qualcuno di così coraggioso ^^ <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

 
   
 
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