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Autore: Love_in_London_night    09/12/2015    3 recensioni
«Tanti auguri anche a te. Anzi, fatti abbracciare.» Lo vide irrigidirsi di colpo e la cosa le dispiacque, ma cercò di non darlo a vedere. «Su, non aver paura, voglio solo augurarti un buon compleanno. Ho intenzione di non sentirti per almeno due giorni, quindi sappi che non ti rinnoverò i miei auguri dopodomani.»
Una fitta alla bocca dello stomaco, parole intrise del più comune tradimento, ma Gwen provò a trattenere quelle sensazioni dentro di sé, non c’era bisogno che lui sapesse.
Jared rilassò le spalle e la prese tra le braccia, mentre lei espirò sonoramente per poi inspirare piano il suo profumo di pulito. Era la sensazione piacevole dei ricordi che quell’odore provocava a farle male, non solo le braccia di lui attorno alla propria vita.
«Buon compleanno.» Indugiò troppo su quell’abbraccio, ne era consapevole, ma voleva imprimersi nella mente ogni istante passato con lui.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Melted like snow


 


Sospirò davanti alla vetrata.
Era strano il natale a Los Angeles. Forse l’avrebbero presa per pazza, ma l’avrebbe definito freddo.
Gwen era nata e cresciuta nel Vermont, quindi faticava a entusiasmarsi per quel periodo dell’anno vissuto tra le palme e un clima mite. Soprattutto dopo aver trascorso anni di lavoro a Londra, una città vibrante di vita ed entusiasmo natalizio.
Alzò solo un angolo della bocca al solo ricordo. A Londra faceva freddo, ma l’atmosfera che si respirava per le strade scaldava dentro; era il modo di vivere il natale a fare la differenza. In Inghilterra, come nel Vermont, le luci dei pub erano sufficienti come decorazioni delle strade, ma erano sempre pieni zeppi di ghirlande e addobbi di agrifoglio affinché nessuno potesse ritenersi escluso dal clima natalizio. Poi c’era quel profumo di freddo e neve nell’aria a rendere tutto inebriante. La neve, era quella la grave mancanza di Los Angeles, ciò che impediva che la magia avvenisse pure lì.
Certo, le luminarie natalizie non mancavano nemmeno nella città della costa ovest, ma era proprio l’atmosfera frizzante tipicamente natalizia a non essere presente. 
A LA era solo una questione di luci, ma era così tutto l’anno.
Per quanto fosse la sua città d’adozione, Gwen doveva ammettere che Los Angeles non era poi granché; solo il tramonto riusciva a compiere il miracolo: sfumature come quelle che si potevano osservare dalle colline le aveva viste poche volte in vita sua, mentre la sera la città perdeva il proprio monocolore per lasciare spazio a reticolati di scintillii che durante l’anno erano affascinanti, ma a dicembre non reggevano il confronto con i paesaggi di chi abitava in posti che potevano godere di un natale freddo e sentito.
Era stata strana la sua vita. Si era laureata a Dartmouth per non essere lontana dalla famiglia, poi si era trasferita a New York per lavorare nella succursale di una casa di produzione cinematografica. Il duro lavoro l’aveva premiata, tanto che la trasferirono nella sede di Londra, centro dell’attività britannica. Anni intensi, difficili ma divertenti, e soprattutto ricchi: amore, emozioni, soddisfazioni e dolori.
Era tornata a casa per assistere il padre malato dopo cinque anni di lontananza, per vederlo spegnersi come una candela lasciata nel mezzo della tempesta, eppure non si era lasciata abbattere. Aveva rincuorato la madre e i due fratelli minori, per poi ritornare a New York e trovare lavoro per una casa discografica. Il passo verso Los Angeles era stato breve: a Jared Leto serviva una seconda assistente e la società aveva trovato in lei la persona adatta per rivestire il ruolo, soprattutto in previsione dell’incarico da prima assistente che avrebbe potuto ricoprire in futuro.
«Sei sicura? Guarda che non è un problema per me.» Jared la distolse dai suoi pensieri. 
Come spesso capitava erano rimasti soli, sempre gli ultimi a uscire dal lab. 
Jared aveva imparato a fidarsi di lei in quei mesi di lavoro, tanto che il carico di Shayla era stato alleggerito –o meglio, dimezzato – e suddiviso con Gwen.
Lei gli sorrise, grata per l’invito e al suo capo per aver superato la difficoltà nei propri confronti, sapeva benissimo che non doveva essere facile. Per quel motivo spense l’ansia che gli leggeva in faccia prima che lo conquistasse del tutto: «Tranquillo, ho altri programmi.»
Si girò verso il grande tavolo tra la zona relax e la piccola cucina di sopravvivenza, adibita per preparare caffè e pasti frugali, per indicare i fogli sparsi sulla superficie, accanto al laptop ancora acceso.
«Ma non hai lavorato abbastanza oggi?» La prese in giro più tranquillo, quasi il suo diniego fosse stato rassicurante.
Gwen scrollò le spalle. 
«Non mi sembra affatto, dato che abbiamo passato il pomeriggio a festeggiare e a farci rispettivamente gli auguri.» Si avvicinò all’albero nell’angolo, per poi continuare: «Ci metto poco, devo solo annotare qualche appuntamento sul tablet e poi vado a casa.»
Lo rassicurò, perché sapeva quanto come capo fosse premuroso e attento nei confronti del personale, anche se non mancava di essere insopportabile e pretendere sempre il meglio da ognuno della crew. Non era facile lavorare con Jared Leto, ma di sicuro era gratificante.
«Ok, non insisto.» Le disse mentre indossava il cappotto. «Tanti auguri di buon natale! E non preoccuparti, non dirò a quello stronzo del tuo capo che un giorno può esserti capitato di lavorare meno.»
Le rivolse quel sorriso divertito che Gwen adorava, tanto che non riuscì oltre a trattenere una risata argentina.
«Tanti auguri anche a te. Anzi, fatti abbracciare.» Lo vide irrigidirsi di colpo e la cosa le dispiacque, ma cercò di non darlo a vedere. «Su, non aver paura, voglio solo augurarti un buon compleanno. Ho intenzione di non sentirti per almeno due giorni, quindi sappi che non ti rinnoverò i miei auguri dopodomani.»
Una fitta alla bocca dello stomaco, parole intrise del più comune tradimento, ma Gwen provò a trattenere quelle sensazioni dentro di sé, non c’era bisogno che lui sapesse.
Jared rilassò le spalle e la prese tra le braccia, mentre lei espirò sonoramente per poi inspirare piano il suo profumo di pulito. Era la sensazione piacevole dei ricordi che quell’odore provocava a farle male, non solo le braccia di lui attorno alla propria vita.
«Buon compleanno.» Indugiò troppo su quell’abbraccio, ne era consapevole, ma voleva imprimersi nella mente ogni istante passato con lui.
«Grazie.» Le si rivolse contento. «Riposati in questi giorni.»
Lo guardò allontanarsi, poi trasse un sospiro che doveva essere di sollievo, ma sentì l’aria rarefarsi nei polmoni, quasi avesse un peso sopra essi.
Si guardò in giro: era rimasta sola.
Quel momento era triste e perfetto al contempo. Se avesse chiuso gli occhi avrebbe sentito il silenzio ovattato che di solito c’era a Londra, quando lei era in casa e fuori nevicava in modo gentile. Anche la neve sembrava intenta a non disturbare le persone, ma solo a rendere il tutto molto più romantico e intimo.
Le sarebbe mancato quel posto, per quello voleva del tempo da sola lì dentro; aveva bisogno di ritagliarsi il proprio spazio e assorbire al meglio i ricordi che, quasi per un anno, le persone le avevano regalato.
Gwen si era sempre vantata di essere una persona forte, in grado di reggere ogni situazione, ma si era dovuta ricredere dopo quel lavoro. C’era qualcosa che sfuggiva al suo controllo, nonostante l’organizzazione facesse parte delle proprie mansioni. E fallire in modo così misero ogni giorno le faceva male, ecco perché era pronta ad arrendersi.
Jared era proprio quell’eccezione, la variante su cui non aveva mai avuto potere.
Raccolse i fogli sul tavolo distrattamente, ormai immersa nei ricordi.
Era arrivata lì preparata: aveva fatto le dovute ricerche sul gruppo e su ogni membro. Aveva apprezzato Jared come attore e anche qualche loro canzone prima di accettare quel lavoro, nulla più. Non era rimasta folgorata dalla sua bellezza, seppur la riconoscesse senza alcun problema, ma il cantante non aveva fatto breccia su di lei, come Shannon e Tomo.
Ai suoi occhi erano le persone a cui faceva riferimento, erano simpatici ma comunque erano i suoi capi, e per quanto il rapporto fosse buono, si limitava al campo lavorativo.
A Jared piaceva come lei si muoveva e interagiva con il resto dello staff, non ne aveva mai fatto mistero, difatti gliel’aveva detto in faccia. Aveva apprezzato così tanto il suo atteggiamento da responsabilizzarla e darle compiti impegnativi come quelli di Shayla, che dopo anni si ritrovava ad avere del tempo libero e a non sapere come sfruttarlo, impreparata a quella piacevole novità.
Ciò che Gwen non aveva mai saputo era che quei comportamenti così cordiali, sinceri e al tempo stesso algidi, avevano incuriosito Jared senza che nemmeno lui se ne fosse accorto.
Il carico di compiti che le aveva affidato la portava a fermarsi al lab sempre più a lungo, divenne così l’ultima a lasciare il posto di lavoro, abitato solo da Jared. Lui rimaneva a sistemare le armonizzazioni, a correggere i testi e a provare sempre e comunque l’intonazione: tutto doveva essere come lui si immaginava in ogni minimo dettaglio. Gli piaceva lavorare da solo, era un modo efficace per ottenere i risultati che si era prefissato e perfezionare il lavoro già svolto.
Nessuno dei due si era aspettato quindi che, complice il caldo torrido di agosto, la situazione degenerasse.
Era bastato lavorare a contatto per un bel po’ di sere, interagire da stanchi, sfiorarsi per sbaglio qualche volta di troppo e lasciarsi andare con più facilità; il risultato era stato del sesso facile, ma comunque appagante.
Quella sera i sorrisi si erano fatti complici, gli sguardi indugiavano troppo sull’altro mentre battute e doppi sensi si erano infilati nelle loro conversazioni.
La vicinanza aveva fatto il resto: impossibile non azzerare quel poco spazio tra loro quando l’elettricità saturava ogni centimetro tra le due bocche.
Jared l’aveva baciata e Gwen aveva risposto con altrettanto coinvolgimento e, aveva dovuto ammetterlo, aveva fatto bene a cedere, perché il cantante ci sapeva fare. Baciava in un modo che stordiva i sensi e lasciava senza fiato.
Non le importava che tanta esperienza venisse da altrettante donne, Gwen era felice che Jared la stesse mettendo in atto con lei, e che quelle prima l’avessero portato così vicino alla perfezione dei sensi.
Lui capiva quando essere rude e quando adoperare la lentezza necessaria per renderla una punizione piacevole, impensabile resistere al suo fascino.
Ma soprattutto a Gwen era piaciuto sentire come e quanto la propria pelle reagisse al tocco di Jared, ai modi in cui era in grado di sfiorarla esattamente come lei desiderava senza saperlo davvero.
Erano finiti sul morbido divano su cui erano soliti lavorare con altri membri della crew, ma in quel momento non pensarono a quanto potesse essere strano profanare in modo simile un luogo per loro strettamente professionale, era più importante levare vestiti, assaporarsi e scoprirsi, strappare carne e sensazioni.
Dopo quel primo amplesso si erano salutati da adulti. Non parlarono dell’accaduto, eppure non si creò alcun tipo di imbarazzo postumo; niente che agli occhi altrui potesse sembrare ambiguo.
La cosa che stupì entrambi era, però, l’aver cercato altri contatti: motivi – scuse – per fermarsi di più sul lavoro e ritrovarsi quindi soli, affidare a lei lavori, offrirsi volontaria per determinati compiti che portavano al lavoro di squadra; qualsiasi cosa per legittimare agli occhi dell’intero team il loro stare insieme e giustificare le lunghe presenze al lab ben oltre l’orario richiesto. A volte Shannon, Tomo e Stevie si erano offerti di dare una mano, ma ogni volta si erano sentiti rispondere: «Tranquilli, c’è Gwen che mi aiuta. Sì, anche a sfamarmi, lo giuro… Non brucerò niente.»
Jared, che di solito odiava giustificarsi, aveva preferito esporsi e parlare con lei della situazione prima che potesse essere travisata: il sesso era fantastico, ma non era alla ricerca di nulla di serio. Se Gwen avesse voluto continuare a quel modo, senza coinvolgimento, a lui sarebbe andato bene, ma nulla di più.
Era stato sincero e serio, quasi distaccato, come se stesse parlando di lavoro, ma Gwen non si fece spaventare. Anzi, apprezzava la sua limpidezza e per questo si trovò d’accordo con lui. Non aveva una relazione né la voleva, dato che il lavoro la assorbiva. Quando metteva da parte agenda, computer e cellulare voleva svagarsi e non rendere conto a nessuno, esattamente come aveva fatto Jared. Era ciò che le aveva offerto e nulla più, e le andava bene così.
Iniziarono a vedersi un paio di volte a settimana ma lontano dal lab, per non mischiare ulteriormente le cose e tenere ormai i labili confini più saldi che poterono. Né Jared né Gwen si fermavano al lab più del dovuto, mentre nessuno dello staff fece caso al fatto che sempre più spesso – almeno una volta a settimana – l’assistente dichiarava di dimenticare qualcosa da consegnare a Jared, rimediando con una toccata e fuga a casa di lui prima di tornare a casa, oppure che Jared la chiamasse per qualche compito improvviso da svolgere subito.
I loro incontri si alternavano a momenti lavorativi ben più infiniti, dove Gwen aveva imparato a conoscere le sfumature del sorriso di Jared, dalle meno sincere a quelle più improvvise e genuine. Poi aveva notato il rapporto di totale fiducia con Emma e quello simbiotico e complementare con Shayla. E poi la sfumatura glaciale che assumevano gli occhi di lui quando la ragazza era carina – forse più del necessario – con Shannon. C’era stata della gelosia da parte dell’assistente, perché dopo tempo vedere che Jared andava a trovare alcune sue amiche per motivi fisici la metteva in crisi.
A inizio novembre Gwen aveva capito di esserne innamorata. Jared era un uomo complesso, ma lei aveva avuto l’opportunità di conoscerne ogni suo lato e apprezzarli tutti e, siccome era sempre stata famosa per la sua razionalità, aveva agito di conseguenza. Ci aveva pensato tanto, forse pure troppo, ma doveva avere il controllo di ogni singolo evento che le capitava e finalmente aveva capito come tenere a bada pure quello, sempre sfuggito alla sua volontà.
Coraggiosa e risoluta come Jared l’aveva sempre conosciuta, si era presentata a casa del proprio capo come ogni settimana ma, al posto di arrivare e farsi spogliare, aveva preteso di parlare con lui. Aveva ammesso di provare qualcosa, senza scendere nello specifico per non esporsi troppo, e voleva sapere se anche lui sentiva lo stesso nei suoi confronti.
Jared, facendo ricorso alla sincerità usata nei loro primi incontri, si trovò costretto a deludere ogni sua aspettativa: Gwen gli piaceva parecchio, ma non come sperava lei. La apprezzava, ma oltre a del buon sesso occasionale non c’era nulla di più, ne era sicuro. 
Lei gli credette perché aveva imparato a conoscerlo, sapeva che la situazione non gli era congeniale ma aveva cercato di non ferirla, era sicura fosse sincero. Non aveva girato attorno al discorso né aveva cercato di non darle una vera risposta, conosceva ogni sua tattica e la sincerità era la più facile in lui da individuare. 
Jared le disse che forse era meglio stroncare ogni loro rapporto al di fuori del lavoro e, seppur a malincuore, Gwen annuì. Sarebbe stato meglio per entrambi, soprattutto per lei. Il cantante però non si arrese e le disse che la stimava troppo per perderla perché era un validissimo contributo nel suo staff, e che sperava se la sentisse ancora di lavorare per lui.
L’assistente non aveva preso nemmeno in considerazione l’idea di abbandonarlo, c’era in gioco troppo per lei per pensare di lasciare il posto per una semplice cotta che sarebbe passata al più presto, e gli fece sapere senza indugio che non aveva intenzione di lasciare il lavoro.
E così fu. Il giorno dopo Gwen si era presentata al lab come se nulla fosse, un sorriso sulle labbra e la voglia di tenersi occupata con appuntamenti e scartoffie per non dover prestare troppa attenzione a Jared.
Era sempre stata una donna concentrata sui propri obiettivi, puntava a realizzarsi sul piano professionale, in fondo l’amore non era mai stato contemplato. Non l’avrebbe rifuggito se fosse capitato, ma di certo non sarebbe andata a cercarlo, perché sapeva quanto potesse essere una complicazione per la sua vita, tutt’altro che stabile e libera. Come poteva permettersi di cercare qualcuno quando non aveva nemmeno tempo per se stessa?
Con Jared era capitato, ecco perché non aveva combattuto la cosa, ma era ora di accantonare quei sentimenti. Dopo anni aveva trovato un posto di lavoro che le piaceva davvero. Era faticoso ma stimolante, mentre le persone con cui passava la maggior parte del tempo erano carine e simpatiche, oltre che professionali e competenti. Non c’era competizione tra loro e, nonostante fosse l’ultima arrivata, l’avevano fatta sentire accettata fin da subito. Certo, lavorare alle dipendenze di Jared Leto era stressante, più che essere alla mercé delle società precedenti che l’avevano fatta crescere e diventare quello che era, ma era anche premuroso ed era bello costruire un rapporto umano e di fiducia con lui perché si lavorava a stretto contatto.
No, non ci avrebbe rinunciato tanto facilmente.
Il mese successivo non fu facile per Gwen, ma nemmeno il più difficile della sua vita. Aveva dovuto nascondere la propria gelosia nei confronti della nuova fiamma di Jared, soffrire in silenzio per il distacco che si era creato tra lei e il cantante, e ritrovarsi sempre più coinvolta, innamorata della sua sincerità anche quando la situazione si era fatta difficile per entrambi. Ma era pur sempre stata una donna razionale e dal sangue freddo, non si sarebbe lasciata andare a facili intemperanze rischiando di perdere ciò che per lei in quel momento era più importante.
Si era limitata ad ammirare il lab tirato a lucido per le feste natalizie, periodo che Jared adorava, così tanto da riempire di alberi, addobbi e festoni ogni angolo dello stabile.
Ed era così che Gwen aveva iniziato a spiarlo di nascosto: attraverso le decorazioni specchiate dell’albero di natale. Sguardi discreti e ammirati, l’unico modo che aveva per non limitarsi in sua presenza. Al natale doveva più di quanto si fosse mai immaginata.
Poi, come sempre, tutto era venuto a mancare nell’unico modo concepibile: senza preavviso.
Gwen, a inizio dicembre, aveva bisogno di stravolgere l’agenda degli appuntamenti di Jared per farci rientrare tutto e, nonostante si fosse concesso una piccola pausa dalla registrazione del nuovo album, sapeva di trovarlo nella sala di incisione con Shannon, poteva sentire i piatti vibrare sotto il suo tocco improvvisato anche da quella distanza, doveva esserci la porta aperta.
«Che c’è? Sei inquieto anche per essere… tu.» Esordì il batterista smettendo di percuotere ciò che gli capitava a tiro.
Gwen si fermò accanto alla porta, se Shannon aveva percepito in Jared del turbamento, doveva esserci sotto qualcosa, non le andava di interrompere quel momento così delicato e teso, così si appoggiò alla parete, nel tentativo di fare meno rumore possibile.
Sentì Jared sbuffare e minimizzare, ma il fratello maggiore non si fece scoraggiare dall’atteggiamento scostante del cantante, così alla fine quell’ultimo cedette: «Gwen. È un casino.»
La diretta interessata si sentì sbagliata. Aveva fatto di tutto per essere professionale sul lavoro e non fargli pesare quel rifiuto così difficile per lei, invece in quel momento scopriva con certezza di aver fallito.
«Perché?»
Se lo domandò pure lei.
«Abbiamo avuto qualcosa per un paio di mesi o poco più. Poi lei si è innamorata e le ho detto chiaro e tondo che non era ricambiata.» Jared rispose nel modo più neutrale possibile, sottolineando il suo desiderio di riportare i fatti senza farne una colpa a qualcuno, a Gwen soprattutto.
Ma lei, in colpa, si sentiva già.
«Dove sarebbe il problema? Se è ancora qui mi sembra che questo problema non ci sia nemmeno.» Shannon posò le bacchette accanto allo sgabello su cui era seduto, la questione sembrava essersi fatta più seria di quanto si fosse mai aspettato.
«Già, facile per te. Io vivo la mia vita normalmente, ma ho paura di urtare i suoi sentimenti. Ho voglia di portare a casa qualcuna e mi sento in diritto di farlo, ma se lei prova ancora qualcosa per me so che poi ci sta male, dato che per un qualsiasi motivo le ragazze passano sempre dal lab.»
Gwen non pensava di rappresentare un problema per lui, perché per quanto la situazione fosse difficile, lei era riuscita a limitare i danni, nonostante in gioco ci fossero i suoi sentimenti. Scherzosamente si era sempre detta di non rientrare nei suoi canoni in quanto castana, ma non avrebbe mai creduto di essere un impedimento nel condurre la vita di Jared. Ne era ferita.
«Tutta questa preoccupazione non può, per caso, derivare da un certo interesse?» Shannon, più sentimentale del fratello, provò a cercare di vedere la cosa da un nuovo punto di vista, un’angolazione così inusuale che fece battere più veloce il cuore di Gwen.
Lei, in fondo, ci aveva sempre sperato. Magari Jared un giorno si sarebbe accorto di lei nel modo in cui si era sempre augurata, oppure avrebbe iniziato ad apprezzare maggiormente i suoi lati, approfondendo la conoscenza e non fermandosi solo alla loro fisicità; di cose ne potevano succedere, stava a loro prendere decisioni a riguardo.
«No, è solo premura nei suoi confronti… e stanchezza mia per non poter vivere una situazione appieno come vorrei.» Disse Jared nel passarsi le mani sulla faccia, stanco di quei pensieri che si portava appresso da qualche giorno. «Mi piace come persona, ma non come donna.»
Le ginocchia di Gwen cedettero sotto al peso di quell’ingombrante verità. Un riassunto lapidario e quantomai chiaro nella sua brutale sincerità.
«Non è brutta.» Lo incalzò Shannon, cercando di farlo parlare per vederlo poi più sereno. Se Jared avesse continuato a mostrarsi irrequieto la cosa si sarebbe riflessa su di loro e, dunque, sulle canzoni che in quel periodo erano in fase di registrazione. Shan preferiva evitare di entrare in quel vortice di negatività, ne aveva abbastanza lui per tutti e tre, quando ci si metteva.
«Non ho mai detto che sia brutta. So che non lo è, se no non ne sarei stato attratto e non ci avrei fatto sesso.» Continuò Jared ovvio, ma si sentì in dovere di precisare perché non ci fosse stato di più di qualcosa di fisico tra loro. «È una ragazza fantastica, ma non è scattato nulla nei suoi confronti. Niente che mi portasse a volerne sapere di più su di lei. È una cosa soltanto fisica.»
A Gwen scese una lacrima silenziosa, perché non poteva rivelare la sua presenza con un singhiozzo, sarebbe stato troppo imbarazzante per tutti. Quel discorso le fece capire di non avercela con Jared, né tantomeno con se stessa. Non poteva recriminarsi di non essere abbastanza bella o di non piacere, semplicemente succedeva di piacere agli altri come persone, ma non si andava oltre, e quello era il suo caso.
Era dura da accettare per Gwen, ma almeno sapeva di dover smettere di sperare che Jared si accorgesse di lei: era già successo, ma non come si era sempre immaginata.
«E le attrazioni sono destinate a finire.» Convenne Shannon pratico, con un tono che le fece pensare che anche lui sapeva bene di cosa stesse parlando.
«Esatto. Ed è già successo.»
Perché Jared era andato avanti, e doveva farlo anche lei. Doveva smettere di essere un problema per entrambi.
«Cosa intendi fare a riguardo?»
Gwen avrebbe dovuto essere più gentile con Shannon, dato che sembravano essere sulla stessa lunghezza d’onda. Aveva appena posto la domanda che lei più aspettava, ed era la risposta che più temeva.
«Non lo so».
Si riscosse dai pensieri e l’atmosfera circostante la avvolse come un maglione caldo. D’improvviso il silenzio della casa divenne rassicurante. Le sembrò di essere stata catapultata di nuovo a Londra quando l’aria secca prometteva un’abbondante nevicata.
Si specchiò nelle stesse palline natalizie in cui aveva sbirciato Jared per tutte quelle settimane e vide solo il proprio riflesso e quello delle luci dell’albero e trovò la cosa confortante, quasi avesse ritrovato se stessa.
Era da tre settimane che si chiedeva come potesse recuperare alla situazione incresciosa che aveva creato, ma ancora non era sicura di avere la soluzione giusta tra le mani.
Spense il tablet e lo accomodò sopra alcuni fogli e accanto all’Iphone spento, in cima – poi – sistemò un unico foglio piegato con cura.
Infilò il cappotto e infine si diresse verso l’albero per spegnere le luci decorative. In tutti quei gesti c’era qualcosa di solenne e definitivo che le fece venire i brividi.
Racimolò le proprie cose e si concesse un ultimo sguardo su quegli ampi spazi, quasi avesse voluto controllare che tutto fosse al proprio posto, soprattutto lei.
Di colpo l’aria attorno a Gwen cambiò. Era come se la neve che aveva tanto desiderato e immaginato in quei lunghi istanti si fosse di colpo sciolta, liberandola da un peso che l’aveva accompagnata per troppo tempo. Era come se la neve, o le sue emozioni, avessero smesso di essere ovattate e si fossero dissolte per dar spazio a quello che c’era sotto alla superficie. Un qualcosa di catartico e terrificante di cui aveva maledettamente bisogno.
Sistemò le chiavi sotto un vaso e si avviò nel freddo della sera con la mente verso tutte le cose da impacchettare: emozioni, vestiti, ricordi e cianfrusaglie.
Non si girò verso il lab, ma si allontanò con una lacrima che scorreva fredda sul viso per andare a morire sull’accenno di un sorriso, un misto tra la tristezza per la perdita di qualcosa di sicuro e la consolazione di aver fatto la cosa giusta, forse.
Aveva bisogno di un nuovo inizio, lo doveva a Jared ma, soprattutto, a se stessa.


Jared era felice di aver passato un natale tranquillo in famiglia insieme alle persone più care e un compleanno divertente con gli amici di sempre, dunque era di buon umore e pronto per mettersi al lavoro con i migliori propositi. Quando era così arrivava sempre prima del previsto al lab con la voglia di godersi la pace di quel posto ancora per poco. Gli piaceva vedere come pian piano si riempiva e fremeva sempre più di attività e creatività, era come se fosse un prolungamento di se stesso.
Dopo essere entrato si guardò in giro per controllare che tutto fosse in ordine, avevano già subito la visita di qualche ladro e non era mai piacevole perdere tempo a fare denuncia né a capire cosa – e quanto – fosse andato perso.
Vedere tutto immacolato e in ordine, dunque, lo rassicurò, salvo poi notare una piccola pila abbandonata sul tavolo. Dei fogli sovrastati da un tablet, uno Iphone e un singolo foglio sopra a essi. Per Jared, recitava la facciata in bella vista.
Lo aprì e lesse il contenuto. Non era troppo scarno, ma non si dilungava nemmeno troppo.
Arrivò alla fine del foglio con un sorriso triste e speranzoso, diviso tra la gratitudine per aver risolto e messo fine a una situazione complicata e la tristezza per quella decisione repentina e improvvisa che non si era aspettato. Ma capiva le motivazioni dietro quel gesto, anche lui avrebbe agito allo stesso modo.
«Anche io ti auguro il meglio perché te lo meriti più di ogni altra persona che io abbia conosciuto.»
Una frase detta tra sé, ma era sicuro fosse arrivata in qualche modo alla destinataria.
Estrasse il proprio cellulare e avviò una chiamata.
«Cosa succede? Di solito riesci a cavartela anche senza di me prima delle otto.» Shayla conosceva Jared così bene da sapere che quella chiamata nascondeva un imprevisto che lei non era riuscita a calcolare e a cui, quindi, avrebbe dovuto rimediare. Il tutto equivaleva a del lavoro extra da parte sua. Scoprirlo alle sette e venti di mattina, però, non era mai una buona cosa.
«Ho bisogno che tu venga qui appena puoi.» A Jared scappò un sorriso ammirato, velato da una punta di rimpianto per non aver fatto nulla per evitare tutto quello. «Devi spulciare dei curricula che ti sono stati lasciati.»
«Perché?» Shayla era allarmata.
«Perché devi scegliere la seconda assistente che sostituirà Gwen. Se ne è andata.»
Senza aggiungere altro chiuse la conversazione, gli occhi ancora incollati sul foglio intenti a leggere per l’ennesima volta le parole che Gwen gli aveva rivolto per l’ultima volta.

Jared,
mi dispiace non mantenere la promessa fatta mesi fa, ma non posso pensare di onorarla mancando di rispetto verso me stessa.
È inutile che mi dilunghi sui motivi di questo addio, penso siano chiari a entrambi.
Ho bisogno di un nuovo inizio e ho bisogno che tu non ci sia, non ne faccia parte.
Per correttezza ti ho lasciato tutto quello che mi ha fornito la società, dal tablet al cellulare. Ho pensato che abbandonare tutto ciò che mi legava a questo posto fosse la cosa migliore, così come anche il mio numero di cellulare. Da domenica sarò una persona nuova, ma per te un’estranea, perché desidero che questo sia un addio, una cosa definitiva. Per te sarà come se non esistessi più.
Qui sotto, comunque, troverai i nominativi di alcuni candidati validissimi che possono sostituirmi con facilità. Se non volessi un simile suggerimento da parte mia lo capirei, in tal caso Shayla potrebbe trovare qualcun altro di competente.
L’ho fatto per il bene di entrambi, soprattutto per il mio.
Ti auguro il meglio, te lo meriti.
Con tutto il mio affetto,
Gwen

 

 
A natale sono tutti più buoni... io no.
Giuro, avrei voluto scrivere qualcosa di estremamente zuccheroso, ma era scontato e non mi veniva nulla. E comunque non è finita così male, perchè a modo loro sono entrambi felici, ecco. Felici no al momento, ma sollevati.
È stato un qualcosa scritto di getto ispirato dall'idea di un natale passato al caldo rispetto al nostro solito natale... Insomma: freddo tutta la vita, diciamocelo.
Penso anche che Jared non sia così premuroso verso una persona a cui all'inizio ha dato un due di picche, ma ho pensato al fatto che preferisse essere onesto e tenersi una collaboratrice, quindi più che "premuroso" lo vedo - al solito - uno razionale e attento alle conseguenze di ogni sua mossa.
E niente, in fondo l'ho scritta solo per salutarvi e augurarvi un buon natale e un inizio di anno fantastico!
Spero che vi sia piaciuta... E se avete idee per regali carini a poco prezzo scrivetemi, i suggerimenti sono ben accetti ahahahahah, ok, la smetto con le scemenze.
Echelon veneziane, stalkerate Jared da parte mia.
Cris
.
 
   
 
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