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Autore: Sanae77    10/12/2015    10 recensioni
Sinapsi
si•nà•psi
1. In neurofisiologia, la connessione funzionale tra due cellule nervose o fra una cellula nervosa e l'organo periferico di reazione.

E se questa connessione avvenisse anche tra due persone?
Svegliarsi e non sapere dove si è collocati.
Non ricordare come ci si è arrivati.
Essere da soli, ma essere coscienti che di solito accanto a noi c’è un'altra persona, che però non c’è.
Un percorso particolare per scoprire la vita della coppia più famosa di CT.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tsubasa
“Non hai idea di quanto mi dispiaccia per come mi sono comportato i primi giorni lontano da te Sanae” ammetto stancamente perché adesso che ho visto come a sofferto mi sento tremendamente in colpa.
“Tsubasa ho sempre creduto che tu avessi avuto delle difficoltà nei primi momenti, quando dovevi farti accettare dai tuoi compagni. L’ho sempre immaginato, non preoccuparti davvero, oramai è tutto passato” risponde con un sorriso.
“Certe volte quando mi trovavo in Brasile ero assorto nel mio obiettivo che non mi rendevo neppure conto del passare del tempo. Inoltre Roberto mi ha massacrato ben bene con gli allenamenti e la sera ero talmente distrutto che crollavo nel letto. Ho impiegato un mese buono per abituarmi ai ritmi imposti e alle abitudini brasiliane. Per questo è stato così difficile mantenere un rapporto costante anche con te, mi dispiace”
Sorride. “Perdonato Capitano, è passato così tanto tempo che non voglio più neppure pensarci.”
E dopo questa frase le immagini tornano a scorrere.
 


Sanae
Sono passati già cinque mesi da quando il Capitano è partito, regolarmente mi telefona ogni quindici giorni, circa, ogni volta stringo il suo pallone tra le braccia per sentire il suo calore, ma la fredda gomma non riesce a darmi la sensazione sperata. Altre volte lo guardo silenziosa, come se fossi in attesa che accada qualcosa, come se questa sfera potesse collegarci, anche se la distanza che ci separa è enorme.
Il tempo, ho iniziato a capire cosa sia.
È attesa, pazienza, ordine, ritmo costante.
Le giornate tutte uguali, la scuola, i compiti, gli amici. Certi giorni sono meglio, altri peggio, ma alla fine tutti portano allo stesso pensiero, a lui.
Lui in terra straniera, senza nessuno, lui che comunque è là per il suo sogno, è felice, ma non ha nessuno. Io del resto qua sono piena di amici e un modo di passare questo maledetto tempo tento di trovarlo. Lui immagino starà dando anima e corpo per il calcio, per imparare il più possibile e tornare presto al suo paese, da me.
“A cosa stai pensando?” Chiede Yukari destandomi dai miei pensieri. Stiamo camminando in direzione dell’aula, tra poco suonerà la campanella per l’ingresso.
“Niente” rispondo vaga.
“Mh, un niente di cognome Ozora immagino” dice picchiandomi una gomitata al fianco; il suo tono è leggero, mi sta prendendo in giro.
Sorrido canzonandola leggermente. “Piantala,- l’ammonisco, poi proseguo - e tu a cosa pensi? A un niente di nome Ryo?”
“Mah chissà!” mi risponde birichina.
Mi volto spalancando la bocca. “C’ho preso, ah non posso crederci!”
“Senti un po’ prima manager, stasera con gli altri andiamo al cinema… che ne dici di unirti a noi?”
“Preferisco stare a casa” rispondo rapida, davvero non ho voglia.
“Sì, certo, a struggerti sul pallone, stasera passo a prenderti verso le nove fatti trovare pronta chiaro?!” Non mi da tempo di controbattere che è già infilata nella sua aula per la lezione.
“Chiaro” mormoro arrivando a lenti passi alla mia porta. Yukari è un’ottima amica, capisce che ho bisogno di distrazione e cerca sempre di coinvolgermi in tutto. Ma certe volte davvero vorrei semplicemente starmene in casa in santa pace.
 
Le mattinate scorrono placide e tranquille, i pomeriggi lo studio, il campo di allenamento e l’attesa di lui che telefona, o scrive, raramente.
Forse ha ragione la mia amica, dovrei uscire un po’ con loro, almeno questo tempo forse scorrerà più in fretta.

 
Sono a casa, mi sto preparando, mi osservo di fronte allo specchio, jeans e maglioncino attillato celeste, scarpe da tennis basse, un velo di rossetto e sono pronta per uscire.
Vorrei tanto che ci fosse Tsubasa a prendermi e non la mia amica.
Suonano al campanello e correndo giù per le scale grido a mia madre: “È Yukari, andiamo al cinema, ci vediamo più tardi.”
“Va bene, mi raccomando fatti portare a casa dopo, non venire da sola” mi risponde dalla cucina.
Afferro la maniglia ed esco. Lei in fondo al cancello mi aspetta insieme a Kumiko, Taro, Ryo, Yuzo, Mamoru e Teppei, Taki è malato.
Finalmente dentro al cinema sorridiamo come dei bimbetti piccoli osservando qualche coppietta che si sta appartando nelle ultime file.
“Se ci fosse stato il Capitano anche la nostra Anego sarebbe andata in ultima fila” mi dice con voce maliziosa e canzonatoria Ryo.
Scatto in avanti, mi allungo e mollo un sonoro scappellotto dietro la sua nuca, mentre lui tenta di scappare, mi sbilancio e finisco addosso a un ragazzo travolgendolo.
Sto per cadere quando due mani mi afferrano saldamente, sollevo lo sguardo e incrocio quello di Kanda: non posso crederci!
“Scusa” mormoro abbassando lo sguardo.
“Non importa Sanae, anche tu al cinema?”
“Ehi lasciala stare” esclama Ryo alle mie spalle.
“Ishizaki, stavolta non ho fatto nulla, è lei che è finita addosso a me” la sua voce è già alterata. Meglio intervenire.
Mi volto, prima che succeda l’irreparabile, quindi mi affretto a dire ai miei amici che si sono schierati dietro.
“È colpa mia, mi sono sbilanciata” strattono un attimo le spalle per far sì che lui molli la sua presa.
“Nakazawa, dov’è il tuo ragazzo? Ah già, è a tirare due calci dietro a un pallone in un altro continente – si avvicina al mio orecchio e inizia a sussurrare – lasciandoti oltretutto qua… da sola!” dopo si allontana abbandonandomi lì, come un’ebete.
Sento le guance calde, solo Tsubasa si era avvicinato così al mio volto, solo che con lui avevo provato una sensazione gradevolissima, piacevole; con Kanda, ho avvertito soltanto fastidio.
“Dai, andiamo a sederci” dice Kumi prendendomi per un braccio e tirandomi via da lì, sono rimasta come paralizzata.
Passato l’imbarazzo finalmente tutti sediamo per goderci il film.
Il primo tempo passa velocissimo, e alla fine, noi ragazze andiamo a fare rifornimento di pop-corn. Appena preso tutto torniamo dai nostri amici, ma sono costretta a deviare per il bagno, perché non resisto più.
“Mi fermo un attimo alla toilette, ragazze” dichiaro rivolta alle mie amiche.
“Vuoi che ti teniamo compagnia?” Chiede Yukari.
“No, no; non importa, farò prestissimo non perdete il film, arrivo subito” rispondo mentre mi sto già dirigendo verso la scritta verde WC.
“Ok” mi rispondono in coro.
Entro in bagno, faccio molto veloce, non voglio perdere il film, appena fuori mi lavo le mani e una volta uscita dall’antibagno, vedo Kanda appoggiato al muro di fronte, con braccia incrociate e piede ripiegato sulla parete, mi sorride un po’ strafottente.
Si dà un piccolo slancio e inizia a camminare verso di me. Appena è di fronte, si blocca e inizia a parlare: “Visto che adesso siamo soli, posso finalmente continuare il mio discorso”
“Non abbiamo niente da dirci” affermo mentre tento di scattare a destra per liberarmi dal suo ingombro di fronte. Lui però è più veloce e me lo trovo nuovamente davanti. Arretro di un passo, altrimenti finisce che sbatto ancora contro di lui.
“Quanto starà via il TUO Capitano Sanae, un anno, due, tre? Se va bene? Sei giovane e carina, lo aspetterai in eterno?” allarga le braccia come a invocare qualche santo chissà dove.
Punto le mani ai fianchi e sbotto: “Se fosse necessario anche in eterno, che cosa interessa a te?!”
Si avvicina ancora, retrocedo, ma lo spazio è finito, perché adesso le mie spalle avvertono il muro, cerco di farmi il più sottile possibile mentre il suo volto è pericolosamente vicino al mio.
“Pensi davvero che in Brasile il tuo ragazzo ti rimarrà fedele? Hai presente, le brasiliane? Altra cultura, calciatore, feste, sai quante gli moriranno dietro, e sai perfettamente che a quest’età… beh gli ormoni ci fanno abbastanza tribolare, quindi ti ripeto: sei sicura di voler aspettare chi forse non ti rispetterà? Io sono qua, tutti i giorni, possiamo andare al cinema, a ballare, dove vuoi, esci con me!” dichiara risoluto.
Metto le mie mani sui suoi pettorali, devo aumentare questa maledetta distanza e spingo con tutte le mie forze.
“Tsubasa è un bravo ragazzo, rispettoso, sono certa che saprà comportarsi, inoltre non sono cose che ti riguardano” e finalmente ce la faccio a fuggire, ho le lacrime agli occhi mentre torno dai miei amici.
Come se non avessi già tanti pensieri per la testa, mi ci mancavano anche le insinuazioni di Kanda. Il problema è che sono consapevole del fatto che non abbia tutti i torti.

 


Tsubasa
“Per quanto è durata questa storia di Kanda?” chiedo amareggiato.
“Un po’”
“Lo disintegro” dichiaro. La mia compagna inizia a ridere di gusto.
“Tsubasa, questo è il passato, nel futuro ci siamo noi, non credo sia necessario aprire una porta oramai chiusa… giusto?”
“Giusto, ma lo odio ugualmente!” ammetto stizzito.
“Beh questo nessuno può impedirtelo” risponde con un alzata di spalle e sorridendo della mia gelosia ancora ben presente.
   
 
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