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Autore: itsNichole    10/12/2015    1 recensioni
''Ce l’avevo fatta.
I risparmi di una vita, di diciotto anni di sopravvivenza erano finalmente esauriti. Spesi. E non ero affatto scontenta o amareggiata. Non mi sentivo dispersa o senza un soldo in tasca. Anzi..L’opposto. Ce l’avevo fatta. Ero riuscita a coronare il mio sogno. Un sogno tutto mio, quel desiderio con cui ti senti affine. Io mi sono sempre sentita così..con Parigi''.
Ed ecco una nuova FF che vede come protagonista il nostro Harry, insieme ovviamente a tutti gli altri nella città dell'amore. Una storia che non vedrà mai pace e tranquillità. Una ragazza e un ragazzo che ne avranno situazioni da passare di tutti i tipi. Bhè, vedete che ne pare e fatemi sapere.
Un bacio a tutti! Nichole.:)
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kiss me hard before you go.


Ce l’avevo fatta.
I risparmi di una vita, di diciotto anni di sopravvivenza erano finalmente esauriti. Spesi. E non ero affatto scontenta o amareggiata. Non mi sentivo dispersa o senza un soldo in tasca. Anzi..L’opposto. Ce l’avevo fatta. Ero riuscita a coronare il mio sogno. Un sogno tutto mio, quel desiderio con cui ti senti affine. Io mi sono sempre sentita così..con Parigi.

10luglio2013-

-Allora.. Come ci si sente?- sentii la voce della mia migliore amica dietro di me. Alle mie spalle. Non era il suo sogno Parigi, ma chi rifiuterebbe un occasione del genere? Mi promise di accompagnarmi quando ci conoscemmo, e vi parlo di esattamente otto anni fa. Avevo dieci anni e lei dodici, due anni più grande di me. Il suo sogno era quello di diventare una principessa, mentre il mio si avvicinava più a qualcosa di reale. Non sono mai stata una grande sognatrice, non credo affatto alle favole o al ‘vissero per sempre felici e contenti.’ Sono minchiate, niente di più. Ma a Parigi, io ci credo.. C’ho sempre creduto.

-Immagina di trovarti dentro il castello della Principessa Aurora.- le feci il paragone. Nonostante i suoi venti anni, Alice restava pur sempre un’eterna sognatrice. Una principessa disney più moderna. Nel duemilatredici non si aspetta più il principe azzurro, ma una carta di credito illimitata da parte del caro padre imprenditore e possibilmente un ragazzo abbastanza sexy e ricco per mantenerti tutta la vita. Ma lei ci credeva, così come io a quella città. Lei credeva all’amore, ai castelli e agli abiti lunghi. E una volta nominatele la Bella Addormentata Del Bosco, mi voltai e le vidi gli occhi brillare. Così come facevano i miei.

-Bhè più che davanti mi sto immaginando dentro..- ammise lei sorridendomi a trentasei denti, la bella vita si leggeva proprio sul suo viso. –Dato che tu sei dentro Parigi, proprio in questo momento.- e a quella frase realizzammo tutte e due di star vivendo il viaggio più bello della nostra vita, insieme. Anche se non era ancora iniziato.. Anche se era passata solo un’ora dal nostro atterraggio sul territorio francese, ma eravamo positive, abbastanza.

-Ti giuro sarà l’estate più bella della nostra vita Alice.- le promisi stringendola forte forte. Forte abbastanza da trasmetterle tutta la mia energia che da troppo tempo, ben diciotto anni, aspettava di poter uscire.

-Lo sarà, Emily.-

-Vi prego, ditemi che avete finito.- ed ecco Johanna che da dietro interrompeva quel momento romantico tanto quanto sentimentale. –Ho trovato l’albergo. E fa schifo. Altro che vista sulla torre Eiffel, abbiamo la vista sulla spazzatura della città. E non vale assolutamente la cifra che siamo costrette a uscire. Ripeto, che schifo. Hai prenotato tu Emily? Prima dovevi consultarmi. Cosa di quest’idea non ti era chiara?-
-Oddio ti prego, stai zitta.- si intromise Alice, prendendola in giro per il mal di testa che le aveva fatto venire in giro di trenta secondi, causa voce stridula e insopportabile. Johanna.. Mia cugina. La mia terribile cugina. La preferita dei nonni, degli zii, dei vicini di casa e un po’ di tutti. Costretta ad averla accanto a me anche il giorno del mio realizzarmi. Purtroppo fui costretta. Sa parlare benissimo il francese, ha vissuto in francia per circa quattro anni ma non è questo il vero motivo.. I suoi hanno divorziato l’inverno scorso e nonostante lei sia più grande di me, mia madre mi ha costretta a portarmela dietro così da farla svagare un po’. Che idiozia. Ma ormai eravamo la.

Come risposta infine mi limitai a sospirare.

 
h. 05:30 p.m.

-Sono pronta!- esclamai uscendo dal bagno. La stanza alla fine non si era rivelata un vero schifo, anzi. A me piaceva. Era comoda, non molto grande, colori chiari e un balcone ovale con delle decorazioni floreali. –Prontissima per la torre Eiffel!-

-Di già? Ma è il nostro primo giorno qui! Abbiamo due mesi interi.. Se ci andiamo subito rischiamo di toglierci il bello e di voler tornare nel texas prima.- rispose Johanna.

-E tu sei convinta che il bello a Parigi possa finire? Belle illusioni piccola J!- le rispose Alice.

-Bionda ossigenata hai solo un anno in più di me, non crederti una grande donna vissuta che ancora ne dimostri dieci.-

-Brutta nana da giardino, come ti permet-

-Ragazze!!- urlai mettendomi tra loro. –Per favore, come hai tu Jay, abbiamo due mesi da affrontare, insieme. Che ci piaccia..- guardai Alice –o no.- guardai mia cugina. Quello sì, poteva esser definito un inizio disastroso, ma non ci riuscivo a definirlo tale. Era nella capitale più bella del mondo e anche se la compagnia non era delle migliori, escludendo Alice, e soprattutto non si sopportava tra di loro, non avrei permesso a nessuno di rovinarmi quei sessanta giorni paradisiaci.

h. 06:15 p.m.

-Sono felice che si può arrivare qui al centro e alla torre anche a piedi. Camminare fa bene, respirare aria nuova pure. E soprattutto così non siamo costrette a prendere quelle orribile macchine pubbliche ripiene di parassiti.-

-Si chiamano taxi, piccola J. E nel texas andiamo con i cavalli, quindi che ti lamenti a fare? –

-Stavo solo dicendo che nei giorni a seguire quando vorremmo fare una bella passeggiata abbiamo una delle migliori mete vicino a noi, dove potere andare!-

-No, ti ho sentito, stavi insultando i taxi!-

Le ragazze ripresero a parlare, anzi a blaterare e a litigare. Ma poco importava. Io non le ascoltavo.. Io ero esattamente sotto quell’enorme, seriamente altissima, meravigliosa torre. E senza accorgermene mi ero anche allontanata dalle due, che troppo occupate erano rimaste dietro. Prima di prendere la macchina fotografica restai ad ammirare il panorama da cui ero circondata. Era la perfezione.

-La cosa più bella in assoluto.- sussurrai.

-Il Big Ben è più bello..Nonchè più colorato.- sentii rispondermi proprio accanto a me, voce maschile, la mia stessa lingua, un turista come me. Subito mi resi conto della cadenza e di come appartenesse al Regno Unito, più che agli Stati Uniti. Mi voltai aggrottando le sopracciglia e mi ritrovai un riccio che non mi degnava di uno sguardo. Stava fissando la torre esattamente nella mia stessa posizione di un momento prima, come se mi stesse prendendo in giro. Anche se non mi guardava, aveva un sorrisetto che ne rideva. E questa cosa mi irritava.

-Scusa?- semplicemente domandai.

-Il Big Ben è più bello. Se è la cosa più bella in assoluto secondo i tuoi gusti, si vede che non sei stata a Londra. Non c’è paragone.- rispose lui continuando a fissare la torre.

-Scherzi? Vuoi davvero paragonare un qualcosa di novantasei metri con quest’immenso capolavoro? E’ alto trecentoventiquattro metri, se non lo sapevi.- usai le mie conoscenze per rispondere, non permettevo a nessuno di sminuire ciò che per me era meraviglioso.

-Il big ben ha una storia sicuramente più interessante.-

-La torre Eiffel ha avuto sicuramente un architetto più ingegnoso.- Ci fu un piccolo botta e risposta, e poi finalmente ci guardammo. Lo guardai finalmente negli occhi dato che li aveva abbassati. Ora stava fissando me, e per istinto dovetti abbassare lo sguardo. –E poi.. penso che io posso essere più obbiettiva essendo straniera e non europea. Tu sei dell’inghilterra e si sente. Non è il mio stesso inglese.-

-Veramente è la tua lingua a non essere come il mio. E si sente da te che sei americana, non io che sono inglese.- continuò a sfidarmi, io sbuffai come tutta mia risposta. Questo qui non mi convinceva. Insomma.. Si prendeva discorso così a Parigi? E soprattutto era annoiato? Voleva dare fastidio a qualcuno? Voleva trovare una ragazza che gli cedesse subito? Okay, perché venne a cercare me? Io volevo solo il mio momento intimo con il monumento più figo al mondo. Non chiedevo altro, non lo chiedevo da diciotto anni. –Comunque hai ragione.. non sei di qui, quindi tocca a voi dire la vostra. Ma ribadisco il fatto che tu non sei stata a Londra.- mi guardò, mettendosi le mani nella giacca che portava e guardandomi dritto nelle mie iridi. Io feci l’espressione dubbiosa, come faceva a capirlo? In fin dei conti aveva ragione, questo era il mio primo viaggio fuori dal texas. Londra, Roma, Madrid possibilmente non le avrei mai visitate. Era bella l’Europa, a parer mio, ma nessuno teneva il confronto a Parigi. E come prima tappa e primo viaggio dovevo venire qui. –L’ho capito dal semplice fatto che quando te l’ho detto non hai risposto. Lo avresti fatto se tu ci fossi stata.-

Io mi limitai ad abbassare lo sguardo e sorridere. –Ascolta.. Non so perché, davvero, non so se c’è qualcuno che ce l’ha con me da lassù o è semplicemente mia madre che da casa oltre ad avermi dato mia cugina rompi scatole mi stia mandando l’uccello del mal augurio. Non lo so. Ora non so nemmeno perché mi ritrovo qui a parlare con te, un perfetto sconosciuto, che fa il saputello sui monumenti europei e che pretende di sapere i viaggi della mia vita. Come non so il perché di quelle due che non smettono di litigare..- Presi una pausa voltandomi e la scena era la stessa che qualche minuto prima lasciai. In tutta risposta lui scoppiò a ridere, veramente forte. –Ed ora perché diamine ridi?- lo guardai quasi offesa da quella risata potente.

-Io? Sconosciuto?- continuò a ridere fin quando si rese conto che la mia espressione era abbastanza seria. Così potei giurare di avergli visto gli occhi sgranarsi e la risata tramutarsi in una bocca chiusa.

-Perché dovrei conoscerti? Vengo dall’altra parte del mondo eh.- puntualizzai nuovamente. Che c’era di strano in ciò che avevo detto?
-Emh.. no, no. – lo vidi confondersi. – Era solo per dire che io conosco tutti e tutti conoscono me. Ho molti amici. Puoi vantarti di conoscere un bravo ragazzo. – Si era decisamente confuso. Come se il fatto che non lo riconobbi era una delle cose più strane al mondo. Stava per aggiungere qualcos’altro fin quando venne interrotto da altri ragazzi, quattro precisamente che lo circondarono esaltati.

-Abbiamo saltato su alcune macchine, ti rendi conto?- esclamava quello più biondo, ridendo a crepapelle. –Pur di scappare!- e tutti gli fecero da coro alla risata. Embè? Cos’erano dei ladri fuggitivi? Dei teppisti che erano scappati dalla polizia francese? Inglesi. Ecco come li definivo, razzisti inglesi. Prendevano in giro la popolazione francese o cosa? Io da canto mio mi allontanai, avvicinandomi alle ragazze. Non mi andava assolutamente di spender un minuto in più con quel gruppo di sconosciuti. Mentre camminavo verso le ragazze sentii un ’Aspetta’ mezzo urlato. Mi rivoltai e ritrovai il riccio dietro le mie spalle.

-Non mi hai ancora detto il tuo nome.- ecco cosa mi disse. Ed io che pensavo dovesse continuare con la sfida Big Ben o Torre Eiffel, o non so qualche argomento che esaltasse molto il loro stato.

-Dovrei?-

-E’ educazione.- alzai un sopracciglio guardandolo.

-Non mi risulta, in quanto neanche tu ti sei presentato. Quindi sei ancora uno sconosciuto per me, e tranquillo così puoi restare. Non pretendo di certo un’amic-

-Harry.- mi interruppe. –Mi chiamo Harry.- e mi sorrise. E quando mi sorrise notai subito due fossette nelle guance, e lo odiai infinitamente per quel dettaglio fisico che generalmente amavo da morire. Perché doveva averlo proprio lui? Non poteva averle la guardia che incontrai per strada poco prima di arrivare quelle dannate fossette? –Ora puoi dirmi il tuo.-

-Mi stai dando il permesso noto..- osservai.

-Suvvia, non tirartela per le lunghe, ti sono simpatico in fin dei conti.- provo a contagiarmi una risatina, ma non ci riuscì, seria lo guardai.
-Neanche ai conti stai simpatico allora.- ammisi. –Ma.. Piacere Emily.- era pur sempre la prima persona che mi parlò in Francia, no? Non potevo portar con me l’acidità che già in america mi ritrovavo. Stavo realizzando il mio sogno che m’importava del resto? E della gente? Nulla. E così doveva essere.

-Emily ti prego toglimela dai piedi!- mi voltai di scatto. Alice mi reclamava come paladina della giustizia, benissimo mi toccata aver a che fare ora anche con due bambine. Qualcuno di loro si sarebbe ricordato che la più piccola lì ero io? –E veloce che ho appena ricevuto una chiamata dall’hotel ‘Melange’ e dicono che hanno trovato la terza chiave da poter dare alla signorina Gustin, che fino a prova contraria sei tu. Quindi dobbiamo riandare!-

-Devo andare..- gli feci un mezzo sorriso.

-Si, lo sto notando..- disse guardando le due ragazze che litigavano dietro in un modo buffo. Stava per scoppiare a ridere, e come lui anche io, a dirla tutta.

-Buon soggiorno a Parigi.- conclusi per rincamminarmi per la mia strada.

-A te..- sentii mormorare dietro, e stavolta non mi voltai più.

 
POV HARRY.
-Zayn!- mi girai di scatto urlando. E subito da lui ebbi l’attenzione. –Il mio cellulare è scarico, segna nelle tue note subito hotel ‘Melange’, Gustin. Emily Gustin.- e mentre il mio amico scriveva, io sorridevo guardando la ragazza americana da lontano andar via.
 

( SALUT! Eccomi con una nuova storia! Mi farebbe piacere sapere che ne pensate, mi aiuterebbe molto anche. Ovviamente se avete qualche richiesta, se volete qualche consiglio sulle vostre fan fiction, sono a vostra disposizione. :) Emily dovete immaginarla come Miley Cyrus qualche anno fa, con i capelli lunghi e a dir poco meravigliosa! Lo dico per farvi più o meno un'idea, ecco. ahaha. Spero vi piaccia e che la recensiate, alla prossima! :D Nichole. )
  
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