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Autore: alida    04/03/2009    5 recensioni
Non c’erano risposte logiche alle sue domande solo la desolazione di una motivazione senza senso: perché lui non aveva saputo essere ciò che loro desideravano. I personaggi appartengono a J.K.Rowling, la storia non ha scopo di lucro.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Sirius Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Perché?

Era una domanda che Sirius si poneva spesso. Avrebbe dato tutto ciò che possedeva, e di cui del resto non gli interessa niente, per avere una risposta.

 Perché la sua famiglia non riusciva ad accettarlo così com’era?

Perché bisognava odiare i mezzosangue e i babbani?

Perché se non si era un Serpeverde era meglio non essere affatto?

Anche se aveva solo 11 anni, quando il Cappello parlante lo smistò, era deciso a non rinunciare ad essere sé stesso esclusivamente per accontentare i suoi genitori. Loro, sicuramente, si sarebbero rifatti con Regulus che cercava in ogni modo di compiacerli.

 Il fratellino di Sirius non era bello, né simpatico, né tantomeno furbo e intelligente quanto lui, eppure diventò ciò che rese fieri il signore e la signora Black: un Serpeverde! Questo bastò perché il piccolo di casa diventasse il prediletto e spesso fosse  presentato agli amici come l’unico figlio della coppia.

I genitori di Sirius si vergognavano del loro primogenito  che parlava solo di Quidditch, di ragazze e non dava valore al sangue che la sua famiglia, con cura e attenzione, aveva mantenuto puro durante i secoli.

Eppure Sirius sapeva di possedere grandi qualità: apprendeva con facilità qualsiasi materia, eccetto Pozioni, riusciva a ricordare date e nomi a distanza di mesi, i suoi coetanei amavano passare il loro tempo in sua compagnia perché anche se, alle volte, diventava pesante non si offendeva mai per uno scherzo subito.

Salvo poi rispedirlo al mittente, ma quello faceva parte del gioco! Nessuno poteva affermare che Sirius Black fosse un ragazzo malvagio, dispettoso, indifferente, altezzoso e  crudele come invece si presentava il resto della sua  famiglia.

Nessuno tranne Severus Piton che già dal primo anno era stato soprannominato “Mocciosus” da Sirius e i suoi tre amici: Potter, Lupin e Minus.

Severus non aveva stretto amicizia con nessuno. Al primo anno era rimasto sotto la protezione di Lucius Malfoy che vedeva in lui delle doti ma quello stesso anno il prefetto terminò i suoi studi e Severus si ritrovò da solo, anche se alle volte Lily Evans gli faceva compagnia.

Era un ragazzo magro, studioso, Serpeverde e debole. Il soggetto giusto su cui Sirius poteva scaricare la sua frustrazione. I rapporti di Sirius con gli amici spiegavano bene come ciò potesse avvenire:  Potter lo spalleggiava, Lupin non aveva la forza di opporsi e Minus gli sbavava dietro.

Un pomeriggio Sirius ricevette una lettera da parte dei suoi genitori; era una lettera breve che diceva: “Quest’estate partiremo in Germania con Regulus, torneremo a metà Settembre. Se torni a casa non creare disordine. Ci aspettiamo che il 1° Settembre tu sappia prendere da solo il treno per Hogwarts. Ti abbiamo avvisato con due mesi di anticipo per darti modo di organizzarti. Firmato: Il Signore e la Signora Black”.

Perché?

Perché si dovevano comportare in questo modo?

Perché non poteva andare anche lui in Germania con tutta la famiglia?

Perché non lo volevano vicino?

Gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime che non riuscì a trattenere. Tremava e singhiozzava nascosto dalle tende del suo letto a baldacchino. Stringeva le mani attorno alle lenzuola fino a far diventare le nocche bianche. Non c’erano risposte logiche alle sue domande solo la desolazione di una motivazione senza senso: perché lui non aveva saputo essere ciò che loro desideravano.

Si alzò dal letto e andò nella Sala comune dei Grifondoro. James e Remus capirono subito che qualcosa non andava bene dallo sguardo triste e spento dell’amico e perciò decisero di andare a prendere una boccata d’aria fresca. Peter non poté seguirli perché era rimasto indietro con i compiti.

Sirius raccontò agli amici della lettera e James lo invitò a trascorrere da lui le vacanze. Tuttavia questo non bastò per placare la rabbia che aveva preso il posto della tristezza nel cuore del giovane Black. Si doveva scaricare! Forse sarebbe stato il caso di fare un bel giretto sulla sua nuova scopa ma ai suoi occhi apparve una più piacevole distrazione: Severus Piton.

Il Serpeverde era seduto sull’erba e con il capo chino leggeva tranquillamente. Non si accorse dell’arrivo dei tre Grifondoro. Un calcio fece volare in aria il libro  di Trasfigurazione. Cerco di armarsi di bacchetta ma   non fu abbastanza veloce perché i tre stringevano già in mano le loro e James disse: “Expelliarmus”.

“Cosa volete da me? Non avete da studiare?” chiese il Serpeverde.

“Abbiamo già studiato. Non siamo dementi come te che hai bisogno di stare sui libri ore e ore!” rispose Remus.

“Io non sono demente! E se siete così intelligenti come dite perché non la smettete di comportarvi come dei bambini?” domandò con stizza Severus.

“Oh, scusa. E’ vero. Tu studi tanto perché altrimenti non sapresti come trascorrere le giornate visto che non hai amici!” lo provocò Sirius che poi continuò: “E perché sei brutto? O perché sei antipatico? Devi avere qualcosa che non va perché non ti vogliono neanche gli altri Serpeverde!".

“Già! Ma almeno io non ho un fratello che finge di non conoscermi!” rispose di rabbia Severus.

Per Sirius fu un duro colpo, perché sapeva che il Serpeverde aveva detto la verità. Piton poteva essere brutto, antipatico ma non aveva dei genitori che lo odiavano. Non sapeva tanto della sua famiglia ma sapeva, per sentito dire, che la madre lo amava molto e che lo difendeva sempre.

Piton così orribile ai suoi occhi aveva qualcosa che lui non avrebbe mai avuto: l’affetto della madre.

“Rimangiati quello che hai detto! Subito!” urlò Sirius rivolto verso Severus.

“Non ci penso neanche! Vedrai quando ti arriverà la lettera dei tuoi genitori!” disse il Serpeverde.

Sirius sbiancò in viso, come poteva essere che Piton sapesse.

“Sì, ce l’ha detto Regulus che mentre lui andrà in vacanza tu resterai da solo perché sei la vergogna della sua famiglia! Non della tua famiglia, non della vostra ma della sua!” aggiunse Severus.

Come poteva replicare a questa affermazione che era una dolorosa constatazione! Non c’era modo se non uno: con rabbia e violenza! Senza nemmeno pensarci due volte Sirius si lanciò verso Severus e cominciò a colpirlo al volto.

Piton avrebbe voluto reagire ma James gli tenne le braccia ferme e Remus gli puntò addosso la bacchetta. Colpiva per scaricarsi, per non sentire più l’odio dei suoi genitori, per dimenticare di non essere amato e accettato da chi avrebbe dovuto amarlo senza condizioni. Colpì a lungo fino a quando le mani non gli fecero troppo male.

James lasciò Severus che cadde a terra con la testa ciondoloni e allora Sirius iniziò con i calci allo stomaco: uno per la madre, uno per il padre, uno per il fratello, uno per il figlio che non aveva saputo essere, uno per il Serpeverde che non era riuscito a diventare, avrebbe colpito ancora e ancora se Remus e James non lo avessero fermato rendendosi conto che la situazione stava degenerando.

Severus era a terra, immobile. Sirius lo guardò e lanciò un urlo di disperazione più contro sé stesso che contro il ragazzo dal volto sanguinante. Piton boccheggiava per prendere ossigeno, le mani strette attorno allo stomaco. Remus ebbe pietà e disse: “Aiutatemi, portiamolo alla Stamberga Strillante!”.

Sirius non si mosse, James invece lo aiutò. Lo sollevarono di peso e lo trascinarono fino al Platano Picchiatore. Non capivano come mai il Serpeverde fosse diventato così pesante e quando si fermarono per schiacciare il bottone alla base dell’albero si resero conto che Piton era svenuto.

Entrarono e lo sistemarono nel letto dove Remus trovava riposo dopo la luna piena.  A guardarlo bene si accorsero che Severus era davvero magro e conciato davvero male. Le labbra erano spaccate, un occhio era completamente chiuso e il sangue colava sia da un orecchio sia dal naso.

Alzarono la maglietta e ai loro occhi si mostrò lo scempio che Sirius aveva compiuto con il loro beneplacito: diversi ematomi viola ricoprivano il petto scarno del ragazzo, le costole erano così sporgenti che la pelle si era aperta in più punti sotto la violenza del Grifondoro.

Presero le bacchette e cominciarono a curare il possibile, poi si ricordarono di avere dell’unguento nella Stamberga che usavano per Remus. Lo presero e glielo spalmarono sulle costole, il dolore fece svegliare Severus che prima ebbe un sussulto di paura e poi si tranquillizzò lasciandosi curare.

Al termine dell’operazione il Serpeverde riuscì a mettersi in piedi, con un sospiro di sollievo da parte di Remus, che conosceva il dolore che quel genere di ferite poteva provocare, e di James. Severus ringraziò velocemente di quel primo soccorso e stava per uscire quando davanti alla porta si piazzò Sirius.

“Voglio che ti rimangi quello che hai detto nel prato! Voglio sentirti dire che ti sei inventato la storia della lettera e di mio fratello! Voglio sentirtelo dire!” urlò Sirius.

Severus, con la sua testardaggine, rispose: “Non posso negare la verità!”.

“Dillo ugualmente!” gli intimò Sirius con gli occhi rossi dalla rabbia.

Piton però non cedette e gli rivolse l’unica domanda che il Grifondoro temeva: “Perché?”.

Sirius restò spiazzato: “Cosa?”.

“Ti ho chiesto perché?” continuò Severus “Perché continui a preoccuparti di Regulus quando a lui non interessa niente di te? Perché permetti che i tuoi genitori ti feriscano ancora con le loro battute?  Perché non incominci a vivere una vita più dignitosa?”.

“Io non lo so perché!” rispose sconvolto Sirius.

“Te lo dirò io il perché! Perché così potrai avere la scusa per piangerti addosso! Per dire che sei infelice! Per continuare a prendertela con me ogni volta che il mondo non ti sorride! E quando la scuola sarà finita e io non ci sarò più, cosa farai? Chi picchierai? Chi umilierai?”.

Severus ormai urlava tutta la sua frustrazione. Forse Sirius e i suoi compari avrebbero ripreso a picchiarlo ma non aveva più importanza e così concluse: “Mi fai schifo, Black! Io le prendo tutti i giorni da te, ma non ti darò mai la soddisfazione di mostrarmi piegato! Tu hai degli amici, protesti buttarti tutto alle spalle e invece ti fai rodere il fegato da chi non ti ama.

Se vuoi un consiglio sii felice finché puoi, adesso le cose vanno storte ma hai qualcuno vicino, anche se non è la tua famiglia. Non aspettare che tutto sia a posto per essere felice, perché spesso quando abbiamo tutto quello che ci serve per essere felici il nostro tempo scade!”.

E detto questo uscì, lasciando senza parole James e Remus che avevano ascoltato tutto il ragionamento in silenzio e lasciando Sirius con una domanda alla quale il ragazzo non aveva il coraggio di rispondere: “Perché?”.

 

 

 

 

Ecco qui una ff con Sirius e Severus. Perché Sirius non ha il coraggio di dare risposta ai suoi mille perché? Non lo so! Forse perché trovare una risposta significherebbe far crollare un mondo in cui tutto è perfetto. Rapportarsi ad una realtà per la quale non siamo pronti!

Ma per riconoscere questo occorre molto coraggio, forse molto più di quello richiesto dal Cappello Parlante per essere smistati tra i Grifondoro.

Sirius non mi viene molto bene, non riesco a capirlo fino in fondo, non so se sono riuscita a entrare nella sua testa perciò metto un bell’OOC. Vedete voi.

A presto, Alida

  
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