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Autore: Prue786    04/03/2009    1 recensioni
Il sole, il mare, il relax... ci sono davvero tutti i presupposti per una splendida crociera, ma non è così che la pensa Nathan, in vacanza con i genitori. Sarà costretto a cambiare idea quando si ritroverà a scontrarsi con qualcosa che crede al di sopra delle proprie possibilità... e allora la noiosa crociera sarà solo un bel ricordo.
Genere: Generale, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11- Qui non ci sono boyscout

 

Nathan girovaga un po’ alla cieca guardando gli alberi intorno a sé senza, però, riuscire a notare nulla che assomigli ad un frutto o ad un frutto commestibile.

“Qui è pieno di questa specie di meloni verdi!” Sospira sconsolato guardando gli alberi dalle lunghe foglie lucide e dai frutti tondi, di un colore tendente al verde chiaro: “Non ho idea se siano commestibili o no… e dopo tutta la fatica fatta non ho intenzione di crepare per dei frutti velenosi!” Continua a camminare, nonostante la protesta delle sue gambe, fin quando, esasperato, si poggia contro un albero e si lascia scivolare a terra: “Accidenti! Ho una fame terribile…” Si massaggia lo stomaco con una mano e guarda il cielo: “E si è anche fatto buio…” Respira a fondo e torna ad alzarsi, poggiando una mano sull’albero: “E va bene! Vuol dire che prenderò voi!” Sussurra in direzione dei frutti verdi, guardandoli con aria irritata: “Spero che non succeda nulla!” Si alza sulle punte e con le braccia tese raccoglie due frutti; la scorza è ruvida, ma non hanno un aspetto molto pericoloso. “E ora sarà meglio tornare da Isabel. Credo che non farà problemi a mangiare uno di questi!” Sorride e ritorna sui suoi passi, camminando velocemente nonostante l’aria stanca che ha in viso.

“Isa, guarda cos’ho tro…” Alza gli occhi appena sente il rumore della sorgente, ma rimane interdetto nel non vedere la bambina. Inarca le sopracciglia: “Hm… avrò sbagliato posto?” Nathan percorre qualche metro girando intorno alla fonte d’acqua, con aria sempre più perplessa: “No, il posto è questo!” Alza gli occhi e guarda gli alberi intorno: “Quando trovo quella peste… questa volta mi sente!” Scuote la testa e, con ancora i frutti in mano, comincia a cercare nei dintorni: “Isabel?! Vieni fuori!... Isabel dove ti sei cacciata?” Il giovane aumenta il passo nel sentire le sue urla perdersi nel nulla: “Accidenti… ma dove è andata! Non ce la faccio più a fare il babysitter! Non ne posso proprio più!... cacchio! Isabel dove diavolo ti sei cacciata, impiastro di una bambina?!” Sibila il giovane tirando un calcio all’albero più vicino. Rimane in silenzio respirando affannosamente prima di camminare fra gli alberi scuotendo la testa e mugugnando imprecazioni, ma qualcosa lo fa zittire all’improvviso. Stringe istintivamente i frutti che ha fra le mani e tende l’orecchio: “Un animale?” Si chiede al sentire un rumore simile ad un bisbiglio.

Cammina velocemente e, più il rumore si fa forte, più sente crescere l’agitazione: “Sono voci… sono…”

Sta praticamente correndo quando vede un chiarore in lontananza. Un sorriso gli compare sul viso. Le voci sono sempre più forti e fra loro riconosce anche quella di Isabel. Non osa dire nulla né tanto meno pensare a quello che le voci potrebbero significare. Il buio della notte viene squarciato dalla luce artificiale: intorno a tre grandi torce elettriche sono radunati una manciata di uomini che guardano la bambina a qualche metro da loro. Nathan non riesce a veder bene i loro visi, ma non gli importa. Rallenta un po’ il passo e cerca di respirare con più calma.

Lancia un’occhiata ai frutti che stringe ancora in grembo e alza le spalle: “Questi non serviranno più, per fortuna!” Si abbassa lievemente per posarli a terra, ma rimane accoccolato a terra senza far nulla quando nota, alle spalle degli uomini, delle casse di legno. “Di nuovo?!” Pensa alla vista degli oggetti: “Si saranno salvati aggrappandosi a quelle casse…” Il giovane fa una smorfia e sposta la sua attenzione su Isabel.  

La bambina sta rispondendo tranquillamente alle domande degli uomini, che, invece, sembrano tesi.

Lo sguardo di Nathan si sposta su tutte le persone presenti; sono seduti a terra e indossano tutti gli stessi abiti: camicie bianche a mezze maniche e pantaloni neri.

“Saranno membri dell’equipaggio…?” Nathan si acciglia mentre il suo sguardo corre ancora dall’uno all’altro.

Il più giovane del gruppo sembra essere anche il più nervoso; con una mano continua a tirare i capelli lunghi, legati in una cosa mentre scuote la testa con aria contrariata. L’uomo accanto a lui, al contrario, non sembra manifestare alcuna emozione. Rimane fermo, con le spalle larghe ben dritte a fissare Isabel che chiacchiera con tranquillità. Solo le sopracciglia stranamente inarcate testimoniano che la situazione non gli va del tutto bene. Sposta lentamente lo sguardo quando il tipo più vicino alla bambina le rivolge un’altra domanda. Passa distrattamente una mano sulla testa rasata per poi sfiorar la tasca dei pantaloni con la stessa naturalezza, prima di rimanere con lo sguardo fisso sulla schiena dell’uomo  robusto seduto a terra, poco più avanti rispetto a lui. Quest’ultimo ha lo sguardo fisso su Isabel, ma sembra tutto furchè un uomo con cattive intenzioni.  

Il tipo più vicino alla bambina continua a farle domande con un sorriso tirato in volto. Ha la barba incolta, ma sembra avere un’aria pacata.

Inspiegabilmente la mente di Nathan comincia febbrilmente a lavorare. Si guarda intorno e si alza: “Perché sono solo uomini?” Si chiede mordicchiandosi il labbro inferiore: “Dove hanno preso quelle torce... e perché ci sono…” Conta mentalmente gli oggetti e si acciglia: “Ci sono dieci casse e lo sono in quattro… e quelle camicie mi sembrano piuttosto pulite.” Un ghigno gli compare in volto: “Già… come se non avessero mosso un passo in questo posto desolato!” Istintivamente fa un passo indietro e rimane a scrutare il gruppo che ora sembra divertito dalla presenza della bambina. Nella sua testa si rincorrono gli interrogativi e i dubbi, ma, inspiegabilmente a rispondergli è l’improvviso vuoto allo stomaco che lo fa gemere e allo stesso tempo stempera la tensione accumulata in quei pochi istanti: “Ho un’accidenti di fame!” Pensa il giovane che torna a guardare Isabel e viene colpito da una fitta di vergogna: “Sono proprio uno scemo! Se quei tipi avessero avuto cattive intenzioni Isabel non se ne starebbe lì in mezzo a parlare liberamente dei granchi che ha trovato sulla spiaggia… e se avessero avuto cattive intenzioni io sarei stato un grande codardo senza spina dorsale ad aspettare qui al buio lasciando una bambina di quattro anni in balia di sconosciuti.

Sospira e ridacchia sommessamente: “Sono loro i tipi che ho visto sulla barca!” Esclama fra sé annuendo con la testa: “È per questo motivo che non hanno un graffio né una macchia sui vestiti! Loro, evidentemente, non sono caduti in acqua e sono venuti qui di proposito per… ma che diavolo faccio ancora qui? Che idiota che sono!” Fa una smorfia e muove un passo: “E ancora non ho capito perché continuo a portarmi dietro questi!” Mugugna lasciando cadere uno dei frutti a terra che produce un rumore sordo spaccandosi in più parti.

Con uno scatto improvviso il più giovane del gruppo e l’uomo rasato balzano in piedi portando contemporaneamente una mano alla cintola dei pantaloni per tirar fuori qualcosa.

Nathan si immobilizza e rimane a fissare davanti a sé.

“Ehi, voi due, che vi prende?” Domanda l’uomo più vicino ad Isabel, con aria calma, ma allo stesso tempo un po’ sorpresa. Con un gesto fluidi mette una mano in tasca e ne estrae un pacco di sigarette.

“Mi è sembrato di sentire un rumore… l’avevo detto che era meglio spegnere tutto… pensavate che una mocciosa potesse arrivare qui da sola?” Il giovane si guarda intorno con aria circospetta abbassando di poco la pistola che ha in mano.

“Probabilmente è stato solo un uccello!” Continua serafico l’altro prendendo una sigaretta e portandola alle labbra prima di accenderla.

L’altro uomo che è scattato in piedi si limita a mettere via l’arma e torna a sedersi non smettendo, però di guardare fra gli alberi.

“Se c’è qualcuno con lei non è lontano e ben presto si accorgerà che si è allontanata.” Quasi sussurra l’uomo robusto che è rimasto seduto e che rivolge ad Isabel un sorriso sornione.

La bambina sta fissando con aria un po’ spaventata l’uomo che è ancora in piedi.

“E allora? Dobbiamo spostarci?” Chiede il tipo con la sigaretta.

“Ho paura di sì…” Sospira l’altro prima di sbottare: “Prendi la bambina… leviamo le tende!”

Un brivido percorre la spina dorsale del giovane ancora nascosto fra gli alberi.

“Che ce ne facciamo della mocciosa?” Tuona il giovane, è ancora in piedi.

“Io voglio tornare da Nathan…” 

Le parole di Isabel attirano l’attenzione dei quattro.

“E ora chi diavolo…”

“Isabel vieni qui!”

Gli uomini si voltano da una parte all’altra nel sentire la voce di Nathan.

Il giovane lascia cadere anche l’altro frutto a terra: “Isabel, dove ti sei cacciata?” Urla stringendo forte i pugni nel tentativo di non far tremare la voce.

“Nathan!” Esclama la bambina girandosi intorno.

I quattro uomini ora sono tutti in piedi,ma quello più vicino ad Isabel toglie la sigaretta di bocca e si  volta di scatto verso gli altri che, intercettato il suo sguardo, annuiscono e tornano a sedersi.

Nathan deglutisce a fatica. Il cuore gli martella nel petto e comincia a sudar freddo. Apre la bocca, ma non riesce a far uscire nessun suono. Respira un paio di volte e muove pochi passi. Gli occhi dei quattro ora sono puntati su di lui che spalanca gli occhi nel goffo tentativo di fingere incredulità: “Isabel!” Esclama con voce stridula: “Vieni qui!” Allarga le braccia con un sorriso forzato in volto.

“Questi signori mi portano dalla mamma!” La bambina non accenna a muoversi e indica le persone poco distanti.

Nathan deglutisce di nuovo e, senza guardare gli uomini, insiste: “Isabel, vieni qui, dai!”

“Ma…”

“Ti ho detto di venire qui!” Quasi urla il giovane che trattiene il fiato fin quando non vede che la bambina gli si avvicina.

“Ma cosa…”

Il giovane sente sussurrare uno dei presenti e scatta come una molla verso Isabel prendendola in braccio e cominciando a correre come impazzito fra gli alberi.

“Non sparate!” Sente urlare mentre cerca di correre il più velocemente possibile.

“Nathan, perché stai correndo?” Chiede Isabel, ma il giovane è troppo impegnato a fuggire per risponderle.

Non sente più le voci dei tipi, ma è sicurissimo che siano lì, dietro di loro, e la cosa non gli piace per niente.   

Cerca di correre ancora più velocemente tenendo gli occhi bene aperti, nel tentativo di evitare gli alberi che sembrano spuntargli avanti all’improvviso.

Il buio che si fa più fitto non lo aiuta, ma il giovane pensa solo ad allontanarsi il più possibile da quegli uomini, la mente svuotata e il fiato corto. Non riesce ad evitare del tutto un albero che ha visto solo all’ultimo secondo e va a sbattere contro con il braccio. Si ritrova leggermente sbilanciato, ma riesce a tenersi in piedi e continua ad andare avanti.

L’ansia di fuggire è così forte che quasi non avverte il dolore per il colpo preso. Incespica di nuovo sul terreno e il cuore perde un battito. Con una mano si mantiene ad un albero: solo pochi secondi per riprendere fiato e riprende a correre.

Gli alberi sfrecciano veloci di fianco a lui e il respiro affannoso è l’unico rumore che riesce a sentire; stringe più forte Isabel e guarda il buio davanti a sé.

Incespica di nuovo; stringe gli occhi e mette un piede in avanti per cercare di non cadere. Senza riuscire ad evitarlo, sbatte contro un albero e viene spinto indietro, sul terreno.

“Merda!” Sibila, disteso con la schiena a terra. Respira velocemente e rimane fermo per pochi secondi.

“Sei caduto!” Esclama Isabel con il viso premuto contro il suo petto.

Nathan riesce solo ad annuire per poi mettersi seduto e provare a rialzarsi.

“Perché stai scappando?” Chiede la bambina mentre l’altro si tira su a fatica mantenendosi con una mano contro un albero.

“Già, perché stai scappando?”

 

 

 

 

per Araluna: bene… spero che questo capitolo abbia fatto un po’ di chiarezza… oddio… lascia più interrogativi che altro, però, è comunque un passo in avanti^^ Ormai Nathan stava sclerando di brutto… dovevo far qualcosa XD Ed ora cosa faranno i “nostri” eroi???^___^ Baci!

 

   
 
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