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Autore: blackmiranda    10/12/2015    9 recensioni
Cinque mesi dopo la sonora sconfitta, Ade riesce finalmente ad uscire dal fiume infernale in cui Ercole l'ha scaraventato. Purtroppo per lui, i progetti di vendetta dovranno attendere: una nuova minaccia si profila all'orizzonte, preannunciata da una profezia delle Parche, unita a quella che ha tutta l'aria di essere una proposta di matrimonio...
“E' molto semplice, fiorellino. Vedi, sono in giro da un bel po', e, anche a seguito di recenti avvenimenti non molto piacevoli, mi sono ritrovato, come dire, un po' solo. E così ho pensato, ehi, perché non cercare moglie?”
Persefone rimase interdetta. La situazione si faceva sempre più surreale, minuto dopo minuto.
“Tu... vorresti sposarmi?” balbettò incredula.

Questa è la storia di Ade e Persefone, ovvero di un matrimonio complicato. Molto complicato.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Ercole, Megara, Persefone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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On the road





Il sole era calato da un pezzo quando Ercole e Zeus decisero di accamparsi. Il gruppetto era uscito da Tebe senza troppi problemi quella mattina, anche se svariati fan di Ercole si erano accodati loro a mano a mano che attraversavano le vie della città e ci era voluta più di qualche richiesta perentoria (e una ventina di autografi) da parte dell’eroe per farli disperdere. Persefone, nel vedere quella massa di gente accalcarsi loro attorno, si era stupita: quel giovane uomo era davvero un dio tra i mortali! Nemmeno nei suoi giorni migliori di dea della primavera aveva ispirato tanta adorazione, aveva riflettuto con una punta di gelosia nel petto, e di sicuro in quanto regina dell’Oltretomba non avrebbe ricevuto che qualche culto sporadico, per di più associato ad Ade. L’idea non era per nulla elettrizzante.

Usciti da una delle tante porte della città, si erano messi in cammino verso sud, dove in lontananza si riusciva a scorgere il monte Citerone; una volta giunti al Golfo di Corinto, il piano era quello di imbarcarsi su una delle tante navi che veleggiavano verso ovest. Il loro primo giorno di viaggio era trascorso lento e silenzioso. Ercole, dopo averla guardata di sottecchi un paio di volte, aveva chiesto a Persefone se per caso non volesse salire in groppa a Pegaso, per non affaticarsi troppo. Lei era arrossita, ma aveva accettato di buon grado la sua offerta. Alle proteste di Ade, il cavallo alato aveva sbuffato sonoramente, guardandolo storto.

Ogni tanto capitava che incrociassero qualche viandante, specialmente mercanti con i loro carri appresso, che invariabilmente li salutavano con un sorriso a trentadue denti non appena riconoscevano l’eroe in testa al gruppo ed il suo destriero. Non era molto comune incontrare una cavallo alato in giro, dopotutto.

Calata la sera, trovarono rifugio in una grotta delle dimensioni poco più grandi di una delle tante casupole dei contadini che avevano visto lungo la via, addentratisi sempre più nella campagna piena zeppa di ulivi. Ercole accese un fuoco con maestria e il gruppetto si spartì la cena, che consisteva in pane di segale e formaggio di capra, più delle mele che Pegaso aveva rintracciato su un albero poco lontano. Il cavallo affondò la testa in una sacca di miglio che aveva portato attaccata al fianco destro per tutto il giorno e iniziò a strafogarsi.

Il silenzio imbarazzato si prolungò anche durante la cena. D’un tratto Zeus, seduto a gambe incrociate su un masso, si schiarì la gola, impacciato. “Beh, direi che oggi è andata…bene.” commentò, cercando un pretesto per fare un po’ di conversazione.

“Sì, sono d’accordo.” replicò Poseidone, spazzolandosi via le briciole di pane dalla barba.

“Decisamente!” assentì Persefone, di ottimo umore. Quel primo giorno di viaggio era andato complessivamente molto meglio di quanto si aspettasse: non aveva praticamente faticato, si sentiva fresca e riposata. Le vesciche ai piedi erano un pallido ricordo.

Ade, appoggiato a braccia conserte sulla parete rocciosa della grotta, sbuffò. “Grazie tante, hai fatto tutto il viaggio a dorso di cervello d’oca, qui.”

Pegaso, sentendosi chiamato in causa, riemerse a bocca piena dal sacco di iuta.

Persefone gli scoccò un’occhiataccia. “Cos’è, sei geloso?” fece, rivolgendo lo sguardo su Ercole, che stava mangiando in silenzio fissando il fuoco. “Almeno lui sa come trattare una fanciulla.”

Zeus sorrise. “Hah! Certo che lo sa! È il mio ragazzo, dopotutto!” esclamò tirandogli una pacca sulle spalle, che parve riscuoterlo dal silenzio pensoso in cui era caduto. “Ah…grazie.” fece Ercole, lanciandole una rapida occhiata e un fugace sorriso. Ade, in tutta risposta, alzò gli occhi al cielo.

Pegaso si avvicinò, accucciandosi dietro al suo padrone. “Ciao, bello.” gli fece Persefone, alzandosi da terra per accarezzargli la testa. “Grazie per oggi.” aggiunse, e il cavallo le diede un’affettuosa musata sulla mano.

“Gli piaci.” commentò Ercole, giratosi a guardarla.

Lei gli sorrise, facendo del suo meglio per ignorare l’occhiata sardonica che Ade le rivolse.

“Bene, dunque, quanto credete che ci metteremo per arrivare al mare?” interloquì Poseidone, riportando la conversazione su un piano più pragmatico.

“A questa velocità, direi meno di una settimana.” rispose Ercole, rinfocolando le braci con un bastone. “Se ci mettiamo in cammino all’alba ogni giorno e ci fermiamo dopo il tramonto…”

“Ottimo, allora immagino che convenga andare a dormire.” decretò prosaico l’ex-dio dei mari, alzandosi in piedi.

“Faccio io il primo turno di guardia, tanto non ho sonno.” propose Ercole, volenteroso.

“Ottimo! Immagino non abbiate bisogno di me…” replicò Ade sfregandosi le mani.

I quattro (cinque, contando Pegaso) lo guardarono male, poi si scambiarono un’occhiata perplessa. Era evidente che pensavano tutti la stessa cosa: da un lato non era giusto che Ade dormisse tranquillamente per tutta la notte senza dover fare un turno di guardia, dall’altra nessuno di loro si sarebbe mai sognato di fidarsi di lui.

Alla fine, fu Zeus ad assentire, sconfitto: “Immagini bene.”

“Mi fa molto piacere. Beh, che dire: godetevi la nottata, ragazzi!” disse Ade, un sorriso compiaciuto stampato sul volto pallido e scavato. Dopodiché, staccatosi dalla parete della caverna, vi entrò, scegliendosi il punto più lontano dall’entrata.

“Se solo lì dentro ci fosse la tana di un orso, o di un cinghiale…” borbottò Poseidone, mentre Zeus gli tirava una gomitata, ridacchiando sommessamente. “Mi è mancato il tuo senso dello humor, fratello!”

Poseidone sorrise sotto i baffi. “Una cosa è certa, era da tanto che non passavamo più così tanto tempo insieme.”

“Vero, vero!” esclamò Zeus, raggiante. “È proprio vero che si possono trovare lati positivi in ogni situazione!”

I due si scambiarono un altro paio di battute da buontemponi, poi ognuno si accomodò alla bell’e meglio, più o meno vicino all’entrata della grotta, cercando di prendere sonno. Persefone si strinse nello scialle di lana che sua madre le aveva messo sulle spalle quella mattina, appoggiandosi ad un fianco di Pegaso, il quale la coprì pure con una delle sue ali piumate.

“Caspita, gli piaci davvero tanto!” commentò Ercole, un tocco di incredulità nella voce. La ragazza ridacchiò, mentre Pegaso nitrì appena, scuotendo la criniera azzurra.

Si diedero la buonanotte, e dopo poco calò il silenzio, interrotto solo dallo scoppiettio della braci incandescenti, che spandevano una luce rossastra tutto intorno, e dal frinire dei grilli.

La quiete, tuttavia, durò poco: non appena Zeus prese sonno, infatti, un fragoroso russare si diffuse per tutto l’accampamento improvvisato. Poseidone si rigirò più e più volte nel sonno, ma parve sopportare abbastanza bene il rumore molesto e costante. Persefone invece, dopo aver passato più di un’ora ad occhi chiusi, nell’inutile tentativo di addormentarsi, si alzò in piedi, sbuffando.

Ercole la guardò mentre lei gli si sedeva vicino, per terra. “Non è possibile, ma quanto russa?!” sibilò stizzita la ragazza, circondandosi le ginocchia con le braccia.

Il ragazzo ridacchiò, imbarazzato. “Penso che tra un paio d’ore lo sveglierò per il cambio turno.” replicò sottovoce.

“Sì, te ne prego!” esclamò l’ex-dea in tono tragicomico. “Non so come faccia Poseidone a dormire, davvero. O Hera? Che dormono pure insieme? Mi sorprende che l’Olimpo intero non resti sveglio di notte!”

“Può darsi che siano abituati.” rispose semplicemente l’eroe, divertito suo malgrado dalle proteste accorate della ragazza.

“Hmm.” borbottò lei con una smorfia. I loro occhi si incontrarono per un secondo ed entrambi distolsero lo sguardo, impacciati. “Quindi…” esordì poi Persefone, le dita della mano destra che tamburellavano sul ginocchio sinistro.

“Sì?” fece Ercole, leggermente curvo in avanti.

“Lo sapevi che siamo cugina e cugino e zia e nipote allo stesso tempo?” buttò lì lei, tanto per fare conversazione.

Lui corrugò la fronte. “Oh! …no, non ci avevo mai fatto caso…”

Persefone annuì. “Anche se preferisco pensare di essere tua cugina e basta. Zia lo sarei solo acquisita, in fondo.” rifletté cupamente, lo sguardo che vagava involontariamente verso l’imboccatura della grotta.

Ercole la osservò di sottecchi per qualche istante, prima di chiederle, titubante: “Quindi…è vero che…”

La ragazza si girò a guardarlo, un sopracciglio sollevato. “Cosa?”

Lui si passò una mano dietro la testa, imbarazzato. “Beh, ecco…mi è giunta voce che…tu e Ade…aah, lascia perdere.” balbettò, e le sembrò che fosse un po’ arrossito.

Persefone fece un’altra smorfia. “Se siamo sposati? Sì, è vero.” ammise con finta noncuranza, mentre lo stomaco in realtà le si rivoltava.

“Oh…” commentò lui, rabbuiandosi. “Ma come…come è successo?” chiese a bassa voce, quasi inudibile a causa del potente russare di Zeus.

La ragazza sospirò. “Immagino che le Muse non abbiano ancora diffuso la notizia ai mortali…beh, in poche parole: mi ha rapita e ho mangiato un frutto dell’Oltretomba.” raccontò seccamente, lo sguardo fisso sul fuoco ormai quasi del tutto spento.

Ercole annuì, poco convinto. “Ehm…non capisco.” confessò dopo un po’, grattandosi un orecchio. “Cosa c’entra il mangiare un frutto?”

Persefone lo guardò a bocca aperta. “Nemmeno tu lo sai? Mangiare un frutto dell’Oltretomba ti condanna a restare per sempre nel Regno dei morti…” disse, alzando il tono di voce.  

Ercole sgranò gli occhi azzurri. “Ooh! Non lo sapevo!”

“Già, nemmeno io, all’epoca!” spiegò lei, appoggiando la guancia sulla mano destra. “Allora non è una cosa così scontata, vedi.” borbottò. “Mi hanno preso in giro tutti per questa storia. “Ma Kore, come hai potuto essere così ingenua…” “Lo sanno tutti che non si deve mangiare niente che provenga dall’Oltretomba…” Beh, io non lo sapevo! Non è stata certo colpa mia!” fece in tono risentito.

“Ma…perché Ade ha fatto una cosa simile?” le chiese l’eroe, prendendo confidenza.

Persefone, dopo un attimo di esitazione, gli spiegò sottovoce quello che aveva scoperto dopo aver ricattato Pena e Panico. Ercole la guardò con desolazione crescente a mano a mano che gli rivelava le vere motivazioni che avevano spinto Ade a prenderla in moglie.

“Mi…mi dispiace tantissimo.” fu il commento del giovane quando lei ebbe finito di raccontare. Sembrava sinceramente abbattuto. Persefone gli sorrise amaramente. “Non devi dispiacerti, non è colpa tua…” mormorò con voce roca.

Il ragazzo la fissò con un’espressione a metà tra lo sconcertato e l’orripilato. “Invece sì, è colpa mia! Sono stato io a scaraventarlo nello Stige…” disse, e la rivelazione la colpì come un fulmine a ciel sereno. Sgranò gli occhi, il cuore che accelerava i battiti, realizzando che aveva ragione. Se Ade non fosse mai finito nello Stige, i suoi poteri non si sarebbero indeboliti…e se i suoi poteri non si fossero indeboliti, non avrebbe mai avuto bisogno di rapirla.

I due si fissarono in gelido silenzio. Persefone si era irrigidita, quasi non respirava più. Se solo Ade non fosse finito nello Stige, lei non si sarebbe mai mossa da Nysa, non sarebbe mai diventata regina dell’Oltretomba, e soprattutto non avrebbe mai dovuto avere a che fare con lui…

Ercole fu il primo a distogliere lo sguardo. “Io…non so davvero come scusarmi…è tutta colpa mia…” balbettò con voce supplichevole.

Persefone osservò il semidio che si trovava di fronte. Le stava pure simpatico, fino a qualche minuto prima. Le aveva ispirato fiducia, tanto che gli aveva raccontato la sua storia senza alcun ripensamento. E all’improvviso era venuta fuori quella tremenda verità…

Provò l’impulso di prenderlo a schiaffi e di urlargli addosso che sì, era solo colpa sua, e che non l’avrebbe mai perdonato, finché le sarebbe rimasto da vivere. Ma poi realizzò che non era vero, che la colpa non era di Ercole. Che lui non aveva fatto nulla che Ade non si meritasse, e che non poteva conoscere le conseguenze di quel gesto, all’epoca. Dubitava che persino Ade fosse riuscito a prevederle.

Ercole aveva causato una catena di eventi che avevano finito per toccare profondamente la sua vita, lei che in tutto quello non c’entrava nulla…ma la paura, il senso di impotenza, la frustrazione e tutte le altre emozioni negative che Persefone aveva provato in quegli ultimi mesi, quelle erano dipese da Ade, solo ed esclusivamente da Ade. Forse era vero che non aveva avuto altra scelta e che non l’aveva scelta con malizia ma solo per caso…ma era altrettanto vero che il suo modo di fare odioso, la sua completa indifferenza verso i suoi sentimenti e la sua totale mancanza di etica erano completamente voluti, e non c’erano scuse per come l’aveva trattata da quando si erano conosciuti in poi.

Persefone prese un respiro profondo. “Non…non è colpa tua, Ercole.” disse con un filo di voce. “Davvero, non ce l’ho con te.”

“Ok, non so di cosa stiate parlando voi due, ma potreste cortesemente piantarla?! Sto cercando di dormire!” sibilò all’improvviso Ade, sbucando dalla penombra della caverna.

I due in questione lo fulminarono con lo sguardo. “Stavo raccontando a Ercole di come mi hai rovinato l’esistenza.” lo informò Persefone in tono tagliente, lo sguardo pieno di odio. Perché doveva sempre sbucare fuori nei momenti meno opportuni e rovinare le conversazioni significative che aveva con la gente? Sua madre, Adone, Ercole…

Ade alzò gli occhi al cielo. “Ancora con questa storia? Ti prego, risparmiaci un’altra versione lacrimosa della storia della povera innocente condannata all’Oltretomba! Stai diventando ripetitiva, fiorellino, dico sul serio.” disse incrociando le braccia al petto. “Che poi, Herc, non so se te l’ha detto, ma tecnicamente si tratta di sei mesi all’anno. Metà anno, è tutto quello che chiedo! Se lo consideri dal punto di vista di un dio, si tratta di appena mezza eternità. Non mi sembra una richiesta così esosa.”

“È comunque troppo.” ringhiò Ercole, nello sguardo la stessa indignazione di Persefone.

Ade sbuffò. “Già, ok, immaginavo che aspettarmi simpatia da Megafusto fosse una battaglia persa. Che cosa stavo pensando, mi chiedo…forse che è notte fonda e dovrei dormire, invece di stare qui a chiacchierare, voi che dite?”

Persefone sbuffò a sua volta. “Di cosa diamine stai ciarlando?! Se proprio non riesci a dormire, la colpa è di Zeus, non nostra!” sibilò puntando il dito sull’ex-dio del fulmine, che dormiva beatamente ignorando il battibecco e continuando a russare imperterrito.

Ade ghignò. “Punto primo: al russare di Sputafulmini io sono disgraziatamente abituato. Lo vedi Poseidone? Non fa una piega, eh? Chiediti perché. Quello a cui non sono abituato – anche se temo che farò l’abitudine pure a questo, ahimè – è la tua vocetta stridula all’una di notte. Punto secondo: ti sei chiesta perché ho scelto di dormire in grotta invece che all’aperto? Ora puoi indovinarne il motivo.” Detto questo, si congedò, tornandosene da dove era venuto.

Persefone digrignò i denti, alzandosi in piedi. “Di qui a poco mi verrà un’ulcera, lo sento.” commentò, allontanandosi dal falò. Ercole, rimasto solo, abbassò il capo. “Sarà un viaggio molto lungo.” constatò, sconsolato.

Pegaso nitrì in segno di solidarietà.
 
 
 








E rieccoci di nuovo qui, gentili lettrici/lettori. Come potete immaginare, questo periodo di corsi, tirocinio e esami non mi ha lasciato molto tempo per scrivere. Oltre al fatto che mi sono imbarcata nella scrittura di una one-shot di 10000 parole per un contest. xD Lo so, sono incorreggibile.
Comunque ecco, con questo capitolo inizia ufficialmente l’ultimo arco della storia! Se tutto va come dico io, ne vedrete delle belle. ;) Grazie per aver letto e a risentirci!

 
 
  

   
 
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