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Autore: Peanuts_e_Chocolate    10/12/2015    1 recensioni
[Spoiler per chi non avesse letto il quarto libro!]
Non me l’ero più sentita di restare, di vedere Lissa che si preoccupava per me, ma nei suoi pensieri ardeva di desiderio per usare il suo potere e quando lo faceva, anche solo per far migliorare la fioritura delle piante sul balcone o per guarire qualche ferita o per piccole cose, la mia testa esplodeva, il mio umore iniziava a variare da triste, ad arrabbiato senza un motivo.
Ma sentire le sue emozioni mi ha fatto riflettere molto, o meglio agire con il mio solito carattere irresponsabile.
E alla fine presi l’unica decisione che avrebbe permesso alle mie emozioni di sfogarsi senza far del male a nessuno e a lei di usare il suo potere. Scappare, di nuovo.
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dimitri Belikov, Lissa Dragomir, Nuovo personaggio, Rose Hathaway
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Contatto.


  Non mi resi subito conto di essere finita nella mente di Lissa, inizialmente scossi la testa ma quando sentii la sua voce fui realmente sicura di essere dentro di lei ed ero felice di sapere che stava bene, anche se solo fisicamente, perché mentalmente soffriva.
 Soffriva per me.
   “Principessa, non dovrebbe stare così.” Albert, il guardiano che aveva provato a riprendermi dal fiume, le si sedette accanto.
L’ambiente era caldo e accogliente e riconobbi uno dei tanti salottini della corte. Il divano dove sedevano aveva una coperta spessa e blu con ornamenti dorati.
  “L’avete trovata?” La sua voce era preoccupata e gentile, guardava Albert speranzosa ma le sfuggì una lacrima quando la vide scuotere la testa in cenno negativo.  
 “Se Rose non ce l’avesse fatta, se fosse…” Le sfuggi un singhiozzo e si coprì il volto con le mani. 
   “Sono certo che sia viva. Parliamo di Rosemarie, non di una qualsiasi ragazza.” Cercò di confortarla almeno un po’ e Lissa, anche se leggermente, riuscì a convincersi che probabilmente aveva ragione ma le lacrime non si fermarono ancora.

Dal nostro legame percepivo che lei sapeva che ero viva, ma aveva paura che fossi ferita e che avessi bisogno di aiuto. E aveva timore che ce l’avessi con lei. Si sentiva colpevole per quello che era successo.
 “Voglio venire con voi a cercarla!”  Intimò dopo un attimo. Albert stava per ribattere ma Lissa non gli diede il tempo. “Pensateci, se Rose fosse gravemente ferita o non riuscisse a muoversi perché sta male!? Se venissi con voi la potrei curare subito!” Guardò Albert, poi l’altro guardiano che riconobbi come Serena, la guardiana di Lissa e poi Dimitri, il quale non avevo visto perché lei non aveva guardato nella sua direzione e mi fece mancare un battito, oltre a sentire malinconica.
  Se ne stava sulla porta pensieroso e poi si avvicinò a Lissa. 
 “Non sarebbe una buona idea, ci sono un sacco di strigoi fuori dalla corte e non possiamo permetterci di mettere a repentaglio la tua vita.” Affermò Dimitri guardandola dall’altro con comprensione. 
  “Rose è la mia migliore amica e la mia guardiana. Io non voglio che per colpa mia le deve succedere qualcosa. Adesso lei è la fuori chissà dove e potrebbe essere ferita o chissà… magari anche peggio! E tutto questo è perché nessuno è mai riuscito a capirla davvero. Perché oltre a me sono poche le persone che sanno realmente come si sente.”
  Gli sguardi dei guardiani erano stupiti e anche io fui presa alla sprovvista. Le sue parole erano cariche di furia, ma non una furia cattiva bensì di qualcosa di più profondo. Sentiva dentro di se che tutto ciò che era successo, il ritorno di Dimitri, la trasformazione da strigoi a umano, l’evasione di Victor e ciò che era successo prima della mia fuga era successo perché ero stata io a volerlo. E se non fosse stato per me, Dimitri non sarebbe tornato umano ma nessuno mi aveva mai ringraziata, bensì ero anche stata rinnegata da Dimitri stesso. Sentendomi dire che non mi amava più.
 “Io sono stata stupida. Se Dimitri è di nuovo con noi, se io ho scoperto questo nuovo potere è solo merito suo. Lei con la sua determinazione e con la sua volontà di voler riuscire a salvare qualcuno che amava è riuscita in tutto questo. La sua cocciutaggine ha permesso questo… miracolo” Le sua parole sembravano aver effetto su i due guardiani e Dimitri aveva uno sguardo quasi perso, come se in parte si sentisse in colpa. 
 “Lissa, Rose non è tipa da farsi sconfiggere così facilmente e sono certo che sta bene.” Disse Dimitri guardandola, ma i suoi occhi erano chissà in quali pensieri.
  “Belikov ha ragione, non devi preoccuparti e non c’è ragione che tu venga con noi. Se poi dovesse capitarti qualcosa sarebbe peggio.” Le disse Albert e lei sospirò annuendo, ma pensando tutto il contrario.
  “Appena avrete qualche notizia me la direte, vero?” Chiese e Serena annuì. “Certamente.”
 I due guardiani le dissero che uscivano per fare qualche ricerca al buio e che la lasciarono con Dimitri e un altro guardiano.
  Disse ai due che si sarebbe messa un po’ sul letto e subito dopo avrebbe mangiato qualcosa. 
“Oh Rose…” Sospirò andando alla finestra. La sua camera si affacciò sui giardini della corte, che riconobbi. “Dove sei?”
  Concluse la frase sapendo che nessuno le avrebbe risposto e per un attimo le brillò in mente di scappare e venire a cercarmi, ma represse subito l’idea pensando che se non mi avevano trovato i guardiani, non ce l’avrebbe mai fatta da sola.
 Si sdraiò sul letto e la sua mente iniziò a vagare pensando a uno e più motivi sul perché me ne ero andata senza motivo. Ripensò anche alla chiacchierata che aveva fatto con Adrian il pomeriggio prima e al fatto che lui per quanto era preoccupato non le aveva rivelato niente oltre all’averle detto che doveva stare tranquilla perché sarei tornata. O almeno era quello che io avevo detto a lui.
  Provai una morsa al cuore, sia per lei che per Adrian. Nel pomeriggio mi ero dimenticata di chiamarlo e di fargli sapere che stavo bene, ero certa che però si sarebbe fatto vivo in sogno se non lo avessi cercato e mi chiesi se sapesse quello che mi era successo. Ripensando anche allo sguardo di Dimitri, probabilmente anche se non mi amava più era sicuramente preoccupato.
*
Mi scossi con veemenza capendo di essere nella ‘mia’ stanza. Accesi la piccola abatjour illuminando quel tanto che bastava la stanza. 
 Io e Lissa sentivamo le stesse emozioni l’una per l’altra. Lei mi mancava terribilmente e quasi mi venne voglia di tornare a corte da lei ma non potevo o sarei fuggita invano, dovevo lasciarla vivere per conto suo: con la sua magia e senza la mia follia.
   Guardai la piccola sveglia in plastica che avevo sul comodino, non era passato molto tempo da quando ero entrata nella testa di Lissa, si e no una mezz’ora.
 Mi rimisi sotto le coperte, anche se sapevo che non avrei preso subito sonno. La mia mente pensò a Adrian, immaginai come potesse stare e cosa pensasse, se aveva ripreso a bere o si stava ancora trattenendo.
   “Accidenti.” Mi alzai dal letto non riuscendo a rilassarmi e vedendo la luce ancora accesa in cucina, uscii di camera vedendo che Mary stava cucendo un paio di pantaloni. 
  “Rose, cara.” Si levo gli occhiali che usava per vedere da vicino e mi sorrise fermando il suo lavoro. Mi sedetti accanto a lei. “Pensavo che dormissi ormai.”
 “Già, anche io. Ma non sono riuscita a prendere sonno.”
Annuì, “Vuoi un po’ di camomilla? Ne ho fatta un po’ prima. È ancora tiepida.” Posò i pantaloni sul tavolo.
 “Volentieri, grazie.” Si alzò dolcemente, facendo piccoli passi leggeri fino alla cucina dove mi versò una tazza di infuso e prese anche qualche biscotto che sgranocchiò mentre continuava il suo lavoro e notai che erano gli stessi pantaloni che aveva Daniel quel giorno.  
 “Sono di Daniel?” Chiesi dando la prima sorsata e annuì.
 “Mio figlio sarà cresciuto, ma non cambia mai in fatto di disastri.” Commentò. “Non riesce a non strapparsi gli indumenti e quando torna glieli devo sempre rattoppare.” Fece un finto broncio e continuò a mangiare altri biscotti.
Passarono dei buoni minuti e mangiai anche io con lei qualche biscotto. Erano friabili e si scioglievano in bocca, capii che erano stati fatti in casa e gli feci i complimenti facendola arrossire e poco dopo mi parlò ancora di suo figlio.
 “Sai, mi dispiace che Daniel abbia un po’ un caratteraccio. Vi conoscete a malapena e si è comportato un po’ male. Scusalo.” Mi guardò.
 “Ha un bel caratterino.” Le dissi. “Ma è un bravo ragazzo, davvero. È stato gentile quando mi ha disinfettato la guancia ed abbiamo parlato un po’.” La guardai e le brillò il viso.
 “Sono certa che se imparerete a conoscervi, probabilmente instaurerete un rapporto migliore.” Mi sorrise come sempre ed io annuii sentendo i nervi di poco prima rilassarsi. La camomilla aveva fatto un po’ effetto.
 “Sarà meglio che torno a letto.” Lei si alzò e mise il bicchiere nel lavabo sciacquandoli.  
“Va bene cara. Allora a domani, buonanotte.” Mi disse chiedendomi se il mattino dopo avrei voluto essere svegliata, le dissi che mi avrebbe fatto piacere visto che volevo allenarmi un po’. Non avrei voluto rimanere fuori allenamento visto che comunque ero senza paletto e in un posto sconosciuto. 
 “Allora  buonanotte.” Entrai in camera chiudendomi la porta alle spalle, mi rimisi a letto e appena toccai il cuscino mi addormentai.
*
Il mattino dopo Mary mi svegliò verso le dieci, mi alzai con la guancia dolorante e una chiazza di sangue sul cuscino. I punti dove la sera prima me lo ero strappato avevano ceduto.
  “Mary mi dispiace.” Dissi mortificata. Probabilmente nel sonno mi ero anche mossa più del dovuto. 
 “Ma no Tesoro, non è colpa tua.” Mi disinfettò pulendo il sangue che si era rappreso sulla pelle. “Devo rifarti la sutura.” 
La guardai e lei però sembrò titubante. “Per me non ci sono problemi, davvero.” Le sorrisi.
 “Va bene, allora vestiti, vado a prendere l’ago e il filo..” 
Feci come mi venne detto e mi distesi poi sul letto, girando la guancia così che avesse potuto fare il suo lavoro.
 “Rose, mi dispiace se sentirai un po’ male.” Mi disse quasi mortificata, come se fosse colpa sua.
“Non preoccuparti. Sono abituata a cose peggiori.” Le sorrisi mentre si disinfettava le mani e prendeva da una cassetta bianca delle emergenze il filo sterile e l’apposito ago per le suture. 
 Sentii dei passi e poi a seguire la voce di Robert “Mary? Sei in casa?” Lei continuò a preparare le sue cose. “Si Bob, sto facendo una sutura a Rose.” Un rumore ti sacchetti di plastica arrivò dalla cucina e i passi di Robert e Daniel arrivarono fin in camera.
  “Oh per bacco. Sbaglio o era migliorata la tua guancia.” Mary iniziò a ricucire il primo taglio sotto l’occhio e lo chiusi per il fastidio. 
 “Stanotte Rose deve essersi mossa e la ferita si è riaperta. Le ho detto che era meglio dargli qualche punto o non si sarebbe più richiusa facendo peggio.” Robert rispose con un affermazione e andò nell’orto, mentre Daniel si sedette vicino a me. 
 “Scusa, ieri sera avrei dovuto rifartela io per bene.” Mi disse, ma gli risposi che non doveva scusarsi cercando di non muovermi.
 Il tutto durò più o meno un quarto d’ora. Mary mi aveva messo anche un unguento e rifatto il bendaggio dicendomi di tenerlo per almeno un paio di giorni  
Mi sentivo la guancia tirare, ma ricordai che sarebbe stato meglio allenarmi un po’, sia per distrarmi dal lieve dolore misto a fastidio che sentivo per i punti e poi mi sarei tenuta in allenamento.  
Andai fuori e trovai un angolino dove mettere per terra il telo che Mary mi aveva dato dicendo che potevo usarlo invece di stare per terra e sporcarmi. 
Cominciai con il solito riscaldamento stirando i muscoli e riscaldandomi un po’. Non corsi, ma feci parecchie flessioni, addominali e esercizi per sforzare i muscoli. 
Passai una buona ora ad allenarmi, quando sentii dei passi e mi voltai vedendo Daniel che mi sorrise. 
 “In teoria dopo aver messo i punti bisognerebbe stare tranquilli, sai?” Scherzò e io mi sedetti asciugandomi il sudore con un asciugamano.
  “Già, ma questo lo fanno le persone normali, non io.” Gli risposi. 
 “Sono venuto a chiamarti perché è pronto il pranzo.” Mi tese una mano e la afferrai alzandomi. “Grazie.” Spolverai il telo e lo ripiegai. “Ti alleni parecchio Rose.” Affermò 
  “Non c’è male. Normalmente passo mattinate o pomeriggi ad allenarmi, dipende dalle giornate” Gli dissi vedendolo stupito.
 “Cavolo. Non mi sono mai allenato così intensamente.” Mi rivelò ed entrammo in casa dove un profumo di pesce alla griglia mi fece venire l’acquolina in bocca.
  “Penso che nessuno si alleni tanto, sai è una cosa da guardiani. Fin dalle elementari ci insegnano ad allenarci e con l’avanzare del tempo si impara la resistenza e poi anche a combattere.” Gli spiegai e lui annuì senza aggiungere altro.
Andai in bagno a rinfrescarmi velocemente e mi lavai le mani. Dopodiché ci sedemmo tutti a mangiare e i nostri discorsi ebbero come principale argomento alcuni dei viaggi che Daniel aveva fatto in Asia. Raccontò di quando era stato in India, delle grandi moschee dorate che aveva visitato e di come la gente fosse diversa da noi, sia nella cultura e sia nello stile di vita.
 Passò un’ora buona dopo il pranzo e lui continuò i suoi racconti, era interessante conoscere le varie culture e le sue avventure che spesso erano popolate da racconti comici. Il pomeriggio passo veloce e mi ritrovai a pensare che dopotutto era un bravo ragazzo e anche molto simpatico. 
Fino al giorno prima non lo avrei mai detto ma ascoltandolo e sapendo anche quello che aveva visto e passato nei paesi più poveri, mi rendevo conto anche del perché lui tenesse molto alla libertà di vita delle persone e alle scelte che ognuno di noi doveva prendere singolarmente.
  Il resto del pomeriggio lo passai ad oziare e poi ripresi ad allenarmi; corsi parecchio tanto che arrivò presto l’ora di cena e quando rincasai non vidi Mary. 
 “Dov’è Mary?” Chiesi a Daniel, ma lui alzò le spalle. “Sarà di sopra o fuori nell’orto.”  Disse tranquillo mettendosi una bevanda gassata in un bicchiere ed io uscii per andare a vedere se Mary aveva bisogno di una mano.
  Aprendo la porta vidi che il cielo era sempre chiaro ma il sole si iniziava ad abbassare ma si vedeva ancora bene.
  Cercai Mary ma sul davanti non c’era e la trovai ad annaffiare l’orto.
 “Rose, che ci fai qui fuori?” Mi sorrise ed io mi avvicinai.
“Sono venuta a vedere se ti serviva una mano.” Avendo i sensi più accentuati come tutti i dhampir sentii uno strano e forte odore provenire dall'annaffiatoio.
“Cosa dai alle piante?” le chiesi. E lei mi disse che era un prodotto per tenere alla larga i cervi o i cinghiali che alcune volte le mangiavano le verdure e mi disse che il recinto spesso non serviva a molto. 
Mi guardai intorno, non si vedeva molto, solo parecchi alberi e notai che c’era una grande pace. Inspirai una grande boccata d’aria e il fresco mi entrò nei polmoni. 
  Sentii scorrere il fiume e dissi a Mary che sarei andata a dare un’occhiata alla riva e mi raccomandò di stare attenta a non scivolare, non che l’acqua fosse alta ma non sarebbe stato piacevole caderci dentro.
*
Arrivai alla sponda del fiume e mi inginocchiai mettendo la mano a mollo.
 “Com’è fredda.” Dissi a me stessa.
Ogni tanto si vedeva qualche pesciolino nuotare, ma per lo più si sentiva solo il rumore degl’alberi e del fiume che scorreva. Osservai il paese. Aveva un’aria graziosa e pacifista. Uno di quei posti dove non accadeva mai niente e la gente poteva vivere in pace senza nessuno che gli desse noia e con la solita routine.
  “C’è una gran pace in questo posto.” Mi guardai la mano che pian piano si infreddoliva sempre di più mentre sentivo dei passi pesanti e lunghi. Capii subito di chi erano.
 “Rose?” Mi voltai, sentendo la voce calda di Daniel. “Che fai qua?” Mi aveva raggiunta mettendosi accanto a me, ma restai china.
 “Osservavo il panorama. È molto bello il paese di sera.” Commentai, ricevendo solo un ‘già’ come risposta e senza molta enfasi.
“Sembra che in questo posto non possa succedere niente di male.” Sorrisi guardandolo negli occhi.
“Per questo ti ho detto di rimanere.” Levai la mano dall’acqua ma non gli risposi. “Rose, davvero. Qui non può accaderti nulla. Sei una brava ragazza e troverai il tuo posto e ti farai una vita qui.” Aveva uno sguardo serio, come se volesse costringermi a restare.
  “Non posso Daniel. Ma sono certa che troverò il mio posto da qualche parte.” Dissi soltanto.
 “Sai, come a te piace viaggiare, alla fine a me piace allenarmi, dimostrare a me stessa che posso superare sempre il limite e che posso fare ancora di più. E qui probabilmente tante cose non posso farle.” Mi alzai guardandolo. 
 “Anche se ti capiteranno cose come questo?” Indicò la mia guancia ed annuii.
“ Si, anche se succedessero cose di questo genere.” La sua bocca però era una linea dritta, senza espressione. 
 “Questo non è un gioco Rose e lo sai. Rischi la tua vita.” Io sospirai.
 “Si, hai ragione. Ma so esattamente cosa devo fare in caso di pericolo, ma non voglio neanche tornare da dove sono venuta. Voglio intraprendere una nuova vita, ma che mi permetta di fare ciò per cui sono nata.” Dissi sincera e lui si avvicinò a me.
 “Se davvero vuoi essere una guardiana, non posso impedirtelo. Ma fossi in te ci penserei bene, qui c’è pace e potresti vivere senza nessun problema.” Si voltò guardandomi serio.
 “Voglio prima prendermi un po’ di tempo, voglio pensare a me stessa.”
   Lo guardai e lui aveva un espressione seria. Mi guardò per lunghi istanti e  senza avvertimento alzò una mano ad accarezzarmi la guancia offesa, attento a non farmi male. Per alcuni istanti mi ricordò Dimitri, lo stesso sguardo severo, la stessa espressione e la stessa stazza. 
Mi ritrovai ad essere imbarazzata per quel contatto e sentii il cuore battere più veloce di quello che avrebbe dovuto. La somiglianza con Dimitri mi faceva quasi male.
  Mi guardò apprensivo e dopo poco levò la sua mano dalla mia guancia e quel lieve contatto che durò meno di un minuto svani.
Mi ritrovai ad essere spiazzata e non sapevo se quel gesto mi avesse dato fastidio o meno.
   “Sbaglio o mi avevi chiamato perché era ora di cena?” Gli dissi e lui annui guardando davanti a se come se stesse fissando qualcosa.
 Mi voltai di scatto, sentendo una sensazione strana ma non vidi nessuno.
 “Daniel, qualcosa non va?” lo toccai sull’avambraccio, cercando di attirare la sua attenzione e per un attimo si riscosse.
 “No, va tutto bene. Andiamo.” Entrambi ci avviamo verso casa.
*





N.d.a: Ed eccomiiii, ringrazio come sempre la mia fidata lettrice e mi scuso per l'enorme ritardo per aver pubblicato prima! Ma ho avuto da fare e non sono stata molto presente! Spero di avervi incuriosito con il finale e presto ci saranno nuove apparizioni e molto altro!! ;D So che al momento la storia ha una piega un po' noiosa, ma presto arriverà l'azione e soprattutto la parte romantica!! ;D
   
 
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