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Autore: Lady Lara    10/12/2015    2 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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VI Capitolo
Le scelte della vita
 
Il chiarore dell’alba si stava facendo spazio, scalzando lentamente le tenebre della notte. Soavi striature luminose partivano dal centro dell’orizzonte, lì, dove tra poco, sarebbe sorto il sole di un nuovo, sereno e caldo giorno di quel maggio che stava mantenendo tutte le sue promesse primaverili. Intorno si espandeva l’albeggiante celestino, rigato da tenere sfumature rosa, che instillava, nel cavaliere solitario,  che stava percorrendo la strada dal porto alla rocca, sentimenti di una positiva speranza ed il coraggio di affrontare ciò che il suo destino, presto, gli avrebbe porto.  Il silenzio dell’aurora, interrotto dal suono degli zoccoli al trotto, confortava e rendeva sicuro il suo animo.
 
Qualcuno alla rocca era già sveglio. Il cavaliere vide più di una luce accendersi. Sicuramente la vecchia Betty, con le sue grosse braccia e le maniche arrotolate fino ai gomiti, era china, con tutta la sua tondeggiante mole, al tavolo da lavoro in cucina;  aveva iniziato a formare pagnotte dall’impasto lievitato della sera prima e, tra un paio d’ore, il profumo di pane, appena cotto, avrebbe aleggiato in ogni angolo della fortezza. Era un odore così rassicurante nella sua fragranza! Sapeva di casa, sapeva di calore, sapeva di famiglia e parlava d’amore. Sicuramente avrebbe preparato anche quei dolcetti a forma di animaletto che Harry adorava.
 
Era bello tornare a casa. Era sempre un’emozione pensare di riabbracciare le persone che si amavano, anche se il viaggio e la permanenza al porto non erano stati così lunghi.
Con il cappuccio calato sulla fronte, il lungo mantello nero che svolazzava nella corsa e quegli abiti da uomo, nessuno avrebbe mai detto che quel cavaliere solitario era la principessa Emma Swan.
Sapeva cavalcare all’amazzone in modo elegante, ma non amava granché tutti quei vezzi che venivano imposti al genere femminile. Amava la semplicità e la praticità. Il suo abbigliamento tipico sarebbe stato pantaloni e stivali tutta la giornata, ma l’etichetta che si addiceva alla donna, per di più di stirpe regale, le era costato anni di litigate con sua madre e una rigida educazione per forgiarla alla disciplina e al senso del dovere.
Si sentiva libera cavalcando come un uomo e poteva testare i suoi limiti, senza remore e bigottismi.
Indossare quella parrucca corvina, per mescolarsi tra la sua gente e condurre una doppia vita, Barbra ed Emma, era stata la sua strategia per conoscere meglio l’ambiente in cui suo marito, il Duca Neal Mc Cassidy, l’aveva condotta a vivere dopo il matrimonio.
Non era stato facile lasciare la sua famiglia, la casa dove era nata e dove era vissuta circondata dall’amore incondizionato dei suoi cari e della sua gente. Anche qui, usando i suoi metodi, aveva trovato “la sua gente”.
Come Lady Barbra “la commerciante” poteva entrare nelle confidenze di tutti e come Lady Emma poteva, poi, provvedere ad aiutare chi veramente ne aveva bisogno e a dare qualche lezione a chi se la meritava.
Pochissime erano le persone che sapevano la verità ed era meglio che restassero poche, per la loro sicurezza e per la sicurezza di tutta la comunità.
 Era riuscita a creare, con il tempo, una rete di fiducia nelle persone più valide del posto e, con cuore e cipiglio democratico, li trattava da suoi pari. Emma credeva nella legge, più quella del Dio Cattolico che quella degli uomini. La giustizia doveva essere al di sopra di tutto e tutti. Ogni uomo poteva trovare suo fratello nell’altro. Non doveva esistere un superiore ed un inferiore, né padrone, né schiavo. I suoi modi autorevoli l’avevano fatta amare ben presto da tutti. Lei non aveva bisogno di dare ordini, semplicemente chiedeva con gentilezza ed otteneva, spesso, anche senza chiedere, poiché la prima a rispettare la sua gente era lei e loro lo sapevano. Lady Emma e Lady Barbra erano due di loro.
 
Il nero profilo del cavaliere sul suo cavallo si stagliò nel chiarore dell’orizzonte mentre entrava finalmente nella rocca. Erano le sei di mattina, si accostava l’orario del suo allenamento quotidiano, pensò che in viaggio con la Jolly Roger le sarebbe mancato, quindi era meglio approfittare al massimo di quei pochi altri giorno prima della partenza. August era sveglio e la stava aspettando. Fu lui ad accoglierla al suo arrivo.
– Non vedo l’ora di abbracciare mio figlio August! Ma dovrò aspettare che si svegli, ora è ancora presto. Come si è comportato in questi due giorni della mia assenza? -  Chiese con ansia,
– Un vero ometto devo dire! Belle lo ha accudito come fosse suo figlio, lo sai che gli vuole un gran bene! E lui la considera la sua seconda mamma. Devi parlargli però, il tuo viaggio inizierà prima del previsto ed è meglio che sia preparato a questi mesi senza di te. È un bambino molto sveglio e dotato di intraprendenza e capacità di adattamento fuori dal comune. Ma è pur sempre un bambino di sei anni.
– Neal gli è stato vicino?
– Lo sai com’è tuo marito, è lui il bambino della situazione, quindi, se si tratta di giocare sono due complici perfetti, ma quando arriva il momento di fare il padre …
- Non si può dire che abbia avuto una figura paterna al suo fianco August. Il Duca padre non era presente per la maggior parte dell’ anno e quelle poche volte che c’era, da quanto mi ha raccontato, non aveva quasi rapporti con lui e lo considerava “un nulla”. Posso capire le sue debolezze e le sue fragilità.
– Emma, io non so veramente come tu faccia, a giustificare tutti i comportamenti di quell’uomo, con la scusa del bambino fragile che non ha avuto un buon esempio di padre. Se pur non era presente il padre, ha avuto affianco una madre. Il problema è che non ha contribuito neppure lei alla sua crescita morale, poiché credo che lo abbia viziato oltre misura per poterlo compensare dell’assenza del Duca, ma forse ha cercato di compensare più sé stessa per quella mancanza.
– Comunque sia, adesso avrà un’altra occasione per tirare fuori un po’ di responsabilità. Da mesi parliamo della mia impresa, fosse per lui resterebbe tutto così com’è ed il paese andrebbe tranquillamente in rovina, perciò sono costretta, come al solito, a rimettermi i pantaloni e a fare l’ uomo della famiglia, se non voglio vedere la nostra gente ridotta alla fame. Se non agiamo al più presto Re Guglielmo non ci metterà tanto ad accorgersi dei nostri artifici sulle tasse e la produzione. Sai come andrebbe a finire! E sai bene che abbiamo già avuto la nostra brutta avventura con Il Duca e Barba Nera, per volerla ripetere. Dobbiamo essere solidi e forti come una quercia, allargare le nostre radici in terreno fertile e consentire la nascita di altre querce per diventare un folto bosco. Ma tu sai bene, che per far nascere una pianta è necessario partire da un piccolo seme. Io sarò quel seme August a qualsiasi costo e affrontando qualsiasi rischio.
– Tu ed il tuo amore per la botanica Emma! Riesci ad usarla anche nella politica! Certo che Nonna Regina con le sue lezioni ti ha condizionato la vita! – Emma rise all’osservazione di suo fratello:
– Se ti sentisse chiamarla “nonna” ti propinerebbe una tazza di cicuta al posto del tè, sai quanto ci tiene a farsi chiamare solo per nome da noi, vuole mantenere la sua giovinezza in eterno e con tutti i suoi intingoli di erbe e creme devo ammettere che pur avendo pochi anni più della sua figliastra, chiunque darebbe sia a lei che a nostra madre la stessa età. Riguardo alle sue lezioni sulle erbe medicinali, non posso che esserle grata, è grazie a quello che ho imparato da lei, che ho potuto aiutare il nostro popolo. Anche se devo aggiungere che il buon Fra Benny mi ha dato una valida mano con il nostro giardino e gli alambicchi del suo laboratorio.  
– Si, è stata una buona idea portare con te Frate Benedictus dopo che ti sei sposata.
 – Bene fratello! Bando alle ciance e diamoci da fare con la spada ora! Quando Neal si sarà svegliato dovrò raccontargli di come è andata con Jones e avvertirlo che sabato prossimo salperemo per il Maine.
– Se è per la sveglia ti posso assicurare che questa mattina si è alzato molto presto, anzi, pensavo di trovarlo qui nell’atrio ad attenderti. Stava andando verso le cucine, probabilmente voleva mettere qualcosa sotto i denti, sarà stato affamato, non si è visto a cena ieri sera! Forse starà ancora mangiando.
Emma ebbe uno strano presentimento, preferì non iniziare l’allenamento e disse al Colonnello che preferiva parlare quanto prima con suo marito. Si diresse con passo deciso verso le scali che portavano ai piani inferiori del castello, lì si trovavano le grandi stanze delle cucine ed effettivamente si cominciava a sentire un buon profumo di pane che cuoceva nei forni a legna. Trovò la vecchia cara Betty che si trascinava sulla gamba malandata e già sfornava le prime pagnotte brunite e fumanti di vapore acqueo.
 – Figlia mia, sei arrivata, sono contenta! Sapessi che sto passando con questa gamba. Adesso mi si è gonfiato pure il piede, ho dovuto allentare le cinghie dei sandali o non ci stava più dentro!
Emma si rese conto che la donna era veramente sofferente e pensò che non bastasse più la tisana all’artiglio di diavolo che le faceva prendere da qualche giorno.
– Betty, dopo che avrai fatto colazione, ti preparo la solita tisana, ma ci aggiungerò polvere di salice bianco e chiodi di garofano. Sarà più forte e riuscirà a combattere prima l’infiammazione del tuo nervo sciatico.
– Aah! Figlia mia, non ho capito niente di quello che hai detto, ma se lo prepari tu sono sicura che mi farà bene! Oooh! Povera me! Se almeno quella benedetta figliola mi desse una mano! Era qui fino ad un attimo fa! Beh! Ora mi siedo proprio, tanto per il pane appena infornato ci vorrà un’altra bella mezz’ora.
Emma salutò Betty dicendole che le avrebbe rimandato subito la giovane Anny, in fin dei conti l’aveva chiesta al padre proprio per dare un aiuto alla vecchia cuoca.
Fu il suono di vivaci gridolini a guidarla nella terza stanza delle cucine. La scena che le si parò davanti altro non era che l’immagine di un deja vù.
Suo marito Neal, il suo amato marito, seduto su una sedia vicino al tavolo, dove aveva gustato la colazione, teneva seduta sulle sue gambe la giovane Anny e le sue mani erano impegnate, una a frugarle nella scollatura e l’altra tra le gambe.
Non bastava ancora a quell’uomo?! Adesso anche una ragazzina in erba come Anny?! Il sangue le montò alla testa e le consentì di tuonare il nome di suo marito con una tale rabbia e veemenza che la ragazza scattò in piedi come una rana spaventata, già rossa in viso per quelle carezze lascive, non cercate e ora ancor più rossa per la vergogna nei confronti della donna che da sempre era la benefattrice della sua famiglia.
– Lady Emma perdonatemi! Io non ho colpa, ero venuta di qua per prendere la farina di granturco a Betty, lei non ce la fa, io … io … non volevo!
La ragazza scoppiò a piangere e fuggì verso la stanza dei forni, lì Betty l’avrebbe sicuramente riconsolata, non era la prima volta che lo faceva, anche altre cameriere erano state molestate dal Duchino, ma lei era riuscita a passar loro qualche dritta su come evitarlo e addirittura intimorirlo, era un tale vile quell’uomo!
- Oooh! La mia stupenda moglie è tornata! – Rise beffardo Neal – Giusto in tempo ad interrompermi la festa! E pensare che credevo che mi volessi fare un regalo mandandomi la bella figlia di Angus.
– Neal sei veramente senza ritegno! Anny è poco più di una bambina e se suo padre viene a sapere che stavi cercando di sedurla ti sgozza come uno dei cinghiali che cucina ed io mi volterei dall’altra parte per non vedere cosa ti fa.
– Mia amata! Se tu continui a negarmi ciò che è mio di diritto, sarò pur costretto a trovare altrove il mio soddisfacimento! Non trovi?
– Sei tu stesso la causa dei tuoi mali Neal, io ti ho sposato per amore! Ma tu hai tradito quell’amore già dalla nostra prima notte di nozze e lo sai benissimo. Non hai fatto nulla per farmi capire che era stato un errore e anche quando ho provato a ridarti fiducia hai continuato ad ingannarmi. Tornassi indietro nel tempo, cancellerei anche il momento che ti ho incontrato!
 
Emma vide dipanarsi davanti ai suoi occhi una serie di ricordi che finivano per portare a Neal.
Tutto era iniziato la mattina del suo diciottesimo compleanno. Sua madre, White Margaret, era giunta di persona ad aprirle le tende della finestra e a far prendere aria alla stanza. Anche se era il quindici di Novembre l’aria non era così fredda, l’inverno sembrava tardare ad arrivare quell’anno! La madre per prima voleva farle gli auguri e la informò di diverse cose: non più tardi delle nove avrebbero avuto la delegazione degli inviati di Re Guglielmo, due Ufficiali della Regia Marina Inglese, poi sarebbe arrivato dell’altro personale per allestire il salone per la sua festa e tra una cosa e l’altra le disse che nell’anticamera, la stava aspettando il suo regalo di compleanno: la sua nuova dama di compagnia. A diciotto anni era normale, per tutte le dame di buona famiglia, avere una dama di compagnia. Si trattava di una giovane di razza africana, nata in schiavitù. Era stata acquistata dal suo padrone proprio per farne una dama di compagnia, sapeva leggere e scrivere, ricamare e giocare a scacchi e dama. Emma rispose che non aveva nessun bisogno di una dama di compagnia e che non sopportava proprio l’idea di avere schiavi. Nessun uomo o donna al mondo doveva essere proprietà di un altro, anche se purtroppo questa moda dello schiavismo stava radicando sempre di più negli stati colonizzati d’ America. Per Emma era una grande piaga per un popolo che voleva definirsi civile ed umano. Decise immediatamente che se quello era il suo regalo, avrebbe regalato la libertà alla ragazza e sarebbe rimasta con lei solo se avesse voluto e nel caso avrebbe ricevuto un adeguato stipendio. Anche Margaret non apprezzava lo schiavismo e fu felicissima del pensiero della figlia, aspettò che si rendesse presentabile, indossando una lunga vestaglia verdina sulla camicia da notte bianca e fece entrare la giovane nera al suo cospetto. Si chiamava Tamara. Sarebbe diventata la sua migliore amica e, in seguito, sarebbe stata la causa della fine del suo matrimonio.
 
Emma ricordò un seguente episodio accaduto quella stessa sera.
 
Si era appena voltata a cercare il viso del giovane Tenente Jones, vedendo solo il perfetto profilo del suo zigomo, mentre andava via col fratello Liam Jones.  Qualcuno lì vicino la chiamò:
- Principessa Emma, posso avere l’onore del prossimo ballo?
 Guardò nella direzione da cui proveniva la voce. Un giovane di circa 24 anni la guardava con un sorriso furbo sul volto, il labbro superiore bordato da baffetti, corti capelli castani e occhi scuri. Altezza media e corporatura leggermente tarchiata. Aveva un’ aria simpatica, accettò l’invito. Il giovane sconosciuto si presentò:
- Sono il Duca Neal Mc Cassidy della casata Mc Cassidy di Storibrook, è un onore conoscervi e porgervi con i miei omaggi gli auguri per il vostro compleanno.
 
Passarono il resto della serata ballando e uscirono sulla terrazza che portava al giardino. Neal era simpatico e molto divertente, la fece ridere quella sera e venne spontaneo, ad un certo punto, scambiarsi un bacio. Era il suo primo vero bacio.
– Non eri tu il vero destinatario di quel bacio Neal … non te lo dirò mai, ma mentre mi baciavi pensavo che al tuo posto ci fosse un giovane Tenente della Regia Marina dai capelli neri e dagli occhi, che ora so, azzurri come il mare che naviga
 
Tornò a guardare negli occhi quello che era diventato suo marito. Che grande delusione che era stato. Non poteva negare di nutrire per lui ancora un profondo affetto. Lei era fatta così, se qualcuno le entrava nel cuore  non lo abbandonava più. Per Neal sentiva ancora affetto, ma non aveva più una briciola di stima e fiducia nei suoi confronti.
 
Prepotente e doloroso si affacciò alla sua mente il ricordo della sua prima notte di nozze.
Si erano sposati solo legalmente. Suo padre Principe James aveva celebrato le nozze nella grande sala che aveva visto il loro primo incontro. Emma avrebbe voluto formulare le promesse matrimoniali davanti a Dio, nella spiritualità della cappella di palazzo, ma suo marito non era credente e per non far torto a nessuno dei due si era ricorso solo alla cerimonia laica. Per la principessa fu come promettere egualmente davanti al Signore.
Quella sera avrebbero dormito nella camera di Emma ed il giorno dopo avrebbero preso il mare per raggiungere la dimora dei Duchi Mc Cassidy. Il padre di Neal non aveva presenziato alle nozze, mentre la madre Lady Sara, commossa, aveva pianto di gioia per tutta la durata della celebrazione.
Emma ricordò che armeggiava disperatamente con la serratura del grosso baule che avrebbe portato con se in viaggio:
- Mia cara cosa stai facendo?
–Sto cercando di aprire questo aggeggio, ho dimenticato di lasciare fuori la mia camicia da notte!
 Neal rise fragorosamente e la guardò con quel suo solito sguardo malizioso, piegando leggermente di lato la testa:
- Credi di averne proprio bisogno questa notte?
 – Sono abituata così … io credo che mi sentirei in imbarazzo senza …
 Abbassò gli occhi arrossendo fino alla radice dei capelli biondi.
– Sei bellissima quando arrossisci così! Dai vieni qui! Dammi una forcina di quelle che ti sei tolta prima dai capelli!
– Cosa ne devi fare?!
– Lasciami fare e guarda, ti insegno un piccolo trucco degno di un grande scassinatore!
Neal si inginocchiò davanti al baule, Emma si accostò per guardare bene. Lo vide piegare in diverse parti la forcina, introdurla nella serratura e con un deciso movimento della mano provocarne uno scatto e l’apertura. La guardò in viso orgoglioso e trionfante, Emma era veramente sorpresa:
– Mi racconterai prima o poi come hai imparato questo trucco da “vero scassinatore”?
– Sicuramente poi! Ora prendi la tua camicia da notte, indossala e poi io te la tolgo ..
 Lei arrossì nuovamente, ma fece come suo marito aveva suggerito. Si spogliò dietro il paravento verde acqua a piccoli fiori rosa che da anni arredava quell’angolo della sua grande camera da letto. Non si accorse che Neal molto velocemente si era già denudato e l’attendeva nel letto a baldacchino. La giovane uscì da dietro il paravento con gli occhi bassi per la timidezza e non si decideva ad entrare nel letto. Lui capì il suo imbarazzo, era la sua prima volta, voleva rendergliela dolce, come dolce era la sua sposa. La guardò con tenerezza e amore. I suoi occhi erano pieni dello splendore di lei, uscì dal letto, ancora indossava delle leggere braghe di cotone, chiuse da un laccetto alla vita. La camicia di Emma era immacolata, pura come lo era lei. Neal le cadde in ginocchi davanti, la cinse ai fianchi e affondò il viso all’altezza del suo pube. Le accarezzò i fianchi e le sode natiche sopra la sottile stoffa, mentre aspirava il suo odore, Emma gli accarezzo i capelli. Lui alzò il viso verso di lei, i suoi occhi erano languidi e lucidi, Emma pensò avesse la febbre, gli accarezzò la fronte per sentire se scottava, ma la febbre di Neal era un’altra. L’uomo si alzò, infilò gli indici sotto le spalline della sua camicia da notte, le fece scivolare dalla splendida pelle liscia e candida delle sue spalle. Lasciò che scivolando, lentamente, scoprisse lo snello corpo di sua moglie. Pian piano  ne baciò ogni centimetro, fino a tornare dove prima aveva affondato il viso. Ora, quel punto era scoperto e poté regalarle un umido bacio, scoprendo il bocciolo segreto nascosto tra quel morbido oro. La giovane sposa tremò forte al contatto, allora Neal dolcemente, la prese in braccio e l’adagiò sul letto, continuando ad accarezzarla fino a farle chiedere di renderla sua. Non successe nulla. Emma non riusciva a capire perché suo marito, così dolce ed amorevole non riuscisse a compiere l’atto successivo. 
– Forse dovresti aiutarmi un po’ Emma.
Lei non capiva, non sapeva cosa fare, come fare, lui cambiò espressione e con scherno le disse che era una  stupida.
- Possibile che non sei capace di niente? Non hai mai chiesto a nessuno queste cose? Hai avuto August come maestro d’armi neppure a lui ti sei rivolta? Per baciare te la cavi bene! Ti sei allenata con lui anche per quello! Potevi completare l’ addestramento! In fin dei conti non è tuo fratello di sangue, magari si sarebbe divertito!
 
Era stata l’ultima goccia a far traboccare il vaso, era stata insultata e umiliata e a sentire nominare August non ci aveva visto più, un briciolo di vero c’era in quello che aveva detto Neal ma suo fratello le aveva sempre portato rispetto. La rabbia le salì dalle viscere deluse e gli assestò un tale schiaffo al viso da farlo voltare dalla parte opposta. Si portò poi la mano alle labbra, costernata:
– Non volevo Neal … scusami amore io ..
Neal si era alzato, indossò la sua vestaglia e uscì dalla stanza lasciandola a piangere. Dopo forse un’ora e mezza tornò da lei, aveva bevuto, si sentiva dal suo alito ed era molto eccitato. La prese con forza, senza la tenerezza che stava usando precedentemente. Lei sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé, non era solo il suo fiore virginale reciso, era anche la sua anima. Aveva riconosciuto sulla pelle del marito l’odore inconfondibile di una persona che conosceva bene, oltre all’odore ne portava sul petto i segni delle unghie e di avidi baci. Era stato con Tamara prima che con lei e decise che quella sarebbe stata l’ultima volta che suo marito entrava nel suo letto. Da allora era stato così.
 
Questi erano i ricordi di Emma, moglie ferita, sposa tradita, donna svilita. Non poteva permettere che Anny subisse un abuso imperdonabile. Lei, si sarebbe sentita imperdonabile.
– Anny deve tornare dai suoi genitori oggi stesso – Pensò, poi la rabbia le tornò ad accendere di rosso i begli occhi di smeraldo. Mentre Neal la guardava ironico e sprezzante, strinse forte le dita della mano destra e, con una forza che pensava di non avere, lo colpì violentemente al viso. Avrebbe continuato a pestarlo se non fosse arrivato August a staccarla dal marito. Gli ci volle un vero contenimento fisico per riportare sua sorella alla calma, mentre Neal se la dava alla fuga con il setto nasale fratturato ed il sangue che dal naso gli sgocciolava lungo la mano che lo reggeva.
 
Tenendo stretta Emma, finché non passò dalla rabbia alle lacrime, August detestò ancora di più Neal, più di quando lo aveva visto la prima volta e pensò che se  fosse rimasto vicino alla sorella in quel periodo, invece che partire per Glasgow ed arruolarsi, Emma non avrebbe sposato mai quell’uomo.
Con Emma tra le braccia che piangeva, tornò a quel suo diciottesimo compleanno. Molte decisioni erano scaturite dagli eventi di quella giornata.
 
Avevano finito il loro allenamento, Emma si era incuriosita della partenza dei due delegati del Re, era andata a sbirciare tra le siepi per osservarli, poi era arrivata la principessa madre a decantare le doti di quel Tenente damerino. Prima che Emma seguisse la madre e dopo aver assistito ad un breve allenamento tra August ed il principe James, si era accostata a lui rossa in viso e con gli occhi bassi. Aveva qualcosa da dirgli ma si stava vergognando. La incoraggiò a parlare.
 - Vedi August .. non so come dirtelo .. pensavo che se questa sera mi dovesse piacere un ragazzo che mi fa la corte e se mi volesse baciare … io … io non so come si fa ..  non vorrei fare una figuraccia!
August non sapeva se ridere o arrabbiarsi per l’ingenuità e la spontaneità di Emma.
– E chi dovrebbe essere questo fortunato? No! Non me lo dire! Il Tenentino Killian Jones per caso?
Arrossendo più di prima Emma aggiunse: - No! Che vai a pensare! Dicevo così!
– Allora mettiamola così sorellina! Un Gentiluomo che si rispetti non proverebbe a baciarti la prima volta che ti vede e quindi Jones già lo escluderei perché si da il caso, da quello che ne dice nostra madre, che sia un “perfetto Gentiluomo”!
 A conferma dei suoi sospetti vide una punta di delusione scolorire il viso arrossato di Emma
- Seconda cosa: una ragazza per bene, se un tizio la volesse baciare, in una simile circostanza, si tirerebbe indietro e magari gli darebbe un ceffone in viso. Quindi non ti mettere grilli per il tuo cervellino. Quando sarà il momento giusto le cose saranno del tutto naturali e senza imbarazzo, soprattutto se è la persona giusta.
  – August io voglio solo sapere come funziona, non mi potresti insegnare tu, in fondo non sei del tutto mio fratello, forse non è peccato davanti a Dio che ne dici?
– Dico che ti sta dando di volta il cervello! Ma che accidenti ti prende oggi! Comunque sia tu sei mia sorella!
– Beh! È  uno dei motivi per cui mi fido di tè. Sarà solo una cosa tecnica no? Non sentiamo quel tipo ti sentimenti io e te. Dai dimmi come si fa! Altrimenti dovrò chiederlo a qualcun altro, magari proprio al Tenente Jones, magari è un bravo maestro! – Sorrise maliziosa.
All’idea che Emma facesse una simile stupidaggine quella sera, August si convinse a mostrarle tecnicamente un bacio. 
- Va bene! – Sospirò
– L’uomo abbraccia in questo modo … – le cinse la vita con le braccia
– Tu metti le tue braccia intorno al mio collo …  – Emma eseguì
– Poi ci si avvicina con le labbra schiuse e ci si carezza con la punta della lingua …
 Eseguirono. 
- Tutto qui?! Mi sembra una cosa abbastanza insignificante, io non ho provato nulla! Ma come sono andata, dici che sono stata brava?
 
August era rimasto senza parole, lei non aveva sentito nulla ma per lui non era stato così, un forte turbamento gli aveva scosso l’animo, non poteva sentirsi così non con quella che considerava sua sorella, non poteva restarle vicino oltre, si staccò da lei
– Si te la sei cavata bene – Le rispose – Anche troppo! – Pensò.
Quel giorno August decise di partire per la Scozia. Si sarebbe arruolato nell’esercito,  come da anni lo invitava il migliore amico di suo padre, Sir Marcus, Il Barone Sam Framer di Heughan. Avevano mantenuto una stretta corrispondenza in quegli anni ed essendo lui stesso Alto Comandante della Milizia,  lo avrebbe ospitato presso la sua casa  e posto sotto la sua ala protettrice.
 Lo comunicò ai genitori adottivi due ore dopo, ad Emma lo avrebbe detto l’indomani, non voleva rovinarle la festa.
Quella sera la vide molto delusa di non poter conoscere il suo agognato Tenente Jones, ma in cambio aveva conosciuto Neal. A lui non aveva ispirato nessuna simpatia. Effettivamente, a far paragoni, Jones era tutta un’altra pasta d’uomo, sarebbe stato meglio un incontro galante col Tenente che con quel Duca da strapazzo, figlio di un uomo famigerato che, se la mela non cadeva distante dall’albero, non era certo meglio del padre. Si era ripromesso di allontanarlo dalla sorella e quando li vide uscire sul terrazzo li seguì per controllare. La stava facendo ridere, le era simpatico, si piacevano era evidente, girò sui tacchi e li lasciò alla loro intimità quando vide che si stavano per baciare.
Il Giorno dopo avvisò Emma che dopo due giorni sarebbe partito, una nave salpava per la Scozia, non voleva perderla. Emma pianse disperata pregandolo di non andare, ma lui non poteva rischiare la sua rettitudine e quella della sorella restando e per quattro anni non tornò a casa finché non gli giunse l’invito per il suo matrimonio con il “Duchino”. Essere sola non era da Emma, Neal era riuscito a circuirla, lei si era veramente innamorata di lui, ma Neal era una persona ambigua e con il tempo lo aveva dimostrato. Quando Emma, dopo circa due anni di matrimonio, lo aveva cercato chiedendogli aiuto era tornato da lei e da allora dimorava a Storybrook, era diventato il capo della sicurezza e con il grado di Colonnello si occupava della difesa della piccola penisola. Il suo compito era sempre stato di proteggerla, da quando Sir Marcus l’aveva deposta, neonata, tra le sue braccia di bambino. Ora, con le sue braccia di uomo avrebbe continuato ancora a farlo.
 
 
 
Note dell’autrice
Ringrazio per prima cosa chi mi ha regalato la sua recensione e chi sta seguendo questo mio primo esperimento di “scrittura creativa”.
In questo capitolo si inizia a dare qualche spiegazione sulle idee di Emma e i suoi intenti. Il viaggio è molto vicino e nuove esperienze l’attendono. Cosa immaginate che accadrà?
Fatemi sapere cosa pensate della trama e soprattutto le vostre sensazioni mentre leggete. Le emozioni che può suscitarvi sono la cosa che mi interessa di più.
Ancora un grazie a tutti. A presto.
   
 
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