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Autore: Me91    05/03/2009    4 recensioni
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«Una maledizione scenderà su di voi! Il vostro profondo legame verrà spezzato, diviso dalla luce e dall’oscurità per sempre!
Due ali splendenti sotto il sole e un mantello d’argento sfiorato dai raggi lunari... Solamente quando la Sfera d’Oro e quella d’Argento si incontreranno per la Veglia e per il Sonno, i due cuori si rivedranno solo sotto un cielo arancio e uno scarlatto.
Il demone e l’umana; destinati ad inseguire quei due attimi per tutta la restante vita, impossibilitati a stare insieme fino alla morte... Io vi condanno a soffrire fino alla fine dei vostri giorni!»

Una terribile maledizione spezza il legame sempre più saldo tra InuYasha e Kagome, lasciandoli soli, sperduti.
Tra battaglie e indagini, i due faranno però di tutto per riuscire a sconfiggere colui che li ha divisi in quel modo e che ha in mente un oscuro piano per riacquistare il suo potere perduto da tempo...
Fic in parte ispirata al film "Lady Hawke" (1985) di Richard Donner.
Genere: Romantico, Commedia, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per scrivere questa fanfiction mi sono ispirata liberamente al film "Lady Hawke" - lo stesso titolo della fic è una frase presente nel film -.  Visto che si ispira solamente al film, in realtà la fic è totalmente diversa: frutto della mia fantasia. Perciò, se anche non si è visto il film, la storia si comprende comunque.

Mi sembra che, nella sezione "InuYasha", nessuno abbia scritto una storia simile... Se per caso così non fosse, per favore avvertitemi che provvederò a controllare e rimediare. Grazie! ^^

Sempre insieme, eternamente divisi

Due cuori separati

La lotta contro Naraku sembra non avere mai fine.
Kikyo è morta da qualche tempo, ormai, ma InuYasha non può permettersi di fermarsi a rimpiangerla.
Finalmente, però, dopo tanto combattere, qualche giorno di pausa... 

Miroku e Sango hanno deciso di partire con Kirara per far sosta qualche giorno al villaggio degli Sterminatori di Demoni; il villaggio nativo della ragazza.  

Kirara volò più in alto, socchiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dalla fresca brezza di quella bella giornata.
Sango inspirò a pieni polmoni, rilassandosi, per poi chiedere al monaco alle sue spalle:
«Dunque, Miroku? Mi spieghi perché hai insistito così tanto per venire con me?»
Il monaco, intento ad osservare il sottostante paesaggio di verdi colline, rispose tranquillamente:
«Beh, Sango, dicevi di aver bisogno di riposarti qualche giorno, ma abbassare la guardia è molto pericoloso. Standoti accanto, potrò essere certo che non ti accada nulla.»
Sango arrossì lievemente, in imbarazzo, e ribatté:
«Avrei avuto comunque Kirara con me, e so badare a me stessa...»
«Ne sono certo. Ma... vedi...» Miroku sorrise «Saperti lontana mi fa soffrire. Mi mancheresti moltissimo.»
Sango arrossì ancor di più, abbassando lo sguardo tremante, per poi sussurrare:
«Oh, Miroku, io...» si bloccò di colpo, irrigidendosi.
Miroku, ad occhi chiusi, le stava palpando il sedere, sognante.
SCHIAF!
Sango tornò a guardare davanti, accigliata, sbottando:
«Ti mancherei io o il mio sedere?»
«Eh, eh...» ridacchiò Miroku, massaggiandosi la guancia arrossata. 

InuYasha e Kagome, invece, sono rimasti al villaggio della vecchia Kaede per recuperare le forze, passando allegramente del tempo insieme. 

«InuYasha, a cuccia!» inveì Kagome con forza.
Il mezzo-demone si schiantò a terra violentemente e la ragazza uscì dalla casetta a passi pesanti, allontanandosi con un cipiglio nervoso e irato. 

Due cuori uniti fino alla fine. Un legame indivisibile, impossibile da spezzare; pronto a resistere anche alle prove più dure. Un legame che durerà per sempre.
Un destino infausto e terribile attende però i due; pronto a mettere a dura prova questo legame, così importante per entrambi.  
Il Destino a volte è crudele, terribile; inevitabile.
Altre... altre volte può essere cambiato.

La vecchia Kaede, incuriosita, si avvicinò alla casetta dalla quale porta si affacciò subito InuYasha.
«Kagome, aspetta! Ma perché fai così?»
«Che cosa succede, InuYasha?» domandò la vecchia, indicando la giovane studentessa che si stava dirigendo alla foresta.
Il mezzo-demone incrociò le braccia, mettendo il broncio, e sbuffò:
«Ma vai a capirle le donne!»
Kaede alzò un sopracciglio, scuotendo il capo, e insistette:
«Che cosa le hai detto?»
InuYasha storse un po’ le labbra e, voltando la testa da un’altra parte, borbottò:
«Solo che è davvero ridicola con quella fascia per capelli che si è messa.»
«InuYasha! Non sei per nulla gentile!» lo sgridò Kaede.
Lui si voltò a guardarla infastidito, esclamando:
«Non ho fatto nemmeno in tempo a dirle che sta molto meglio senza che lei mi ha schiantato a terra!»
La sacerdotessa sospirò sonoramente, mostrando poi un piccolo sorriso divertito.
«Non cambierai mai...» commentò scuotendo il capo.
InuYasha tornò ad incrociare le braccia e lanciò uno sguardo pensieroso e un po’ imbronciato alla foresta.
«Dici che si è offesa tanto?»
Kaede gli lanciò un rapido sguardo, poi, voltandosi per andarsene, affermò:
«Credo proprio di sì.»
InuYasha storse le labbra con disappunto.
“Accidenti, magari è meglio che la vada a cercare...” pensò, preoccupato che Kagome gli tenesse il broncio per tutto il giorno, cosa che lo spaventava non poco.
Avendo deciso, partì di corsa verso la foresta. 

Kagome, sospirando, si arrotolò intorno al polso la fascia rossa che si era appena tolta.
«Magari InuYasha ha ragione...» mormorò pensierosa abbracciandosi le gambe, lo sguardo perso per il bel prato fiorito dove si trovava.
Poi la sua espressione mutò.
«Certo poteva dirmelo con un po’ più di delicatezza!» esclamò con rabbia.
Prese a attorcigliarsi intorno all’indice della mano destra una ciocca di capelli, alzando lo sguardo verso il cielo limpido.
«Tanto poi mi sente.» concluse, annuendo convinta con il capo.
Udì un rumore alle sue spalle.
Si voltò di scatto, scrutando attentamente tra gli alberi dietro di lei.
“Che sia InuYasha?” si chiese, non riuscendo a scorgere nessuno.
Alzò le spalle e tornò ad osservare il prato.
Di nuovo il rumore di prima: un passo. E ancora un altro e un altro.
Kagome, allora, si alzò in piedi guardando tra gli alberi.
«InuYasha, sei tu?» domandò Kagome, iniziando a preoccuparsi «Non mi piacciono certi scherzi, lo sai!»
A queste parole rispose una piccola risata gelida.
La ragazza sobbalzò, spaventata, e arretrò di qualche passo.
«Chi... chi c’è?» chiese con timore.
Infine lo sconosciuto si fece avanti. Rimanendo nella penombra degli alberi, continuò a ridacchiare. Nascosto nel suo pesante mantello nero, aveva fattezze umane e in mano brandiva un bastone bitorzoluto. Giusto un paio di occhi rossi si scorgevano sotto il cappuccio calato sul capo.
Kagome fu invasa da un profondo terrore. Quella figura incuteva paura e la sua risata gelida entrava nelle vene della ragazza, pietrificandola.
«Kagome...» sibilò freddamente lo sconosciuto, poi tornò a ridacchiare, aggiungendo:
«Finalmente t’incontro.»
«Chi sei? Come fai a conoscere il mio nome?»
«Kagome!»
La ragazza si voltò di scatto, vedendo così InuYasha correrle incontro tra l’erba e i fiori.
«Inu... InuYasha!» esclamò lei, sollevata di averlo lì vicino.
Appena lui le fu accanto le chiese, preoccupato:
«Sei ancora arrabbiata con me?» poi però si interruppe, annusando l’aria e girandosi immediatamente in direzione degli alberi tra i quali era nascosto lo sconosciuto.
«Chi è là?» chiese subito InuYasha, parandosi davanti a Kagome, che si rifugiò dietro di lui, spaventata da quella gelida risata che ora si udiva tra il fogliame.
«Ah, eccoti qui, InuYasha.» sibilò la figura, avanzando di un paio di passi «Ti aspettavo.»
«Chi sei?!» InuYasha portò la mano su Tessaiga, stringendo con forza l’elsa, e ordinò duramente:
«Fatti vedere!»
Il cielo si incupì all’improvviso. Una scura ombra cadde sui tre e si alzò un vento gelido.
«InuYasha! Cosa succede?» Kagome gli si strinse con forza addosso, confusa e incredula.
«Non temere, Kagome. Penserò io a te.» la rassicurò InuYasha, poi tornò a rivolgersi con rabbia allo sconosciuto che adesso, ancor più nascosto dal buio, era tornato silenzioso.
Gli urlò:
«In quanto a te, maledetto, ora assaggerai la forza della mia spada!»
In un attimo estrasse Tessaiga, che si trasformò all’istante, e la brandì con entrambe le mani.
Ci fu un lampo, poi un tuono e iniziò a piovere sempre più forte.
Grazie al lampo, per un momento il mezzo-demone riuscì a intravedere uno sprezzante ghigno di quello sconosciuto, il quale odore non sapeva di demone, ma nemmeno di umano.
«Urla e arrabbiati quanto ti pare, InuYasha. D’ora in poi non potrai fare altro che disperarti in completa solitudine.» affermò la figura con decisione.
InuYasha alzò un sopracciglio e si infuriò ancor di più:
«Dimmi chi sei!»
Il nemico si fece avanti, piazzandosi a pochi passi da InuYasha e Kagome. Con il cappuccio calato non riuscirono a distinguere ancora il volto, in ogni modo sembrava serio e duro. Era vestito come un monaco, ma sicuramente non era affatto un religioso.
Questi puntò il bastone davanti a sé e freddamente dichiarò, rispondendo alla domanda di InuYasha:
«Questo non ha importanza.»
Il mezzo-demone strinse con più forza la spada, nervoso. L’odore di quell’ uomo, o quel demone, era veramente strano. Come aveva potuto percepire prima, non era né l’uno né l’altro; anzi, per meglio dire, sembrava essere entrambi. No un mezzo-demone... qualcosa di diverso.
Kagome prese a tremare, un po’ per il freddo, ma soprattutto per il tono di quello sconosciuto, che era terribile e distaccato.
«L’unica cosa importante è avervi trovato, dopo tutto questo tempo.» riprese a parlare con calma «Finalmente.»
«Insomma, taci! Mi hai stancato!» InuYasha alzò furente la sua spada, stufo di quel tipo, e avanzò rapidamente verso di lui, abbassando l’arma.
Venne però bloccato da una forza ignota a pochi centimetri dal volto dell’altro, rimanendo come congelato in quella posizione.
«Ma che...?!» esclamò InuYasha, provando a muoversi, senza successo.
«Cos’è accaduto?!» si chiese Kagome, arretrando ancora di un passo.
«Non potete nulla contro di me.» affermò lo sconosciuto, poi alzò il capo verso InuYasha.
Quest’ultimo lo guardò con disprezzo e odio, lottando con forza cercando di sciogliere quella specie di incantesimo che lo teneva pietrificato.
«Dì addio alla tua Kagome, InuYasha, non potrete mai più stare insieme.»
Le parole del nemico colpirono profondamente sia Kagome che il mezzo-demone.
“Che... che significa?” pensò Kagome, tremante.
«Ma non dire sciocchezze!» urlò InuYasha con foga «Non ti permetterò di fare del male a Kagome!»
Lo sconosciuto fece qualche passo indietro e afferrò con entrambe le mani il bastone, alzandolo verticalmente verso l’alto.
«Oh, non temere...» ghignò, come divertito «Non le farò nulla... di male...»
Alzò poi il volto al cielo, stringendo con forza il bastone, e gridò:
«Una maledizione scenderà su di voi! Il vostro profondo legame verrà spezzato, diviso dalla luce e dall’oscurità per sempre!
Due ali splendenti sotto il sole e un mantello d’argento sfiorato dai raggi lunari... Solamente quando la Sfera d’Oro e quella d’Argento si incontreranno per la Veglia e per il Sonno, i due cuori si rivedranno solo sotto un cielo arancio e uno scarlatto.
Il demone e l’umana; destinati ad inseguire quei due attimi per tutta la restante vita, impossibilitati a stare insieme fino alla morte...
Io vi condanno a soffrire fino alla fine dei vostri giorni!»
Piantò con forza il bastone nel terreno. Immediatamente dalla punta del legno che si era conficcato nella terra bagnata, scaturì un raggio di luce intenso.
L’incantesimo su InuYasha si spezzò all’istante e sia il mezzo-demone che Kagome furono quindi sbalzati indietro da una potente forza invisibile.
La risata dello sconosciuto riempì la vallata, e infine, quando il fascio di luce si ritirò, lui scomparve con esso.
La pioggia, però, continuò a scendere fitta e gelida.
InuYasha, straiato a terra con il viso tra il fango, riprese lentamente conoscenza pochi minuti dopo. Aprì i suoi occhi ambrati a fatica, stanco come non mai. Mosse la mano destra, non percependo più il contatto con Tessaiga, che infatti vide sul terreno poco più avanti, ora tornata solamente una vecchia spada arrugginita. Poi, improvvisamente, si ricordò di Kagome.
Con tutte le sue forze si costrinse a mettersi in ginocchio, ansimante. Alzò il capo e fece vagare lo sguardo sul prato. Dello sconosciuto non c’era traccia e, a quando sembrava, anche la ragazza era sparita.
«Kagome!» urlò InuYasha, tirandosi in piedi e stringendo i pugni «Kagome!»
Poi, fiutando l’aria, percepì il suo odore. Però era flebile e leggermente diverso dal solito, ma evitò di interrogarsi ancora sul perché e corse nella direzione indicata dal suo fiuto.
E ciò che vide lo vede bloccare in mezzo al prato.
Lì, sul terreno poco più avanti, non si trovava Kagome, bensì un bellissimo falco di un piumaggio bruno e lucido per via dell’acqua.
Però non c’erano dubbi: odorava di Kagome.
InuYasha, tremante, si inginocchiò accanto il falco, che sembrava svenuto, annusandolo ancora. Non voleva crederci, non poteva crederci! Eppure le parole di quel tipo risuonarono gelide nella sua mente...
«...Il vostro profondo legame verrà spezzato, diviso dalla luce e dalla oscurità per sempre! Due ali splendenti sotto il sole e un mantello d’argento sfiorato dai raggi lunari...»
«Non è possibile...» mormorò InuYasha, incredulo e senza parole.
Il falco si mosse.
Il mezzo-demone sobbalzò, spaventato per un attimo dal movimento improvviso.
Il rapace aprì un occhio e voltò di un po’ il capo per guardarlo intensamente.
E InuYasha in quello sguardo rivide quello di Kagome.
«Ka... Kagome...» sussurrò rauco, fremendo leggermente.
Allungò pian piano una mano per sfiorare il falco, ma il rapace, come impaurito, si mosse di lato. InuYasha ritirò subito la mano, afflitto e sorpreso allo stesso tempo.
Il falco rimase a fissarlo pochi altri istanti, con uno sguardo intimorito, poi, con un agile balzo, parti subito in volo, sbattendo sotto la pioggia incessante le bellissime ali.
«Kagome, aspetta!» riuscì ad esclamare con angoscia InuYasha, allungando una mano verso il rapace, ormai quasi sparito nel buio.
Quando il mezzo-demone non fu più in grado di vederlo, abbassò il braccio, rimanendo in ginocchio sotto la pioggia, lo sguardo perso nel cielo e la mente confusa, piena di pensieri.
«Sotto questa forma non si ricorderà di te.»
Una voce, alle sue spalle. Quella voce.
InuYasha si voltò di colpo, stringendo i pugni e i denti.
La scura figura era lì, inquietante, a pochi metri, dritta sotto quel diluvio.
Il mezzo-demone scattò immediatamente in piedi, mostrando un pugno minaccioso e furente.
«Che cosa le hai fatto?!» urlò irato.
L’altro ridacchiò; a quanto sembrava era divertito dalla situazione creatasi.
«Intendi dire, cosa vi ho fatto.» precisò con soddisfazione.
InuYasha, sorpreso, corrucciò la fronte.
“Vi?”
«Non temere, mezzo-demone, dovrai solamente aspettare la notte per saperne di più.» chiarì lo sconosciuto, freddo, senza alcuna emozione apparente.
InuYasha fremette d’ira.
«Che cosa le hai fatto?» ripeté ancora, ringhiando sommessamente.
La figura sospirò e disse:
«Solamente la notte Kagome riacquisterà il suo vero aspetto. Ma quando sarà buio... sarai tu a non poterla incontrare. Difatti, perderete la memoria ogniqualvolta vi trasformerete, per poi riacquistarla una volta tornati ai vostri veri aspetti. Rassegnati mezzo-demone, non vi rincontrerete mai più.»
InuYasha ringhiò più forte e con rabbia si lanciò a mani nude sulla figura, urlando:
«Maledetto! Ti ammazzo!»
Balzò in aria, preparando gli artigli, e si gettò sullo sconosciuto.
«Sankon-Tessou!»
Il colpo fu potente e scagliato con ira. Ma l’avversario era sparito e InuYasha finì per conficcare gli artigli nel suolo bagnato con un forte rumore.
«Sei proprio uno stupido.»
Il mezzo-demone si girò subito indietro, individuando così il nemico a diversi passi da lui. Allora estrasse immediatamente gli artigli dal terreno e ripartì all’attacco, furioso.
«Non mi sfuggirai sta volta!» ruggì e balzò di nuovo cercando di colpire il nemico.
Ancora una volta il suo pugno finì per colpire il terreno.
InuYasha volse il capo alla sua sinistra, avvistando rapidamente l’avversario al centro del prato. Tirò fuori la mano dalla terra e corse verso di lui.
Sta volta ci fu un boato, provocato da un colpo più forte dei precedenti che lasciò infatti un piccolo cratere sul terreno, ma purtroppo non colpì il nemico.
«Maledetto!» ringhiò InuYasha, tirando su il pugno e guardandosi irato intorno in cerca della scura figura «Non scappare, dannato! Non scappare!»
Si sentiva affranto, distrutto completamente da quella assurda situazione. Il suo pensiero era rivolto a Kagome ed era avvilito a pensarla in quello stato.
«Disperati, disperati pure, InuYasha.» lo beffò quella gelida voce «Pena pensando a lei. Struggiti di dolore.»
«Dove sei?!» urlò InuYasha, non riuscendo ad individuarlo «Fatti vedere!»
La voce ridacchiò e concluse:
«Addio per ora InuYasha... Addio per ora mezzo-demone.»
Il vento si alzò più forte, scompigliando i capelli del mezzo-demone, ancora intendo a cercare il suo avversario con lo sguardo. Poi cessò improvvisamente di piovere, di colpo, e le nubi sparirono in un attimo.
E InuYasha rimase lì, solo, al centro del prato.
Strinse i denti, avendo verificato che quello sconosciuto non c’era più, e, lentamente, cadde in ginocchio a terra.
Alzò lo sguardo verso il cielo limpido, fremente, poi serrò con forza gli occhi e, con un urlo disperato, sbatté i pugni a terra.
«Kagome!» gridò, strizzando gli occhi.
Si udirono dei passi affrettati, poi la vecchia Kaede apparve dalla boscaglia vicino il villaggio e vide InuYasha sul prato.
«InuYasha! Cos’è accaduto? Perché si era fatto tutto buio?»
La sacerdotessa gli fu subito accanto e, dopo aver dato una veloce occhiata intorno, aggiunse preoccupata:
«Dov’è Kagome?»
InuYasha, con ancora lo sguardo tremante puntato sul terreno, mormorò con rabbia sommessa:
«Se n’è andata... lei è... lei non... non si ricorda di me...»
«Se n’è andata? Che vuol dire che non si ricorda di te?»
InuYasha si alzò in piedi e guardò con decisione il cielo.
«Ma io andrò a cercarla. Ad ogni costo la troverò.» dichiarò stringendo i pugni con forza.
La vecchia Kaede notò subito qualcosa di diverso negli occhi del mezzo-demone e, stupita, esclamò:
«InuYasha! Tu... ti è stata scagliata una maledizione!»
Lui la guardò un attimo dolente, poi si voltò per andare a recuperare Tessaiga senza dire una parola.
«InuYasha, ma cosa...?» la vecchia Kaede fu interrotta dal mezzo-demone che, senza guardarla, mentre rinfoderava la spada, disse con gravità:
«Devo andarmene. Devo cercare Kagome.»
«Anche lei è stata colpita dalla maledizione?» chiese la sacerdotessa.
Lui si limitò ad annuire appena con il capo, continuando a darle le spalle.
«InuYasha... cosa intendi fare?» domandò la donna, preoccupata.
Dopo qualche istante di silenzio, InuYasha rispose:
«Trovare Kagome.»
«E dopo? Non so chi è stato ad imporvi questo maleficio, ma ti assicuro che non sarà facile venirne fuori!» esclamò la sacerdotessa «InuYasha, cosa...?»
«Non lo so cosa farò dopo, vecchia!» la interruppe il mezzo-demone duramente, voltandosi a guardarla frustato «La cosa più importante, adesso, è ritrovarla.» abbassò gli occhi, stringendo con rabbia i denti «E’ colpa mia se questo è accaduto. Non sono stato in grado di proteggerla.»
La vecchia Kaede rimase a guardarlo in silenzio qualche secondo, poi disse:
«E allora trovala, InuYasha. Poi venite da me, farò tutto il possibile per aiutarvi.»
Lui tornò ad alzare gli occhi su di lei ed annuì.
«D’accordo.»
Dopo di che corse via rapidissimo verso la direzione presa dal falco, seguendo la debole traccia d’odore di Kagome.
La vecchia Kaede abbassò lo sguardo, afflitta.
«Mi dispiace, InuYasha. Mi dispiace tanto per voi.» mormorò. 

Ed ecco, il tramonto.
InuYasha si fermò un istante in cima ad un’altura per riprendere fiato. Aveva corso tutto il pomeriggio da quando era partito dal villaggio, senza mai fare una pausa.
In piedi, chino e con le mani sui ginocchi, rimase ad ansimare qualche istante, poi alzò il capo per guardare il sole tramontare in lontananza. E il cielo, tinto di un rosso scarlatto, si rifletté su i suoi occhi ambrati.
“...i due cuori si rivedranno solo sotto un cielo arancio e uno scarlatto...”
«Ma certo...» mormorò InuYasha, drizzandosi e fissando pensieroso il tramonto «E’ questo che intendeva... l’intervallo di tempo tra il giorno e la notte. L’aurora e il tramonto.» abbassò lo sguardo cupo «Solo in questi istanti io e Kagome potremmo riconoscerci?»
Si voltò indietro, verso la scia di odore lasciata dal falco, ormai non più troppo lontano.
Aggrottò la fronte con decisione, dicendo:
«Allora devo sbrigarmi! Troverò Kagome prima che faccia notte!»
Si mise subito a correre, rendendosi conto che effettivamente aveva poco tempo.  

Negli stessi istanti un bellissimo falco, percependo l’imminente trasformazione, atterrò in una radura e ripiegò le ali.
Dopo qualche istante, mentre il cielo iniziava a sfumare nei vari colori (cremesi, rosso scarlatto e magenta) il rapace fu avvolto da una intensa luce bianca e al suo posto, seduta a terra, apparve Kagome.
La ragazza si portò le mani al petto, percependo il cuore battere all’impazzata. Spaventata si guardò intorno, non riconoscendo quei luoghi. Si era spinta fin lì, per timore che InuYasha le facesse qualcosa di male. Ma perché era scappata? InuYasha non avrebbe mai potuto farle del male! Lui... lui voleva aiutarla, salvarla da quell’ assurda situazione!
«Io... io non mi ricordavo di lui...» capì la ragazza, mentre gli occhi le si riempivano di calde lacrime.
Infine scoppiò a piangere disperata, coprendosi il volto con le mani.
Passò diverso tempo e lei non smise per un istante di piangere. Infine, pian piano, il sole iniziò a sparire del tutto in lontananza.
Fu un rumore tra il fogliame a far sobbalzare Kagome. Si alzò in piedi di scatto, cercando istintivamente l’arco che non aveva con sé. Poi, dagli alberi, apparve qualcuno e la ragazza strillò spaventata, arretrando.
«Kagome, sono io!»
Era InuYasha.
Gli occhi di lei iniziarono a brillare, ancor più lucidi di lacrime.
«Inu... Yasha...» sussurrò osservandolo. Lui era lì, immobile e senza fiato, e la stava guardando.
«InuYasha!» pianse lei, correndo ad abbracciarlo.
Si strinsero forte l’un l’altra e lei si lasciò completamente andare alle lacrime sulla sua spalla.
«Kagome, non piangere.» le disse InuYasha cupamente, fissando il suolo.
«InuYasha, che cosa è accaduto? Che cosa mi è successo?» singhiozzò la ragazza, disperata.
«E’ una maledizione, Kagome.» spiegò lui, prendendole le spalle e staccandola dolcemente dall’abbraccio per guardarla negli occhi con serietà e sconsolazione «Quel tipo ha detto che potremmo incontrarci nei nostri veri aspetti solamente all’aurora e al tramonto.»
«...I due cuori si rivedranno solo sotto un cielo arancio e uno scarlatto...» ricordò Kagome annuendo.
«Già...» disse InuYasha, distogliendo lo sguardo scuro e puntandolo altrove «Negli altri momenti, se saremo trasformati, non ci ricorderemo di noi.»
«InuYasha...» la voce di Kagome fremeva leggermente «Io...»
«Mi dispiace, Kagome, è colpa mia.» continuò il mezzo-demone e tornò a guardarla con decisione «Ma ti prometto che ti salverò!»
«InuYasha!» Kagome lo abbracciò forte strizzando gli occhi «Non è vero, non è solo colpa tua! Io... io sono stata una stupida oggi! Avevi ragione tu, quella fascia era orribile! Non sarei dovuta andarmene così!»
InuYasha, dopo un attimo di sorpresa, la abbracciò dolcemente, chiudendo gli occhi e appoggiando il capo sul suo.
Rimasero abbracciati in silenzio diversi minuti e il sole finì di tramontare. Lentamente venne la notte.
Il cuore di InuYasha sussultò improvvisamente. Il mezzo-demone se ne accorse e spalancò gli occhi, allontanando di scatto da sé Kagome.
«InuYasha... cosa succede?» chiese lei, sorpresa.
Il cuore del mezzo-demone sussultò di nuovo e più forte sta volta. InuYasha si portò una mano al petto, stringendo con forza la veste. Quei sussulti erano dolorosi. Sembrava come se il suo corpo andasse a fuoco.
«Io... non lo so...» confessò raucamente, arretrando si qualche passo, soffrendo.
«Stai male?» si preoccupò Kagome, avanzando verso di lui.
«Non ti avvicinare!» l’aggredì InuYasha, forse con troppa durezza.
Kagome si bloccò di colpo, spaventata da quel comportamento.
InuYasha si piegò su se stesso, gemendo ogni tanto per qualche fitta al petto.
Alla ragazza ritornarono alla mente quei momenti in cui il sangue demoniaco di InuYasha prendeva il sopravvento e il mezzo-demone perdeva così il controllo. Che stesse accadendo qualcosa di simile?
«InuYasha, dobbiamo andare subito da Kaede!» gli disse Kagome, in pensiero per lui «Deve vederti... stai molto male...»
«Kagome...» mormorò il mezzo-demone senza fiato, ancora piegato su se stesso «Kagome... allontanati da me...»
«InuYasha...» sussurrò Kagome, tremando.
“Che cosa ti succede?”
E, infine, un sussulto più forte dei precedenti scosse il cuore del mezzo-demone che urlò di dolore, finendo a quattro zampe sul terreno.
«InuYasha!» esclamò Kagome, facendo per avvicinarsi, ma lui la fermò di nuovo, gridando:
«Vattene via da me! Ora!»
Le mani del mezzo-demone incominciarono a riempirsi di peli argentei e la veste di Hinezumi iniziò a sparire. Il corpo di InuYasha prese a mutare, allungandosi e cambiando fattezze.
Kagome, spaventata, affermò:
«Non posso andarmene! Che cosa ti succede? Non ti lascio qui!»
«Non capisci che appena mi sarò trasformato non mi ricorderò più di te?!» urlò InuYasha con una voce roca «VATTENE VIA, KAGOME!»
Detto questo lanciò un altro urlo di dolore, abbassando il capo e iniziando a tremare.
Kagome arretrò, appoggiando la schiena contro un albero, scioccata.
La veste di InuYasha sparì del tutto per magia, mostrando un corpo di sembianze canine. Le braccia e le gambe del mezzo-demone, infatti, divennero zampe dagli affilati artigli. La chioma argentea ora non era altro che un fulvo pelo che ricopriva tutto il corpo del demone. Anche il volto si era allungato in un muso, dalla cui bocca spuntavano grosse zanne. Gli occhi cambiarono forma, mentre le orecchie erano rimaste le stesse. C’era ancora il Rosario intorno al collo e anche Tessaiga, legata saldamente, grazie ad una cinta, sul dorso del cane in cui ormai si era trasformato InuYasha.
«I... Inu... InuYasha... » sussurrò Kagome con le lacrime che le rigavano le guance.
Lui voltò di scatto la testa verso di lei, soffermando i suoi brillanti occhi ambrati su quelli mogano della ragazza. Rimasero a fissarsi in silenzio qualche istante, poi Kagome, tremando, avanzò un paio di passi verso di lui, allungando una mano. InuYasha portò indietro le orecchie, facendosi attento, osservando ogni suo movimento.
«InuYasha... ti prego... ti prego, dimmi che non ti sei dimenticato di me...» singhiozzò a mezza voce la ragazza, continuando ad avanzare come in trance.
Il bel cane, da uno splendido pelo argenteo illuminato dai raggi della luna appena apparsa, non si mosse e continuò a fissare silenzioso la ragazza che muoveva un passo dopo l’altro, lentamente.
Poi InuYasha, d’improvviso, si mise ad annusare l’aria in direzione di Kagome, come cercando di individuarne e riconoscerne l’odore. Lei allora si fermò, in febbrile attesa.
Il cane annusò a lungo, come riflettendo, poi smise di colpo.
Lentamente la sua espressione si trasfigurò. Il muso iniziò ad incresparsi e la bocca ad aprirsi leggermente, mostrando i denti aguzzi. Poi si chinò un po’, mettendosi in posizione d’attacco e iniziando a ringhiare forte.
Kagome, terrorizzata, non si mosse.
InuYasha ringhiò ancor più forte, facendo scorrere gli artigli della zampa destra sul terreno.
«Dimmi...» sussurrò Kagome, presa da dei leggeri singulti e completamente tremante «Dimmi che non ti sei dimenticato, InuYasha...»
Il mezzo-demone abbaiò forte e ringhiò ancora e, infine, saltò contro la ragazza.
Kagome strillò e cadde a terra, con InuYasha sopra che, dopo averle conficcato gli artigli della zampa sinistra nella spalla, e quindi dopo un urlo di dolore della ragazza, rimase immobile, con il muso a pochi centimetri dal volto in lacrime di Kagome. Il mezzo-demone mostrava ancora i denti e il suo respiro era pesante e caldo: si infrangeva sul viso della ragazza paralizzata a terra per il terrore e per la forza di InuYasha che la teneva bloccata.
Il mezzo-demone prese a fissarla con intensità, percependo il contatto con il caldo sangue che fuoriusciva dalla spalla della ragazza. E lei, in un lume lontano, in quello sguardo rivide il suo InuYasha, quell’ InuYasha che mai le avrebbe fatto del male. Ma era una luce flebile e lontana, fatto che portò Kagome nello sconforto più totale.
«Ricordati di me...» pianse in un bisbiglio la ragazza «Ricordati...»
InuYasha corrucciò la fronte, osservandola con più intensità, e sembrò come rilassarsi un po’. Però ancora non mollava la presa e sembrava che non si ricordasse affatto della ragazza sotto di lui.
«Chi c’è?»
«Andiamo a vedere!»
«Avete sentito anche voi qualcuno urlare?»
InuYasha alzò subito il capo, drizzando le orecchie. Sembrava si stessero avvicinando diverse persone. Ringhiò un istante in direzione delle voci, poi tornò a guardare pensieroso Kagome. Dopo di che, estrasse gli artigli dalla spalla di lei, che lanciò un piccolo gemito, e poi corse via veloce da lì.
«No! Aspetta, InuYasha!» gridò Kagome, mettendosi seduta e tenendosi con una mano la spalla ferita «Ti prego, non andartene! Non mi lasciare sola! InuYasha!»
Ma il mezzo-demone era ormai lontano e Kagome, sfinita e ancora spaventata, svenne cadendo a terra.

Continua...

Dopo una lunghissima "assenza", ecco che mi immergo di nuovo nel mondo delle fic, con questa fanfiction che ho concluso da poco (dopo mesi e mesi di duro lavoro!). E' la prima su InuYasha che scrivo (convinta ad iniziarla dopo un'ispirazione improvvisa mentre vedevo per la prima volta il terzo film della serie "La spada del dominatore del mondo")... spero vivamente che i personaggi non siano OOC! Ho cercato di descrivere nei minimi dettagli il loro carattere (che fatica quando dovevo scrivere di Sesshomaru!)... spero di esserci riuscita!
Essendo appunto la fanfiction terminata, potrò aggiornare periodicamente. ^^

Il prossimo aggiornamento sarà lunedì 9.

Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno. :)

  
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