Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Me91    09/03/2009    5 recensioni
[...]
«Una maledizione scenderà su di voi! Il vostro profondo legame verrà spezzato, diviso dalla luce e dall’oscurità per sempre!
Due ali splendenti sotto il sole e un mantello d’argento sfiorato dai raggi lunari... Solamente quando la Sfera d’Oro e quella d’Argento si incontreranno per la Veglia e per il Sonno, i due cuori si rivedranno solo sotto un cielo arancio e uno scarlatto.
Il demone e l’umana; destinati ad inseguire quei due attimi per tutta la restante vita, impossibilitati a stare insieme fino alla morte... Io vi condanno a soffrire fino alla fine dei vostri giorni!»

Una terribile maledizione spezza il legame sempre più saldo tra InuYasha e Kagome, lasciandoli soli, sperduti.
Tra battaglie e indagini, i due faranno però di tutto per riuscire a sconfiggere colui che li ha divisi in quel modo e che ha in mente un oscuro piano per riacquistare il suo potere perduto da tempo...
Fic in parte ispirata al film "Lady Hawke" (1985) di Richard Donner.
Genere: Romantico, Commedia, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vago ricordo

«Ma è una ragazza...»
Per Kagome fu come svegliarsi da un lungo sonno. Continuò a tenere gli occhi chiusi, abbandonandosi a quel torpore del dormiveglia.
«L’abbiamo trovata svenuta nel bosco.»
«E’ ferita?»
«Sì, un brutto graffio sulla spalla. Adesso sta bene, però.»
«Un graffio?»
Un graffio... 
Kagome si chiese come avesse fatto a procurarsi un graffio alla spalla, senza però riuscire a ricordare.
«A quanto pare un grosso animale l’ha aggredita... ma non l’abbiamo trovato.»
Un grosso animale... 
E la ragazza si ricordò.
«InuYasha!» esclamò Kagome, balzando seduta.
Intorno a lei si trovavano due vecchie donne e un uomo. Lei era seduta su un letto, rivestita e con una fasciatura sulla spalla.
«Stai bene ragazza?» domandò gentilmente una delle donne.
«Io...» mormorò Kagome, abbassando lo sguardo leggermente tremante.
«E chi è InuYasha?» aggiunse l’altra donna.
Kagome si riscosse, scostando le coperte.
«Devo andare a cercarlo... devo... devo trovarlo e...» iniziò a farfugliare la ragazza, infilandosi le scarpe.
«Dove vai, ragazza? E’ notte e fuori c’è un grosso animale pericoloso! O un demone, chissà!» l’avvertì l’uomo.
«Appunto per questo devo uscire ora!» affermò con decisione Kagome.
Si avviò verso la porta, ma una delle donne le afferrò il braccio, fermandola.
«E’ pericoloso! Non uscire!»
«Voi non capite!» strillò Kagome con gli occhi lucidi «Lasciatemi andare! Lasciatemi andare da InuYasha!»
Tirò via con forza il braccio e corse fuori dalla capanna. Ciò che vide la fece pietrificare.
L’aurora.
Il cielo color dell’oro e dell’arancio tingeva di magico quella splendida mattina.
«No...» Kagome cadde lentamente in ginocchio.
«No!» urlò piangendo, mentre una forte fitta al petto le mozzò il fiato.
I tre dentro la capanna uscirono e la videro sofferente appoggiata al terreno.
«Stai bene?» una donna si avvicinò, ma poi arretrò subito, orripilata.
Kagome stava mutando. Il suo corpo si rimpiccioliva, ricoprendosi di brillanti piume di un marrone scuro. Le braccia divennero lucide ali e le gambe delle zampe dorate con artigli neri. La divisa da scolara scomparve, così come le scarpe.
Era un falco. Un falco bellissimo.
Ma non fu ciò che videro gli umani. Non videro una sfortunata ragazza trasformarsi nel rapace per via di un maleficio. Per loro, lì a terra c’era solo...
«Un demone! La ragazza si è trasformata in un uccello! Presto, alle armi!» urlò l’uomo alle spalle di Kagome.
La ragazza, mentre un’ultima lacrima scendeva lungo la guancia, si alzò rapida in volo, volando velocemente via, senza più un ricordo di InuYasha. 

Pochi istanti prima, distante da quel luogo, un bel cane da un folto pelo argenteo, un particolare rosario al collo e una spada legata sul dorso, ai primi raggi del nuovo sole si fermò in riva ad un ruscello tra gli alberi del bosco.
Volse lo sguardo in lontananza, iniziando a fremere appena.
E poi, quando ormai l’aurora era giunta, un’intensa luce bianca avvolse il cane, facendolo sparire un attimo. Quando la luce si dissolse rimase InuYasha, seduto sulla riva, lo sguardo incupito perso tra le fluide acque del ruscello. Anche la veste di Hinezumi era ancora addosso al mezzo-demone e Tessaiga era legata al solito posto, proprio come se non fosse accaduto nulla. Però InuYasha sapeva... sapeva che non era stato solo un sogno.
Lentamente si portò la mano sinistra verso il viso, osservandola. Gli artigli erano ancora leggermente sporchi di sangue e la mano era interamente impregnata del buon odore di Kagome.
«Kagome... io...» mormorò abbattuto.
Rimase a fissarsi la mano qualche altro istante, poi si alzò all’improvviso con uno scatto, scoppiando in un urlo di rabbia.
«Aaah! Maledizione!»
Scagliò un forte pugno con la mano sinistra contro una roccia al suo fianco e lo fece più volte, sempre più forte, finché la roccia non andò completamente in frantumi e la sua mano non fu ricoperta del suo, di sangue.
Allora lentamente tornò a fissarsela, cupo e pensieroso. L’odore di Kagome non se n’era andato.
Si avvicinò con ira al ruscello, saltandoci dentro e iniziando a lavarsi la mano nella gelida acqua, ringhiando.
«Sono uno stupido! Sono uno stupido!»
Diede un calcio all’acqua e si gettò a quattro zampe lì vicino la riva, mentre il ruscello gli fluiva incontro.
Riuscì ad intravedere il suo volto sulla superficie dell’acqua e, irato, lo fece sparire rialzandosi di colpo in piedi.
Uscì dal ruscello, lasciandosi cadere con un ginocchio a terra e scagliando un pugno tra l’erba.
«Maledizione! Io... Io ho ferito Kagome!»
Serrò con frustrazione la mano chiusa a pugno, spingendola forte sul terreno, rimanendo a capo chino e con i denti stretti dalla rabbia a fissare il suolo. Rabbia contro se stesso, perché aveva quasi ucciso la persona a cui teneva di più al mondo. Rabbia, perché si sentiva solamente uno stupido, un debole: non era riuscito a fermarsi, non era riuscito a ricordarsi di Kagome. E infine rabbia per quell’orribile destino che ora gli si parava davanti. Una vita senza Kagome.
«Dannazione!» ringhiò InuYasha, stringendo forte la presa dell’altra mano posata sul ginocchio alzato «DANNAZIONE!» e colpì di nuovo il suolo.
Rimase immobile qualche istante e infine si alzò in piedi, la fronte corrucciata e uno sguardo scuro, voltandosi verso la direzione da cui era giunto.
Che fare ora?
Tornare indietro? Cercare Kagome che ora non era altro che un falco che non si ricordava di lui?
Oppure era meglio allontanarsi da lì? Andarsene per sempre, lontano da Kagome, in modo che non le avrebbe mai più fatto del male...
InuYasha era tormentato dai dubbi, non riuscendo a capire quale fosse la scelta giusta. Voleva bene a Kagome... come potere abbandonarla così? Ma una volta che l’avrebbe ritrovata, che cosa avrebbe fatto? E se questa volta non sarebbe riuscito a fermarsi? E se avrebbe ucciso Kagome?
Si morse un labbro, indeciso e sofferente. 

Il falco stava sorvolando una vasta valle. Aveva fame; sarebbe andato a caccia.
Però, improvviso, lo colpì un pensiero.
Un’immagine un po’ sfuocata, come un lontano ricordo. Una figura vestita di rosso con fluenti capelli argentei. Non seppe dire chi fosse, ma era come... era come se fosse qualcuno di importante.
Voltò il capo indietro, come se sapesse, per qualche strana ragione, in che direzione si trovasse quell’individuo.
E così, senza riuscire a capire, decise di girare e tornare sui suoi passi, nella direzione opposta a quella che stava percorrendo prima, in cerca di quella figura. 

Anche InuYasha aveva scelto.
Abbassò lo sguardo e si voltò, avviandosi per il bosco camminando lentamente.
Non sarebbe tornato da Kagome. Se ne sarebbe andato lontano, magari alla ricerca di un rimedio, di un modo per salvare entrambi. Non poteva fare altro.
“Ti volevo uccidere, Kagome...” i suoi occhi divennero tristi “Non posso permettere che questo riaccada.” 

«Jaken, guarda che belle queste farfalline!» rise Rin rincorrendo due farfalle di un giallo acceso che volavano per il prato.
Si fermò subito, però, notando un bellissimo fiore blu.
«Ooooh! Guarda, Jaken! Questo fiore è stupendo!»
Jaken sospirò, stufo, e continuò a camminare con in volto un’espressione scocciata.
«Jaken! Un coniglietto!» esclamò Rin, indicando il piccolo roditore bianco che stava scappando via, spaventato «Hai visto, Jaken? Non era bellissimo?»
«Insomma, piantala Rin!» la rimproverò esasperato il piccolo demone, voltandosi a guardarla «Possibile che tu non riesca a stare zitta un attimo? Sei davvero fastidiosa! Non puoi camminare in silenzio?»
«Taci, Jaken.» intervenne Sesshomaru con il suo tono freddo e uno sguardo gelido, fermandosi e guardando indietro verso i due «Sei noioso.»
«Oh, sì, padron Sesshomaru! Scusatemi, padron Sesshomaru!» rispose subito Jaken, intimorito e grondante di sudore.
Rin ridacchiò e riprese a saltellare per il prato.
Sesshomaru non aggiunse altro e tornò a camminare.
Jaken sospirò cercando di rilassarsi, poi storse le labbra, fissando Rin con uno sguardo di fuoco.
“Accidenti, perché a lei non dice nulla e se la prende sempre e solo con me?” pensò il piccolo demone, ricominciando poi a camminare con affianco Ah-Un, di cui teneva le redini.
Inaspettatamente, Sesshomaru si fermò di nuovo, rimanendo immobile.
Anche Jaken si fermò, sorpreso.
«Qualcosa non va, padrone?» chiese il piccolo demone, incuriosito.
Sesshomaru non rispose, ma lanciò uno sguardo a Rin che ancora correva e saltava per il prato lì a pochi metri.
«Rin, sali su Ah-Un.» le ordinò il demone cane.
La ragazzina si fermò all’istante ed annuì.
«Sì, signor Sesshomaru.» e corse verso Ah-Un, montandogli in groppa.
Jaken era davvero preoccupato. Perché il suo padrone aveva detto alla ragazzina di mettersi sopra Ah-Un? E perché si era fermato?
L’attenzione di Sesshomaru fu subito attirata verso degli alberi alla loro sinistra. Voltò quindi il capo in quella direzione e, con la sua gelida calma, affermò:
«Fatti vedere.»
Si alzò una risata tra i cespugli. Una risata distaccata e senza emozione.
Jaken rabbrividì, arretrando di un passo.
«Chi c’è, Jaken?» sussurrò Rin, curiosa, non riuscendo però a scorgere nessuno.
«Non lo so, Rin.» confessò il piccolo demone.
Si udirono dei passi e infine una figura ricoperta da un mantello nero uscì dagli alberi. Sul capo era calato un cappuccio e a stento si riusciva a distinguere un volto di un giovane, probabilmente. Sembrava un umano, a prima vista, con uno strano bastone in mano. Eppure Sesshomaru era certo che quel tipo non odorasse di umano, ma nemmeno di demone. Aggrottò lievemente la fronte, pensieroso.
Invece lo sconosciuto riprese a ridacchiare, con le labbra increspate in un ghigno beffardo.
«Che fiuto, grande Sesshomaru... mi hai percepito all’istante.» ridacchiò, come divertito.
«Come ti permetti di sbeffeggiare il sommo Sesshomaru?» intervenne Jaken, avanzando un paio di passi «Non hai idea di che...»
«Piantala, Jaken.» lo interruppe Sesshomaru, mentre lo sconosciuto continuava a mostrare il solito ghigno.
«Ma padron Sesshomaru...» provò a dire Jaken, sorpreso, ma Sesshomaru non lo fece finire, chiedendo a quel tipo:
«Come sai il mio nome?»
«Tu sei il grande demone Sesshomaru, colui che ha addirittura superato in forza il temibile Grande Demone Cane; tuo padre.» rispose lo sconosciuto sorridendo ancora «Ho sentito molto parlare di te, in effetti.»
Sesshomaru rimase in silenzio qualche secondo, poi domandò:
«E tu chi sei?»
«Questo non ha importanza.» disse l’altro, tornando serio.
«Ne ha eccome.» insistette Sesshomaru «Dimmi il tuo nome.»
Lo sconosciuto sospirò e disse:
«Se proprio ci tieni a saperlo... chiamami Huruha.»
Il demone cane lo squadrò da capo a piedi e commentò:
«Le tue vesti assomigliano a quelle di un monaco. Sei un bonzo, dunque?»
«In un certo senso.» ghignò Huruha.
«Perché sei venuto a disturbare il grande Sesshomaru?» chiese allora Jaken, corrucciato.
«Diciamo che ho una... proposta.» rispose Huruha tranquillamente e con sicurezza.
Sesshomaru rimase a fissarlo qualche altro istante, poi si voltò e riprese a camminare, dicendo:
«Non mi interessa. Vattene.»
«E’ una proposta molto allettante.» continuò l’altro con calma «Sono sicuro che l’apprezzerai.»
«Non hai sentito? Al signor Sesshomaru non interessa!» affermò Rin annuendo con il capo.
«Infatti, vattene!» esclamò Jaken agitando minaccioso il Bastone delle Due Teste.
Ma Huruha non demorse:
«Sicuro di non volerne sapere nulla?»
«Mi hai stancato, monaco. Vattene.» ripeté Sesshomaru senza fermarsi.
Prima che Jaken potesse inveire ancora contro il monaco, questi parlò con sicurezza:
«Io ti donerò l’invulnerabilità. Renderò il tuo corpo forte, capace di resistere a qualsiasi tipo di attacco. Non potrai essere ferito da nessuna arma, diventando così invincibile
Sesshomaru si fermò, continuando a dare le spalle al monaco e rimanendo in silenzio.
Jaken e Rin si fecero attenti.
Huruha mostrò un ghigno, soddisfatto di aver ottenuto l’attenzione del demone.
«Ma in cambio...» aggiunse con calma il presunto monaco «Dovrai uccidere il tuo fratellastro.»
“Come?!” si sorprese Jaken.
Anche Rin era stupita, mentre Sesshomaru non aveva manifestato alcuna emozione. Si limitò solamente a voltare di poco il capo indietro e a chiedere con la sua voce distaccata:
«Che cosa c’entra InuYasha?»
Huruha ridacchiò e commentò:
«Perché ti fai tanti problemi, Sesshomaru? Non odi InuYasha? Non vorresti ucciderlo?»
«Questi non sono affari che ti riguardano.» dichiarò il demone con freddezza.
«Non dirmi che la proposta non ti interessa.» insistette il monaco.
«Infatti! Credi che al grande Sesshomaru possa interessare divenire invulnerabile quando praticamente lo è già? Lui è già fortissimo!» esclamò con forza Jaken.
Le labbra del monaco si incurvarono leggermente in un ghigno beffardo e, ignorando completamente Jaken, fece:
«Che c’è, Sesshomaru? Ti tiri indietro? Sei un debole, allora.»
Sesshomaru posò la mano destra sull’elsa di Tōkijin, commentando:
«Mi hai veramente seccato.»
Il volto di Huruha si indurì all’istante.
«Che tu sia maledetto, Sesshomaru.»
In un attimo, Sesshomaru estrasse la spada e tagliò a metà il monaco. Prima che le due metà potessero toccare terra, però, furono avvolte da un fumo bianco e poi si rivelarono come i resti di un fantoccio di carta.
Si alzò un vento gelido e Sesshomaru sollevò il capo e gli occhi al cielo, attento.
Nell’aria risuonò una risata fredda e poi una voce glaciale:
«Il tuo destino è segnato, demone.»
E infine più nulla. Cessò anche il vento all’istante.
Sesshomaru riabbassò la testa e rinfoderò con calma Tōkijin.
«Chi è che ha parlato nell’aria? Eh? Eh?» chiese Rin, stupita, guardandosi intorno freneticamente.
Jaken si avvicinò sospetto ai resti del fantoccio e li toccò con la punta del suo bastone.
«Che strana faccenda... Non trovate, padron Sesshomaru?» commentò il piccolo demone, pensieroso.
Sesshomaru rimase qualche altro istante a fissare senza emozioni ciò che rimaneva dello shikigami, poi si voltò, riprendendo a camminare e ordinando:
«Andiamo.»
«Ah, sì!» rispose subito Jaken, correndo a prendere le redini di Ah-Un.
Rin, ancora sorpresa da tutto quello che era appena accaduto, chiese a Jaken, appena avevano ripreso il cammino:
«Jaken, ma... che cosa voleva dire...» cercò di imitare un tono di voce basso e cupo «“Il tuo destino è segnato, demone”.»
Jaken storse le labbra, davvero in pensiero.
«Non lo so... non lo so proprio.» confessò, preoccupato. 

Era ormai quasi il tramonto.
Il falco aveva volato a lungo, facendo poche soste, continuando a seguire quella che, in qualche modo, sentiva essere la giusta pista per ritrovare quella figura vestita di rosso e dai fluenti capelli argentei che così tanto tormentava la sua mente.
Finalmente e inaspettatamente, un individuo coperto da una veste rossa, colpì l’attenzione del rapace dagli attenti occhi.
Non c’erano dubbi, era ciò che stava cercando.
Senza esitazione, il falco si gettò in picchiata verso la figura. 

InuYasha correva tra gli alberi senza praticamente pensare a nulla.
Non aveva idea di dove si stesse dirigendo.
Non sapeva che cosa doveva fare.
Non riusciva a pensare a nulla. La sua mente era vuota e il suo sguardo vacuo, perso, senza espressione.
Aveva fatto una scelta. La più dura. E doveva farsi forza per riuscire a seguire ciò che aveva scelto.
D’improvviso, però, drizzò le orecchie e tornò vigile annusando l’aria.
Quell’odore...
Si fermò subito in cima alla piccola collinetta che stava risalendo, e si voltò di scatto alle spalle, alzando il volto verso l’alto.
Un bellissimo falco bruno stava scendendo rapidamente verso di lui, stagliato sul quel cielo che iniziava a tingersi del rosso del tramonto.
Il cuore di InuYasha perse un battito.
«Ka... Kagome...» mormorò il mezzo-demone, incredulo.
Lei? Lì? Ma... ma come? Era certo che si trovasse da tutt’altra parte, lontano da lui! E invece... era lei.
Kagome si avvicinava sempre di più, senza esitazioni.
E InuYasha si sentì come sollevato. Felice. Era lei, era la sua Kagome!
Avanzò un paio di passi sempre con lo sguardo rivolto in alto; uno sguardo felice.
Mentre il cielo andava via via sporcandosi sempre di più di un rosso scarlatto, i contorni del falco si definirono di più, scurendolo.
InuYasha, in un attimo, si accorse che il sole stava tramontando.
L’odore del sangue di Kagome tornò senza preavviso ad impregnargli le narici e lui fu invaso dalla nausea.
Tornò a guardare il falco e quindi balzò indietro un paio di volte, allontanandosi.
Il rapace giunse al suolo e atterrò con eleganza.
Il cuore di InuYasha batteva all’impazzata. Strinse i pugni, mentre l’odore del sangue di Kagome non voleva abbandonare le sue narici.
Eppure il falco non sembrava affatto perdere sangue. Era quindi il ricordo di ciò che aveva fatto a fargli così male.
Il rapace chinò un po’ il capo, allungandolo in avanti, iniziando a scrutare attentamente il mezzo-demone. Ormai non aveva più dubbi: conosceva quell’ individuo. Ma non sapeva dire chi fosse. Tornò quindi dritto e puntò gli occhi scuri su quelli dorati del mezzo-demone, rimanendo così immobile.
InuYasha, incerto, rimase immobile a sua volta a guardare il falco. Era strano. Era come se... come se...
InuYasha alzò entrambe le sopracciglia, incredulo.
«Tu... Kagome...» non riusciva a crederci «Ti... ti ricordi di me?»
Il falco piegò leggermente il capo di lato, continuando a fissare il mezzo-demone.
InuYasha fece come per muovere un passo verso il falco, ma poi si fermò, osservando il cielo.
Il disco rosso del sole si stava lentamente abbassando all’orizzonte. Kagome si stava per ritrasformare. Ma dopo... dopo sarebbe stato lui a mutare forma.
Arretrò di qualche passo, scuotendo il capo con un’espressione dolente.
«Non seguirmi, Kagome.» le disse un po’ duro, un po’ abbattuto.
Il falco non distolse ancora lo sguardo, come se lo stesse attentamente ascoltando.
E InuYasha proseguì con lo stesso tono:
«Non venirmi più a cercare. Io... io non voglio più farti del male.» fece una breve pausa e riprese:
«Troverò un modo, Kagome, te lo prometto. Troverò un modo per salvare entrambi. Però tu... tu non seguirmi più.»
Era ormai giunto il tramonto. Il falco stava per trasformarsi.
InuYasha lo percepì, allora, dopo aver lanciato un ultimo sguardo malinconico al rapace, si voltò, iniziando a correre più velocemente possibile.
Un’intensa luce bianca avvolse il rapace e, poco dopo, quando essa si dissolse, al suo posto rimase Kagome, in piedi, con gli occhi puntati ancora nella direzione in cui era scappato il mezzo-demone.
«InuYasha!» gridò Kagome con forza «InuYasha, non andare via! Io... Io mi ricordavo di te!»
Prese a correre più velocemente possibile, ma il lungo volo l’aveva comunque affaticata molto. In ogni modo non si fermò e continuò a correre, cercando di raggiungere il mezzo-demone che ormai era così lontano da non riuscire più a vederlo.
«InuYasha! Mi ricordavo di te! Ti ricorderai anche tu! InuYasha! Ti prego, fermati!» continuò a gridare, ormai senza fiato.
Inciampò su di una radice e cadde faccia avanti a terra.
Ansimante, riuscì faticosamente a tirare su il dorso, rimanendo sdraiata sul suolo, e lanciare uno sguardo davanti a sé, non riuscendo però a scorgere nulla a parte una vasta valle, un piccolo villaggio lontano e un fitto bosco. Il mezzo-demone se n’era andato.
«InuYasha...» gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, poi si accasciò di nuovo al suolo, esausta, addormentandosi all’istante.
 

InuYasha non voleva fermarsi. Correva come il vento, saltando ruscelli e zigzagando tra gli alberi. Era frustato e distrutto ed era consapevole che non avrebbe potuto più avvicinarsi a Kagome senza avere paura di farle del male. Con questa consapevolezza correva più velocemente possibile, cercando di andare lontano da lei e sperando che, una volta trasformato, per istinto non sarebbe tornato indietro per mangiarla, magari.
Scosse con forza il capo, cercando disperatamente di scacciare quel pensiero, ma non ci riuscì.
Il sole infine tramontò e venne il buio.
Una dolorosa fitta al petto lo costrinse a fermarsi di colpo, facendolo cadere a terra a quattro zampe. Lanciò un ringhio di dolore, mentre le fitte aumentavano. Il corpo si ricoprì lentamente di peli, assumendo l’aspetto canino, e la veste sparì. Il Rosario si trovava ancora intorno al suo collo, mentre Tessaiga rimase saldamente legata al suo dorso.
Ansimante, rialzò il muso, drizzandosi poi meglio sulle zampe, e guardò il cielo, la luna apparsa da poco. Una luna che era meno di un quarto, appena un piccolo spicchio.
Rizzò le orecchie e pensieroso si voltò indietro. Era molto affamato.
Annusò un po’ l’aria, in cerca di un qualche odore che lo invitasse. Si ricordò allora del falco che si era lasciato alle spalle. Guardò verso la direzione da cui era giunto, indeciso sul da farsi. Quel falco sembrava stanco, probabilmente si sarebbe fermato a dormire.
Deciso, avanzò qualche lento passo in avanti, iniziando già a leccarsi i baffi. Ma si fermò.
Si corrucciò, spinto ad non avanzare oltre da una forza sconosciuta dentro di sé.
Non... da quella parte...
Provò di nuovo a dirigersi verso la direzione da cui era giunto, ma la voce nella sua testa si fece ancor più forte e decisa.
Non andare!
Che cosa lo spingeva a non avanzare? Che cosa rappresentava quel falco?
Si raddrizzò, guardando ancora pensieroso davanti a sé, poi, con calma, si voltò, rinunciando a quella preda e addentrandosi nel bosco in cerca di cibo.

Continua...

Eccomi tornata come promesso! ^^ 

Questo è uno dei miei capitoli preferiti. Ci sono ritornata sopra diverse volte, modificandolo e migliorandolo (spero!)... ora il risultato mi pare abbastanza decente. ^^'

Grazie a tutti per i complimenti. :D Sono davvero molto lusingata... E perciò ecco i ringraziamenti:

Fin Fish: Come hai potuto notare in questo capitolo, non avevi del tutto torto... qualche piccolo ricorduccio l'una dell'altro ce l'hanno. ^^ Nei futuri capitoli se ne saprà di più. Oh, anch'io sono una gran patita per i film classici (come hai potuto notare ;P) e ne vado a mia volta molto fiera! Grazie dei complimenti! ^^

Bellatrix_Indomita: Sono contenta che apprezzi il fatto che scrivo i giorni in cui aggiornerò... E' un'abitudine che ho "acquistato" durante la stesura delle ultime fic che scrivevo. Essendo mooolto pigra, scrivere gli aggiornamenti (e quindi impegnarmi con i lettori a mantenere la parola data) mi aiutava molto per portare a compimento in poco tempo fic che altrimenti avrebbero impiegato anni per essere concluse! ^^' In quanto a questa storia di InuYasha, invece, ho deciso di concluderla perché così avrei potuto aggiornare con calma anche ogni due giorni... già ho prefissato le date in cui aggiornerò. ;) Sono inoltre contenta che non ci siano errori... rileggo mille volte i miei scritti per controllare che non mi sbagli a scrivere qualcosa! Solo questo capitolo oggi già l'ho letto due volte, prima di postarlo! 

makiolina: Grazie mille per i complimenti anche a te! ^//^ Sono contenta che l'idea di ispirarmi a questo film sia piaciuta così tanto... anch'io l'ho adorata, questa fic, così come adoro il film. ^^ Come dicevo a Bellatrix, mi fa piacere notare che scrivere gli aggiornamenti è una cosa che "piace". Non sai quanto odio io quando le fic non vengono concluse o aggiornate dopo secoli! Perciò ho deciso di non seguire l'esempio. -_^ Questa fanfiction una conclusione ce l'ha eccome, e addirittura mi sono sprecata a scrivere anche un epilogo strappalacrime! XD Però non ti anticipo altro... ;P

krikka86: Eh, eh, prima di poter rispondere alle tue domande, temo dovrai aspettare qualche altro capitolo... ;P Sesshomaru, da ora in poi, apparirà saltuariamente, tra un capitolo e l'altro, e solo verso la fine lo si "vedrà" un po' più spesso... In ogni modo, essendo il mio personaggio preferito (dopo InuYasha), gli ho dato enorme spazio nella fic (forse più del necessario! XD). Thanks anche a te dei complimenti! ^//^

Grazie anche a animalcrossing94, draco92 e Kagome19 per aver aggiunto la storia tra i preferiti. ^^

Il prossimo aggiornamento sarà giovedì 12. Ho già deciso di aggiornare ogni lunedì e giovedì, ovvero i giorni in cui ho più tempo da dedicarvi... spero vada bene a tutti! -_^

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Me91