Vago ricordo
Per Kagome fu
come svegliarsi da un lungo sonno. Continuò a tenere gli
occhi chiusi,
abbandonandosi a quel torpore del dormiveglia.
«L’abbiamo
trovata svenuta nel bosco.»
«E’ ferita?»
«Sì, un brutto
graffio sulla spalla. Adesso sta bene, però.»
«Un graffio?»
Un graffio...
Kagome si chiese come avesse fatto
a procurarsi un graffio alla spalla, senza però riuscire a
ricordare.
«A quanto pare
un grosso animale l’ha aggredita... ma non
l’abbiamo trovato.»
Un grosso animale...
E la ragazza si ricordò.
«InuYasha!»
esclamò Kagome, balzando seduta.
Intorno a lei
si trovavano due vecchie donne e un uomo. Lei era seduta su un letto,
rivestita
e con una fasciatura sulla spalla.
«Stai bene
ragazza?» domandò gentilmente una delle donne.
«Io...»
mormorò Kagome, abbassando lo sguardo leggermente tremante.
«E chi è
InuYasha?» aggiunse l’altra donna.
Kagome si
riscosse, scostando le coperte.
«Devo andare a
cercarlo... devo... devo trovarlo e...» iniziò a
farfugliare la ragazza,
infilandosi le scarpe.
«Dove vai,
ragazza? E’ notte e fuori c’è un grosso
animale pericoloso! O un demone, chissà!»
l’avvertì l’uomo.
«Appunto per
questo devo uscire ora!»
affermò con
decisione Kagome.
Si avviò verso
la porta, ma una delle donne le afferrò il braccio,
fermandola.
«E’ pericoloso!
Non uscire!»
«Voi non
capite!» strillò Kagome con gli occhi lucidi
«Lasciatemi andare! Lasciatemi
andare da InuYasha!»
Tirò via con
forza il braccio e corse fuori dalla capanna. Ciò che vide
la fece
pietrificare.
L’aurora.
Il cielo color
dell’oro e dell’arancio tingeva di magico quella
splendida mattina.
«No...» Kagome
cadde lentamente in ginocchio.
«No!» urlò
piangendo, mentre una forte fitta al petto le mozzò il fiato.
I tre dentro
la capanna uscirono e la videro sofferente appoggiata al terreno.
«Stai bene?»
una donna si avvicinò, ma poi arretrò subito,
orripilata.
Kagome stava
mutando. Il suo corpo si rimpiccioliva, ricoprendosi di brillanti piume
di un
marrone scuro. Le braccia divennero lucide ali e le gambe delle zampe
dorate
con artigli neri. La divisa da scolara scomparve, così come
le scarpe.
Era un falco.
Un falco bellissimo.
Ma non fu ciò
che videro gli umani. Non videro una sfortunata ragazza trasformarsi
nel rapace
per via di un maleficio. Per loro, lì a terra
c’era solo...
«Un demone! La ragazza si è trasformata in un
uccello!
Presto, alle armi!» urlò l’uomo alle
spalle di Kagome.
La ragazza,
mentre un’ultima lacrima scendeva lungo la guancia, si
alzò rapida in volo,
volando velocemente via, senza più un ricordo di InuYasha.
Pochi
istanti
prima, distante da quel luogo, un bel cane da un folto pelo argenteo,
un
particolare rosario al collo e una spada legata sul dorso, ai primi
raggi del
nuovo sole si fermò in riva ad un ruscello tra gli alberi
del bosco.
Volse lo
sguardo in lontananza, iniziando a fremere appena.
E poi, quando
ormai l’aurora era giunta, un’intensa luce bianca
avvolse il cane, facendolo
sparire un attimo. Quando la luce si dissolse rimase InuYasha, seduto
sulla
riva, lo sguardo incupito perso tra le fluide acque del ruscello. Anche
la
veste di Hinezumi era ancora addosso al mezzo-demone e Tessaiga era
legata al
solito posto, proprio come se non fosse accaduto nulla. Però
InuYasha sapeva...
sapeva che non era stato solo un sogno.
Lentamente si
portò la mano sinistra verso il viso, osservandola. Gli
artigli erano ancora leggermente
sporchi di sangue e la mano era interamente impregnata del buon odore
di
Kagome.
«Kagome...
io...» mormorò abbattuto.
Rimase a
fissarsi la mano qualche altro istante, poi si alzò
all’improvviso con uno
scatto, scoppiando in un urlo di rabbia.
«Aaah!
Maledizione!»
Scagliò un
forte pugno con la mano sinistra contro una roccia al suo fianco e lo
fece più
volte, sempre più forte, finché la roccia non
andò completamente in frantumi e
la sua mano non fu ricoperta del suo, di sangue.
Allora
lentamente tornò a fissarsela, cupo e pensieroso.
L’odore di Kagome non se
n’era andato.
Si avvicinò
con ira al ruscello, saltandoci dentro e iniziando a lavarsi la mano
nella
gelida acqua, ringhiando.
«Sono uno
stupido! Sono uno stupido!»
Diede un
calcio all’acqua e si gettò a quattro zampe
lì vicino la riva, mentre il
ruscello gli fluiva incontro.
Riuscì ad
intravedere il suo volto sulla superficie dell’acqua e,
irato, lo fece sparire rialzandosi
di colpo in piedi.
Uscì dal
ruscello, lasciandosi cadere con un ginocchio a terra e scagliando un
pugno tra
l’erba.
«Maledizione!
Io... Io ho ferito Kagome!»
Serrò con
frustrazione la mano chiusa a pugno, spingendola forte sul terreno,
rimanendo a
capo chino e con i denti stretti dalla rabbia a fissare il suolo.
Rabbia contro
se stesso, perché aveva quasi ucciso la persona a cui teneva
di più al mondo.
Rabbia, perché si sentiva solamente uno stupido, un debole:
non era riuscito a
fermarsi, non era riuscito a ricordarsi di Kagome. E infine rabbia per
quell’orribile
destino che ora gli si parava davanti. Una vita senza Kagome.
«Dannazione!»
ringhiò InuYasha, stringendo forte la presa
dell’altra mano posata sul
ginocchio alzato «DANNAZIONE!» e colpì
di nuovo il suolo.
Rimase
immobile qualche istante e infine si alzò in piedi, la
fronte corrucciata e uno
sguardo scuro, voltandosi verso la direzione da cui era giunto.
Che fare ora?
Tornare
indietro? Cercare Kagome che ora non era altro che un falco che non si
ricordava di lui?
Oppure era
meglio allontanarsi da lì? Andarsene per sempre, lontano da
Kagome, in modo che
non le avrebbe mai più fatto del male...
InuYasha era
tormentato dai dubbi, non riuscendo a capire quale fosse la scelta
giusta. Voleva
bene a Kagome... come potere abbandonarla così? Ma una volta
che l’avrebbe
ritrovata, che cosa avrebbe fatto? E se questa volta non sarebbe
riuscito a
fermarsi? E se avrebbe ucciso
Kagome?
Si morse un
labbro, indeciso e sofferente.
Il
falco stava
sorvolando una vasta valle. Aveva fame; sarebbe andato a caccia.
Però,
improvviso, lo colpì un pensiero.
Un’immagine un
po’ sfuocata, come un lontano ricordo. Una figura vestita di
rosso con fluenti
capelli argentei. Non seppe dire chi fosse, ma era come... era come se
fosse
qualcuno di importante.
Voltò il capo
indietro, come se sapesse, per qualche strana ragione, in che direzione
si
trovasse quell’individuo.
E così, senza
riuscire a capire, decise di girare e tornare sui suoi passi, nella
direzione
opposta a quella che stava percorrendo prima, in cerca di quella figura.
Anche
InuYasha
aveva scelto.
Abbassò lo
sguardo e si voltò, avviandosi per il bosco camminando
lentamente.
Non sarebbe
tornato da Kagome. Se ne sarebbe andato lontano, magari alla ricerca di
un
rimedio, di un modo per salvare entrambi. Non poteva fare altro.
“Ti volevo
uccidere, Kagome...” i suoi occhi divennero tristi
“Non posso permettere che
questo riaccada.”
«Jaken,
guarda
che belle queste farfalline!» rise Rin rincorrendo due
farfalle di un giallo
acceso che volavano per il prato.
Si fermò
subito, però, notando un bellissimo fiore blu.
«Ooooh!
Guarda, Jaken! Questo fiore è stupendo!»
Jaken sospirò,
stufo, e continuò a camminare con in volto
un’espressione scocciata.
«Jaken! Un
coniglietto!» esclamò Rin, indicando il piccolo
roditore bianco che stava
scappando via, spaventato «Hai visto, Jaken? Non era
bellissimo?»
«Insomma,
piantala Rin!» la rimproverò esasperato il piccolo
demone, voltandosi a
guardarla «Possibile che tu non riesca a stare zitta un
attimo? Sei davvero
fastidiosa! Non puoi camminare in silenzio?»
«Taci, Jaken.»
intervenne Sesshomaru con il suo tono freddo e uno sguardo gelido,
fermandosi e
guardando indietro verso i due «Sei noioso.»
«Oh, sì, padron
Sesshomaru! Scusatemi, padron Sesshomaru!» rispose subito
Jaken, intimorito e
grondante di sudore.
Rin ridacchiò
e riprese a saltellare per il prato.
Sesshomaru non
aggiunse altro e tornò a camminare.
Jaken sospirò
cercando di rilassarsi, poi storse le labbra, fissando Rin con uno
sguardo di fuoco.
“Accidenti,
perché a lei non dice nulla e se la prende sempre e solo con
me?” pensò il
piccolo demone, ricominciando poi a camminare con affianco Ah-Un, di
cui teneva
le redini.
Inaspettatamente,
Sesshomaru si fermò di nuovo, rimanendo immobile.
Anche Jaken si
fermò, sorpreso.
«Qualcosa non
va, padrone?» chiese il piccolo demone, incuriosito.
Sesshomaru non
rispose, ma lanciò uno sguardo a Rin che ancora correva e
saltava per il prato
lì a pochi metri.
«Rin, sali su
Ah-Un.» le ordinò il demone cane.
La ragazzina
si fermò all’istante ed annuì.
«Sì, signor
Sesshomaru.» e corse verso Ah-Un, montandogli in groppa.
Jaken era
davvero preoccupato. Perché il suo padrone aveva detto alla
ragazzina di
mettersi sopra Ah-Un? E perché si era fermato?
L’attenzione
di Sesshomaru fu subito attirata verso degli alberi alla loro sinistra.
Voltò
quindi il capo in quella direzione e, con la sua gelida calma,
affermò:
«Fatti
vedere.»
Si alzò una
risata tra i cespugli. Una risata distaccata e senza emozione.
Jaken
rabbrividì, arretrando di un passo.
«Chi c’è,
Jaken?» sussurrò Rin, curiosa, non riuscendo
però a scorgere nessuno.
«Non lo so,
Rin.» confessò il piccolo demone.
Si udirono dei
passi e infine una figura ricoperta da un mantello nero uscì
dagli alberi. Sul capo
era calato un cappuccio e a stento si riusciva a distinguere un volto
di un
giovane, probabilmente. Sembrava un umano, a prima vista, con uno
strano
bastone in mano. Eppure Sesshomaru era certo che quel tipo non odorasse
di
umano, ma nemmeno di demone. Aggrottò lievemente la fronte,
pensieroso.
Invece lo
sconosciuto riprese a ridacchiare, con le labbra increspate in un
ghigno
beffardo.
«Che fiuto,
grande Sesshomaru... mi hai percepito all’istante.»
ridacchiò, come divertito.
«Come ti
permetti di sbeffeggiare il sommo Sesshomaru?» intervenne
Jaken, avanzando un
paio di passi «Non hai idea di che...»
«Piantala,
Jaken.» lo interruppe Sesshomaru, mentre lo sconosciuto
continuava a mostrare
il solito ghigno.
«Ma padron
Sesshomaru...» provò a dire Jaken, sorpreso, ma
Sesshomaru non lo fece finire,
chiedendo a quel tipo:
«Come sai il
mio nome?»
«Tu sei il grande demone
Sesshomaru, colui che ha
addirittura superato in forza il temibile Grande Demone Cane; tuo
padre.»
rispose lo sconosciuto sorridendo ancora «Ho sentito molto
parlare di te, in
effetti.»
Sesshomaru
rimase in silenzio qualche secondo, poi domandò:
«E tu chi
sei?»
«Questo non ha
importanza.» disse l’altro, tornando serio.
«Ne ha
eccome.» insistette Sesshomaru «Dimmi il tuo
nome.»
Lo sconosciuto
sospirò e disse:
«Se proprio ci
tieni a saperlo... chiamami Huruha.»
Il demone cane
lo squadrò da capo a piedi e commentò:
«Le tue vesti
assomigliano a quelle di un monaco. Sei un bonzo, dunque?»
«In un certo
senso.» ghignò Huruha.
«Perché sei
venuto a disturbare il grande Sesshomaru?» chiese allora
Jaken, corrucciato.
«Diciamo che
ho una... proposta.» rispose Huruha tranquillamente e con
sicurezza.
Sesshomaru
rimase a fissarlo qualche altro istante, poi si voltò e
riprese a camminare,
dicendo:
«Non mi
interessa. Vattene.»
«E’ una
proposta molto allettante.» continuò
l’altro con calma «Sono sicuro che
l’apprezzerai.»
«Non hai
sentito? Al signor Sesshomaru non interessa!»
affermò Rin annuendo con il capo.
«Infatti,
vattene!» esclamò Jaken agitando minaccioso il
Bastone delle Due Teste.
Ma Huruha non
demorse:
«Sicuro di non
volerne sapere nulla?»
«Mi hai
stancato, monaco. Vattene.» ripeté Sesshomaru
senza fermarsi.
Prima che
Jaken potesse inveire ancora contro il monaco, questi parlò
con sicurezza:
«Io ti donerò
l’invulnerabilità.
Renderò il tuo corpo forte, capace di resistere a qualsiasi
tipo di attacco. Non potrai essere ferito da nessuna arma, diventando
così
invincibile.»
Sesshomaru si
fermò, continuando a dare le spalle al monaco e rimanendo in
silenzio.
Jaken e Rin si
fecero attenti.
Huruha mostrò
un ghigno, soddisfatto di aver ottenuto l’attenzione del
demone.
«Ma in
cambio...» aggiunse con calma il presunto monaco
«Dovrai uccidere il tuo
fratellastro.»
“Come?!” si
sorprese Jaken.
Anche Rin era
stupita, mentre Sesshomaru non aveva manifestato alcuna emozione. Si
limitò
solamente a voltare di poco il capo indietro e a chiedere con la sua
voce
distaccata:
«Che cosa c’entra
InuYasha?»
Huruha
ridacchiò e commentò:
«Perché ti fai
tanti problemi, Sesshomaru? Non odi InuYasha? Non vorresti
ucciderlo?»
«Questi non
sono affari che ti riguardano.» dichiarò il demone
con freddezza.
«Non dirmi che
la proposta non ti interessa.» insistette il monaco.
«Infatti!
Credi che al grande Sesshomaru possa interessare divenire invulnerabile
quando
praticamente lo è già? Lui è
già fortissimo!» esclamò con forza
Jaken.
Le labbra del
monaco si incurvarono leggermente in un ghigno beffardo e, ignorando
completamente Jaken, fece:
«Che c’è,
Sesshomaru? Ti tiri indietro? Sei un debole, allora.»
Sesshomaru
posò la mano destra sull’elsa di Tōkijin,
commentando:
«Mi hai
veramente seccato.»
Il volto di
Huruha si indurì all’istante.
«Che tu sia
maledetto, Sesshomaru.»
In un attimo,
Sesshomaru estrasse la spada e tagliò a metà il
monaco. Prima che le due metà
potessero toccare terra, però, furono avvolte da un fumo
bianco e poi si
rivelarono come i resti di un fantoccio di carta.
Si alzò un
vento gelido e Sesshomaru sollevò il capo e gli occhi al
cielo, attento.
Nell’aria
risuonò una risata fredda e poi una voce glaciale:
«Il tuo
destino è segnato, demone.»
E infine più
nulla. Cessò anche il vento all’istante.
Sesshomaru
riabbassò la testa e rinfoderò con calma Tōkijin.
«Chi è che ha
parlato nell’aria? Eh? Eh?» chiese Rin, stupita,
guardandosi intorno
freneticamente.
Jaken si
avvicinò sospetto ai resti del fantoccio e li
toccò con la punta del suo
bastone.
«Che strana
faccenda... Non trovate, padron Sesshomaru?»
commentò il piccolo demone,
pensieroso.
Sesshomaru
rimase qualche altro istante a fissare senza emozioni ciò
che rimaneva dello
shikigami, poi si voltò, riprendendo a camminare e ordinando:
«Andiamo.»
«Ah, sì!»
rispose subito Jaken, correndo a prendere le redini di Ah-Un.
Rin, ancora
sorpresa da tutto quello che era appena accaduto, chiese a Jaken,
appena
avevano ripreso il cammino:
«Jaken, ma...
che cosa voleva dire...» cercò di imitare un tono
di voce basso e cupo «“Il
tuo destino è segnato, demone”.»
Jaken storse
le labbra, davvero in pensiero.
«Non lo so...
non lo so proprio.» confessò, preoccupato.
Era
ormai
quasi il tramonto.
Il falco aveva
volato a lungo, facendo poche soste, continuando a seguire quella che,
in
qualche modo, sentiva essere la giusta pista per ritrovare quella
figura
vestita di rosso e dai fluenti capelli argentei che così
tanto tormentava la
sua mente.
Finalmente e
inaspettatamente, un individuo coperto da una veste rossa,
colpì l’attenzione
del rapace dagli attenti occhi.
Non c’erano
dubbi, era ciò che stava cercando.
Senza
esitazione, il falco si gettò in picchiata verso la figura.
InuYasha
correva tra gli alberi senza praticamente pensare a nulla.
Non aveva idea
di dove si stesse dirigendo.
Non sapeva che
cosa doveva fare.
Non riusciva a
pensare a nulla. La sua mente era vuota e il suo sguardo vacuo, perso,
senza
espressione.
Aveva fatto
una scelta. La più dura. E doveva farsi forza per riuscire a
seguire ciò che
aveva scelto.
D’improvviso,
però, drizzò le orecchie e tornò
vigile annusando l’aria.
Quell’odore...
Si fermò
subito in cima alla piccola collinetta che stava risalendo, e si
voltò di
scatto alle spalle, alzando il volto verso l’alto.
Un bellissimo
falco bruno stava scendendo rapidamente verso di lui, stagliato sul
quel cielo
che iniziava a tingersi del rosso del tramonto.
Il cuore di
InuYasha perse un battito.
«Ka...
Kagome...» mormorò il mezzo-demone, incredulo.
Lei? Lì? Ma...
ma come? Era certo che si trovasse da tutt’altra parte,
lontano da lui! E
invece... era lei.
Kagome si
avvicinava sempre di più, senza esitazioni.
E InuYasha si
sentì come sollevato. Felice. Era lei, era la sua Kagome!
Avanzò un paio
di passi sempre con lo sguardo rivolto in alto; uno sguardo felice.
Mentre il
cielo andava via via sporcandosi sempre di più di un rosso
scarlatto, i
contorni del falco si definirono di più, scurendolo.
InuYasha, in
un attimo, si accorse che il sole stava tramontando.
L’odore del
sangue di Kagome tornò senza preavviso ad impregnargli le
narici e lui fu
invaso dalla nausea.
Tornò a
guardare il falco e quindi balzò indietro un paio di volte,
allontanandosi.
Il rapace
giunse al suolo e atterrò con eleganza.
Il cuore di
InuYasha batteva all’impazzata. Strinse i pugni, mentre
l’odore del sangue di
Kagome non voleva abbandonare le sue narici.
Eppure il
falco non sembrava affatto perdere sangue. Era quindi il ricordo di
ciò che
aveva fatto a fargli così male.
Il rapace
chinò un po’ il capo, allungandolo in avanti,
iniziando a scrutare attentamente
il mezzo-demone. Ormai non aveva più dubbi: conosceva
quell’ individuo. Ma non
sapeva dire chi fosse. Tornò quindi dritto e
puntò gli occhi scuri su quelli
dorati del mezzo-demone, rimanendo così immobile.
InuYasha,
incerto, rimase immobile a sua volta a guardare il falco. Era strano.
Era come
se... come se...
InuYasha alzò
entrambe le sopracciglia, incredulo.
«Tu...
Kagome...» non riusciva a crederci «Ti... ti
ricordi di me?»
Il falco piegò
leggermente il capo di lato, continuando a fissare il mezzo-demone.
InuYasha fece
come per muovere un passo verso il falco, ma poi si fermò,
osservando il cielo.
Il disco rosso
del sole si stava lentamente abbassando all’orizzonte. Kagome
si stava per
ritrasformare. Ma dopo... dopo sarebbe stato lui a mutare forma.
Arretrò di
qualche passo, scuotendo il capo con un’espressione dolente.
«Non seguirmi,
Kagome.» le disse un po’ duro, un po’
abbattuto.
Il falco non
distolse ancora lo sguardo, come se lo stesse attentamente ascoltando.
E InuYasha
proseguì con lo stesso tono:
«Non venirmi
più a cercare. Io... io non voglio più farti del
male.» fece una breve pausa e
riprese:
«Troverò un
modo, Kagome, te lo prometto. Troverò un modo per salvare
entrambi. Però tu...
tu non seguirmi più.»
Era ormai
giunto il tramonto. Il falco stava per trasformarsi.
InuYasha lo percepì,
allora, dopo aver lanciato un ultimo sguardo malinconico al rapace, si
voltò,
iniziando a correre più velocemente possibile.
Un’intensa
luce bianca avvolse il rapace e, poco dopo, quando essa si dissolse, al
suo
posto rimase Kagome, in piedi, con gli occhi puntati ancora nella
direzione in
cui era scappato il mezzo-demone.
«InuYasha!»
gridò Kagome con forza «InuYasha, non andare via!
Io... Io mi ricordavo di te!»
Prese a
correre più velocemente possibile, ma il lungo volo
l’aveva comunque affaticata
molto. In ogni modo non si fermò e continuò a
correre, cercando di raggiungere
il mezzo-demone che ormai era così lontano da non riuscire
più a vederlo.
«InuYasha! Mi
ricordavo di te! Ti ricorderai anche tu! InuYasha! Ti prego,
fermati!» continuò
a gridare, ormai senza fiato.
Inciampò su di
una radice e cadde faccia avanti a terra.
Ansimante,
riuscì faticosamente a tirare su il dorso, rimanendo
sdraiata sul suolo, e
lanciare uno sguardo davanti a sé, non riuscendo
però a scorgere nulla a parte
una vasta valle, un piccolo villaggio lontano e un fitto bosco. Il
mezzo-demone
se n’era andato.
«InuYasha...»
gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, poi si
accasciò di nuovo al
suolo, esausta, addormentandosi all’istante.
InuYasha non
voleva fermarsi. Correva come il vento, saltando ruscelli e zigzagando
tra gli
alberi. Era frustato e distrutto ed era consapevole che non avrebbe
potuto più
avvicinarsi a Kagome senza avere paura di farle del male. Con questa
consapevolezza correva più velocemente possibile, cercando
di andare lontano da
lei e sperando che, una volta trasformato, per istinto non sarebbe
tornato
indietro per mangiarla, magari.
Scosse con
forza il capo, cercando disperatamente di scacciare quel pensiero, ma
non ci
riuscì.
Il sole infine
tramontò e venne il buio.
Una dolorosa
fitta al petto lo costrinse a fermarsi di colpo, facendolo cadere a
terra a
quattro zampe. Lanciò un ringhio di dolore, mentre le fitte
aumentavano. Il
corpo si ricoprì lentamente di peli, assumendo
l’aspetto canino, e la veste
sparì. Il Rosario si trovava ancora intorno al suo collo,
mentre Tessaiga
rimase saldamente legata al suo dorso.
Ansimante,
rialzò il muso, drizzandosi poi meglio sulle zampe, e
guardò il cielo, la luna
apparsa da poco. Una luna che era meno di un quarto, appena un piccolo
spicchio.
Rizzò le
orecchie e pensieroso si voltò indietro. Era molto affamato.
Annusò un po’
l’aria, in cerca di un qualche odore che lo invitasse. Si
ricordò allora del
falco che si era lasciato alle spalle. Guardò verso la
direzione da cui era
giunto, indeciso sul da farsi. Quel falco sembrava stanco,
probabilmente si
sarebbe fermato a dormire.
Deciso, avanzò
qualche lento passo in avanti, iniziando già a leccarsi i
baffi. Ma si fermò.
Si corrucciò,
spinto ad non avanzare oltre da una forza sconosciuta dentro di
sé.
Non... da quella parte...
Provò di nuovo
a dirigersi verso la direzione da cui era giunto, ma la voce nella sua
testa si
fece ancor più forte e decisa.
Non andare!
Che cosa lo
spingeva a non avanzare? Che cosa rappresentava quel falco?
Si raddrizzò,
guardando ancora pensieroso davanti a sé, poi, con calma, si
voltò, rinunciando
a quella preda e addentrandosi nel bosco in cerca di cibo.
Continua...
Eccomi tornata come promesso! ^^
Questo è uno dei miei capitoli preferiti. Ci sono ritornata sopra diverse volte, modificandolo e migliorandolo (spero!)... ora il risultato mi pare abbastanza decente. ^^'
Grazie a tutti per i complimenti. :D Sono davvero molto lusingata... E perciò ecco i ringraziamenti:
Fin Fish: Come hai potuto notare in questo capitolo, non avevi del tutto torto... qualche piccolo ricorduccio l'una dell'altro ce l'hanno. ^^ Nei futuri capitoli se ne saprà di più. Oh, anch'io sono una gran patita per i film classici (come hai potuto notare ;P) e ne vado a mia volta molto fiera! Grazie dei complimenti! ^^
Bellatrix_Indomita: Sono contenta che apprezzi il fatto che scrivo i giorni in cui aggiornerò... E' un'abitudine che ho "acquistato" durante la stesura delle ultime fic che scrivevo. Essendo mooolto pigra, scrivere gli aggiornamenti (e quindi impegnarmi con i lettori a mantenere la parola data) mi aiutava molto per portare a compimento in poco tempo fic che altrimenti avrebbero impiegato anni per essere concluse! ^^' In quanto a questa storia di InuYasha, invece, ho deciso di concluderla perché così avrei potuto aggiornare con calma anche ogni due giorni... già ho prefissato le date in cui aggiornerò. ;) Sono inoltre contenta che non ci siano errori... rileggo mille volte i miei scritti per controllare che non mi sbagli a scrivere qualcosa! Solo questo capitolo oggi già l'ho letto due volte, prima di postarlo!
makiolina: Grazie mille per i complimenti anche a te! ^//^ Sono contenta che l'idea di ispirarmi a questo film sia piaciuta così tanto... anch'io l'ho adorata, questa fic, così come adoro il film. ^^ Come dicevo a Bellatrix, mi fa piacere notare che scrivere gli aggiornamenti è una cosa che "piace". Non sai quanto odio io quando le fic non vengono concluse o aggiornate dopo secoli! Perciò ho deciso di non seguire l'esempio. -_^ Questa fanfiction una conclusione ce l'ha eccome, e addirittura mi sono sprecata a scrivere anche un epilogo strappalacrime! XD Però non ti anticipo altro... ;P
krikka86: Eh, eh, prima di poter rispondere alle tue domande, temo dovrai aspettare qualche altro capitolo... ;P Sesshomaru, da ora in poi, apparirà saltuariamente, tra un capitolo e l'altro, e solo verso la fine lo si "vedrà" un po' più spesso... In ogni modo, essendo il mio personaggio preferito (dopo InuYasha), gli ho dato enorme spazio nella fic (forse più del necessario! XD). Thanks anche a te dei complimenti! ^//^
Grazie anche a animalcrossing94, draco92 e Kagome19 per aver aggiunto la storia tra i preferiti. ^^
Il prossimo aggiornamento sarà giovedì 12. Ho già deciso di aggiornare ogni lunedì e giovedì, ovvero i giorni in cui ho più tempo da dedicarvi... spero vada bene a tutti! -_^