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Autore: moonknight    12/12/2015    1 recensioni
Dopo la guerra contro Gea il mondo sembra aver trovato la sua calma, ma è destinata a non durare tanto. Nyx è decisa a voler conquistare il mondo, e toccherà a due semidei e ad un mortale a cui è stata data una grande occasione dover recuperare tre pezzi di un'arma capace di esiliare la divinità primordiale nel Tartaro. Non vi farò la solita domanda "Ce la faranno i nostri eroi...?" perché, diciamolo, è stupida. Sappiamo che ci riusciranno, ma sta a voi vedere come.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Come ne esco più pompato di Hugh Jackman dopo le riprese di Wolverine

Mi risvegliai tranquillamente nello stesso letto d’ospedale, che era un bene, e quindi non mi avevano preso per pazzo e buttato in un manicomio per la scenata della scorsa volta; le bende erano sparite e avevano lasciato il posto a un pigiama dall’odore inconfondibile di medicine, e la pelle che riuscivo a vedere era pulita, liscia, quasi abbronzata, tranne che per il braccio destro, dove un tatuaggio mi risaliva per il bicipite partendo dal pugno… ma io non avevo nessun tatuaggio. Per un attimo, poi, pensai a una cicatrice, e a quei poveri dottori che mi avevano ricucito il braccio brutalmente esploso. Mi ci volle un po’ per mettere a fuoco e accorgermi che quello era un marchio lasciato dal fulmine: l’avevo già visto sulla pelle di molte altre persone che erano state prese in pieno ed erano ancora vive, e mi era sempre sembrato figo poter avere un tale segno sul corpo. Ovviamente non avevo calcolato il dolore momentaneo e le ustioni prolungate. Giusto un paio di caratteristiche mi colpivano del mio nuovo tatuaggio-cicatrice sui muscoli pompati del braccio: non avevo mai avuto muscoli pompati prima, ero sempre stato un ragazzo mingherlino, e poi era strano il fatto che la scarica fosse partita come dalla mano, arrivata alla spalla e fermata lì. Non ricordavo di avere il braccio alzato quando fui preso, eppure il fulmine mi aveva colpito proprio sul dorso del mio pugno, come se avesse sbagliato mira prima di abbattersi sul terreno. Scacciai subito quei pensieri stupidi e solo allora mi accorsi di tre persone davanti a me: un uomo sulla quarantina, ben piazzato e con dei ridicoli occhiali che consultava un piccolo fascicolo molto attentamente; alla sua destra un ragazzo, sui venticinque anni, biondo e occhi azzurri che faceva rimbalzare il suo sguardo tra me e il fascicolo del dottore -probabilmente era un tirocinante-; alla sinistra dell’uomo, invece, si trovava l’infermiera che mi era sempre stata accanto, una bella ragazza dai riccioli neri, che mi fissava. Riuscivo a sentire i loro pensieri, se mi concentravo un po’: mentre l’uomo non riusciva a capacitarsi di quello che aveva davanti e il ragazzino pensava qualcosa tipo “che figata, è sopravvissuto a un fulmine!”, la ragazza stava facendo lavorare così tanto il suo cervello che riuscii a intercettare solo una parola, quella della scorsa volta, “folgore”. Perché si ostentava a chiamare così il fulmine?

- Quanto tempo ho dormito? - chiesi con la voce rauca facendo sobbalzare il medico ancora concentrato nella lettura del mio fascicolo. - Beh… ti sei svegliato ieri da un coma durato un mese e mezzo e poi urlando ti sei riaddormentato. Durante tutto il tempo che hai passato qua le tue ustioni sembravano non cicatrizzare, ma dopo la dormita di ieri sei come nuovo… non vedo ancora come sia possibile. - articolò il chirurgo soppesando ogni parola come se gli delle fastidio non sapere come e perché fossi guarito di colpo senza le sue cure. - Sai che ti è successo? - chiese titubante il tirocinante mentre osservavo distrattamente un orologio-calendario poco distante notando che era quasi arrivata la fine di giugno. - Intendo, sai perché sei qui? - continuò il ragazzo. - Credo di essere stato colpito da un fulmine, - risposi mentre accarezzavo quella cicatrice sul mio braccio e cercavo di alzarmi in piedi - sono andato in coma e ora sono qua, e mi sento bene. -

Effettivamente, mi sentivo davvero bene. Non era una frase di circostanza per far vedere che potevo tranquillamente tornarmene a casa, ma sentivo in me una nuova energia, insieme a tantissima fame e sete. Chiesi di chiamare i miei genitori, e di portarmi qualcosa di sostanzioso da mettere sotto i denti che non fosse stato un insulso brodo caldo. Tempo qualche ora ed ero di nuovo a casa, più muscoloso, con una cicatrice e una storia in più da raccontare.


ANGOLO AUTORE
Beh, che dire... questi sono ancora dei piccoli capitoli di presentazione, devo pur spiegare cosa è successo al mio pupillo. :3
Ma heeey, dall'ultima volta che ho scritto, tra vacanze e autogestione (incentrata sull'antica arte del Monopoli), sono riuscito a scrivere moolto altro, quindi, per non lasciarvi a bocca asciutta, ho in mente di publicare uno o due capitoli quest'oggi che andranno a competare il quadro generale della storia.
Ciah,
-Moonknight
 

   
 
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