Il fantasma vendicatore
Capitolo 2- primo giorno di lavoro
<< Mamma, mamma! >> non rispondeva nessuno
<< Mamma! >> la inizio a cercare in tutte le parti della casa fino a quando arrivo in cucina trovandola stesa per terra, che stava perdendo molto sangue, così tanto che non mi accorsi nemmeno da dove proveniva.
<< Mamma, mio Dio, che ti è successo? >>
<< H-Haya-ma… A- ki-to Haya-yama >>
<< Hayama? Quell’uomo dell’azienda? Mamma! MAMMA, RISPONDIMI, MAMMA >> cado a terra, sfinita dal dolore.
Perché a me? Perché? Mamma
Una squadra di poliziotti fanno irruzione in casa, mi fanno delle domande ma io non rispondo, sono su un altro pianeta, completamente vuoto.
All’improvviso perdo i sensi e mi trovo in un altro posto, a me totalmente sconosciuto.
All’improvviso, noto una scritta, una scritta che mi fa ribollire il sangue: “Villa Hayama”.
Mi vendicherò.
Dopo mesi e mesi di ricerche su quell’uomo finalmente il mio piano verrà attuato.
Villa Hayama- ore 8:35
TOC TOC
Una volta che Annamarie aprì la porta Fujiko le fa un enorme sorriso
<< Ciao Fujiko >>
<< Ciao Annamarie, come sta? >>
<< Cara, io sto benissimo ma non essere così formale con me, per favore >>
<< Hahaha, d’accordo, non sarò più così formale Annamarie >>
<< Bene, brava ragazza, adesso entra >>
Una volta entrata Annamarie riprende la parola
<< Allora, adesso vado a chiamare il signor Hayama >>
<< Ah, ehm, senti Annamarie, potresti chiama re il figlio, il signor Akito anziché suo padre? No, non fraintendere, voglio parlare con lui solo perché ieri è stato lui a darmi indicazioni e oggi voglio chiedergli da dove iniziare e poi… >> << No Fujiko, non devi darmi spiegazioni, adesso lo chiamo e gli ordino di scendere >>
<< Grazie >>
<< Di niente >>
Annamarie sale su per la lunga rampa di scale e si dirige verso la camera di Akito.
Sana lascia posto ad un’espressione seria, molto seria e molto vendicativa.
Questo è solo l’inizio, caro Hayama…
*** POV AKITO***
<< Akito, Akito! >> Urla Annamarie alzando le tende delle finestre per far penetrare la luce del sole.
<< Annamarie, ti prego, basta urlare e abbassa le tende, per favore, non farmi perdere la pazienza >>
<< Su Akito, c’è la signorina Fujiko giù >>
<< Oh mio Dio, mandala via o chiama mio padre >>
<< No, mi dispiace Akito ma Fujiko vuole che sia tu a dire cosa deve fare perché sei stato sempre tu ieri a darle l’ordine, ti vede come il suo capo >>
<< Fantastico >> dice Akito con tutta l’ironia possibile.
<< Akito, non è il momento di fare l’ironico, alzati e vai da Fujiko >>
Akito si alza e ancora seduto sul letto dice
<< Io non sono il capo di nessuno okay? E adesso Annamarie, te lo chiedo per favore, puoi andare lì e dire a quella che io non comando nessuno? Sono il figlio del capo ma non IL capo, okay? Puoi ripetere queste stesse parole alla Matsumoto? >>
<< Oh oh, no, mi dispiace ma vedo che quella ragazza ti fa proprio un buon effetto, ti fa parlare molto di più, complimenti alla “Matsumoto” >>
<< Un buon effetto? Mi fa perdere proprio la pazienza, altro che buon effetto >>
<< Akito senti, mi dispiace ma io non le dirò assolutamente niente se non di aspettarti, adesso preparati, non si fa aspettare una donna >>
Akito poteva giurare di aver visto spuntare da dietro la porta, mentre la porta si stava chiudendo, un ghigno divertito da parte di Annamarie che lo fece sospirare e andare in bagno a prepararsi.
Una volta finito scese giù dove incontrò Fujiko.
<< Oh ciao signor Hayama >>
<< Di cosa hai bisogno? >>
<< Molto semplice, vorrei cominciare a lavorare e vorrei sapere cosa devo fare e metterci d’accordo sulle stanze >>
<< Senti >> inizia Akito con una calma forzata << IO non mi occupo di questo genere di cose, IO non sono il capo di nessuno, IO non devo assolutamente dirti niente, né riguardo la tua stanza, né di quello che farai, ieri era un caso a parte, oggi mio padre credo che sarà disponibile quindi vai da lui >> << Senta signore, io sono qui per LA-VO-RA-RE, non per giocare okay? Suo padre mi ha detto che in caso di bisogno potevo chiedere al figlio, in questo caso tu, e che potevo contare su di te in qualsiasi momento.
Adesso vorrei che lei mi dia informazioni perché lei ieri mi ha reso possibile della sua disponibilità e dato che lei sa cosa io voglio sapere e a che punto ieri è arrivata la nostra conversazione vorrei che lei mi desso altre informazione >>
<< Va bene, ma che sia l’ultima volta >>
<< Certo, come no >>
<< Senti, in qualità di tuo capo, non ti permetto di rispondermi >>
<< Punto 1, io, anche se sono solo una dipendente, sono un’umana, una persona, UNA DONNA e merito anch’io, come lei, rispetto, capo o non.
Punto 2, lei, ha appena detto che non è il capo di nessuno quindi non le permetto di trattarmi come una schiava perché lei, per me, non è assolutamente nessuno se non un conoscente, anzi, uno sconosciuto e non le permetto di prendersi tali confidenze, quindi, per favore, mi dia del lei come io le do del lei >>
<< Ma che sfacciata >>
<< Eh? Io sfacciata? Io? Io ho solo detto quel che penso! Che c’è? Il signor Hayama non digerisce il fatto che gli si viene detto la verità? >>
<< Senti ragazzina… >>
<< In quanto al fatto di anni per quanto mi riguarda io ho i tuoi stessi anni, quindi ragazzino… >>
<< Questa è bella! Io ragazzino? >>
<< Amplifon? Ho il numero, se vuole lo chiamo, non ho problemi se è per aiutare IL MIO CAPO >> Risponde a tono Fujiko marcando il tono di voce sulle ultime parole.
<< Sei davvero impossibile, in questo modo rischierai il licenziamento immediato >>
<< Mi deve dare del lei prima di tutto e poi, suo padre non credo che mi licenzierà solo perché ho risposto ad una provocazione di suo figlio, questo è il mio carattere e mi dovrà sopportare per quel che sono. Io non cambio solo perché lavora in questa casa chiaro? >>
<< Chiarissimo >>
<< Lo spero >>
<< Bene, adesso PUÒ andare nell’ufficio dove siamo stati ieri >> disse Akito marcando di più il “può” per farle capire che aveva capito il concetto forte e chiaro.
<< Ma certo signor Hayama >> Akito e Fujiko si dirigono verso lo studio dove era solito andare Akito per le riunioni che gli affidava il padre.
<< Bene signorina Matsumoto, adesso lei inizierà a lavorare almeno il primo giorno con le altre cameriere che vi faranno vedere come e cosa dovrete pulire la casa e occuparvi delle persone che ne occupano la proprietà, ovvero il servire i padroni di casa >> << Capisco, del pagamento ne parleremo più il là, non m’importa molto >> Akito da quel “non m’importa molto” rimase basito.
Ma come può non importarle? Non è venuta qui solo per riuscire a vivere con i soldi che le diamo?
Questa donna è un mistero.
Senza neanche rendersene conto, Fujiko era già arrivata in cucina dove stava Annamarie.
<< Ciao Annamarie! Il signor Hayama mi ha detto che il primo giorno dovrò lavorare con le altre cameriere. Non è che puoi farmi tu da “guida” >> << Ma certo Fujiko, non preoccuparti >> << Grazie >>
Fujiko e Annamarie si misero a lavoro ed entro mezzogiorno la casa era pulita e la tavola apparecchiata.
<< Adesso Fujiko arriveranno i padroni, il signor Hayama, Natsumi e Akito, noi dobbiamo servigli e augurargli buon pranzo >> << Sembra abbastanza facile >> << Sì, non è niente di che >>
Bene, credo proprio che il caro signorino Hayama oggi non pranzerà. Poi, stasera gli porterò giusto qualche avanzo per guadagnarmi un po’ di fiducia.
<< Buongiorno signori >> dicono all’unisono Fujiko, Annamarie e altre cameriere.
<< Buongiorno >> Dicono Natsumi, il signor Hayama e Akito.
<< Oggi cosa si mangia? >> Dice Natsumi sprizzando energia da tutti i pori come sempre. Annamarie risponde
<< Per primo abbiamo ottime lasagne, per secondo pollo al forno con contorno di patate, come frutta abbiamo fragole con panna e come dolce un’ottima torta al cioccolato fatta dalla migliore pasticcera della città, chiamata personalmente da me e Fujiko >>
<< Mmmh, ho sentito parlare di Fujiko ma non la conosco ancora, chi è? >> Fujiko prontamente dice << Io signora! >> << Oh! Finalmente faccio la sua conoscenza >> poi si alza dal suo posto a tavola e si avvicina a lei dicendo << Io sono Natsumi, per favore, non mi chiamare signora e mi dia del tu >> << Se io ti devo dare del tu, dammi anche tu del tu >> << D’accordo… noi diventeremo molto amiche >>
<< Ahaha, sì >> << Bene, adesso ti presenterò tutti i camerieri, la governate che già l’hai conosciuta, è Annamarie, e tutti i miei famigliari >> << Certo, una volta finito di mangiare andremo a conoscere tutti >> << No no, adesso, per primo inizierò con la mia famiglia >> << Su Nat, adesso è ora di pranzo, anch’io voglio conoscere bene Fujiko ma una volta finito di pranzare >> << Papà, può pranzare con noi? >>
<< Beh, se non è un problema sì >> << Per me è un problema >> interviene Akito.
<< Taci Aki, se papà dice sì, è sì >>
<< Ma taci tu che sembri una bambina con il tuo primo giocattolo >>
<< Grr, zitto, Fujiko non è il mio giocattolo >>
<< Su ragazzi, basta litigare! Akito, non vedo cosa ci sia di male nell’invitare una ragazza a pranzare con noi, me lo spieghi? >>
<< Semplicemente perché è una cameriera e poi non bisogna darle troppa confidenza >>
<< Ma Natsumi vorrebbe diventare sua amica e poi non credo cosa centri con il fatto che sia una cameriera >>
<< Perché poi se diventano amiche Natsumi e la “signorina” Fujiko si metterebbero a spettegolare e non lavorerebbe più perché assumerebbe un ruolo di preferenza in questa casa, e non è giusto >> Natsumi prende la parola << Parli proprio tu di preferenze quando Annamarie è la tua preferita >> << Di certo non spettegolo con lei come fate voi ragazze, specie se siete della stessa età >> Fujiko interviene << Scusatemi se m’intrometto nella vostra conversazione ma avrei anch’io qualcosa da dire. Io non spettegolo perché sono una persona seria e ho bisogno di questo lavoro e non vorrei perderlo per niente al mondo. Se sua sorella vuole diventare mia amica mi farebbe piacere perché io non ho mai avuto una vera amica e poi parlerò con lei solo se necessario e se una delle padrone mi chiede di conversare un po’, il mio dovere è ubbidire, non spettegolare a mio piacimento >> Natsumi rimane colpita dalle parole di Fujiko, così tanto che le fa i complimenti << Bravissima Fujiko >> poi si rivolge a suo fratello << Esattamente e quindi, caro fratello, non puoi opporti perché io sono il suo secondo capo >> << Anch’io sono il suo capo! >> si oppone Akito.
Fujiko allora con il ghigno sulle labbra dice << Oh! Mi dispiace signor Hayama ma lei non è il mio capo, me lo ha detto proprio lei, quindi… io non la considero un mio capo >> Queste parole lasciarono a bocca aperta tutti, anche Akito che per come è stato contraddetto è rimasto a bocca aperta, mai nessuno lo aveva trattato in quel modo, specie una donna.
Il signor Fuyuki allora per smorzare quel silenzio imbarazzante dice << Allora ragazzi, adesso basta, Fujiko, perché non vieni a pranzare con noi >>
<< Verrei volentieri ma non posso, essendo il mio primo giorno di lavoro vorrei rendermi utile in qualche modo, pranzerò più tardi con Annamarie, poi forse a cena potrei, sempre se l’invito sarà ancora valido >> << Ma certo Fujiko, l’invito sarà sempre disponibile per te >> << Allora grazie >>
Poi fa una specie d’inchino ai presenti e se ne va in cucina seguita da Annamarie. Una volta in cucina Annamarie ancora sbalordita dalle parole della ragazza dice << Fujiko, non ti sembra di essere stata troppo dura con Akito? >> << No, per niente, se l’è cercata. Io non spettegolo, io eseguo degli ordini e lui quando ci fu il colloquio ha detto esplicitamente che non è il mio capo ed io non lo tratto come tale >> << Sì però… >> << Basta, non voglio parlare più del signor Hayama >> << D’accordo >> poi Fujiko domanda << Annamrie, oggi potrei distribuire i piatti ai signori? Voglio fare qualcosa >> << Ma certo, non ci sono problemi, nel frattempo che tu distribuisci i piatti col primo, io sto in cucina a distribuire nei piatti il pollo >> << Okay >>.
<< Ecco a voi >> dice Fujiko portando tre piatti con lasagne come una perfetta cameriera.
Prima dà il piatto a Natsumi, poi al signor Fuyuki e quando arriva ad Akito “involontariamente” lo fa cadere addosso ad egli.
<< Oh mio Dio! Mi scusi, davvero non volevo, è il mio primo giorno di lavoro, mi perdoni >> Akito sentiva la rabbia salire, come si era permessa quella stupida << Basta! >> urla Akito << Sei venuta qui per lavorare, non per rispondere a persone che non conosci affatto. Se non sapevi fare la cameriera non vedo perché sei venuta. Sei un disastro! Basta, mi sono stancato, vado in camera, dite ad Annamarie di non portarmi nient’altro >> Akito va in camera sua arrabbiato più che mai, si era trattenuto dal menare un ceffone a quell’insolente.
Sana dal canto suo si sentiva pienamente soddisfatta.
Adesso cercherà di diventarle amica, di avere la sua fiducia. Il suo piano sta andando come voleva lei.