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Autore: whentheharrycomes    12/12/2015    0 recensioni
Non ti accorgi realmente che tutto intorno a te sta cambiando fino a quando qualcuno ti apre gli occhi. Dall'Italia all'Inghilterra, da una vita tranquilla e oserei dire monotona ad un sentiero più intricato, ostacolato da ciottoli, cortecce abbattute e muschio scivoloso. Se usi delle buone scarpe e ti ripeti che tutto andrà per il meglio, con tutte le tue forze, forse potrai arrivare all'uscita della foresta. Detto ciò, segui il mio consiglio, prendi la tua vita tra le mani, è tua, non vedi? Ora respira profondamente e vivila al meglio. Non piangere se qualcosa va per il verso sbagliato, non titubare. drizza la schiena, spiana il viso, sorridi con tutto il cuore. Vedrai cose che prima non riuscivi neanche ad immaginare. L'amore, la gioia, la fatica, il lavoro, l'amicizia, il dolore, la determinazione, il sacrificio. La vita è questa. Niente è facile. Nulla è impossibile. Vai avanti perché ogni ostacolo che c'è non ci dividerà ora, né mai.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO

Credevo fosse passato un anno da quando avevo smesso di usare quella stupida sveglia color rosso pastello che produceva uno dei tintinnii più fastidiosi al mondo. Il suono riempì l’intera stanza dalle pareti blu riuscendo a destarmi dal mio magico sogno. Sbuffando la scaraventai sotto il cuscino, mettendo a tacere il lamento. Non ci misi molto a ricordare perché proprio la sera prima avevo ripescato quell’aggeggio dall’angolo più remoto del cassetto della scrivania. Era un giorno speciale.
Avrei finalmente rivisto la mia amata Inghilterra dopo lunghi anni di assenza. I suoi contorni erano perlopiù sfocati e ogni singolo monumento triplicato di grandezza data la prospettiva di una bambina di sei anni. Ricordavo solo la sua bellezza glaciale e come mi piacessero le rustiche casette del Cheshire.
Strofinai bene il viso, asciugando le labbra umide dalla bava colata durante il sonno con il lembo del pigiama stropicciato e finalmente mi alzai dal comodo letto. Diedi una veloce occhiata al riflesso dello specchio, deridendo i segni del cuscino sulla mia guancia destra, gli occhi socchiusi ancora pieni di sonno e i capelli cotonati alla perfezione.
L'insieme mi dava l’aria di una barbona.
Scesi velocemente le scale in legno e mi diressi in cucina, dove mio padre sorseggiava un buon caffè mentre mia madre preparava qualcosa di buono in padella.
La casa era stranamente vuota e mi metteva un po’ a disagio. Fissai l’alone bianco sulla parete azzurra dove prima c’era un quadretto familiare e mi lasciai prendere da un senso di vuoto  che mi attanagliò la bocca dello stomaco. Solo la voce squillante di mia madre riuscì a destarmi dal turbinio di ricordi che si affollavano nella mia mente.
– Buongiorno – disse con uno dei suoi soliti sorrisi – Cosa vuoi preparato?
– Ci penso io. – presi una tazza dalla credenza e la colmai di latte. Non mi andava di riempirmi lo stomaco quando avrei dovuto fare i conti con l’ansia e l’eccitazione che mi avrebbero guastato la digestione. In più avevo un certo timore per il mal tempo che avevano annunciato al meteo, non ero comunque abituata all’aereo, anche se si trattasse solo di un’ora di viaggio.
Accantonai quella sensazione e finita la colazione mi portai avanti con la preparazione della valigia. Avevo già sistemato metà camera e mi mancavano solo le scarpe e i trucchi. Avevamo lasciato poche cose, in caso di forzato ritorno, l’essenziale. Ero riuscita a riempire un’intera valigia solo con le mie felpe, i miei jeans e i cappotti. Un'altra se ne sarebbe andata con i vestiti estivi e speravo ci entrassero anche le scarpe. Era una fatica dover decidere cosa lasciare e cosa portare con me. Avrei portato tutta la casa, se solo avessi potuto.
Anche se ero eccitata all’idea di una nuova vita, sapevo che mi sarebbe mancata la Sicilia. I suoi paesaggi, il cielo costantemente azzurro, il sole caldo, le spiaggie, il mare, il cibo e anche la gente! Ma la cosa per cui avrei sofferto di più sarebbe stata la mia cara, vecchia casa. Dopo ben venti anni era penoso lasciarla lì, abbandonata, finché qualcun altro, magari un'altra famiglia l’avrebbe affittata. Mio padre aveva deciso che era meglio così: non aveva intenzione di venderla, ma preferiva che potesse servire a chi ne aveva bisogno ed io, a malincuore, lo appoggiavo. Ero molto invidiosa delle mie cose. Avrei preferito staccarla dal suolo e portarla insieme a me.
Non avrei di certo più sentito quella piacevole sensazione di tepore quando entri all’interno del tuo rifugio, dove nessuno può toccarti, in cui trovi il conforto dei tuoi genitori, della tua famiglia, di qualcuno a te caro. Ed era anche per questo che non riuscivo a trovare una casa tutta mia, nonostante l’età già adulta.
Venti anni, dannazione. Ne avevo solo venti. Perché mai avrei dovuto andarmene di casa, quando mi sentivo così bene e confortata all’interno?
Così, dopo molte relazioni troncate e lacrime versate, decisi di mettere un punto finale alla parola "amore". Ormai, ne avevo piene le scatole di scansafatiche che pensavano solo ed esclusivamente a portarmi a letto o a giudicarmi. I libri che fin da piccola avevo letto, mi dicevano che l’amore non era questo. L’amore è sopportazione, affetto, cercare sempre il meglio dell’altro e aiutarlo quando ne ha più bisogno.
Questo, a quanto pareva, lo pensavo solo io.
– Elaine possiamo andare?

Mi ero così fermata a pensare che non avevo notato lo scorrere del tempo. Fortunatamente avevo già sistemato tutto, così presi la felpa poggiata sul letto e diedi un’ultima occhiata alla mia stanza deserta. Toccai lo stipite e con un sorriso, chiusi la porta. Entrai velocemente in macchina e dal finestrino seguii la struttura della casa finché non divenne un puntino lontano, irriconoscibile. Chiusi gli occhi e mi abbandonai al suono della musica dalle mie cuffie. Mi bruciavano gli occhi e non era di certo per i continui sbadigli. Quando salimmo sull’aereo non mi importava più della spiacevole sensazione di vuoto. Per tutto il viaggio non feci altro che riflettere. Stavo sul serio abbandonando tutto? Sarei riuscita a resistere? Serrai la mascella, guardando il magnifico panorama al di fuori. Il sole, il cielo, le nuvole, era tutto uguale, sempre lo stesso. Non mi dovevo sconfortare per così poco. Avrei lottato con tutte le mie forze e guardando quest'azzurro così intenso sarei riuscita a sorridere, sapendo che non mi avrebbe mai abbandonato.


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E nulla. Non so cosa dire, sinceramente! Sono felice di essermi riscritta in questo sito dopo tanti anni. E' stato il mio primo sito di fanfiction in assoluto e sono molto eccitata. Beh, insomma. Perdonatemi se sono presenti degli errori e spero davvero che possa piacervi. Parto subito col dire che non ho finito di scrivere questa storia, si trattano di pochi capitoli pronti, poi dovrò farli "dal vivo". Quindi perdonate anche gli eventuali ritardi! Mi impegnerò a pubblicare con una certa velocità, perché so cosa significa dover attendere l'aggiornamento! 
Ragazzi, vi ringrazio in anticipo e per ogni dubbio o perplessità non indugiate a contattarmi.
Detto questo vi mando un caldo abbraccio virtuale: che possa arrivarvi indipendemente da dove vi troviate e da cosa state facendo. Con orgoglio, Cristina.
 
   
 
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