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Autore: paneenutella    13/12/2015    12 recensioni
Fedez capisce, probabilmente solo in quel momento, perché lo sguardo del riccio lo abbia sempre messo in soggezione.
Mika lo guarda come se lo vedesse davvero.
« Quando sono nervoso mi sudano le mani » confessa il ragazzo, parlando troppo velocemente. Forse è colpa dell'alcool o forse è solo euforico.
« Non mi disturba » risponde Fedez.
« E mi vengono i crampi allo stomaco » continua l'altro, come se Fedez non lo sapesse.
« È carino ».
« E- E poi inizio a parlareparlareparlare e arroscisco spesso ».
« La trovo una cosa adorabile » ammette Fedez e gli sorride perché è vero. È così dannatamente adorabile.
« Sono un ragazzo » sussurra Mika, come se non fosse già abbastanza ovvio.
« Non mi importa ».
E poi succede tutto velocemente. Oppure a rallentatore.
Fedez non lo sa.
Non capisce più nulla dal momento in cui Mika, alto, elegante, snello, con i capelli sempre incasinati e quegli occhi enormi, si china verso di lui e lo bacia.
MikaXFedez // Urban Strangers
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fedez sa che quella non è assolutamente una buona idea.
Sa che è stanco e che non gli piace guidare per lungo tempo, di notte.
E la loro meta è così maledettamente distante.
Mika lo conosce fin troppo bene, perciò si offre volontario per fare l'autista, ma Fedez rifiuta tutte le dieci – perché sì, le ha contate – volte.
E comunque, più di ogni altra cosa, Fedez sa che sarebbe meglio tornare a casa, preparare una tisana calda all'amico, magari di quelle alle erbe, che il riccio adora.
Invece stanno andando da tutt'altra parte perché gliel'ha chiesto Mika, perché quando gliel'ha proposto aveva ancora gli occhi rossi per il pianto e perché Fedez è un fottuto debole e non è riuscito a dirgli di no.
« Dove andiamo, adesso? » gli ha chiesto Fedez, una volta saliti sul pick-up.
« C'è questo locale » gli ha sussurrato l'altro, semplicemente, come se fosse un'idea talmente intelligente da non poter essere detta ad alta voce.
« C'è un altro pub a Holmes Chapel? » ha chiesto il ragazzo tatuato, sorpreso. Pensava che per un paesino di cinquemila abitanti in croce, un pub come quello di Zack e Skin fosse sufficiente, evidentemente si sbagliav-
« Non è ad Holmes Chapel ». Mika lo ha detto guardando verso il basso, torturandosi le mani, ed è stato in quell'esatto momento che Fedez ha capito.
È un'idea di merda.
« Beh, è… è a Liverpool ».
Ecco, infatti.
Quindi ecco perché invece di prendere la strada per Holmes Chapel, Fedez svolta a sinistra.
Destinazione: Liverpool.
Voglia di vivere: sotto lo zero.
Deve stringere i denti. Almeno non sono rimasti a Londra, dove è tutto troppo costoso. In fondo Liverpool è decisamente più vicino a casa e va bene se Mika vuole sfogarsi così.
Fedez, pensa, probabilmente avrebbe deciso di spaccare qualcosa. Magari un tavolo o una sedia.
Magari in testa a suo padre.
Ma Mika è contro la violenza, grazie tante.
C'è uno strano silenzio, comunque, dentro l'abitacolo del pick-up. Il riccio, freddoloso com'è, ha la giacca di Fedez addosso.
Ha avuto il buon senso di non infilarla, visto che, molto probabilmente, gli sarebbe stata terribilmente corta. Guarda fuori dal finestrino, mentre Fedez guarda dritto davanti a sé.
L'ha già detto che guidare al buio lo rende nervoso?
« Mi dispiace » si lascia sfuggire, in ogni caso. Non vorrebbe ritornare sull'argomento, perché è ancora una ferita dolorosamente aperta per il riccio, ma è inevitabile.
Come è anche inevitabile la sua mano, che molla il volante per alcuni secondi, giusto il tempo di stringere la coscia di Mika.
Il ragazzo poggia la mano sulla sua.
Fedez deglutisce. Per un momento è tentato di non spostare il braccio e mantenere quello strano ma rassicurante contatto.
Invece sfila la mano da sotto quella di Mika e, con la coda dell'occhio, nota come quella del riccio sia molto più grande rispetto alla sua.
« Non fa niente, Fedè. Non ne voglio parlare ».
Va bene anche questo.
« Comunque grazie » aggiunge poi, e il tono della sua voce è di nuovo basso.
Chissà per quale ragione, Fedez è convinto che si stia riferendo al suo discorso con il padre – che evidentemente ha sentito – e al modo in cui lui l'ha difeso.
Invece si sbaglia perché, dopo un attimo di tentennamento, Mika dice: « Per essere vinuto alla cena » Fedez sorride leggermente, divertito dall'errore dell'amico, « Non tutti l'avrebbero fatto ».
« Tu l'avresti fatto per me » risponde il ragazzo tatuato, perché è così, ne è sicuro al 100%.
Vede Mika annuire e stringersi la sua giacca addosso. Non capisce bene il motivo, ma questa visione gli provoca una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
« Come hai detto che si chiama questo posto? ».
« Ma… non l'ho detto ».
Fedez ridacchia. « E ti dispiacerebbe farlo, mh? » lo prende in giro.
Mika gli dà un buffetto sulla testa. « Si chiama “Il Pollaio”, ho già segnato le coordinate sul navigatore ».
Aspetta.
« Il Po- cosa? ».
« Il Pollaio ».
Fedez non riesce a non ridere. « Ma che razza di nome è? Ma dove mi stai portando » continua, e la sua risata riempe tutto l'abitacolo.
« Smettila, dicono che sia carino » si imbroncia Mika.
« E chi lo dice? Steve? ».
« Beh, anche ».
Fedez, se possibile, ride ancora più forte.
« Ma anche zio e… e Skin! Ti danno anche le noccioline, lo sai? Dopo che inizi a bere ».
Cosa?
Fedez ci prova a smettere di ridere ma, davvero, gli sembra una stronzata troppo grande.
« E cosa succede se riesci a non vomitare? Ti danno un biscottino? ».
Mika non sembra cogliere la sua battutina e scuote la testa. « So solo che tutto il fine settimana c'è un'offerta speciale ».
Immagino, pensa Fedez, ma decide di stare zitto per non offendere troppo l'amico.
Dopotutto sta andando lì – al Pollaio - per lui.
« Pratticamente, con solo cinque sterline puoi bere tutta la birra che vuoi, gratis, fino all'una ».
Improvvisamente, Fedez si fa attento. « Davvero? ».
Mika annuisce. « Mhmh, dalle dieci sino all'una ».
« Cazzo. Non ne usciremo vivi ».


Decisamente non ne usciremo vivi.
Fedez non sa con precisione il momento esatto in cui lo realizza. Se quando dopo il sesto boccale – esatto, boccale – di birra inizia a girargli la testa, o quando vede Mika ridere dopo che fa le smorfie o se, in realtà, l'aveva intuito nell'istante in cui hanno messo piede là dentro, alle dieci e mezzo.
Più che “Il Pollaio” si dovrebbe chiamare “Il Degrado”, davvero.
Inutile descrivere le grandi tavolate in legno, il pavimento ormai pieno di bucce di noccioline, le corde che vanno da una parete azzurra all'altra, i quadri di paesaggi marini o i disegni di timoni e bussole.
Inutile perché Fedez non capisce più un accidente. C'è Mika che gli è sempre più vicino. Sono seduti sopra una panca in legno lunghissima e c'è troppo trambusto là, quindi quello è l'unico modo per sentire ciò che gli sta dicendo.
Fedez ci prova, sul serio, a focalizzarsi sulle sue parole, è solo che non ci riesce. Sembra impossibile, ma gli occhi di Mika sembrano ancora più grandi e più verdi e le sue ciglia ancora più lunghe. E i suoi capelli sono decisamente meglio così, incasinati e senza il gel, si ritrova a pensare il ragazzo tatuato.
Fedez ne è quasi ipnotizzato.
Poi arriva uno dei ragazzi che lavorano al Pollaio, riempe, di nuovo, i loro boccali e lancia alcune noccioline sul tavolo.
Mika allunga una mano per prenderne alcune, ma non riesce a controllare la forza del suo braccio e le fa cadere quasi tutte addosso a Fedez (bucce già accumulate sulla tavolata comprese).
Il riccio scoppia a ridere, come se avesse visto la scena più divertente del mondo, e due adorabili fossette si formano ai lati delle sue guange.
Fedez ha sempre pensato che Mika fosse oggettivamente un bel ragazzo, perché, insomma, è la verità.
Ma stasera, non lo sa perché – forse colpa della birra – c'è qualcosa di diverso.
C'è qualcosa nella sua camicia chiara sbottonata, nel fatto che abbia ancora la giacca di Fedez sulle spalle, nel suo sorriso.
In quel momento, il cervello confuso di Fedez gli fa ritornare in mente l'argomento fossette e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, alza il braccio e ci preme contro l'indice.
Mika si immobilizza. Il suo sorriso si trasforma in un'espressione seria. Fedez potrebbe giurare che l'amico stia trattenendo il respiro. Potrebbe anche giurare che, per un millesimo di secondo, gli abbia fissato le labbra.
Potrebbe avere qualche difficoltà respiratoria anche lui, ora come ora.
Potrebbe.
« Michael ? ».
Una voce li distrae. Fedez scuote la testa, ancora più confuso e, quando si affaccia oltre le spalle del riccio, non ci vuole credere.
Il ragazzo viscido del bar di Zack.
È proprio lì, davanti a loro. Ha sempre la stessa barba incolta, sempre gli stessi occhi piccoli e sempre la stessa faccia da schiaffi.
« Joseph! » Mika si alza in piedi, forse più in fretta di quanto le sue attuali condizioni fisiche e psichiche permettano. Infatti barcolla pericolosamente, ma l'idiota di fronte a lui non esita un secondo a sorreggerlo, posandogli la mano su un fianco.
Fedez ha un fremito.
Parlano per un po'. Il ragazzo non saprebbe dire se per minuti o ore perché davvero, sembra che quello non si voglia staccare mai più.
Lo guarda quasi con astio, mentre manda giù un altro sorso di birra.
Perché, insomma, sono andati lì per divertirsi, no?
Beh, lui non si sta più divertendo. Ma nemmeno un po', ma nemmeno per niente.
La musica del pub improvvisamente lo irrita, perché vorrebbe sapere cos'ha da dire quel Josh, Ross, Mosh – insomma, lui - di così divertente.
Mika ridacchia, ridacchia, ridacchia e davvero, a Fedez sembra un'adolescente con gli ormoni in subbuglio.
Poi succede l'inevitabile. Mosh si avvicina a Mika, Mika non si sposta e le sue labbra carnose sono su quelle fini del riccio.
Fedez quasi si strozza con la birra.
Anzi, si strozza decisamente con la birra, sbattendo il pugno sul tavolo diverse volte, per riacquisire il controllo di sé e del suo corpo.
Fortunatamente quell'incubo dura un attimo, la sua vista è appannata ma vede comunque Mika che allontana quel coso, dolcemente e con eleganza perché è Mika, e poi si volta verso Fedez, preoccupato.
« Sthai bene ?» gli chiede, con voce strascicata. Fedez si batte un paio di colpi sul petto e gli mostra che è tutto okay sollevando i pollici.
Quando il riccio gira, di nuovo, la testa verso l'altro ragazzo, Fedez teme il peggio. « Possiamo andare in un posto più appartato, se vuoi » riesce a capire e sul serio? Glielo sta chiedendo sul serio?
Fedez suppone di sì, visto che il tipo se ne sta ancora lì, in attesa, insieme alla sua barba e al suo immenso ego.
C'è qualcosa di irritante nella faccia di Mosh. Fedez pensa che quel qualcosa sia esattamente la faccia di Mosh.
O Ross.
O Josh.
Insomma.
« Scusa, Joseph ».
Ah, ecco com'era.
« Ma sto con Fedérico » continua Mika, in inglese, spiazzando sia Fedez – che ha realmente temuto di diventare il terzo incomodo – sia Joseph, che, ovviamente, fraintende tutto, pensando che effettivamente ci sia qualcosa tra Mika e il ragazzo tatuato.
Né il riccio, né Fedez, comunque, si preoccupano di smentire la cosa.
« Con lui? Davvero? Con quel coso dipinto? ».
Ed è divertente, perché Fedez riesce a vedere l'espressione di Mika cambiare radicalmente. Da imbarazzata e divertita ad una vera e propria statua di ghiaccio.
Fedez è ubriaco ma, ora, decisamente calmo. A volte, quando beve, diventa un completo idiota e fa cazzate di cui il giorno dopo si pente (o peggio, non si ricorda affatto).
Altre volte, però, come in questo caso, riesce perfino a dire una frase di senso compiuto che umilia il suo interlocutore. « Sai, Mosh » gli dice, con un accento inglese quasi perfetto, oserebbe dire.
Ma ha decisamente bevuto troppo, quindi è possibile che la sua visione della realtà sia leggermente distorta. « Io sarò pure sporco all'esterno, ma giudicare le apparenze è l'atteggiamento tipico di chi è sporco dentro » sputa, poggiandogli addirittura una mano sulla spalla. « Coglione » borbotta poi in italiano, facendo ridere Mika.
« Mi dispiashe, non volevo farti sentire a disagio » gli dice poi il riccio, ed è raggiante mentre si toglie la giacca di Fedez di dosso e la appende nell'appendiabiti da parete alle loro spalle, dà una spallata – oh mio Dio, una spallata, Fedez non crede ai suoi occhi – al ragazzo che è appena stato rifiutato e trascina Fedez al bancone, tirandolo per un braccio, mentre con l'altra mano tiene i due boccali di birra vuoti.
Le sue mani sono davvero enormi, riflette Fedez, nel suo delirio.
Al bar, un uomo alto e robusto riempe i loro boccali, fino all'orlo. Quando porge il suo a Fedez, sorridendogli, il ragazzo può notare i suoi occhi, di un azzurro impressionante.
Lo ringrazia, mentre guarda soddisfatto il boccale di vetro. « Mi sta simpatico » urla a Mika in un orecchio, perché in quella parte del pub la musica si fa ancora più alta.
« Mi hano detto che è un pedofilo gay » gli risponde, ridendo.
E quello è il primo piccolo trauma della serata.
Si siedono su due sgabelli, mentre finiscono di bere. In fondo alla sala, c'è una pista di ballo improvvisata. La gente, al Pollaio, è per lo più morente, ormai, però c'è ancora qualche coraggioso che sfoggia i suoi meravigliosi passi di danza.
Fedez nota una ragazza che twerka su un muro, e non sa se rimanerne disgustato o affascinato perché in fondo è bravina.
Oh.
C'è qualcun altro che balla la macarena, altri un lento – anche se quella è una fottuta canzone house, ma pazienza – altri stanno fermi, facendo oscillare impercettibilmente busto e gambe.
E poi eccolo, il preferito di Fedez. Un ragazzo che sta più in fondo nella sala, rispetto agli altri, più vicino alle casse, ma che si nota perché ha una maglietta giallo fluo molto sobria.
Ha la testa poggiata al muro ed è immobile, in miracoloso equilibrio. Per un momento, Fedez teme che sia morto o roba simile, poi però, durante il ritornello della canzone, allunga un braccio in aria, alza l'indice e lo muove seguendo il ritmo (mentre ha ancora gli occhi chiusi e il resto del suo corpo è ancora spiaccicato contro la parete, ovviamente).
Fedez ne è impressionato.
Quando fa notare quella leggenda a Mika, lui quasi gli sputa la birra addosso e ride fino a farsi venire le lacrime agli occhi.
Il ragazzo tatuato vorrebbe dirgli che non è così tanto divertente ma non ci riesce, perché vedere Mika felice lo rende felice.
Decidono, in ogni caso, mentre fanno una mini pausa al bagno perché “Mik, devo assolutamente pisciare”, di soprannominare il ballerino alternativo Steve Junior II, di Liverpool, anche se Fedez aveva optato inizialmente per Steve da Liverpool, Il Grande.
Quando poi Mika lo costringe a fare l'ultimo stellino - uno stellino di tipo mezzo fottuto boccale – Fedez pensa che il riccio vomiterà anche l'anima.
Poi, considerata l'eccessiva salivazione della sua bocca, pensa che vomiterà l'anima anche lui.
È un attimo comunque, perché Mika è di nuovo in piedi, iperattivo come un bambino che ha mangiato troppi dolci.
Il suo equilibrio, al momento inesistente, lo tradisce di nuovo e, per non cadere a terra come un idiota, si aggrappa alle spalle di Fedez.
« Ciao » gli dice il ragazzo tatuato, soffiandogli via un ciuffo riccio che gli è ricaduto sugli occhi.
Ovviamente, soffiare non serve a nulla, ma è un dettaglio che non sembra importare loro molto.
Mika ridacchia. « Ciao ».
E prima ancora che Fedez possa protestare – come se ne avesse realmente le capacità fisiche e mentali – Mika lo trascina verso la pista da ballo.
Ora come ora, pensa il ragazzo tatuato, il riccio potrebbe trascinarlo anche in capo al mondo. Lui è talmente fuori che non opporrebbe resistenza.
Optano per andare in mezzo alla mischia perché “così è meno imbarazzante”, secondo Mika, anche se Fedez gli fa notare che è quell'ammasso di gente che sta facendo tutto tranne che ballare ad essere imbarazzante, ma pazienza.
Non ci sono neanche le luci stroboscopiche che ti fanno credere che i tuoi movimenti siano per lo meno decenti. Perciò, Fedez di norma si sentirebbe un completo idiota in quella situazione ma è talmente su di giri che si lascia prendere per mano da Mika, che gli fa fare una piroetta su sé stesso.
Continuano a fare i coglioni e davvero, a Fedez in questo momento non importa niente, del futuro, della gente, di cosa potrebbero pensare gli altri.
Vede solo Mika e i suoi ricci che ballonzolano da una parte all'altra.
Parte una nuova canzone è, al momento del ritornello, la gente si ammassa e si stringe ancora di più, spingendo Fedez ancora più vicino a Mika.
Il ragazzo si sente ancora più basso – arriva a mala pena al mento di Mika, che cazzo - quando è costretto ad alzare la testa per guardarlo negli occhi.
Quand'è che hanno smesso di ballare, loro due, esattamente? Non sta davvero capendo più nulla. Ed è tipo la millesima volta che lo pensa, quella notte, ma stavolta il degrado ha raggiunto livelli massimi.
Non può più tornare indietro. Gli gira la testa e giura che gli sembra sensato, in quel momento, aggrapparsi al braccio dell'amico.
È solo che non vuole cadere, è ovvio.
Alza di nuovo lo sguardo verso Mika, quello stupido ciuffo ancora sugli occhi, il viso pallido, le labbra fini. Gli ci vuole un po' prima di notare che il riccio stia fissando le sue, di labbra.
Un brivido gli scorre lungo la schiena.
Fedez non sa se sia colpa dell'alcool, della stanchezza o se forse stia semplicemente impazzendo.
Non capisce se sia il modo in cui Mika continua a fissarlo, facendogli bruciare il cervello, oppure il modo in cui deglutisce piano, sbattendo lentamente le ciglia.
Il ragazzo tatuato si alza sulle punte, non capendo e non sapendo ciò che sta facendo. Mika gli stringe una mano sul fianco, e Fedez può sentire il tessuto della camicia stropicciarsi.
Sente tutto, ora.
La musica, la gente che canta, il suo cuore che sta battendo talmente forte che Fedez teme, nella sua follia, che anche Mika possa sentirlo.
« Ciao » gli dice e Fedez non sente la sua voce ma gli legge il labiale. Sorride.
« Ciao ».


But with you
(I'm feeling better since you know me)

I feel again
(I was a lonely soul but that's the old me)

Yeah with you (I'm feeling better since you know me)
I can feel again (I was a lonely soul)

Mika china la testa verso di lui. « Mi puoi fermare, se non vuoi ».
E Fedez, davvero, non sa, non capisce e non vuole capire. Non sente neanche l'ultimo Woo hoo del cantante, perché è troppo impegnato a restare immobile, mentre il viso di Mika si avvicina sempre di più al suo.
Quando le labbra del riccio poggiano per la prima volta sulle sue, socchiuse, quasi gli manca il fiato. D'istinto, stringe più forte la presa sul braccio di Mika e sì, la sua mano non si era spostata di un millimetro.
È un bacio lento, non c'è urgenza nei movimenti di Mika, quasi come se cercasse di far sentire Fedez a suo agio. Quando la lingua del riccio percorre con una lentezza estenuante il suo labbro inferiore, il ragazzo tatuato pensa seriamente che potrebbe morire.
Espira rumorosamente dal naso, poi la mano che stava sul braccio di Mika va a finire tra i suoi capelli. Sono morbidi e ricci e hanno un buon profumo e Fedez sente il bisogno di tirarli un pochino, quando la lingua di Mika sfiora delicatamente la sua.
Il riccio geme sulle sue labbra e no, andare in questo fottutissimo pub non è stata affatto una buona idea.
Ed è strano perché Fedez non ha mai baciato un ragazzo, non ha mai baciato lui, eppure, ogni movimento, ogni gesto, il sapore di birra che si mischia nelle loro bocche, è tutto normale.
Lui lo percepisce come normale. E piacevole.
Forse troppo.
Come se in realtà, avesse aspettato quel momento da tempo.
Si stacca lentamente da Mika, che ha ancora gli occhi chiusi. Quando li apre, il sorriso che gli rivolge fa venire a Fedez voglia di baciarlo di nuovo.
Mika si avvicina al suo orecchio e dice: « Uscita sul retro, dietro di te ».
Fedez si volta e vede la porta blu scuro. La sala è quasi vuota, adesso, quindi è facile tornare alla tavolata perché “Cazzo Mik, ho dimenticato la giacca. Cazzo Mik, ho perso il cellulare, ah, no è nella tasca” e uscire fuori.
L'aria è fredda e umida, ma la schiena di Fedez sta andando a fuoco, perché Mika non ha spostato la mano da lì neanche un attimo, da quando si sono allontanati dalla pista, neanche quando il ragazzo tatuato si è infilato di nuovo la giacca.
Solo ora che sono fuori e stanno scendendo i quattro gradini prima del marciapiede, Mika lascia scivolare la mano e lo supera, poi si ferma, fa un respiro profondo e si volta a guardarlo.
Fedez, che sta due gradini più in alto del riccio ed arriva, finalmente, alla sua altezza, approfitta di quella posizione strategica per sfiorargli la mascella ruvida, colpa di quel leggero accenno di barba.
Mika trema leggermente, ma il ragazzo non è sicuro che sia per il freddo.
« Spero almeno di essere più bravo di quel Mosh, a baciare » sussurra poi, imbronciandosi al ricordo di quel coglione.
Mika ridacchia. « Fedè, è Joseph ».
« E io che ho detto »
« Sei un idiota » lo prende in giro l'altro, sorridendo.
Ed è per colpa di quella fossetta, lì, sulla guancia destra, quella leggermente più accennata dell'altra che Fedez agisce.
Il riccio non fa neanche in tempo a finire di parlare che il ragazzo tatuato lo bacia di nuovo. Ma stavolta è tutto più frenetico, quasi fuori controllo.
Ed è bello, cazzo, perché i loro corpi si intrecciano perfettamente, quando Mika gli poggia una mano sulla schiena per stringerselo contro.
E Fedez vuole Mika ancora più vicino perché sente che è la cosa giusta da fare e lui si sente dannatamente vivo e su di giri e no, non è affatto sicuro che il merito sia tutto della birra.
Il ragazzo tatuato allaccia quasi automaticamente le gambe dietro la schiena di Mika, quando questo lo solleva da terra.
Per un attimo lo sfiora il pensiero che possano cadere rovinosamente come due idioti, ma il riccio sa il fatto suo. È più forte di quello che Fedez aveva immaginato e quando Mika fa sbattere la sua schiena al muro e si schiaccia ancora di più contro di lui, facendo scontrare i loro bacini, Fedez trattiene un verso osceno.
« Ho sentito quello che hai detto a mio padre ».
La stretta sui suoi fianchi si stringe. Fedez trema.
Lo sapeva.
« Grazie » dice, e il suo respiro è spezzato quando aggiunge: « E comunque baci meglio tu di Joseph » come se quel discorso, nella sua testa, avesse un senso, e poi lo bacia ancora ancora e ancora, sempre più piano.
A Fedez, comunque, sembra piuttosto convincente, come discorso, intende. Si aggrappa, se possibile, ancora di più con le gambe alla schiena dell'altro e i jeans sono stretti e gli danno un fastidio tremendo e sente Mika dappertutto ed è confuso e davvero, non ha più il controllo di sé quando si stacca dalle labbra del riccio con un piccolo schiocco e gli morde delicatamente quella fossetta.
Gli piace che il retro del pub sia così poco illuminato, ma c'è un pochino di luce, abbastanza per vedere Mika sorridere.
Lo guarda e Fedez guarda lui e si guardano e va tutto benissimo.
Scioglie la stretta dietro la schiena di Mika e, quando i suoi piedi toccano terra, per un attimo pensa che le sue gambe non possano reggere il suo peso.
Mika gli sta sorridendo ancora e Fedez sente una stretta al cuore preoccupante. « Tutto okay? » gli chiede, comunque.
Mika allunga una mano per abbottonargli gli ultimi due bottoni della camicia, Fedez non si era neanche accorto che non fossero al loro posto.
Non si era accorto neanche della musica, se per questo, e gli sembra impossibile perché il volume è davvero altissimo, quasi assordante, anche se sono fuori.
Il riccio, in ogni caso annuisce, e incrocia il suo sguardo quando gli chiede: « E tu? ».
Fedez ci legge paura, forse, e qualcos'altro che non saprebbe definire.
« Sì ».
Mika continua a sorridergli ed è quasi comico perché non smette neanche quando gli dice: « Bene, perché ora io deve andare a vomitare ».
In questi casi, di solito, non c'è bisogno che ci si assista a vicenda, sopratutto se uno dei due deve vomitare, appunto – non sono due femminucce, che cavolo – ma stavolta è diverso perché sono a Liverpool e non sono assolutamente nelle condizioni di andarsene in giro da soli.
Quindi, seguono il perimetro del Pollaio – a Fedez questo nome fa ancora ridere, assurdo – e si dirigono verso il vicoletto più buio, perché non è il caso di dare spettacolo lì all'ingresso.
Ne abbiamo già dato abbastanza, pensa Fedez ma non c'è tempo per l'imbarazzo quando hai un potenziale Mika accanto che rischia di fare un macello da un momento all'altro.
Girano l'angolo e sì, il posto è perfetto. Anche perché il riccio si è già messo una mano davanti alla bocca e si è già chinato, rivolto verso il muro, pronto a rimettere l'anima.
Fedez si sposta, tenendolo comunque sotto controllo da lontano, in caso gli serva veramente aiuto.
Indietreggia e, senza rendersi conto, va a sbattere contro qualcosa.
« Ahia » dice una voce maschile e Fedez quasi strilla.
Qualcuno. Decisamente qualcuno.
« Ma sei fuori di testa, ma non farlo mai più » dice Fedez in italiano, senza pensare, voltandosi. Ha perso dieci anni di vita, probabilmente.
E non va bene perché, sia da ubriaco che da sobrio, c'è sempre qualcuno che lo fa spaventare a morte, grazie tante.
Ha davanti un ragazzo con i capelli scuri, i lineamenti del viso quasi spigolosi. « Fratè, non è mica colpa mia se non guardi dove cammini » gli risponde facendo spallucce, l'accento napoletano è fin troppo ovvio.
Beh, non ha tutti i torti.
« Vedo che il mio destino è anche il tuo destino » continua poi il ragazzo, indicando la figura di Mika, avvolta nell'ombra.
Giusto, Mika.
Fedez si è quasi dimenticato di lui, in quei cinque secondi in cui ha creduto di morire.
Annuisce e « Mik, tutto bene ?! » gli urla.
« Benissiiiiimo ! » dice quello, prima di buttare di nuovo giù la testa. Il rumore successivo è poco fraintendibile.
« Se ti stai chiedendo dove sia il mio, di amico, eccolo là » continua il moro, indicando con la mano un punto a pochi metri da Mika.
C'è buio e l'unica cosa che Fedez riesce a distinguere è una figura scura spiaccicata al muro.
« Sta bene? ».
« Sta meglio. È stata dura ma ha vomitato tutto quello che c'era da vomitare. Ora è una persona nuova, non è vero Gennà? ».
La figura smette di vivere in simbiosi con il muro, si muove leggermente e lentamente e si avvicina sempre di più a loro due.
« Non berrò mai più, è una promessa » borbotta il nuovo ragazzo che Fedez si trova di fronte. È mingherlino e probabilmente indossa una felpa di due taglie più grandi.
I capelli – chiari? Fedez non riesce a capirlo bene – gli coprono quasi tutta la fronte, in quello che, un tempo, doveva essere un ordinato ciuffo.
« Lo dici ogni volta, eppure eccoci qua » lo prende in giro il bruno, e Gennà – sì, il nome dovrebbe essere questo – cerca di dargli un pizzicotto, forse, ma è talmente provato che l'unica cosa che riesce a fare è poggiare la testa sulla spalla dell'altro.
« Non fare il cretino, Alè ».
« Comunque, io sono Alessio, lui è Gennaro » il bruno si presenta e Fedez stringe entrambe le loro mani.
« Federico ».
« Si dice che le vere amicizie nascano quando si va a vomitare insieme. Se è vero, noi siamo a posto! ».
Fedez ride.
« E smettila con queste stronzate, oh Gennà »
« Smettila tu, sei un ananas ». Probabilmente stavolta ci riesce sul serio a dargli un pizzicotto, perché Fedez vede il bruno sobbalzare e allontanare Gennaro scherzosamente.
Mika arriva qualche minuto dopo e ha un aspetto terribile. È pallido e ha gli occhi gonfi e lucidi. « Hai fatto amicizia senza di me? » si lagna, facendo ridacchiare gli altri e presentandosi subito dopo.
Quando escono da quel vicolo buio Fedez nota che Gennaro in realtà ha due enormi e celesti occhi a palla e i capelli biondo cenere, e che Alessio, invece, ha gli occhi scuri e piccoli e un sorriso dolce.
« Vivete qua? » chiede Mika, il suo lato socievole ha evidentemente ripreso vita. Sembra stare meglio, ora, ma le sue risatine isteriche e le frasi prive di senso dette ogni tanto, dimostrano quanto ancora sia brillo.
« Siamo di Napoli » risponde Gennaro.
« Ma fino ad agosto staremo in Inghilterra. È il nostro viaggio dei diciotto anni » continua Alessio, ed è quasi inquietante il modo in cui si completino le frasi a vicenda, quei due.
« Noi viviamo a Milano » prende parola Mika, di nuovo,« ma stiamo lavorando al pub di mio zio, qua ad Holmes Chapel ».
« Holmes Chapel? Ma stai scherzando? È dove abbiamo affittato le camere dell'hotel, oh Alè! » si agita Gennaro, strattonandogli il braccio.
Alessio lo allontana da sé, per l'ennesima volta, e Fedez non può non farci caso, i suoi gesti sono comunque gentili, quando si tratta del biondo.
Però, è impressionante quanto sia piccolo il mondo, pensa il ragazzo tatuato.
O l'Inghilterra.
Insomma.
« Quando pensavate di tornare in paese? » chiede loro Alessio, alzando le sopracciglia scure.
« Oh, comunque lui mi ricorda troppo qualcuno » lo interrompe il biondo, indicando Fedez e credendo di sussurrare, forse.
Beh, non ci riesce, visto che Fedez lo sente benissimo.
« Genn… »
« Dai, quei capelli così, e quei tatuaggi, e quel piercing sopra il naso, in mezzo alle sopraccicci » continua, indicandosi le sue, di sopracciglia.
Alessio e Fedez scoppiano a ridere.
« Perché ridete? » dicono all'unisono Gennaro e Mika e davvero, non ce la possono fare.
« Pensavamo di fare after, comunque, siamo venuti col pick-up dello zio di Mik. Non era una… tappa programmata, questa » spiega Fedez e lo sguardo che gli rivolge il riccio è abbastanza.
Di colpo tutti i ricordi di qualche ora prima si incasinano nella sua mente e lui sente caldo e l'inspiegabile bisogno di avvicinarsi a Mika un po' di più.
« In realtà anche noi, pensavamo di fare after » dice Alessio, grattandosi la testa.
Il punto è questo: sono stati tutti e quattro dei cazzoni irresponsabili che ora sono stanchi, mezzi sbronzi e non sanno dove dormire.
« Possiamo stare nel pick-up » propone Mika, sorridendo esageratamente, « Staremo stretti ma meglio che qui al freddo. E poi domani vi accompagniamo a casa ».
Fedez potrebbe anche fingere di offendersi per non essere stato interpellato, prima che Mika decidesse per entrambi, ma la verità è che quei ragazzi sono simpatici e, se non l'avesse proposto il riccio, l'avrebbe fatto Federico stesso. Forse.
Neanche per un attimo lo sfiora questo piccolissimo, minuscolo pensiero: quella situazione è abbastanza inverosimile e, tutti e quattro, si stanno praticamente fidando ciecamente di sconosciuti.
Ma va bene così, l'alcool ti rende più fiducioso, a volte.
Per un attimo, comunque, ha quasi paura di non ricordarsi dove diamine abbiano parcheggiato la macchina. Ma poi eccola lì, vernice rossa e tutto il resto.
Fedez tira, di nascosto, un sospiro di sollievo.
Entrano nell'abitacolo del pick-up e , sono dannatamente scomodi e , stanno dannatamente stretti, ma c'è freddino quindi quel tepore non è del tutto spiacevole.
Quando si scambiano la buonanotte, così vicini e con addosso la copertina - che, fortunatamente, lo zio Zack tiene sempre a portata di mano, nel pick-up – a Fedez sembra di far parte di una piccola famiglia di coniglietti.
Scuote la testa e, dopo aver messo la sicura, infila sotto la coperta le mani, perché sono gelide.
Fottuto freddo.
Prima di addormentarsi, non che ci voglia molto in ogni caso, le ultime cose che percepisce sono il respiro di Mika, accanto al suo, e la mano del riccio che scivola piano piano vicino alla sua e che, lentamente, quasi facendogli il solletico, intreccia insieme le loro dita.








Angolo dell'autrice
Allora, vediamo se mi ricordo tutte le cose importanti.
Questo capitolo è stato scritto esattamente questa mattina/pomeriggio, ma l'ho finito di revisionare solo ora.
Ed è assolutamente un regalo per voi, perché dopo sei capitoli, solo sei, questa storia ha raggiunto le 49 recensioni.
49.
Per non parlare delle duemila e passi visite al primo capitolo, e delle mille al terzo.
MA STIAMO SCHERZANDO.
Quando me ne sono resa conto mi sono quasi messa a piangere, voi non capite.
Quindi davvero, se sei arrivato/a fin qui e non ti sei ancora stufato/a sappi che con la tua pazienza stai occupando un piccolo posticino nel mio cuore ahahah.
Mi sento di ringraziare, di nuovo, ogni singola persona che perde il suo tempo (e la sua sanità mentale, immagino) per colpa di questa storia.
Ora, evito di ripetermi (GRAZIEANCORA) e faccio alcune osservazioni veloci sulla trama.
Ci sono delle cose che ho volutamente preso dalla vita reale, per esempio l'insulto di Federico a Joseph. (Per chi non lo sapesse, Fedez l'ha scritto in un tweet in risposta a Salvini, e poi è diventato addirittura un verso di una sua canzone).
E poi c'è la frase che un Genn ubriachissimo dice ad Alex: "Sei un ananas".
Succede davvero, in un... video diary? Mi pare, comunque l'ho visto solo l'altro giorno e sono morta.
Quei due, oltre ad essere due fenomeni, sono shippabilissimi insieme.
(Ed ecco che il mio spirito da shipper compulsiva è sorto, di nuovo).
Comunque, ho voluto inserire gli Urban come personaggi "secondari" perché, e qui rispondo pubblicamente alla richiesta di una lettrice, ho intenzione di descrivere anche ambientazioni differenti dalla solita del bar e niente, mi chiedevo solo che impressioni vi avessero fatto e - insomma, senza giri di parole - se vi è piaciuta, questa loro iniziale presenza all'interno della storia, oppure no ahahaha.
Il Pollaio non esiste a Liverpool, non che io sappia, almeno. Però questo pub, per fortuna o sfortuna, è poco distante dal posto in cui sto abitando ultimamente e vi giuro che è quasi esattamente come l'ho descritto nella ff: un macello, noccioline comprese!
La canzone che Mika e Fedez sentono al Pollaio, quella di cui ho scritto il testo, è Feel Again, comunque, degli OneRepublic.
Io la adoro e mi ci sono fissata per settimane, anche se non è il genere di canzone che ascolto di solito, perché preferisco quelle lente e tristi ma vabE, sto divagando.
E ora, la scena Midez.
Tutti l'aspettavano, tutti la volevano. Mi rendo conto che, alla fine, sia solo una pomiciata in grande stile, ma, abbiate pazienza, davvero.
Le cose cambieranno a poco a poco. E non ho assolutamente intenzione di lasciare tutte le scene slash agli ultimi capitoli, come supponeva qualcuno. (Non sono così insensibile ahahah).
Quindi, complessivamente: cosa pensate di questo capitolo?
E' lunghissimo, comunque. Me ne sono accorta solo dopo, tra l'altro, quando ho dovuto rileggere tutto, per controllare e correggere eventuali errori.
Tipo che non finiva mai.
Sono abbastanza emozionata, in ogni caso, (nooo, non si era capito) e nulla, aspetto come sempre i vostri pareri e consigli.
Buonanotte!




 
  
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