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Autore: AuraNera_    13/12/2015    5 recensioni
I Pokémon Leggendari non possono scomparire. I Guardiani devono salvaguardarli. Ma il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Dal capitolo uno:
“Tutto in me è bianco. Bianca la pelle. Bianchi i capelli. Bianche i vestiti che indosso. Solo i miei occhi interrompono il monocrome che mi compone. Il bianco è un colore vuoto, per questo mi caratterizza. Ma, come un foglio bianco, spero che anche la mia anima venga colorata con nuove emozioni derivanti da questo viaggio. Un viaggio che mi porterà lontano. Mi chiamo Ayumi Sato. E sono la prima guardiana delle leggende.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Capitolo 33 – L’inatteso Aiuto


_Rovine Sinjoh_


Era strano volare su qualcuno che non fosse Articuno. Ayumi era abituata al piumaggio morbido e freddo della Leggendaria, come la neve appena caduta. Era abituata allo sbattere delle sue ali grandi e forti e al suo volo tranquillo, mentre percepiva l’umidità nell’aria dietro si sé che si congelava.
Invece, accucciata sul dorso del grande Noivern che Shinseina aveva richiamato, non si sentiva propriamente a sua agio. Il Pokémon batteva le ali sottili più velocemente e usava le onde sonore per aumentare la sua velocità. Ayumi lo percepiva quasi come un fastidio, ma si era rassegnata. Nessuno avrebbe mai eguagliato la naturalezza che accompagnava i voli suoi e della Leggendaria, poiché nessuno aveva quell’intesa tra loro due.
L’albina si chiese se, di fianco a lei, Shinseina avesse lo stesso problema. Chissà se aveva mai volato con la sua Leggendaria, in realtà. Non ne avevano mai parlato, a dirla tutta.
Len e Seoyun volavano vicini invece, chiacchierando per ingannare il tempo, le parole inudibili per l’albina che stava volando davanti a loro. Moltres e Zapdos, invece, erano stranamente silenziosi, invece che bisticciare come loro solito.
La Guardiana dei Venti Gelidi diede qualche pacca sul collo a Noivern, e quello ringhiò contento, un sordo brontolio che percepì, più che udirlo, dalla cassa toracica del Pokémon. Sorrise appena, per poi indirizzare lo sguardo sotto di lei, in direzione della spessa coltre di nubi bianche. Sopra di loro, il cielo era azzurro, ma il sole non scaldava a sufficienza, facendo irrigidire le loro mani da freddo.
Ayumi fece avvicinare Noivern allo Swanna sul quale viaggiava Shinsè.
“Quanto manca all’arrivo?” chiese, un po’ nervosa.
“Non molto. Percepisco già l’aura di Sharda” riferì l’altra. Comunicavano leggendole labbra dell’altra più che sentire il discorso, ma entrambe afferrarono il concetto. Ayumi si allontanò di nuovo, proprio mentre anche lei iniziava ad avvertire qualcosa.
‘Articuno...?’


Faceva freddo. La neve cadeva a spessi fiocchi candidi che andavano a formare uno strato fresco. Il freddo e il bagnato prodotto dalla neve rendevano le rocce scivolose.
‘Rischiamo di scivolare e ruzzolare e farci scoprire’ rifletté Seir, mentre spostava attentamente il peso da una gamba all’altra. Osservava con sguardo a metà tra l’incuriosito e lo scettico le Rovine. Quello che sembrava un tempio antico, ridotto a un cumulo di macerie ma ancora molto, molto imponente. Sospirò silenziosamente.
Di fianco a lei, Shirley muoveva le labbra senza emettere suono, gli occhi socchiusi e concentrati. ‘Chissà di che cosa sta parlando con sé stessa” pensò la ragazza, ghignando appena. Era una peculiarità di Shirley il brontolare a d assente o mezza voce tra sé e sé. Una caratteristica che aveva sempre divertito la Guardiana degli Oceani e che riusciva a farla sorridere anche in un momento come quello.
Alzò gli occhi bicromi al cielo, sbattendo le palpebre molteplici volte a causa della neve. Le piaceva la neve, ma a Spiraria non nevicava molto, così aveva avuto poche occasioni per vederla e percepirla. Le piaceva la dimensione di silenzio che creava, le permetteva di sentire molti suoni, anche se ovattati dal manto candido stesso.
Kurai aveva appena sbuffato, contrariato, il volto nascosto dall’ombra del solito ampio cappuccio. Ciononostante, si percepiva la sua irrequietezza. Effettivamente, anche Seir si era più volte domandata cosa cavolo stessero aspettando. Era stata un’azione così frettolosa, organizzata con dei ritmi serrati... e se ne stavano fuori a ghiacciarsi, in attesa di chissà che cosa.
Decise di interrompere l’attesa, contattando i Guardiani vicino a lei telepaticamente.
- Ragazzi... perché siamo fermi immobili da così tanto tempo? Non penso che dei ghiaccioli di Guardiani riusciranno a salvare Dialga – disse, con uno sbuffo.
- Mi dispiace ammetterlo, ma sono d’accordo con lei – ammise Kurai.
- Stiamo controllando la zona, setacciandola da cima a fondo con il pensiero... o almeno, questo è ciò che fanno Shirley e Marisio. Noi aspettiamo e basta – rispose Shiho.
- Sì, ma che palle – fu il commento spontaneo di Seir.
- beh... dopotutto non possiamo buttarci alla cieca. Chissà quante persone ci sono dentro, dove è Dialga e tutta questa roba qui... – spiegò di nuovo Shiho.
- Almeno funziona? – chiese questa volta Rein.
- Eh, bella domanda – rispose la Guardiana della Verità. Il silenzio calò di nuovo nelle loro menti. – Articuno, là sopra va tutto bene? – domandò ad un certo punto la ragazza.
- Non ne sono sicura. Il vento porta strane energie con sé – rispose la Leggendaria.
- In che sens... – ma Seir non completò la frase.
- Ragazzi. Non si capisce nulla, ci sono dei sensori che respingono ogni nostro tentativo di setacciare la zona – interruppe Marisio, la voce infastidita.
- Quindi che si fa? – chiese Rein. Neanche il tempo di rispondere che Shirley si alzò levitando e evocò due onte d’urto facendo leva sul suo doppio tipo Drago e Psico. Le due guardie poste a sorvegliare l’entrata del tempio, furono sbalzate contro le rocce, ed evaporarono. Erano delle Ombre.
“Si attacca” rispose infine Shirley. Poi, tutti i Guardiani corsero all’interno dell’antica struttura.


Articuno sospirò. L’attacco era iniziato nel modo più avventato possibile. La Leggendaria era preoccupata, perché sentiva delle aure potenti. Ma non provenivano dall’interno della struttura, bensì dall’esterno.
“Articuno” la chiamò Rayquaza.
“Voi andate. Ci penso io qui” rispose seria.
“Non fare cavolate per favore. La tua vita è preziosa, come le nostre” acconsentì Latios, prima che la lasciassero sola.
La Leggendaria del Gelo sospirò. Dalle parole di Latios sembrava che credessero che Ayumi era morta. Ma lei lo avrebbe percepito se fosse stata così, ne era sicura. L’anima umana dentro di sé era quieta, ma viva.
Vicina.
Articuno alzò gli occhi e iniziò a volare in fretta in direzione di quelle aure. Ayumi era lì. Ma non era sola. Altre tre persone volavano con lei.
“Zapdos... Moltres!” esclamò sorpresa. I due Miraggi Alati la salutarono, a disagio, mentre si tenevano in equilibrio sulle correnti con i rispettivi Guardiani sulla schiena.
Al loro fianco, su un comune Noivern, stava Ayumi, i capelli candidi e sciolti che si libravano con lei nel vento. Pareva volare da sola nell’aria. Articuno sapeva che il suo posto era accanto a lei, al posto di quel comune Pokémon, a sfidare gli sferzanti e freddi venti. Eppure muoversi era difficile. Non riusciva ad avvicinarsi alla Guardiana che, posata, la osservava con i suoi occhioni lilla striati di celeste, così espressivi, come quando era bambina.
La Leggendaria realizzò che non la conosceva affatto. Dai suoi occhi sgorgarono calde lacrime. “Ayumi” la chiamò. L’albina stette in silenzio, non rispose. Piuttosto, guardò la strana ragazza al suo fianco, quella dai capelli celesti.
“Sei dalla mia parte, Articuno?” chiese, fredda infine.
‘Che cosa significa? Chi è quella ragazza? La sua aura... è potentissima, segreta, terribile ma gentile... non la comprendo... che cosa succede? Perché Ayumi, Zapdos e Moltres sono con lei?’ si chiese, spaventata. Prese un respiro tremante. Aveva fatto soffrire molto quella ragazza. Ora doveva farle fiducia. E anche ai suoi fratelli.
Chinò il capo. “Sono con te” rispose. Noivern si avvicinò e Ayumi saltò agile sulla sua groppa.
“E allora andiamo” disse, prima che si unissero, i loro cuori perfettamente in armonia nonostante la lontananza e la scarsa conoscenza dell’aura Umana. Anche gli altri due Guardiani dei Miraggi Alati si fusero assieme: Seoyun aveva le fiamme tra i capelli, braccialetti e cavigliere infuocate, un paio di leggins neri a tre quarti, una canotta di un rosso aranciato che le lasciava scoperto il ventre e, appesa tramite due anelli dorati all’elastico dei pantaloni, una stola di stoffa rosso scuro che le svolazzava attorno, il tutto completato dalle grandi ali infuocate che le spuntavano dalle scapole; Len, con le ali anch’esso, aveva dei larghi pantaloni blu scuro e una maglia che metteva in risalto il fisico asciutto gialla. I capelli avevano assunto notevoli ciocche nere e l’intera sua persona sembrava emanare scintille.
Il Noivern era volato via, scomparso, mentre Shinseina non aveva variato di un millimetro la sua espressione facciale. “Dobbiamo andare. Sharda ci sta chiamando” disse semplicemente.


Sharda, Unito a Cobalion, aspettava, basandosi solo sulle sensazioni, il gruppo di Guardiani in volo. Nel frattempo, osservava con i suoi penetranti occhi gialli l’entrata del tempio. Contava i secondi con calma e allo stesso tempo irritazione, derivanti dall’anima Leggendaria e da quella Umana, che contrastavano, ma si accettavano.
Sharda sospirò, il suo fiato si condensò in una pallida nuvoletta di vapore. Per sua fortuna, i tipi acciaio come lui non avevano problemi a sopportare il freddo, e il tipo Lotta gli conferiva un fuoco dentro sempre accesso, i muscoli sempre caldi, pronti a scattare e attaccare a ogni minima minaccia. Anche in quel momento era in una posizione di guardia, l’immancabile bastone stretto tra le mani, due spade appese a una cintura fissata in vita, una specie di misto tra una casacca e un’armatura come vestiti.
Portava degli stivali, tipo degli anfibi color del metallo, dei pantaloni comodi ma di una stoffa piuttosto rigida e pesante che componeva anche la maglia a collo alto e rigido. Su quest’ultima erano fissate delle placche ferrose dorate, che andavano dalle scapole fino alla parte alta della schiena. Sul davanti, invece, scendeva sul petto una stoffa bianca, leggera, che svolazzava ad ogni alito di vento. Quel particolare lo faceva sembrare a un dipinto di quei signorotti duellanti del passato. Per ultimo, dalla fronte partivano quelle che sembravano due corna , che  costeggiavano le tempie e terminavano poco più avanti con una punta acuminata.
All’inizio Sharda si era stupito di quell’abbigliamento, lo trovava particolarmente pittoresco, ma ci si era abituato in fretta.
Era così che sopravviveva.
“Era ora” borbottò quando Shinseina lo affiancò.
“Abbiamo incontrato Articuno. Per questo abbiamo impiegato più tempo del previsto... ma gli altri Guardiani hanno già assaltato la struttura, quindi credo che la situazione sia rimasta invariata”. Il ragazzo assentì, prima di iniziare a marciare sulla neve verso l’entrata che a lungo aveva fissato.
Dietro di lui seguivano Shinseina, che anche senza la presenza di Angeallen aveva assunto a forma dell’Unione: il vestito troppo grande per lei era stato sostituito da uno della sua misura, candido, che le arrivava al ginocchio e dalle spalline più scure, mentre al collo aveva un nastro nero a mo’ di collana. Dalle scapole le spuntavano quattro ali due più grandi e due più piccole, mentre ai lati del capo si vedevano quelle stesse particolari piume del suo leggendario.
Articuno rimase molto sorpresa dall’avvenimento, ma non ricevette alcuna spiegazione dalla sua Guardiana, che avanzava con passi leggeri e veloci sul manto candido di neve fresca. Dietro di lei venivano Yun e Len, fianco a fianco, con il fuoco proveniente da Moltres che scioglieva la neve facilitando loro il passaggio.
Shinseina sospirò, una volta che arrivarono di fronte alla porta. “Pronti?”
Seoyun sorrise ironica. “Andiamo ad arrostire qualche deretano” ghignò, mentre le fiamme sui suoi polsi divampavano più potenti.


“Adesso spiegatemi a che serve tutto questo plotone di gente se alla fin fine basta solo che Kurai faccia il suo trucchetto da incantatore e puf! tutti che dormono” borbottò Seir, mentre calpestava e si puliva le scarpe in modo teatrale sora ad una recluta addormentata e sconvolta dagli incubi.
Shirley, scrollò le spalle. “Quella dorme addirittura in piedi” commentò atona, indicando con un cenno del capo una giovane ragazza che sostava di fronte a una porta, prima di spostarla in modo non eccessivamente delicato con la telecinesi.
“Così è nettamente più veloce Seir. E poi, non dimenticare che non conosciamo nulla dei nostri nemici. Potrebbero esserci anche Guardiani di qualche genere tra le loro cerchie” rispose Marisio.
“Oltre a Ghecis, Elisio e compagnia bella?” domandò la Guardiana degli Oceani.
“Direi che la compagnia bella in questione necessita di approfondimenti” concluse Rein, secco.
L’interno del monte era vuoto, fatta eccezione delle due guardie poste all’entrata tramortite da Shirley. Tuttavia, esattamente al di sotto della sala centrale, c’era un enorme ed intricato complesso di corridoi tutt’altro che antichi. Lì avevano nascosto Dialga.
Non c’era modo per loro di rintracciare il Leggendario, per cui stavano decisamente girando a caso, addormentando tutti sul loro cammino e combattendo quel minimo necessario. Per eseguire questa operazione, avevano dovuto lasciare Kurai all’ingresso del luogo, affinché potesse scagliare il suo potere ovunque senza sprecare troppe energie inutilmente.
“Ci stanno prendendo in giro. Questo posto è ingannevole, un vero dedalo” sbottò Shiho, incrociando le braccia nelle sue ampie vesti candide da sacerdotessa, date dall’Unione. La collana di perle che aveva al collo tintinnò a quel movimento, mentre la folta coda di cavallo trattenuta da un paio di nastri seguiva ogni suo movimento.
Marisio non diede troppo peso all’affermazione scarsamente fiduciosa e si piazzò di fronte a una posta metallica chiusa. Serviva un codice per accedere.
“Un codice è sempre una cosa buona” rifletté.
“La sfondiamo?” propose Seir. La sua Unione la faceva assomigliare vagamente a una surfista, in una muta blu acceso striata di luce pulsante rossa, che si allungava fino alle braccia nude, sale quali spuntavano anche delle sporgenze tipo pinne all’altezza dei gomiti. La stessa cosa accadeva sulle due caviglie, da dove prendeva forma la coda.
“Nessuno di noi ha il potere di piegare il metallo, vero?” chiese Shiho, già pronta con un globo di fuoco in mano, essendo già a conoscenza della risposta.
“Io sì” rispose una voce profonda alle loro spalle.


“È una statua?” chiese Seoyun, rivolgendosi al gruppo indicando con un cenno il ragazzo corvino che stava fermo immobile, gli occhi chiusi e con braccia e mani stese parallelamente al suolo.
“Lo conosco, è uno dei Guardiani del Paradiso Parallelo. Si chiama Kurai Miura, è il Guardiano degli Incubi” rispose Ayumi.
“Sta usando il suo potere per addormentare tutti i nemici presenti in quei corridoi. A proposito: non riesco naturalmente a sentire Dialga, ma qui sotto c’è qualcuno di veramente pericoloso, e i Guardiani ci si stanno avvicinando sempre di più” informò Shinseina.
“Fai spazio allora, piccolo raggio di sole” la invitò Sharda. Tutti e cinque presero a correre attraverso i cunicoli di ferro. Erano avvantaggiati rispetto all’altro gruppo, si persero meno volte e li raggiunsero in fretta.
Si bloccarono, nascosti dietro a un angolo, titubanti nell’approcciarsi a quel gruppo di ragazzi sconosciuti.
“La sfondiamo?” stava chiedendo una ragazza dai capelli blu e il corpo segnato da diverse scie di luce rossa.
“Ma è matta? Non ha mai sentito parlare di sistemi d’allarme?” sussurrò Len, accigliandosi appena. Ayumi, invece, sorrise lievemente. Tipico di Seir. “Nessuno di noi ha il potere di piegare il metallo, vero?” chiese un’altra, dai capelli chiari. Nel contempo, aveva acceso un fuocherello blu sul suo palmo, pronta a colpire la porta.
Fu allora che intervenne Sharda.
“Io sì” disse solamente. Tutti si voltarono sorpresi e sospettosi dall’apparizione di quei quattro sconosciuti. Ma la quinta persona che li accompagnava cancellò ogni sospetto.
“AYUMI” urlarono Shirley e Seir in coro, sbarrando gli occhi. L’albina sorrise.
“Lieta di vedervi” disse solamente. “Purtroppo, non abbiamo tempo per i convenevoli” riprese velocemente, prima che le altre due avessero il tempo di dire qualcos’altro. Fece un cenno al Guardiano del Giudizio Ferreo e questo scambiò un’occhiata con Len.
Il Guardiano di Zapdos alzò una mano e richiamò a sé l’elettricità. “Ho disattivato l’allarme” disse all’altro ragazzo, che annuì e, concentrandosi, fece un movimento con le mani quasi stesse tentando di aprire la porta con la sola forza bruta. Ma il metallo si piegò al suo volere, e loro entrarono.
La stanza era composta da un rettangolo e da un semicerchio attaccati di base. Il rettangolo conteneva un sacco di macchinari loro e il loro nemico, che gli dava le spalle, intento a osservare Dialga, sofferente, privo di forze e rinchiuso in una sorta di campo di forza all’interno del semicerchio.
“Benvenuti, Guardiani” disse calmo l’uomo, girandosi.
“Elisio” replicò con lo stesso tono Ayumi.
“Mi ricordo di te. Pensavo di avere a che fare con una persona intelligente, e invece... avevo voluto darti un piccolo indizio sulla mia prossima mossa, ti avevo detto che avrei giocato con il tempo. Tuttavia, dimenticavo che tu, assieme a tutta la tua combriccola, siete solo marionette nelle mani di delle potenze sovraumane, in modo figurato, naturalmente, almeno nella maggior parte dei casi. Inoltre, credo ti interesserà sapere come siamo riusciti a prendere il Tempo”. Piantò gli occhi in quelli dell’albina, come se stesse parlando solo con un pubblico da lei solo composto. “Celebi. Il suo Guardiano, l’unico Guardiano delle Leggende dalla nostra parte, ha manomesso i portali, dopo che siamo riusciti ad impossessarci del Leggendario stesso. Purtroppo per noi, Quel maledetto esserino custode dei Portali ha ucciso il suo stesso contraente. Impensabile vero?” continuò, senza nessuna fretta. Sembrava che stesse esponendo una ricerca, il suo tono  non lasciava trasparire nulla.
“Questo è stato il suo giudizio. Come hai detto tu, noi siamo delle marionette. E non ho mai sentito dire a nessuno che un burattinaio, insoddisfatto della sua opera, non possa distruggerla” Ayumi fece un gesto veloce con la mano, fendendo l’aria.
L’altro rise, senza nessuna particolare emozione. “Giusto, è una teoria interessante. Mi piacerebbe parlare con te ancora, ma purtroppo penso che entrambi abbiamo obbiettivi ben diversi”. Diede nuovamente le spalle al gruppo di Guardiani. “Osservate! Guardate la forza distruttiva e dirompente del Leggendario del Tempo!” esclamò, spalancando le braccia. Quasi si fosse sentito chiamato in causa, Dialga alzò la testa e ruggì, un verso carico di dolore, tristezza e rabbia. L’acciaio che componeva il suo corpo sembrava essere più scuro del normale, e le striature che componevano il suo corpo erano aranciate invece che azzurre.
“Corrotto” sussurrò Shinseina, affiancando l’albina che annuì.
“Questa è una trappola, cari miei. Vediamo quanto saranno veloci le vostre menti nel trovare una situazione. Non avete l’eternità, perché Dialga stesso ve la sta togliendo. Il suo potere si libererà, senza controllo e vi prenderà. Provateci, è la mia sfida” ghignò.
Ayumi e Shinseina si scambiarono una fugace occhiata e la Guardiana dell’Estremo Confine annuì, facendo un passo indietro.
“La vita e l’equilibrio non sono un gioco e una sfida” disse l’albina, per poi inchiodare i suoi occhi rossi in quelli dell’uomo. “Stolto”.
In contemporanea all’ultima parola, spuntoni di ghiaccio attraversarono il corpo di Elisio che strabuzzò gli occhi, sorpreso, prima di accasciarsi a terra, morto.
Nessuno disse nulla, osservando attoniti la freddezza di quel verdetto. Poi, un altro urlo di Dialga li distrasse.
- Shinsé. Se noi liberassimo da quel congegno Dialga, Angeallen o tu stessa riuscireste a bloccare il suo potere prima che questo ci faccia fuori? Come avete fatto con me? - chiese telepaticamente l’albina alla Guardiana della Vita e della Morte.
- È un procedimento diverso. Con te abbiamo solo bloccato un processo suicida, attenuando la tua rabbia e il tuo dolore, dirompenti e incontrollabili perché non sapevi in che proporzioni provarle. Dialga invece... a occhio e croce sta riassorbendo il proprio potere che sta espellendo dal proprio corpo, ma che rimbalza contro le pareti dello scudo e torna indietro. Bisognerebbe fare in modo che liberi il potere in eccesso. – rispose la ragazza, pensierosa.
- Lo puoi fare? –
- ...lascia fare a me. Voi pensate a distruggere quella pericolosa bolla di sapone -.
“Ragazzi” disse Ayumi girandosi a guardare il gruppo di Guardiani. “Dobbiamo rompere quello scudo” disse pacata.
“È un suicidio. Se non esplode quello, verremmo spazzati via dal potere di Dialga” si oppose Fidatevi di me” rispose sicura la ragazza. L’altro lanciò una risata  ironica.
“Certo. Fidarti di te, quando tu ci hai abbandonate, distruggendo un pezzo della dimensione. A dirla tutta, non so cosa mi abbia spinto a fidarmi di te anche prima. Per colpa di questa schifosa situazione, Fujiko è morta! Lo sapevi questo?” urlò, le lacrime che pizzicavano i suoi occhi. Delle fiamme iniziarono a coprire la sua pelle.
Ayumi assottigliò le palpebre, mentre gli occhi si scurivano al di sotto di esse. “Ne sono consapevole” sibilò, mentre ai suoi piedi si formava uno strato di minacciosa brina oscura.
“Ayumi” la richiamò preoccupata, ma con fermezza Seoyun. L’albina si riscosse, e il ghiaccio si sciolse immediatamente. Allora, La Guardiana dei Venti Roventi riprese. “Se non vi fidate, siete liberi di andarvene. Io riesco a percepire attraverso il tuo fuoco, la tua codardia. Scappa allora. Io resterò qui, a combattere. So cosa significa perdere una persona cara, ne ho perse anche io, sono morte davanti ai miei occhi. Eppure io mi sono rialzata, ho asciugato le mie lacrime e ho proseguito. E sarei pronta a rifarlo” dichiarò con una punta di fierezza, lanciando una fugace occhiata a Len. Lui le sorrise appena, per poi tornare serio e proseguire con il discorso.
“Approvo. Quindi, ora, se non vuoi collaborare, credo che l’uscita sarà più facile per te da trovare. Vai. Intanto” si rivolse ad Ayumi, “Ti interesserà sapere che quello scudo è un misto di elettricità, potere psichico, oscuro e spettrale e... altra roba tutta mescolata. Insomma: un vero casino. Da solo posso indebolirlo, ma non farlo andare in blackout” disse.
Rein non si mosse dal suo posto, frustrato e sconfitto e ascoltava le persone andare avanti lasciandosi il passato alle spalle. Qualcuno gli mise una mano sul gomito e gli occhi rossi del ragazzo si scontrarono con quelli azzurri di Shiho.
“Devi prendere la tua decisione Rein. Io ho promesso che ti sarei rimasta accanto, a controllare che tu non faccia nulla di terribilmente stupido” gli disse, semplicemente.
“Mi aiuterai?” chiese. La Guardiana della Verità sollevò un sopracciglio. “Mi aiuterai ad andare avanti?” riformulò il ragazzo.
“Ci proverò senz’altro. Il resto dipende da te” rispose. “Non ti permetterò di dimenticare però. Perché se la mente scorda, il cuore e la psiche non lo fanno. Ti rimarrà sempre questo senso struggente anche se la memoria dimentica. Invece, tu puoi sorpassarlo e allora la memoria non conterà più tanto” disse. Il ragazzo annuì e si diedero la mano, in segno di accordo.
“Bene. Ora che ci siamo tutti...” li interruppe Yun, che li osservava con un mezzo sorriso soddisfatto sul volto. “Facciamo saltare in aria questa cosa”.
“Dobbiamo aprire solo un piccolo spiraglio. Tutti dobbiamo andarci contro, chi assorbendo chi tentando di abbattere la barriera. Pronti?” disse Shirley.
“Attacchiamo”.
La barriera era incredibilmente resistente. Shirley, Len e Sharda erano gli unici che assorbivano, mentre gli altri attaccavano. Tutti tranne Shinseina, che aspettava, concentrandosi, il momento in cui avrebbe dovuto agire sul potere del Leggendario.
Finalmente, dopo un attacco combinato di fuoco rosso, blu e arcobaleno, si aprì una minuscola fessura, annerita ai bordi. Ayumi rincarò la dose, trapassando la barriera da parte a parte con una lancia gelata. Da l’, con un gesto secco delle mani, la fece aumentare di dimensioni e la forò al centro.
Il dolore del Leggendario raggiunse tutti, s’infiltrò nelle meni e nelle anime dei ragazzi, che traballarono o scivolarono a terra, le mani scioccamente a coprire le orecchie. Sentivano sulla loro pelle ogni singolo cataclisma avvenuto  nei corsi degli anni, sentivano urla, pianti, sentiamo i secondi che passavano sulla loro pelle, che a momenti sembrava quella di un neonato, a momenti quella di un anziano raggrinzito.
Poi, la sensazione cessò di colpo.
Shinseina aprì gli occhi, consapevole che non era più unica nel suo genere. Di fronte a lei stava una ragazza sui diciassette anni, vestita con abiti stravaganti, quasi futuristici che sembravano fatti di ferro, con una pietra blu incastonata sul petto. I capelli corvini erano tagliati piuttosto corti, in una sorta di caschetto più lungo sul davanti, che terminava in due lunghe punte che, sfiorandole le guance, arrivavano fino alle clavicole. Dalle punte in su sfumavano tutti di celeste fino a metà della loro lunghezza. La ragazza aprì gli occhi, che si rivelarono essere bicromi. Uno, il sinistro, era azzurrissimo, tanto da sembrare bianco, il destro era invece nero, non si distinguevano iride e pupilla.
Alle sue spalle, Dialga si era risollevato con fatica, e osservava sorpreso il frutto del suo stesso potere.
“Benvenuta” disse Shinseina, in tono leggero. “Anneke Raven, Guardiana del Tempo”.


“Non guardarti indietro e vattene, pregherò per te. Non cercarmi di nuovo, continua la tua vita, perché non ho rimpianti dell’amore che ho provato per te... quindi ricorda solo i momenti piacevoli”.


Angolino nascosto nell’ombra
Ok. Okno. Ahhahahahahaha
Siamo tornati all’aggiornamento casuale genteeeeee!
Mi addolora, ma ho avuto qualche problema nell’ambiente scolastico. Ossia: estrema caricatura di compiti e quant’altro. Ordunque, scusate, ma questa storia tornerà casualmente quando meno ve lo aspettate *risata malefica*
Se la sto snobbando? Un pochino, lo ammetto. Ma ho altre priorità, scusatemi.
Allora. So cosa direte riguardo al capitolo: “Oh mio dio, l’ennesima Guardiana femmina della storia”. Sì, esatto. Però c’è da dire questo: Anneke non è stata creata per questa storia, ma per un’altra, dove avevamo concordato che il personaggio sarebbe stato proprio una ragazza di diciassette anni. Che poi io abbia deciso di metterla senza cambiare nulla, scelta mia e pigrizia mia, no? 
Poi. Inizialmente volevo che Dialga, sentendosi minacciato, richiamasse la sua Guardiana (ordinaria, in quel caso, mezza umana e mezza mica tanto) da una dimensione temporale alternativa. E, sorpresa delle sorprese, anche Marisio doveva sbucare fuori da l’, per un qualche motivo.
Poi ho cambiato tutto. E Shinseina ha salvato il culo a tutti anche questa volta.
Rein ha risolto le sue paranoie e chissà se non ne verrà fuori qualcosa con Shiho. Non guardate me ahaahahhaha
A proposito di questo è l’ultima frase di una canzone che ho conosciuto poco prima di scriverlo. Una canzone depressa di un gruppo (naturalmente coreano, conoscendomi da brava fangirl che sono) che fino a questo momento non mi convinceva. Per le canzoni, perché poi sono cinque idioti e mi stanno simpatici.
Se qualcuno vuole sapere il sub ita completo, la canzone è Haru Haru dei Big Bang. E io stavo morendo di feels quando mi salta il campanello.
Insomma, tutta questa pappardella per dirvi che quella della frase è Fujiko che da un ultimo addio a Rein. Lei sa e vede tutto attraverso gli occhi di Shinseina. O almeno, a me è piaciuto pensarla così.
....ho bisogno di qualcuno che mi dica che sono depressa? Tipo uno psicologo bravo? Questo dipende da voi.
Ciaooo (?)


Aura_

  
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