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Autore: giambo    13/12/2015    2 recensioni
Un bacio strappato a tradimento. Un'incomprensione tra due amici che, improvvisamente, si accorgono che c'è dell'altro, e che non sanno se vogliono scoprire fino in fondo cosa il loro cuore sente veramente.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: GoGo Tomago, Hiro Hamada, Honey Lemon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soddisfatto del servizio

 

 

GoGo mosse con decisione il polso destro, dando un'ulteriore accellerata al suo bolide a due ruote, superando ogni limite di velocità e di buonsenso e guadagnandosi i rimproveri di qualsiasi vigile urbano che incontrasse.

Vaffanculo. Pensò, mentre eseguiva una pericolosa curva a destra, sfiorando per qualche istante l'asfalto con il ginocchio ed il gomito. A volte trovava fosse una benedizione aver installato delle sospensioni elettromagnetiche alla sua moto. Senza di esse, difficilmente le leggi della fisica le avrebbero concesso di superare i trecento chilometri all'ora con quella facilità, ma quella mattina la ragazza non era dell'umore adatto a gustarsi la sua invenzione. L'aspettava una giornata schifosa, ne era sicura. Saperlo però, non era di grande consolazione.

Quando infine, con una sterzata che, ne era certa, avrebbe fatto morire di crepacuore Wasabi, si fermò davanti alla caffetteria della zia di Hiro, GoGo sputò la gomma che stava masticando, preparandosi in quel modo, alla sfida titanica che l'attendeva.

Al diavolo! Devo solo dargli la chiavetta con il progetto ed andarmene, non è difficile.

Forse non era complicato, ma si sentiva i piedi ricolmi di piombo, e la cosa non l'aiutava per niente. Se non fosse stata lei, avrebbe giurato che avesse paura.

Era tutto iniziato in modo normale, una cosa delle tante. Nel suo continuo sperimentare e lavorare, alla ricerca della velocità perfetta, GoGo si era accorta di una cosa: i propulsori di Baymax erano sì incredibilmente potenti e veloci, ma erano anche fabbricati in modo da sprecare un sacco di energia. Energia che poteva essere sfruttata molto meglio con qualche piccola variazione. Quando la ragazza ne aveva parlato a Hiro, il ragazzo si era molto interessato alla cosa, invitandola a lavorarci assieme sul progetto dei nuovi propulsori di Baymax.

All'inizio era andato tutto bene. Il lavoro era iniziato alla grande, ma poi si era arenato, quasi ci fosse qualcosa che mancava, un dettaglio che li sfuggiva. Tuttavia, quei pomeriggi e quelle notti passate insieme a lavorare erano diventate una simpatica routine, a cui nessuno dei due aveva deciso di rinunciare.

Almeno fino a quel giorno.

Infilandosi in bocca una nuova gomma, GoGo si incamminò infine verso il garage degli Hamada, convinta di trovarci Hiro a lavorare su qualche diavoleria robotica.

Le sue speranze, se così si potevano chiamare, non furono infrante: il giovane sembrava parecchio concentrato sullo schermo del suo computer, mentre scriveva freneticamente su un foglio di carta cifre e numeri a velocità fuori dal normale. Non appena l'atletica ragazza fece il suo rumoroso ingresso, lui alzò lo sguardo, fissandola sorpreso.

“GoGo! Oh...ciao! Che sorp...”

“A cosa stai lavorando?” gli chiese lei, mentre faceva scoppiare una bolla rosa sulle labbra.

“Beh...io...” il ragazzo sembrava veramente a disagio in presenza di lei. “Stavo riguardando il progetto sui propulsori di Baymax. Sai, credo di aver capito il motivo per cui...”

“Anche io.” lo interruppe lei. Successivamente, gli lanciò una chiavetta usb, dove c'era dentro il progetto a cui aveva lavorato freneticamente per tutta la notte prima. “Qui c'è la soluzione al tuo problema. Fine del progetto.”

“GoGo, io...” Hiro sembrava aver difficoltà a trovare le parole, specie quando vide lo sguardo freddo di lei.

“Ci vediamo per la ronda di stanotte.” fu l'unica cosa che disse lei, prima di andarsene.

Al ritorno, decise di correre ancora più forte, nel tentativo di lasciarsi alle spalle quella rabbia e quella confusione che aveva dentro, e che la stavano facendo impazzire.

Maledetto il momento in cui tutto questo è iniziato.

 

 

Quella sera, Honey Lemon aveva veramente poca voglia di fare la ronda. La sua giornata in laboratorio era stata un disastro. Non era riuscita a trovare una soluzione al suo attuale esperimento: rendere il tungsteno capace di reagire anche al freddo. Trovava che sarebbe stato veramente utile rendere le proprie armi da supereroe efficaci anche a temperature basse: fosse perché l'ultima volta che aveva inseguito un criminale si era ritrovata in una cella frigorifera, incapace di catturarlo, e costretta a scappare in modo vergognoso. Ovviamente, il raffreddore se l'era beccato.

Tirando su il naso, la bionda fece per scaldarsi una pizza precotta in micronde, era troppo giù di morale per mettersi a cucinare, quando il suo cellulare squillò con forza, distruggendole un timpano. Trattenendo a stento uno strillo esasperato, la ragazza aprì la conversazione.

“Pronto?” chiese, la voce chiusa e raffreddata.

“Sono GoGo. Ho bisogno di parlarti. Vediamoci al ristorante di pesce del tuo quartiere tra mezz'ora.”

“Ciao GoGo...ascolta, non credo di essere in grado di venire. Non mi sento troppo bene, e potrei anche saltare la ronda.”

“Sapevo che avresti detto di sì. A dopo.” e senza aspettare risposta, la mora chiuse la conversazione.

Honey fissò il display del proprio smartphone, incapace di pensare a qualcosa che non fosse un sonoro 'vaffanculo' da mandare all'amica alla prima occasione possibile. Che sarebbe stata tra mezz'ora, se lei avesse accettato di andare.

Odio la vita...pensò, mentre si rimetteva la giacca, e si infilava in tasca una scorta considerevole di fazzoletti. Generalmente era una ragazza allegra e disponibile con tutti, ma la malattia l'aveva resa più simile all'amica GoGo.

 

 

Quando Honey entrò nel ristorante del suo quartiere, un grazioso locale arredato in modo moderno, vide la sua amica GoGo seduta ad un tavolo, mentre fissava il vetro scuro, masticando la sua inesauribile gomma da masticare rosa.

“Alla buon'ora.” osservò la mora, mentre rivolgeva il suo solito sguardo strafottente verso l'amica.

“Come ti ho già spiegato al telefono, non sto troppo bene. E non credo di essere in grado a fare la ronda.” rispose la bionda, mentre si sedeva e tirava su con il naso.

“Sono commossa.” osservò GoGo. “Cosa prendi da mangiare?”

“Non lo so ancora...sai, con questo raffredore non è che abbia molta fame.”

“Ho capito. Ordino io per te.” ed ignorando le proteste dell'amica, la motociclista andò a parlare con un cameriere, ordinando per tutte e due.

“Ogni tanto, ma giusto solo una volta ogni tanto, ascoltare gli altri ti darebbe così fastidio?” borbottò Honey, sistemandosi gli occhiali.

Per tutta risposta GoGo le scoppiò una bolla in faccia.

“Lasciamo perdere...” sospirò la bionda. “Allora, di cosa volevi parlarmi?” chiese, soffiandosi il naso.

“Stamani ho visto Hiro.” spiegò l'amica. Immediatamente, l'espressione di Honey cambiò, diventando curiosa.

“E...”

“Non l'ho mandato affanculo. Ma gli ho fatto capire che se osa rifare una simile cosa, lo investo più volte di seguito con la moto.”

La bionda si schiaffò una mano in fronte, scuotendo la testa.

“Andiamo, GoGo. È solo un ragazzino, e per giunta ha solo noi. Il suo è stato un gesto impulsivo, non puoi perdonarlo?”

“Strano, credevo che tu ti occupassi di chimica, non di psicologia adolescenziale.”

“Hiro è adorabile. Personalemente, se fosse capitato a me, non avrei cercato lo scontro come hai fatto tu, ma sarei stata più comprensibile.”

“Sai, sono quasi convinta. Perché non vai a fare un test? Magari a te piace che ti ficchino un metro di lingua in bocca mentre sei al lavoro.”

“Bah! Ci rinuncio!” sbottò la chimica. “Sono troppo ammalata per fare da paciere. Prova con Wasabi, magari lui ha la soluzione.”

“Probabilmente cercherà un regolamento in proposito.”

L'occhiata che GoGo ricevette dall'amica non fu propriamente amichevole, ma in quel momento arrivò il cameriere con le loro ordinazioni, ponendo fine di fatto alla discussione.

Parlarono dei loro progetti durante la cena. GoGo accennò al fatto che stava cercando di migliorare le proprie sospensioni elettromagnetiche, ma che la cosa si stava rivelando ardua.

“Attualmente l'attrito dell'aria mi frena di ben un millesimo di percentile al secondo. Voglio provare a ridurlo ad un quarto della resistenza attuale.”

“E qualcosa di praticamente impossibile, GoGo.” osservò Honey, addentanto un onigiri. “Ci vorrebbe un campo cento volte più potente di quello attuale. Ma oltre a non avere i materiali adatti, sarebbe eccessivamente dispendioso a livello energetico, e ruberebbe troppa potenza al motore del tuo mezzo.“

“Posso sempre fare in modo che il campo si autoalimenti. A quel punto mi basterebbe solo una grande quantità di energia all'accensione di quest'ultimo, ed il gioco è fatto.” replicò l'amica, mentre mangiava del pollo agli anacardi.

“Sì, ma per farlo ti ci vorrebbe una pila, od una batteria, che eviti la dispersione dell'energia. Dove pensi di trovarne una capace di accumulare così tanta potenza?”

“Potrei costruirla, sfruttando le capacità del meridio di immagazzinare grandi cariche negative di isotopi”

“E' troppo radioattivo, finiresti per avvelenarti usando un mezzo del genere. E poi è instabile, basterebbe una minima sollecitazione per creare un'esplosione gigantesca.”

“Sì, ma se io...”

La discussione prese una piega piacevole. GoGo si immerse volentieri nei suoi progetti. Generalmente non era una di troppe parole, preferiva i fatti alle chiacchiere, ma quella sera necessitava di una distrazione. E discutere del suo progetto di un nuovo campo elettromagnetico era la distrazione perfetta.

“E tu, invece? La tua progettazione di una reazione a freddo del metallo sta avendo qualche risultato?”

La bionda sospirò, mentre si soffiava il naso per la centesima volta in quella sera.

“Purtroppo no. A quanto pare, per fare una cosa simile, dovrei sovvertire le stesse proprietà del tungsteno, o creare un nuovo materiale, bombardandolo di isotopi radioattivi. Ma la cosa si complicherebbe eccessivamente.”

“Potresti guardare il problema...da un'altra prospettiva.” osservò la mora, rimettendosi la gomma in bocca.

“In che senso?”

“Se non puoi fare a meno di riscaldare le sostanze con cui fai reagire il metallo, allora fai in modo che non debbano essere condizionate dagli agenti atmosferici esterni.” spiegò GoGo. “Isola termicamente la tua borsetta.”

Ad Honey caddero le bacchette dalla mano, mentre fissava l'amica con gli occhi grandi come piattini da thè.

“GoGo...sei un genio!” esclamò su di giri, un sorriso eccitato stampato sul volto. “Come ho fatto a non pensarci prima, è così semplice! Oh, non posso attendere, devo andare subito a lavorarci. Lo testerò stanotte durante la ronda. A dopo!” e senza dare il tempo all'amica di dire qualcosa, la ragazza lasciò tutto lì, correndo a perdifiato verso il laboratorio dell'Istituto di Tecnologia.

GoGo non se la presa più di tanto. Honey era così: dolce, impulsiva, capace di mollare tutto per i propri esperimenti. Con un flebile sorriso sulle labbra, la ragazza pagò il conto e lasciò il locale. Dopotutto, l'amica l'aveva aiutata a pensare ad altro, che era il suo scopo primario.

Guarda il problema...da un'altra prospettiva. Quelle parole, che aveva detto poco prima, le erano rimaste impresse. Erano le stesse che ripeteva loro Hiro quando si trovavano davanti a qualcosa di eccessivamente complicato. GoGo si rabbuiò. Sentirsi come Hiro era l'ultima cosa che voleva.

Quel moccioso...

Salì a bordo della sua moto. Come sempre sfrecciò veloce lungo le strade della metropoli, dirigendosi verso casa. Doveva prepararsi, quella notte c'era la ronda. Un'altra occasione per distrarsi dal magma turbinoso dei suoi pensieri.

 

 

GoGo finì di indossare la propria armatura. Le piaceva, le permetteva di raggiungere velocità incredibili, ed allo stesso tempo di essere agile ed implacabile. Sfrecciare tra le vie della sua città di notte, sentendosi padrona di quest'ultima, era una sensazione impareggiabile.

Abbassò la visiera, sentendo subito i rumori attorno a lei ovattarsi, diventando un mormoriò cullante. Chiuse per un attimo gli occhi, prendendo un profondo respiro.

E' ora.

Li aprì di scatto, le pupille nere brillavano di determinazione ed adrenalina. Con uno scatto si lanciò dalla finestra del suo appartamento al ventesimo piano, prendendo velocità ad un ritmo folle. Successivamente, con un'agile piroetta, atterrò sopra il tetto del palazzo di fronte, cominciando a correre all'impazzata, raggiungendo velocità elevatissime.

Questa è vita.

Poco dopo, mentre si muoveva di palazzo in palazzo, vide qualcosa di rosso e fiammeggiante spiccare un balzo, muovendosi verso di lei. All'inizio pensò si trattasse di un nemico, ma quando sentì una voce da maschio incredibilmente su di giri nel proprio auricolare comprese di trovarsi di fronte a Fred.

“Yahuuuuu! Questa città è pronta per un po' di Fred-eroismo?!!”

“Ehi, zero neuroni!” lo apostrofò GoGo, affiancandolo. “Datti una calmata. Non ho voglia di avere subito mal di testa.”

“Oh, andiamo GoGo! Hai visto che roba?! Ieri Hiro ed io ci abbiamo lavorato su, ed ora il mio costume può prendere fuoco! È una figata pazzesca!”

“Anche le mie orecchie stanno andando a fuoco! Quindi chiudi quella cazzo di bocca!” sbottò lei, mentre usava lo spigolo di un palazzo per girare a sinistra. “Stammi dietro che dobbiamo andare subito al luogo di raduno.”

“Ricevuto! Qui è il supereroe Fred, passo e chiudo!”

Il luogo del raduno altro non era che il tetto dell'Istituto di Tecnologia della città. Qui, i Big Hero Six si radunavano ogni volta prima di una ronda, spartendosi i quartieri e le zone da controllare.

Quando GoGo e Fred arrivarono sul posto, Wasabi e Honey erano già lì. Il ragazzo di colore aveva apportato delle modifiche ai suoi laser, e ne stava mostrando con orgoglio ogni minuscolo dettaglio all'amica. Quest'ultima, d'altro canto, era altrettando eccitata per la sua nuova borsetta isolata termicamente, e non riusciva a smettere di saltellare in preda all'euforia.

“Quindi, quando io schiaccio questo pulsante...oh, ecco GoGo e Fred!” esclamò Wasabi quando i due compagni atterrarono sul tetto. La mora effettuò una sterzata dall'elevatissimo quoziente di difficoltà, sollevando scintille tutto intorno. Fred invece si limitò a cadere con violenza sul pavimento, ancora troppo eccitato per la sua possibilità di sembrare una cometa vivente.

“Ciao ragazzi.” si limitò a dire GoGo sul microfono. Fred invece non stava più nella pelle per l'ennesima notte da supereroi che li attendeva, e cominciò subito a chiaccherare con gli amici dei suoi nuovi poteri, immediatamente seguito dagli altri.

Stufa di quel chiacchiericcio, ed impaziente di gettarsi nella mischia, la ragazza alzò la visiera, scollegando l'auricolare, godendosi la fresca brezza serale sul volto, e ricominciando con le sue solite bolle. Andò a sedersi sul bordo, osservando le luci della camaleontica San Fransokyo, mentre aspettavano che arrivassero anche Hiro e Baymax.

Quanto ci mette quello stupido...

Onestamente, aveva poca voglia di vederlo. Non tanto per quello che era successo, quanto più perché non aveva la più pallida idea di come comportarsi. Era una situazione nuova per lei. Di solito aveva sempre la situazione sotto controllo, e sapeva sempre cosa fare e come fare. Ora, invece, si trovava in una posizione scomoda, nuova. Il bacio che il giovane Hamada le aveva strappato a tradimento l'aveva fatta arrabbiare, ma l'aveva resa anche confusa, perché non aveva idea che potesse scatenare simili sentimenti nel cuore del suo giovane amico.

Hiro è ancora un ragazzino. Avresti dovuto essere più comprensibile.”

Le parole di Honey la colpirono all'improvviso, mettendola in un'altra situazione a lei sconosciuta: avvertiva infatti una strana fitta allo stomaco, una cosa terribilmente simile al senso di colpa per come si era comportata. L'aveva schiaffeggiato, offeso, e successivamente se ne era andata come una furia.

Forse non sono stata una buona amica...

In quell'istante, qualcosa volò dal basso verso di lei, attirando la sua attenzione. GoGo volse lo sguardo in giù, vedendo lo stesso oggetto ripetere la traiettoria. Con qualche colpevole secondo di ritardo, la ragazza comprese che quello era un sasso, e che qualcuno stava cercando di attirare la sua attenzione.

Amico...o nemico?

Nel dubbio scelse la seconda.

Con un balzo si fiondò di sotto, sollevando uno dei suoi dischi, e preparandosi a colpire qualsiasi cosa attirasse la sua attenzione. Rimase sorpresa però, quando ciò su cui atterrò emise un gemito di dolore. Rialzandosi subito, GoGo girò ciò su cui era caduta, trovandosi a pochi centimetri da un dolorante Hiro.

“Hiro?” borbottò, abbassando la propria arma.

“Certo che ci vai proprio pesante...” gemette il ragazzo, rialzandosi lentamente, e massaggiandosi una spalla.

GoGo si stampò in faccia un'espressione neutrale, mentre il suo cuore batteva all'impazzata per la paura, l'indecisione e la confusione dei suoi sentimenti.

“Che cosa vuoi? Perché tu e Baymax non siete sul tetto?” domandò freddamente.

“Baymax è già sul tetto. Io invece, vedendoti in disparte, ho preferito approfittare della situazione per...”

“Non voglio le tue spiegazioni.” lo interruppe lei, scoppiando una bolla. “Non serve molto a capire che l'hai fatto senza ragionarci su.”

“Sì! Cioe...no! Nel senso...” Hiro si passò una mano sul volto, sospirando. Stava facendo più fatica del previsto a trovare le parole giuste. “Io volevo...scusarmi.”

Il sopracciglio sinistro di lei si inarcò. Come se fosse un invito a proseguire, Hiro andò avanti.

“In queste ultime settimane, lavorando insieme...si è creato tra noi una sorta di...legame. Un legame molto più forte rispetto a quello che c'è con gli altri. Io non so perché ho fatto quello che ho fatto, ma non voglio che quel legame tra di noi venga reciso. Ti chiedo scusa, GoGo. ”

La ragazza rimase immobile a fissarlo per un tempo esageratamente lungo. Infine, quando ormai Hiro stava cominciando a desiderare una pala per sotterrarsi e scomparire dalla sua vista, lei abbozzò un flebile sorriso.

“Scuse accettate.” rispose. “Ma ti do un consiglio: la prossima volta che vuoi baciare una ragazza, prima invitala fuori. Prenderla alla sprovvista è il modo più sicuro per prenderti un cazzotto sul naso.”

“Sì, l'ho notato.” replicò lui, sorridendo. “Il mio mi duole ancora.”

Successivamente, il ragazzo tese una mano.

“Pace?”

Lei guardò la sua mano, guantata dall'armatura, per un secondo. Poi, afferrandola, lo strinse in un lungo abbraccio.

“Pace.”

Quando si sciolsero, lui la guardò sorridente. Poi, incredibilmente sollevato, fischiò.

“Per fortuna sono riuscito a spiegarmi. Sai, questa faccenda mi stava facendo stare veramente male.”

“Concordo.” osservò lei. “Muoviamoci, altrimenti stanotte la ronda la faranno solo gli altri. Non ho intenzione di lasciare a loro tutto il divertimento.”

Quando fece per salire però, Hiro la chiamò.

“GoGo...ti andrebbe, uno di questi giorni...di uscire insieme?” gli domandò lui, il cuore che batteva all'impazzata.

La mora lo fissò, per un secondo di troppo, sorpresa. Poi, riprendendo la sua solita espressione sicura e strafottente, scoppiò una bolla.

“D'accordo.”

Hiro credeva che la sua mascella sarebbe caduta a terra per la sorpresa.

“Ma non farti strane idee.” lo guardò lei, un sorriso beffardo sul viso. “Potresti...pentirtene di questa tua richiesta.”

E senza aggiungere altro salì sul tetto, mentre il moro, trattenendo a stento un sorriso, la seguì.

Forse, come diceva lei, se ne sarebbe pentito. Ma, per il momento, era felice.

Come direbbe Baymax: per ora, sono soddisfatto del servizio.

 

 

FINE

 

Ehm...salve! Ho visto da poco il film di Big Hero 6 e devo dire che mi è piaciuto veramente molto. Così tanto che ho deciso di scriverci due righe su.

Non ho idea del perché abbia scelto proprio GoGo e Hiro come coppia. A dire la verità, ho sempre fatto fatica a vedermi i nostri eroi nerd impegnati sentimentalmente tra loro. Ma ho anche pensato che, se c'erano due che potevano cadere nella trappola dell'ammmmore, sicuramente erano questi due.

Non so se questa storiella vi sia piaciuta, in caso, se vorrete lasciarmi un vostro pensiero in proposito, ne sarò solo che felice.

Un saluto!

Giambo

  
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