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Autore: ToscaSam    13/12/2015    0 recensioni
importantissimo!
Come il precedente Nate Babbane e l'Estera Rimpatriata, questa storia seguirà la trama di uno dei libri della saga di Harry Potter, solo da un punto di vista diverso. Stavolta sarà Harry Potter e i Doni della Morte a fare da sfondo alla vicenda che mi accingo a narrare.
Si tratta del QUARTO E ULTIMO capitolo di quella che vuole essere una gigantesca fanfiction, regalo per le mie più care amiche.[...]. In secondo luogo, sarà un percorso attraverso i libri di Harry Potter, solo da un’altra prospettiva, un po’ meno in luce. Il punto di vista sarà quello di studentesse “normali”, che non hanno a che fare niente con le vicende eclatanti che gravitano attorno al trio protagonista della serie.
Vorrei specificare che cercherò di essere più fedele possibile ai romanzi, nel senso che leggerò accuratamente e riporterò in chiave personalizzata tutti i momenti “generali” presenti nei libri. Voglio dire che quando si nominerà “la Sala Grande gremita di studenti”, probabilmente i miei personaggi saranno lì presenti, o che quando si parlerà di “partite di Quidditch” le mie protagoniste si uniranno al resto della scuola per fare il tifo. [...].
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nate Babbane (OLD VERSION)'
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La chiamata alle armi
 
« Alice, Irene!! »
Nonna Climene correva urlando verso di loro: era stata fuori a portare alle capre un po’ d’erba per la notte e aveva riscontrato qualcosa di insolito.
Le due ragazze erano in compagnia di Oliver e Joe, che facevano un gioco da tavola, prima di andare a dormire.
Davanti a loro, sul tavolo, facevano la loro figura quattro grandi bicchieri di latte di capra, accompagnati da pane casereccio e cioccolata.
L’urlo trafelato di nonna Climene, li fece sobbalzare.
« Che c’è?» chiesero tutti e quattro all’unisono.
« Ragazze! Oh satanasso! Non avete idea! C’è qualcuno, fuori! Qualcuno che urla cose incomprensibili! Ho capito solo “Irene” e “Alice”».
Le ragazze si guardarono, stupefatte. Si alzarono di scatto, facendo grattare le sedie di legno e corsero fuori, insieme alla nonna.
Anche Oliver e Joe seguirono le donne, premunendosi già con le bacchette sguainate.
 
Dal canto suo, Samantha, si era accasciata al suolo per la seconda volta.
Odiava la Smaterializzazione. La odiava più di quanto odiasse sé stessa per averci riprovato.
Il suo braccio sinistro era rosso di sangue e frizzava come se le avessero gettato addosso una mandria di formiche rosse a pungerla.
Si era ritrovata in una zona desolata, con il sole prossimo al tramonto, in mezzo alle montagne, senza anima viva intorno.
Non si vedevano luci, né paesi vicini. Solo erba, roccia e altissime cime montuose in lontananza.
Era fatta, si disse: Lee e i gemelli se n’erano andati a Hogwarts e lei, invece di rimanere nell’unico posto in cui avrebbe potuto ritrovarli, in seguito, se n’era andata nella più insensata delle maniere.
Ma come le era saltato in mente anche solo di Smaterializzarsi? Di nuovo, da sola!
Rimase distesa sull’erba fresca a maledire sé stessa e qualunque cosa fosse maledibile.
Stava per farsi prendere di nuovo dall’angoscia: si domandò se Lee fosse già arrivato a Hogwarts, se i gemelli l’avessero raggiunto, se Sara fosse ancora incolume …
Nella sua mente Hogwarts era illuminata da un indistinto fuoco rosso e migliaia di cappucci neri la soggiogavano con incantesimi mortali.
Il braccio le faceva un male cane. Vedeva il sole scomparire all’orizzonte e presto sarebbe stata al buio completo, senza nessuno, sperduta.
 
« Sam!»
Una mano all’improvviso la toccò e vide, come in un miraggio, Alice che l’aiutava ad alzarsi.
Poi anche Irene e infine un’anziana signora dall’aria energica.
A Samantha girò forte la testa, tanto la salvezza stava piovendo dal cielo con velocità inaspettata.
« Budello di satana nell’inferno! Voi due andate a chiamare mio marito! Deve passarle il segreto, o non possiamo farla entrare in casa!»
Gridò la donna a qualcuno che era rimasto alle sue spalle.
« Siete voi! Siete voi! Come state?»
Annaspò Samantha, mentre si reggeva ad Alice e Irene.
« Cosa parli, te, satanaboia!? Cos’hai fatto a quel braccio, per la barba caprina del demonio?»
Samantha rimase stordita da quelle che forse erano parole con un’intenzione gentile, ma risultavano piuttosto strane.
« Io … mi sono Spaccata»
« HAH! E scommetto che non hai manco la patente! Ma hai perso il cervello, satanaré?! Ora dovrò fare un macello per rimarginarlo! Ma dove sono finiti quei due?!»
La signora si guardò intorno, mentre Samantha si domandava dove stessero andando: ai suoi occhi c’era soltanto un vasto territorio montuoso.
« Sam, ma cosa è successo?»
« Non sei a Hogwarts?»
Chiesero Irene e Alice, mentre la signora si volgeva a grandi passi verso una direzione a lei molto chiara.
« No, non ci sono mai stata. Ma questa è una cosa che vi racconterò un’altra volta. Prima c’è qualcosa di più urgente … ah! Accidenti!» aveva provato a muovere il braccio, rosso e zuppo di sangue e aveva ricominciato a bruciare.
« Aspetta, stai tranquilla» le disse Alice, facendola fermare.
« Ora arriverà nonno Prometheus e ti passerà il segreto. Così potrai entrare in casa e spiegarci tutto» precisò Irene.
Poco tempo dopo, infatti, Samantha vide apparire come dal nulla tre figure maschili: il più anziano dei tre era un uomo alto, che di certo non aveva mai visto.
Le altre due erano sagome che, chissà perché, non le risultavano sconosciute.
« Oh! Ma … sei Joe!»
Esclamò, appena tutti e tre furono vicini.
Era Joe: con uno sfregio verticale e inquietante sull’occhio destro, lineare, esattamente come lo stereotipo di “uomo con la cicatrice su un occhio”.
Quello rispose al saluto con un banale cenno del capo.
Per quanto riguardava l’ultimo dei tre, Samantha non sapeva bene perché le fosse familiare, visto che non aveva idea di come si chiamasse.
Appena l’anziano signore, sorridendole, le toccò un braccio e le disse: « Benvenuta a casa dei Martin» , Samantha per poco non ebbe un colpo: non era più una semplice distesa d’erba, ma due baite in legno si stagliavano all’orizzonte, sormontate dagli immensi alberi e dalle lontane cime montuose.
 
« Ecco, ora portiamola dentro, satanaboia, che le metto un unguento su quel braccio. Bisognerà che mi ricordi qualche vecchio incantesimo di sutura … ahh questi giovani! Ma ti pare? Senza patente se ne vanno in giro per il mondo come se nulla fosse, diavolo di un satana porco!»
La signora Martin spalancò la porta di casa e si mise a trafficare con alcuni barattoli di ceramica che teneva sopra il camino.
Samantha fu fatta sistemare su una sedia a dondolo di legno, mentre Irene e Alice erano andate a prendere un po’ d’acqua per lavarle il braccio.
« Ascoltatemi, però!» iniziò l’infortunata, per distogliere la mente dal pensiero di quel braccio sanguinante. Odiava le ferite e odiava vedere le ferite.
La signora Martin iniziò a spargerle sul brutto taglio un unguento verde, che diventava fumante al contatto con la pelle viva.
« Ma bada che lavori …» borbottava fra sé, palesemente contrariata: « … tutto scorticato, dal mignolo fino alla spalla. Ti rimarrà una brutta cicatrice!»
Samantha rise tetramente:
« Beh, così faccio l’en plein »
Scostò i ricci castani dalla faccia e mostrò la metà di viso coperta dalla vecchia – ma ancora terrificante – cicatrice della prima Smaterializazione.
Irene e Alice spalancarono le bocche, terrorizzate.
« Che hai fatto?!»
« Non ci avevamo fatto caso!!»
« Niente! Poi ve lo spiego … però ora è successa una cosa più importante! Ah!» strizzò gli occhi, mentre nonna Climene eseguiva un incantesimo sul braccio: « Harry Potter è a Hogwarts. In questo momento! Si stanno preparando a combattere! Tutti i membri dell’Ordine della Fenice stanno andando lì, adesso! Dovevo dirvelo … dobbiamo andare! C’è Sara, a Hogwarts!»
« E Moris!» aggiunse Irene.
« E Laura e Bianca!» concluse Alice.
« Esatto! Dobbiamo andare, voi lo capite, vero?!» le supplicò Samantha.
Le due ragazze si guardarono, frenetiche.
« Ci sarà una battaglia? La gente a Hogwarts … morirà? Stanotte?!» Alice si portò una mano alla gola, in preda al panico. L’improvvisa idea di Terry Steeval che moriva a colpi di Anatemi che Uccidono la fece rabbrividire. Guardò Irene, che sembrava parimenti colta alla sprovvista.
 
« Hai detto che quelli dell’Ordine della Fenice stanno andando?» chiese il ragazzo dall’aria familiare.
« Si. Harry Potter, questa mattina ha fatto un colpo alla Gringott … a cavallo di un drago! E adesso è a Hogwarts! Si sta preparando a combattere! Contro Voi-Sapete-Chi!»
« È vera quella cosa del drago» annuì Joe, come per convincere i presenti. Samantha si stupì della sua gentilezza. « Ve l’ho detto che c’era agitazione a Diagon Alley, stamani. Avevo sentito dire qualcosa a proposito di un drago».
Nonna Climene rimase molto seria e molto preoccupata.
Squadrò i volti dei ragazzi presenti nel suo salotto.
« Prometheus. Cosa … cosa dobbiamo dirgli?» esclamò dopo qualche minuto, con un filo di voce.
L’anziano signore, suo marito, aveva un’aria sì grave, ma allo stesso tempo più distera di quella della moglie.
« Devono fare quello che vogliono. Quello che credono giusto. Siamo stati noi o no a rapire nostra nipote dai Mangiamorte che erano i suoi genitori? Noi abbiamo agito secondo quello che era il nostro ideale di bene, magari discutibile per altri. E abbiamo rischiato le nostre vite».
« Non me la sento di dirgli che devono stare qui per forza. Ci sono i loro amici, a Hogwarts … e c’è Valentina!».
Nonna Climene, dacché Irene e Alice si ricordavano, aveva per la prima volta il naso arrossato e gli occhi lucidi.
Alice le si porse davanti e le strinse forte le mani:
« Grazie, nonna. Anche quella persona di cui avevamo parlato è a Hogwarts … io devo aiutarlo»
Nonna Climene rispose con un rantolio molto basso:
« E allora vai, bimba mia».
Nonno Prometheus si intromise: « Aspettate, però! Come pensate di raggiungere Hogwarts? Hogsmeade è pieno di Mangiamorte»
« C’è il pub La Testa di Porco. Il proprietario Aberforth ha un passaggio segreto che conduce dentro Hogwarts. Bisgona Smaterializzarsi direttamente nel locale».
« Aberfofth?» chiese il signor Martin, animato: « lo sapete che è il fratello del defunto preside Albus Silente?».
Ma la notizia era troppo irrilevante per sconvolgere gli animi, in quel momento.
« Io posso darvi un passaggio. Poi però voglio andare ad avvertire anche i membri dell’ex squadra di Quidditch dei miei tempi … perché le conosco e so che non si perderebbero mai il combattimento decisivo. Specie se è a Hogwarts. Inoltre Harry avrà bisogno del massimo aiuto … i Mangiamorte saranno tantissimi. Più siamo e meglio è».
Disse il ragazzo che Samantha ricordò, appunto, essere l’ex Portiere della portentosa squadra di Quidditch di Grifondoro.
Irene si animò molto, dopo che il ragazzo ebbe parlato e parve decidersi: prese fra le mani Tegamina – che fino a quel momento le stava rotolando sulla testa – e le disse:
« Andiamo anche noi. Sei pronta, Tegamina?»
E poi se la strofinò al viso con affetto, facendo naso naso.
« Fermi però. Anhe noi abbiamo qualcuno da avvertire» sentenziò Alice, molto seria.
« Chi?» chiese Samantha.
« Quelli che sono in Francia. Dara e Dario … loro hanno diritto di sapere cosa sta succedendo. E devono fare la loro scelta».
Il silenzio elettrizzante che seguì l’affermazione era scandito dalle lancette dell’orologio a muro, che alimentavano anche il senso di fretta.
A Hogwarts c’era Harry Potter …
Si sarebbe combattuto …
 
« Ci vado io ad avvisarli»
Una voce burbera e cupa, risuonò nella piccola sala di legno.
Era Joe.
« È la cosa giusta da fare. Per una volta voglio aiutarvi per davvero».  
  
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