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Autore: Billie Edith Sebster    14/12/2015    1 recensioni
Breve raccolta di cose che non tutti sanno su Sherlock Holmes, più una confessione alla fine.
Inconsapevolmente commissionata da Mycroft Holmes e con la collaborazione speciale di John Watson.
Sherlock ci tiene a farvi sapere che è solo una trovata psicanalitica freudiana della zona del suo cervello che non è ancora in grado di controllare.
Buono a sapersi.
{Naturalmente Johnlock}
1 - A Sherlock piace sentire John che legge.
2 - Sherlock ha un fetish per gli ascensori (panoramici)
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Le cinque cose che non sai di Sherlock Holmes + 1

Parte seconda – Sherlock ha un fetish per gli ascensori (panoramici)

 

Per quanto Mycroft sia un pretenzioso rompipalle (John ha usato questa espressione per descrivere te, ma a pensarci si adatta meglio a tuo fratello) e ti abbia letteralmente rapito costringendoti nel suo ufficio come un ostaggio senza alcun mezzo di comunicazione, decidi di ignorare bellamente ogni sua raccomandazione e riprendi ad indagare sul caso. In fin dei conti ne hai ogni sacrosanto diritto dal momento che avete entrambi appurato il tuo totale ed irreversibile disinteressamento per le sue parole.

Al momento ti trovi al piano terra di un edificio di cui hai ignorato il nome alla periferia della City di Londra, e stai curiosando fra le carte di quello presumi sia il vostro uomo. Un certo Rickard Chadwick, imprenditore finanziario misteriosamente sparito dalla circolazione per poi essere avvistato dopo qualche settimana imbracciando una doppietta e aprendo il fuoco contro un monumento pubblico a Piccadilly Circus. Sercondo il Governo (oppure solo i pinguini rimbambiti sotto il comando di tuo fratello) potrebbe trattarsi di un avvertimento in vista di un attacco terroristico, ma personalmente non puoi fare altro che dubitarne.

John sta cercando fra i file del computer (gli hai insegnato come decriptare le password numeriche, sei più orgoglioso di lui che di te stesso), piegando le labbra in quella buffissima angolatura che – no, Sherlock, tu non stai arrossendo e nemmeno sorridendo, concentrati sul numero di serie dell'auto.

Dopo una manciata di minuti sollevi di scatto la testa. Stai perdendo la pazienza, il suo ufficio è l'ultimo posto sulla tua lista Dove Andare A Rovistare e Al Diavolo Mycroft, e non avete trovato altro che scartoffie di varia sorta dei suoi clienti. L'unica cosa riconducibile a Chadwick è la cartellina con i documenti dell'attestato di proprietà dell'auto, che sai essere rimasta inutilizzata dal giorno della sparizione. E sulla quale hai approfittato di fare un giro perché andiamo, quel tizio ha una stramaledetta Porche, inoltre dovevi pur verificare che non ci fosse il corpo di qualcuno o peggio ancora, il suo, tagliato a pezzettini e nascosto nei pistoni del motore. Avevi il benedetto dovere (o piacere personale, ma facciamo finta di no) di provare quella macchina (senza patente – un brevetto da pilota basta e avanza).

John non ha notato il tuo disappunto, sta ancora aprendo e chiudendo finestre con il mento appoggiato alla mano, sembra sul punto di squagliarsi sulla scrivania.

Non ti accorgi nemmeno che l'unica cosa che in realtà si sta squagliando è il tuo cervello, perché ti ritrovi a pensare ancora a quanto il tuo amico sia carino con il broncio e ha una fossetta sulla guancia destra ed il sole gli illumina i capelli che sono ancora più biondi e SHERLOCK.

D'un tratto la prospettiva di affidarti alle reazioni chimiche del tuo corpo è fuori questione. Prima di cadere di nuovo in quella trappola ti scuoti, salti in piedi e annunci di voler fare un giro di domande nel piano terra dell'edificio, decretandolo l'estremo tentativo assolutamente e inconfutabilmente necessario perché andiamo, lo ha detto anche la Regina al TG, John, vedi di informarti.

Non che lo sia davvero, in fondo sai benissimo che non troverai niente, vuoi solo una scusa per uscire e chiederti che cosa diavolo tu abbia in questo periodo.

 

Numero due: questa è imbarazzante.

Appena lo vedi senti il bisogno primordiale di usarlo. È un desiderio che hai penato per mantenere nascosto da tuo fratello, Lestrade, John e tante altre brave persone per così tanto tempo che te n'eri praticamente dimenticato, come già detto hai un 'irrinunciabile' senso di dignità e beh. Questo non avrebbe aiutato.

Ma stai avendo una brutta giornata (peggio: una giornata noiosa), la vostra missione di avanscoperta vi ha lasciati con un pugno di mosche e semplicemente, che che sia inverosimile o meno, devi.

Ti avvicini alla struttura: hai già avuto modo di salire su un ascensore di vetro (meglio: panoramico), ma di solito eri accompagnato da qualcuno, quindi non è che potessi metterti a saltellare e perdere la spessa corazza di contegno che hai impiegato anni a rendere degna del nome.

È vuoto, la hall è semideserta, tutti stanno lavorando e tu sei inebetito davanti all'ascensore indeciso se agire o meno. John è ancora nell'ufficio, quindi non ti vedrà e non penserà male di te (cosa che ti sta stranamente a cuore ultimamente, ma non perdi tempo a mettere in discussione te stesso perché di solito finisce male).

Non esiti più, sfoderi un sorrisino emozionato e premi il bottone del cinquantesimo piano, e anche se sai che la receptionist ti sta guardando ti spalmi sul vetro che dà sul Tamigi. Percepisci lo stomaco fare un sobbalzo quando l'ascensore schizza verso l'alto e te ne stai lì quasi tremante, battendo leggermente i piedi come un bambino esaltato. Man mano che sali cerchi di guardare più in là e il tuo sguardo abbraccia sempre più particolari. Appena arrivi al cinquantesimo, schiacci lo zero e ti prepari con un gridolino (di cui nessuno verrà mai a sapere nulla) alla discesa.

 

John's POV

Stai spegnendo il computer e riordinando le carte che Sherlock ha deliberatamente sparso sul pavimento della stanza per poterle studiare dall'angolatura adatta (testuali parole)quando Noemi, la receptionist, fa capolino nella stanza e ti chiama per nome.

Alzi la testa da sotto alla scrivania dove stai tirando su l'ultima cartellina e sfoderi il mandato che avete dovuto elemosinare gentilmente a Lestrade (per Sherlock è stata abbastanza dura da richiedergli mezz'ora di premeditazione), ma lei fa cenno che non è più necessario.

“Signor Watson, temo che debba chiedere personalmente al suo collega di scendere dall'ascensore.”

Temi di aver capito male.

“Come, scusi?”

Lei si stringe le mani, sembra parecchio a disagio ed anche abbastanza irritata.

“Deve dire al signor Holmes di abbandonare l'ascensore.”

aggrotti le sopracciglia, continui a non trovare un nesso logico fra le poche informazioni appena ricevute.

“Non capisco, ha trovato delle prove inerenti alle nostre ricerche… nell'ascensore?”

La receptionist scuote il capo. “Intendo dire che è da mezz'ora che sale fino al cinquantesimo piano e scende senza interruzioni. Avrà un costo esorbitante sulle spese della corrente e in più alcuni impiegati necessitano di usare il mezzo, ma naturalmente non possono.” spiega brevemente.

Fai roteare gli occhi. Quell'uomo non smetterà mai di stupirti nel bene e nel male, ma se vuole davvero usare l'ascensore dell'edificio come personale fonte di divertimento allora è meglio che venga messo al corrente del fatto che pagherà da solo qualunque rimborso venga richiesto.

Segui la donna nella hall. “Ho provato a dirgli di scendere di persona, ma ha avuto parecchio da ridire.”

questa vuoi proprio sentirla. “Cosa, esattamente?”

lei rallenta il passo, imbarazzata. “Beh… ecco…”

Sfoderi un sorriso rassicurante, sentendoti particolarmente comprensivo nei confronti di quella innocente cittadina, e intuendo cosa Sherlock possa aver sentenziato.

“Ha urlato che solo perché io so come funziona il sistema solare non devo necessariamente essere una noiosa impiegata petulante.” Sai che non finisce qui, ma eviti di chiedere ulteriori dettagli perché sembra davvero morire dalla vergogna tutta rossa com'è.

Appena entrati nella Hall, quello che vedi ti lascia completamente indeciso se urlargli di scendere a suon di minacce oppure metterti a ridere e non smettere fino a Pasqua.

Sherlock è abbracciato al vetro e con una mano aggredisce i bottoni colorati con la smania di salire e tornare giù senza alcuna apparente intenzione di fermarsi, esclamando ed additando nomi di edifici, strade, vicoli e addirittura persone (in parte lo puoi addirittura sentire). Sembra sotto l'effetto di una dose di caffeina abbondantemente fuori dal limite del legale, non hai nemmeno controllato se usa dei nuovi cerotti sovradosati anche per quella, immagini di doverglielo chiedere.

D'un tratto realizzi che fa quasi tenerezza. È bello vederlo in preda a cotanta eccitazione per qualcosa che non è un corpo smembrato.

Ti ci vogliono un paio di richiami per convincerlo a scendere, in fondo ti rispetta e di tanto in tanto ti ascolta anche. La segretaria gli lancia un'occhiata velenosa prima di andarsene tutta impettita, ben decisa a non trapelare alcun imbarazzo di fronte al tuo amico.

Ve ne andate senza nemmeno salutare (difficilmente quella avrebbe risposto), lui che ancora sembra in fibrillazione e continua a guardarsi indietro per vedere com'è da fuori l'ascensore.

“Si può sapere che le hai detto?” Domandi, poco più tardi sul taxi verso il 221B, vinto dalla curiosità. Lui piega un angolo della bocca e sfodera il suo sguardo saccente (perché non ha finito di divertirsi, il bastardo), facendosi suonare tremendamente ovvio: “Solo che se lei si sentiva autorizzata a divertirsi con il fratello di suo marito con frequenza settimanale, non avrebbe dovuto criticare gli onesti lavoratori come me che si concedono un piccolo svago di tanto in tanto.”

Scoppi a ridere, decisamente colto alla sprovvista.

“Non posso credere che tu l'abbia detto.” capitoli, cercando di trattenere la risata.

“Insomma, era così evidente, bastava guardare...”

“No, io non posso credere che tu ti sia definito un 'onesto lavoratore', Sherlock, perché credimi, dopo quello che ho visto lavorando e anche vivendo con te la mia opinione dell'onestà lavorativa si è notevolmente ridimensionata.” correggi, felice di poter essere tu a farlo.

Passa qualche lungo istante a scrutarti leggermente smarrito, quasi inebetito, ma devi ammettere a te stesso che non ti senti nemmeno troppo a disagio.

In fondo, oggi l'hai pure visto arrossire, quindi non è stato poi così inutile venire fin qui.

 

 

 

“E comunque non sapevo avessi un fetish per gli ascensori.”

“Non ce l'ho, Jonh.”

“Non lo dirò a Mycroft, se può farti sentire meglio.”

 

 

“Grazie, John.”

   
 
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