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Autore: Sanae77    14/12/2015    9 recensioni
Sinapsi
si•nà•psi
1. In neurofisiologia, la connessione funzionale tra due cellule nervose o fra una cellula nervosa e l'organo periferico di reazione.

E se questa connessione avvenisse anche tra due persone?
Svegliarsi e non sapere dove si è collocati.
Non ricordare come ci si è arrivati.
Essere da soli, ma essere coscienti che di solito accanto a noi c’è un'altra persona, che però non c’è.
Un percorso particolare per scoprire la vita della coppia più famosa di CT.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tsubasa
Il Brasile, così diverso, così lontano dal mio mondo, sia culturalmente, che in fatto di distanze. La vita è totalmente differente dalla mia, anche se grazie al calcio ho potuto mantenere saldo almeno qualcosa di quello che conosco.
Inoltre, il mio carattere timido, certo, non aiuta in questo paese, di persone così espansive e gioviali. Per fortuna ho una personalità solare, e sono riuscito a legare almeno con Pepe, che all’inizio mi era ostile, ma dopo, scoprendo la stessa passione per il pallone, ci siamo avvicinati tantissimo.
Adesso giochiamo nella stessa squadra, è il mio fidato compagno, scattante e veloce, ho una buona intesa con lui, certo non come la mia metà: Taro Misaki, ma dopotutto di Golden Combi ne esiste una sola.
Stiamo giocando la partita finale di campionato, mi volto a cercare Sanae sugli spalti, ma lei non c’è. Faccio finta d’immaginarla a bordo del campo con la sua bandiera e la fascetta in testa. Questo mi permette di sentire meno la sua mancanza, anche se quella che sento maggiormente è non poterla toccare, vedere, percepire il suo odore, udire la sua voce senza il suono metallico del telefono.
Ho deciso che appena finirà il campionato la raggiungerò, anche se per pochi giorni, ho proprio la necessità di tornare a casa. In Giappone.
Nel mio paese, da lei.
Mi sento chiamare da Pepe, cavolo, mi ero distratto pensando a lei; sì, decisamente ho bisogno di incontrarla, osservo il pallone che improvvisamente mi ritrovo tra i piedi, parto in volata verso la porta e memore dell’ultimo pensiero, mi elevo in aria ed effettuo una rovesciata segnando un goal strepitoso.
Il pubblico esplode in un fragoroso grido, sollevo lo sguardo verso gli spalti, voglio dedicarlo a lei… poi ricordo, lei non c’è.
Sì, ho davvero bisogno di staccare dal Brasile e tornare nel mio paese.
Improvvisamente mi sento travolgere, i miei compagni di squadra mi sono addosso, pochi attimi dopo sento fischiare l’arbitro, è finita… è finita.
Siamo i vincitori di quest’anno, da oggi si aprono i festeggiamenti.
 
 
“Allora stasera verrai alla festa della società?” è Pepe a parlarmi, mentre ci stiamo vestendo per raggiungere il mister in sala stampa.
“Non credo, Pepe, voglio cercare un volo per il Giappone e partire quanto prima, voglio approfittare di questa settimana premio per la vittoria; ho davvero bisogno di tornare a casa …”
“Chi ti aspetta?” Chiede lui all’improvviso.
“I miei genitori, i miei amici …”
“E?”
“E cosa?”
“Tsubasa, non credere che non mi sia accorto che ogni volta il tuo sguardo vaga tra gli spalti, chi ti aspetta a casa?”
“Sanae” dichiaro, inutile nascondere qualcosa a Pepe, è da quando sono arrivato che praticamente vedo più lui di chiunque altro, mi conosce troppo bene ormai.
“Siamo innamorati eh?!” mi canzona tirandomi un asciugamano e prendendomi in pieno. Lo restituisco al mittente intimandogli un “Piantala: Pepe!” mi sa che devo essere arrossito perché lo vedo sghignazzare.
“Voglio conoscerla, se ha fatto perdere la testa al grande e posato Ozora, devo conoscerla, ma… stasera festa; tanto non credo tu possa trovare un volo immediato per il Giappone” esclama avvicinandosi e prendendomi per il collo, dopo avermi strattonato un po’ in segno di affetto.
 
Sono in camera mi sistemo: abbigliamento comodo e informale; per fortuna! Indosso quindi jeans e maglietta bianca. Accendo il PC e prenoto il volo, voglio fare una sorpresa a Sanae, non le dirò nulla. Fortuna vuole che per domani pomeriggio ce ne sia uno disponibile, quindi mi affretto a fissarlo e pagarlo.
Suonano al campanello, chiudo tutto e scendo di sotto, apro, è Pepe che ha deciso di passarmi a prendere, dietro di lui una ragazza, stesso incarnato, stesse fattezze, inclino la testa curioso, ma è il mio compagno di squadra che chiarisce subito. “Ciao Tsubasa, questa è mia sorella maggiore Yemaya”
“Piacere io sono Tsubasa, compagno di squadra di tuo fratello” dico allungando una mano, ma lei per tutta risposta si avvicina e prima bacia la mia guancia destra e dopo la sinistra, avvampo, solo dopo ricordo che è il classico saluto Brasiliano.
“So perfettamente chi sei, non solo mio fratello parla sempre di te, ma anche tutti i giornali in zona, quindi sono onorata di conoscerti” risponde risoluta.
Yemaya, resto un attimo incantato da tanta sicurezza e bellezza, è davvero una ragazza molto attraente, questa pelle così ambrata quegli occhi neri e profondi.
“Ti ringrazio, sai la stampa spesso esagera” mi affretto a dire prima che l’imbarazzo s’impossessi di me.
“Dai andiamo o faremo tardi – interviene Pepe distraendoci – hai trovato il volo?” prosegue poi.
“Sì, per domani pomeriggio, sono stato fortunato” affermo soddisfatto.
“Dove vai di bello?” mi chiede lei.
“Torno al mio paese” rispondo girandomi nella sua direzione per osservarla meglio.
“Ti mancano molto le tue abitudini?” domanda.
“Sì, anche se adoro il vostro modo di fare così solare e spigliato, potrei abituarmi al vostro mondo” esclamo convinto.
 
Siamo arrivati alla festa, è stata organizzata in una villa in riva a una splendida spiaggia. Pepe si dirige subito verso i nostri compagni, seguito da sua sorella, invece io vado al tavolo delle bibite e mi faccio fare un drink. Ho voglia di scaricare la tensione accumulata durante il campionato.
Non sono abituato a bere alcolici, ma non credo che per una sera una bevuta possa uccidermi, quindi lo afferro e mi dirigo verso il terrazzo. Sono appoggiato alla balaustra quando avverto una figura alle mie spalle, mi volto e una ragazza mi porge un altro bicchiere invitandomi a brindare con lei.
“No, grazie, ho già questo” dico sollevando il drink e facendo tintinnare il ghiaccio sul vetro. Mi appoggio alla balaustra incrociando le braccia al petto, dopo aver posato il bicchiere in bilico su questa. Una leggera brezza arriva dal mare, facendomi sentire il salmastro sulla pelle e dentro le narici, è così buono questo profumo.
“Sei Tsubasa Ozora vero?” chiede mettendosi nella mia stessa posizione. Il leggero spostamento d’aria adesso mi fa giungere il suo profumo, sa di vaniglia, buonissimo.
“Sì, e tu saresti?”
“La nipote del vostro mister, sono stata invitata a festeggiare la vostra vittoria, complimenti … ah dimenticavo io sono Maria” lei mi porge la mano, ma io cerco di evitarla facendo altro, quindi…
“Piacere” rispondo afferrando nuovamente il bicchiere, non so perché ma questa ragazza mi mette a disagio.
“Avete fatto un ottimo campionato” continua.
“Già, veramente” rispondo brevemente.
Non ho molta voglia di conversare per la verità.
“Sei un tipo di poche parole, non racconti mai niente di te, neppure alla stampa, non esci mai, sempre agli allenamenti, insomma integerrimo, senza scheletri” espone in tutta tranquillità. Mi volto e sollevo un sopracciglio, pensando a cosa diavolo voglia questa da me, avevo avvertito subito un certo fastidio.
“Gioco, mi alleno, tanto basta, non ho bisogno di altro!”
“Neppure di una ragazza?” chiede avvicinandosi e strusciando il suo corpo al mio braccio, lo ritraggo, ma da quando le ragazze sono così audaci, non me lo aspettavo.
“Tsubasa, tutto bene?” la voce di Yemaya mi riscuote.
“Sì, beh io…” sono imbarazzato lei si avvicina e l’altra si discosta.
“Mio fratello ti sta cercando, vieni” dice porgendomi il braccio.
“Scusa, ma devo andare” esclamo rivolto a Maria. Lei sbuffa un attimo e cambia subito obiettivo.
“Grazie” sussurro alla sorella di Pepe. Adesso è al mio fianco che si appoggia al mio braccio. Si avvicina voltandosi nella mia direzione, così che possa comprendere le sue parole. “Dal tuo imbarazzo e comportamento ho immaginato che tu non conoscessi il soggetto vero?”
“Mi hai scoperto” rispondo divertito, sorrido.
“Ho visto giusto, è famosa per le sue fiamme, tutte calciatori ovviamente, e immagino avesse puntato la sua prossima preda” espone inflessibile senza esitazione.
“Hai immaginato giusto” rispondo sollevato.
“Che ne dici di andare giù in spiaggia? Questa festa è alquanto noiosa” e lo dice in una tale semplicità che mi lascio coinvolgere dall’alone che emana.
“Va bene, ci sto, almeno evito altre figurette!” affermo divertito.
Lascia il mio braccio e intreccia le sue dita alle mie, ma che diavolo… penso questo dopo che scalza si dirige velocemente verso la spiaggia, le scarpe con i tacchi sono state abbandonate in fondo al cancello della villa, dove ho lasciato anche le mie.
Stiamo camminando verso la riva, la notte è calda, la brezza che prima sentivo è quasi cessata del tutto, la luna argentea si riflette nel mare, vorrei che Sanae vedesse tutto questo un giorno.
Sanae, cavolo! Sono da solo con una ragazza sulla spiaggia; che cosa sto combinando?! Tsubasa calma, non è detto che succeda per forza qualcosa, due chiacchiere non hanno mai ucciso nessuno. Si siede in riva al bagnasciuga, m’invita con la mano a fare altrettanto, quindi mi accomodo vicino a lei.
 
Alle nostre spalle la festa continua, ne sento gli schiamazzi, il parlottare e la musica che arriva a tratti. È tutto così surreale, non mi capacito ancora di cosa ci sto facendo qua, sento la testa leggera, molto probabilmente l’alcol ha fatto il suo effetto, ma sto bene.
 
“Il tuo nome significa qualcosa?” improvvisamente dal silenzio si leva questa domanda.
Mi volto verso di lei incuriosito, poi rispondo:“Sì, significa Ali”
“Beh direi che nome più azzeccato non poteva esistere, in campo pare davvero che tu abbia le ali” sorride divertita.
“E il tuo ha un significato particolare?” chiedo incuriosito dalla piega che sta prendendo questa conversazione.
“Sì, in Brasile, dove è conosciuta come Yemanja o Imanje, è la madre che porta i pesci ai pescatori, e la luna crescente è il suo simbolo.
Protegge le navi che viaggiano per mare, e in alcune parti del Brasile viene onorata quale Dea degli oceani e festeggiata nel solstizio d’estate, infatti con quella data coincide anche il mio compleanno, per questo mi hanno chiamata così” si volta, sorride, penso che sia davvero una bella ragazza, e parlare con lei è molto piacevole.
“Certamente molto più interessante del mio, sembri quasi una Dea” ammetto compiaciuto dalla scoperta.
Ho le mani posate a terra, sono seduto con le gambe distese e accavallate, le braccia leggermente indietro, mi sto sorreggendo su queste. Sento le sue dita sfiorare le mie. Ci guardiamo per un istante, mentre avverto le sue dita risalire la mia mano per raggiungere il braccio, scivolano lente risalendo il percorso, mentre con il busto si sta protraendo in avanti.
I suoi occhi brillano, i boccoli neri ricadono a incorniciarne il volto, non faccio in tempo a parlare che le sue labbra delicate le sento adagiate sulle mie, le sfiora, si ritrae un secondo e dopo preme nuovamente.
Resto come pietrificato, ho baciato soltanto Sanae e adesso… Quando sento che cerca l’accesso alla mia bocca mi discosto all’istante e spalanco gli occhi, vedo i suoi aprirsi lentamente, poi sorride.
“Non hai mai baciato nessuna?” domanda dolcemente, la sua mano si fa sempre più intraprendente mentre passa dietro al mio collo e sento che preme per farmi avvicinare.
“No, sì cioè… sì però” balbetto, basta! Le guance non le controllo più, per fortuna è buio.
“Allora qual è il problema?” chiede.
Mi allontano e faccio in modo che la sua mano torni al suo posto, poi parlo.
“Scusami, se non te l’ho detto prima, ma non credevo che tu… insomma ho la ragazza in Giappone” esclamo deciso.
“Ah capisco, credi che lei ti stia aspettando? O credi che si stia divertendo?”
Il solo pensiero di Sanae con Kanda che ci prova, sento la rabbia crescere come quando mi sono scontrato con lui. Spero vivamente che lei non subisca altre pressioni da lui. Un pensiero fisso, la bocca della mia ragazza sulle mie labbra, solo le mie, sono geloso, me ne rendo conto adesso che sono qua con un’altra, che diavolo sto combinando, e se lo facesse anche lei? No, devo smettere subito.
“Perdonami, ma non sono cose che ti riguardano!” dichiaro stizzito, mi alzo e le porgo la mano, lei l’afferra e dopo si solleva, poi proseguo.
“Scusa, ma è meglio se rientriamo!”
“Scusa tu, non credevo fosse una cosa seria” ha la testa bassa, credo sia dispiaciuta davvero.
“Sì, è una cosa seria, e domani prenderò il volo per raggiungerla; è quasi un anno che non ci vediamo”
“Ti manca?”
“Sì, non avrei immaginato che mi sarebbe mancata così tanto”.
E sulle parole di quest’ultima frase, torniamo verso la festa, sto pensando che sono proprio stato un ingenuo, non devo trovarmi in questo tipo di situazioni. Le nostre mani si sfiorano spesso, ma non s’intrecciano più, penso solo a Sanae e alla sua pelle, lei mi fa provare certe sensazioni, certi brividi, nessun’altra può riuscirci.
 
Una volta incontrato Pepe, mi congedo con la scusa di un forte mal di testa improvviso e mentre vado verso casa, non vedo l’ora che sia domani.

 
Sanae
“Ma bene Ozora… e questa come la spieghi?” chiedo con la collera nel cuore, ha baciato un’altra, lo uccido.
“Dare la colpa all’alcol non regge vero?”
“Tsubasa!” lo rimprovero.
“Sanae, mi ha colto alla sprovvista, non avevo immaginato che lei si stesse interessando a me, scusami, ti assicuro che non è accaduto più niente da questo episodio” ammette dispiaciuto.
“Tsubasa… ti salvi soltanto perché ho sentito quello che hai detto e ho visto come ti sei comportato. Ho sempre avuto fiducia in te e ora me lo hai dimostrato.”
Ci fissiamo un attimo prima di scambiarci un tenero bacio.

   
 
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