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Autore: Nuel    14/12/2015    12 recensioni
Una profezia ha segnato il destino di Harry Potter e, con lui, quello dei suoi genitori.
L'Ordine della Fenice fa tutto ciò che può per tenere i Potter al sicuro, ma la reclusione nella casa di Godric's Hollow è diventata insopportabile per Lily. È quasi Natale e c'è un regalo che Lily non può delegare ad altri.
♣ Questa fanfiction si è classificata prima al contest “Tombola di Natale” indetto da AngyEFP sul forum di EFP, con il tema: Lily Evans regala delle caramelle a Draco Malfoy.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dobby, Draco Malfoy, Harry Potter, Lily Evans
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Antivigilia di Natale, 1980


La tenue luce del tramonto indugiava sulle alture a Nord di Hogsmeade, ma le ombre già sfumavano in forme vaghe che si perdevano in toni scuri su superfici scure, mentre, in lontananza, le luci del castello di Hogwarts sembravano fuochi fatui capaci di rapire i fiocchi di neve agitati dal vento per trascinarli in un ultimo giro di danza prima di abbandonarli alla loro caduta.
    Nevicava, ormai, da una settimana, senza sosta, avvolgendo tutto nel silenzio, nel bianco e nel freddo. Avrebbe potuto essere un magnifico Natale.
    Il piccolo Harry, infagottato al punto da poter muovere appena le braccia, seguiva senza posa, con i vispi occhi verdi, i fiocchi candidi che scendevano pigri dal cielo, posandosi sul berretto di lana di sua madre. Ogni tanto qualcuno raggiungeva il suo faccino paffuto, provocandogli una risata, le piccole dita che si aprivano e chiudevano cercando di afferrarli, semplicemente felice di essere fuori casa. Lily avanzava cauta sulla neve che scricchiolava appena, sotto i suoi piedi, tenendolo stretto al petto, sentendosi un po' colpevole nel trascinare in quel freddo un bimbo di nemmeno sei mesi, ma Harry sembrava divertirsi e lei era così stanca di nascondersi. Era quasi Natale e non poteva, non voleva arrendersi alla paura. Si sentiva morire un po' ogni giorno da quando si erano nascosti, e quella non era vita, non per James, sempre più frustrato, non per lei, tagliata fuori dal mondo, ma soprattutto non per Harry, che cresceva come un fiore di serra, senza poter neppure uscire in giardino.
    Passando davanti ad una vetrina, Lily si guardò riflessa sul vetro, senza riconoscersi: non era un'incosciente e nemmeno un'ingenua, sapeva che il Signore Oscuro li stava cercando, per questo aveva usato degli incantesimi estetici per camuffarsi e rendersi irriconoscibile. Aveva inventato una storia, si era scelta un nome falso, quello di una Tassorosso del suo anno, un'amica dei tempi della scuola, una purosangue che non aveva nulla da temere, ed era uscita di casa, prima di impazzire.
    In quanto a Harry, nessuno l'aveva mai visto.
    Lungo la High Street le vetrine erano illuminate e addobbate a festa, nel tentativo di mantenere una facciata di normalità, di opporsi al regime di terrore dilagante in quei tempi bui. Maghi e streghe con le guance arrossate dal freddo salutavano con timidi sorrisi, il riflesso di quelli ampi che avrebbero mostrato in circostanze diverse; «Felice Natale!», qualcuno si scambiava gli auguri, carico di pacchetti e di speranza, ma i più, e non erano molti, camminavano in fretta, a testa bassa, senza guardare nessuno in faccia. Da I Tre Manici di Scopa arrivavano risate smorzate e voci contenute; un tempo, ogni volta che la porta si apriva, esplodevano canzoni natalizie, mentre quel giorno, all'improvviso, tutti tacevano. Solo il profumo della cioccolata calda e del whisky incendiario si allungava invitante verso la strada, panacea di qualche male, almeno per chi s'illudeva ancora che la guerra fosse lontana.
    Lily cominciò a canticchiare una carola, un po' per darsi coraggio, un po' per ostinazione, un po' perché nessun altro lo faceva e a Natale qualcuno doveva cantare, e Harry trillò allegro, come a spronarla ad alzare la voce: «Fa la la la, la la la, la la la».
    Quell'anno, aveva dovuto affidare l'acquisto dei regali a Sirius, ma ce n'era uno che doveva acquistare personalmente, le mancava solo quello, solo un dono per il suo nipotino, il cugino di Harry, un bambino che non aveva ancora mai visto, ma lei non perdeva la speranza che, un giorno, quando non avrebbero più dovuto nascondersi, avrebbe potuto appianare le divergenze con Petunia. Si augurava che sua sorella e il di lei marito non avrebbero avuto nulla da ridire se avesse donato a Dudley dei dolci. Da quel che sapeva, Dudley Dursley era di poco più grande di Harry, e sicuramente non aveva bisogno di giocattoli o di bizzarri vestiti da maghetto, ma i dolci sarebbero stati senz'altro graditi. Nessun genitore avrebbe avuto il cuore di negare una caramella al proprio bambino, ed era certa che Mielandia avrebbe risolto ogni problema: dolci anti-carie per il suo nipotino Babbano, qualcosa di adatto alla sua età, che non contenesse magia evidente, così i signori Dursley non avrebbero protestato. Cercò di immaginare la scena: Petunia che allungava un dolcetto al figlio e Vernon che si arricciava i baffi fingendo che la magia non esistesse, e le venne spontaneo sorridere.
    Superata la locanda, le voci dei maghi all'interno divennero sempre più basse e lontane, nulla più di un brusio indistinguibile, quando il vento ululò all'improvviso. Lily rabbrividì e si strinse nel mantello pesante, guardò Harry che continuava a sorridere e allungò il passo, ma subito si fermò, la sua attenzione catturata da un altro suono. Tese gli orecchi mentre rabbrividiva ancora e non solo per il freddo: c'era qualcosa di straziante in quel suono, e non era il sibilo del vento, no, era il pianto disperato di un bambino.
    Il buio era scivolato lungo la strada, insinuando le sue dita di tenebra tra gli edifici, e le sagome delle montagne erano svanite all'orizzonte; la neve continuava a cadere, e Lily sentì il cuore stretto in una morsa: possibile che ci fosse un bambino che piangeva tra le neve? Girò su se stessa, stringendo più forte Harry, tanto da farlo lamentare, forse non era stata una buona idea uscire. Forse era stata sciocca e arrogante nel credere di poterla fare franca e se fosse capitato qualcosa a Harry… Guardò intorno, cercando, cercando, gli occhi che le pungevano, e poi la vide, una figuretta bassa e tremante che cullava un fagottino non più grande di Harry.
    Fissò intensamente l'essere, col cuore in gola, col respiro che le si condensava davanti al viso e mille pensieri che si annullavano tra loro, in testa. Era un elfo domestico. Ne aveva visti altri, a Hogwarts. Era vestito di una federa lisa e se ne stava un po' discosto del negozio di Madama McClan, la luce della vetrina che lo illuminava solo di lato, affilando i suoi tratti sgraziati. Faceva del proprio meglio per placare il pianto disperato del piccino, cullandolo tra le braccia sottili, i piedi che sbattevano nudi sulla neve.
    Lily rimase a guardarlo per una manciata di secondi che parvero dilatarsi… se fosse stata una trappola… ma il bambino piangeva… un bambino come il suo… forse la madre era nel negozio… possibile che non lo sentisse piangere? Si avvicinò, il viso contratto per la preoccupazione e livido per il freddo. «Serve una mano?», chiese alla creaturina che piagnucolava a bassa voce, guardando con gli occhi grandi e sbarrati il pargolo che teneva tra le braccia.
    «Signorino adesso smette di piangere», diceva l'elfo domestico, la voce tremante e angosciata, «Signorino ascolta Dobby, per favore». Quando Lily gli fu di fronte, l'elfo domestico sussultò e strinse protettivamente il bambino al petto, facendo un passo indietro. Era una creatura dinoccolata, con grandi orecchie da pipistrello, naso lungo e occhi acquosi.
    «Non voglio farvi del male», disse Lily, accosciandosi per avere il viso all'altezza del suo. «Ho sentito piangere il bambino e mi sono preoccupata». Allentò un po' la presa su Harry, un fiocco di neve gli si posò sul naso e lì si sciolse, provocando una risata allegra e un piccolo calcio dei piedini avvolti nella tutina.
    Come se avesse capito che c'era un altro bambino, il piccolo tra le braccia dell'elfo smise di piangere. Aveva il faccino appuntito rosso per il gran pianto e gli occhi grigi pieni di lacrime, il nasino tappato lo costringeva a respirare con la bocca aperta, mettendo in vista le gengive rosa e sdentate e, quando l'elfo smise di cullarlo, ricominciò a singhiozzare.
    «Signora ha affidato signorino a Dobby, ma signorino continua a piangere e Dobby non sa come calmare!», disse allora l'elfo domestico, gli occhi grandi colmi di lacrime. «Dobby deve essere punito, ma non può posare signorino!», singhiozzò anche lui, le orecchie da pipistrello fremettero e, l'attimo dopo, riprese a cullare il padroncino con la determinazione del disperato.
    Harry borbottò qualcosa di incomprensibile, versi umidi che scoppiettavano dalla sua gola come bolle di sapone, mentre guardava la bizzarra creatura che reggeva un bambino come la madre reggeva lui, e Lily frugò nella borsa, un po' impacciata, in cerca di un fazzoletto con cui asciugare le lacrime del bambino e pulirgli il naso, mentre Dobby si fermava di nuovo, trattenendo il fiato, pronto a difendere il piccolo se quella donna sconosciuta avesse provato a fare del male al suo prezioso padroncino. Lily lo vide occhieggiare Harry, mentre il bambino guardava lei come se cercasse nel suo viso i tratti della madre.
    «Quanti mesi ha il tuo padroncino, Dobby?», gli chiese lei, accarezzando i sottilissimi capelli del bimbo, tanto chiari quanto quelli di Harry erano scuri. Era avvolto in una copertina verde, ricamata con filo argentato, dall'aspetto caldo ed elegante; non era il tipo di oggetto che si comperava nei negozi, ma, se la famiglia cui quel bambino apparteneva possedeva un elfo domestico, non c'era da stupirsi che fosse molto ricca.
    «Sei mesi e mezzo», squittì l'altro, e Lily sorrise materna, prima di raddrizzarsi sulle gambe, il mantello e la tunica ormai bagnati fino a metà coscia. Il bambino riprese a piangere, allungando le braccine verso di lei, strizzava gli occhi sul faccino arrossato e spalancava la bocca con disperazione straziante.
    «Credo stia mettendo i denti, Dobby», gli disse lei, «non hai qualcosa da fargli mordere?», chiese, osservando Harry con la speranza che non cominciasse a piangere anche lui, ma Harry sembrava incuriosito da tutto, dal buffo elfo domestico, dal bambino e dalla neve.
    L'elfo allargò i grandi occhi tondi e scosse la testa. «Signorino sta mettendo i dentini…», esclamò, pieno di meraviglia. «Dobby non sapeva! Dobby non immaginava!». Dobby parve commuoversi, probabilmente nutriva un sincero affetto per quel bambino e Lily parlò prima ancora di pensare che avrebbe dovuto andare via in fretta, che i genitori del bambino non potevano essere lontani e, se possedevano un elfo domestico, probabilmente erano maghi purosangue.
«Sto andando a Mielandia», gli disse, «puoi venire con me a prendere qualcosa che possa mordere senza pericolo».
    Dobby parve pensarci, pestò la neve, che sotto i suoi piedi era sciolta e trasparente, e guardò verso la vetrata. Madama McClan si muoveva con rapidità intorno ad una donna elegante, bionda e sottile, che dava loro le spalle. «Signora sta facendo sistemare il vestito per la cena di Natale», disse Dobby, combattuto, nel dubbio se potersi allontanare o meno.
    «Credo ne avrà ancora per un po'», gli disse, forse avrebbe dovuto battere alla vetrata e far notare alla donna che suo figlio piangeva, ma se l'avesse riconosciuta… «Di certo la tua padrona non vuole che suo figlio continui a piangere, non credi?». In realtà, si chiedeva quale madre potesse lasciare il proprio figlio fuori, nella notte, sotto la neve, mentre lei si faceva aggiustare un abito, ma non osò dirlo all'elfo domestico già fin troppo tormentato, la testa che continuava a girare verso la vetrina e subito tornava al bambino.
    Alla fine, Dobby annuì, una strana espressione determinata sul volto e, stringendo il piccolo come il più prezioso dei tesori, si mise a sgambettare dietro di lei. Mielandia non era lontana, con i suoi scaffali che promettevano leccornie e il calore profumato di cannella e zenzero.
    Impiegarono un po' più di quanto Lily ci avrebbe messo se fosse stata da sola, ad arrivare, a causa delle gambe corte di Dobby, ma l'elfo marciava deciso dietro di lei, impegnandosi a non restare indietro e a trastullare il bambino come poteva. La luce del negozio, davanti a loro, sembrava dorata e calda e, quando entrarono, il profumo dolce di zucchero e miele, di spezie e di erbe aromatiche assalì il naso di Lily come il sentore della felicità.
    Lily respirò a fondo, come se volesse che quella dolcezza le scaldasse il cuore e le ossa, e Harry rise, più dolce dello zucchero filato e più caldo del fuoco di un camino. Anche Dobby stiracchiò un sorriso quando il bambino che reggeva sbatté le ciglia chiare, tendendo le manine verso gli scaffali di caramelle colorate. Pochi clienti stavano facendo gli ultimi acquisti e un motivetto natalizio rallegrava l'ambiente, diffondendosi da una vecchia radio. A Lily sembrò quasi che, lì, la guerra fosse ancora lontana, che nessun Nato Babbano fosse mai stato aggredito né alcuno fosse mai scomparso.
    «Buon Natale!», l'anziano proprietario, un uomo corpulento, col viso rubizzo e un grande naso a patata, salutò la coppia che stava lasciando il negozio con un cesto infiocchettato, pieno di dolciumi appetitosi e colorati, e Lily sorrise al loro indirizzo prima di avanzare verso il bancone. L'aveva visto invecchiare, quel mago, mentre lui la vedeva crescere, ma ora lui non poteva riconoscerla e lei non poteva presentargli il proprio figlio.
    «Buona sera», salutò; Dobby la seguiva come un'ombra, guardando con meraviglia quel caleidoscopio di bonbon, caramelle e confetti multicolori. L'uomo le sorrise sotto i folti baffi da tricheco, dello stesso colore della polvere, e salutò con la mano, grande come un badile, i bambini. Aveva occhi chiari e vivaci sotto le sopracciglia cespugliose. «Vorrei dei dolci adatti a loro», disse indicando con un cenno del capo Harry e l'altro bimbo, «qualcosa che possano mordere e che non abbia magia visibile», spiego, pregando che lui non chiedesse perché la magia non doveva vedersi, e quello girò rapidamente intorno al bancone, la tunica rossa, decorata con stelle comete dorate e bordata di raso bianco frusciò intorno ai suoi piedi. Si muoveva sicuro, incredibilmente leggero per un uomo della sua stazza, col sorriso sulle labbra e le dita grassocce che tamburellavano in aria al ritmo della canzoncina, come se fosse stato un direttore d'orchestra.
    «Stanno mettendo i denti, vero?», chiese guardando i pargoli con espressione saputa e prese un grande vaso di vetro da uno scaffale poco lontano. All'interno c'erano dei dolciumi candidi come borotalco e dorati come il caramello, rivestiti di una pellicola trasparente legata con fiocchetti di raso di tutti i colori. «Ci vogliono caramelle speciali, a quell'età, caramelle cresci-cresci!», disse togliendo due lecca-lecca larghi e piatti, muniti di un bastoncino fatto ad asola. «Basta fissare il bastoncino al bavaglino con un nastro o una spilla da balia, così non non rischiano di ingoiarlo», precisò con il tono di un nonno, «Mio figlio ne andava pazzo! Aiutano i denti a spuntare, si sciolgono lentamente e non si spezzano, così non c'è rischio che si soffochino, e sanno di latte e miele».
    «Sembrano perfetti», sorrise Lily.
    «Li vendiamo da quarant'anni!», disse l'uomo, orgoglioso, scartando un lecca-lecca. Uno sbuffo di zucchero si liberò all'apertura della confezione ed il profumo del latte e del miele si espanse, lieve come una carezza o come il bacio della buona notte. Harry sorrise, protendendo le manine verso il dolce, e il bambino in braccio all'elfo domestico strillò per averne uno anche lui, volgendo gli occhi chiari alla caramella che il negoziante fissava con il nastrino al cappottino di Harry.
    La caramella sembrava perfetta per la sua boccuccia e appena Harry la mise in bocca non badò ad altro. L'altro bambino protestò di nuovo, con caparbietà, e Lily chiese la seconda caramella per fissarla alla copertina del piccolo. Finalmente lo vide sorridere.
    All'improvviso, gli unico suoni nel negozio furono la carola che usciva dalla radio e il pacato risucchio dei bambini e sembrò che fosse già Natale, che i regali fossero stati scartati e che la neve avesse coperto ogni bruttura del mondo.
    Poi, gli occhi tondi di Dobby si alzarono su di lei e l'elfo domestico uggiolò: «Dobby non ha denaro per pagare. Signora non dà denaro a Dobby, neanche uno zellino», serrò le labbra e scosse la testa, «Dobby non voleva approfittare. Dobby deve essere punito!». Gli occhi gli divennero nuovamente umidi e Lily gli accarezzò la testa come se anche lui fosse un bambino.
    «È il mio regalo di Natale per il tuo padroncino», lo rassicurò, e Dobby spalancò la bocca come se non se lo aspettasse, come se nessuno fosse mai stato gentile, con lui. Fece un passo indietro.
    «Dobby deve tornare dalla sua padrona, adesso… Dobby… Dobby deve andare via».
    Lily sollevò una mano per salutare lui e il bambino. «Buon Natale», disse loro, e l'attimo dopo, il piccolo elfo domestico correva fuori dal negozio, con le gambe storte e i piedi nudi nella neve. «Non gli ho nemmeno chiesto il nome del bambino», si rammaricò Lily, ma poi guardò Harry e scrollò le spalle. «Sono sicura che vi incontrerete a Hogwarts e che diventerete amici». Harry sbrodolò un po' in risposta, continuando a succhiare la sua caramella e Lily comprò altri dolci e se li fece confezionare. Li avrebbe affidati a qualcuno dell'Ordine, perché li consegnarli ai Dursley: la mattina successiva, avrebbero trovato un cesto ed un biglietto, davanti alla porta di casa e Petunia avrebbe compreso subito.
    Lily sospiro; era quasi Natale e la sua ansia, la sua paura svaniva a quell'idea, come la neve si sarebbe sciolta alla fine dell'inverno, come lo zucchero delle caramelle si stava sciogliendo sulle labbra di Harry. Se lo sentiva: sarebbe andato tutto bene.
 


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Note:
- La carola canticchiata da Lily è questa.
♣ Questa fanfiction si è classificata prima al contest “Tombola di Natale” indetto da AngyEFP sul forum di EFP, con il tema:
Lily Evans regala delle caramelle a Draco Malfoy.

Con questa storia, che spero vi sia piaciuta, vi auguro buone feste e vi do appuntamento con la mia prossima long su HP a Gennaio! Per sapere cosa posterò nelle prossime settimane, vi invito a seguirmi sulla mia pagina FB! ^^
   
 
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