Dedicata a Stelly,
colei che mi supporta e che inconsapevolmente mi ha dato lo spunto per questa storia.
Quando
Orlando tornò a casa la prima cosa che fece fu sbattere la porta.
La
seconda fu precipitarsi ad accendere il computer, regalo di sua sorella Sam per
il suo compleanno.
Dopo
l’ennesima litigata con Miranda aveva bisogno di sfogarsi e sapeva che con sua
sorella, che non aveva mai amato molto l’attuale fidanzata dell’attore, avrebbe
potuto farlo tranquillamente.
Si
sedette sul divano col portatile in grembo ed iniziò a scrivere.
Cara Sam,
come va lì?
Qui Los Angeles è sempre la
stessa: calda e movimentata.
Purtroppo anche Miranda è sempre
la stessa…perché non riesce a capire che non deve intromettersi nel mio lavoro?
Tu pensa che oggi è persino
piombata nella sala del provino per chiedere al regista se per caso gli
avanzava una parte…che figura che mi ha fatto fare!
E quando ho tentato di
spiegarglielo mi ha accusato di star rovinando la sua carriera con la mia
gelosia…
Io geloso?
Quando sono io quello che può
uscire solo con lei e dove dice lei, io che non accetto lavori che mi portino
per troppo tempo lontano da lei quando invece lei se ne sta per un mese in
Giappone!
Abbiamo litigato di brutto ma
tornerà, lo so.
Torna sempre.
Perché tutto sommato le faccio
comodo.
Forse avevi ragione tu.
Finchè ero lì a Londra ero
“protetto”, ma qui a Los Angeles nessuno ci pensa due volte prima di fare ciò
che più gli conviene.
Sono stufo.
Avrei bisogno di una pausa.
O di un bel film da girare.
O di amici veri.
Chissà, forse riuscirò a venire
lì per Maggio.
Tu che ne dici?
Vorresti rivedere il tuo
fratellone?
Ti voglio bene piccola.
Saluta mamma e papà.
Orli.
Soddisfatto,
digitò l’indirizzo e-mail della sorella e inviò il messaggio.
Ora
doveva solo attendere la sua risposta.
E
chissà, magari nel frattempo sarebbe tornata Miranda.
Nello
stesso istante, a Londra, una ragazza chiuse un pesante tomo e si alzò dalla
scrivania alla quale era seduto.
“Per
oggi basta studio! Non è vero Milly?” disse rivolgendosi alla gatta che la
osservava sbadigliando.
Rise.
“Chissà
cosa te ne importa a te! Mah…”
Mentre
l’acqua per il the bolliva Charlotte accese il pc.
Una
casellina segnalava un nuovo messaggio di posta.
“Magari
è Alexis!” pensò.
Una
volta pronto il the, si sedette per leggere la mail.
Che non
era quello che si aspettava.
Era il
messaggio di un ragazzo che non conosceva, che era convinto di aver scritto a
sua sorella.
Le
sembrava piuttosto tormentato.
Così,
lei che aveva sempre avuto una innata passione per i casi difficili da
risolvere, decise di rispondergli.
Tolse un
ciuffo di capelli da davanti agli occhi e iniziò a digitare sulla tastiera.
Orlando
si stupì.
Va bene
che Sam usava molto il computer, ma che gli rispondesse dopo soli dieci minuti
gli sembrava davvero strano.
Forse
era successo qualcosa di grave.
Allarmato,
alzò il volume della musica ed iniziò a leggere il nuovo messaggio ricevuto.
Ciao straniero!
Ok, suona troppo come un film.
Fatto sta che per me sei davvero
uno straniero.
Credo tu abbia sbagliato
indirizzo e-mail.
Io non sono tua sorella Sam.
Ti ho risposto per dirtelo, così
magari non aspetti invano che ti risponda.
Ah…lasciati dire un’altra cosa.
Non so chi tu sia, però mi sembri
piuttosto infelice.
Lo vuoi un consiglio?
Visto che è una mail non puoi
dire di no, quindi te lo do in ogni caso.
Quando ti senti così devi andare
dai bambini.
Prenditi una giornata di pausa e
vai al parco.
Troverai tanti bimbi: unisciti a
loro.
Giocaci a palla, a nascondino,
segui i loro discorsi incomprensibili…alla fine starai meglio.
Perché i bimbi sono capaci di
amare davvero.
Non hanno ancora conosciuto cose
come la falsità, la cattiveria, l’egoismo.
Se tu passi cinque minuti con
loro si apriranno a te completamente.
Sono capaci di amarti senza
riserve.
E spesso i sorrisi che ti
regalano, e che immancabilmente contraccambi, sono i più veri della tua vita.
Provaci.
E poi magari dimmi com’è andata.
Ciao.
Arrivato
al fondo della mail Orlando si ritrovò a sorridere.
Non
sapeva neanche il nome di colei che gli aveva scritto ma già gli sembrava fosse
una persona speciale.
Dalle
sue parole sembrava testarda, determinata e profondamente ottimista.
Proprio
per questo decise di salvare il suo indirizzo e-mail.
Poi
telefonò a Sam.
Era
meglio non fidarsi dei computer!
Anche se
lo sbaglio che Orlando aveva commesso non era poi così grave…
Salve straniera.
Non mi hai nemmeno detto come ti
chiami.
Posso sapere il tuo nome?
Io sono Orlando.
Solo Orlando.
Non credo che ti interessi sapere
nient’altro della mia vita.
E tanto non te lo dirò, perlomeno
fino a quando non saprò abbastanza della tua.
Chi sei?
Dove abiti?
Ah, comunque…
Grazie per aver risposto alla mia
mail.
Ho seguito il consiglio.
Ed ora mi ritrovo con una
fidanzata vera più altre cinque baby mogli…
Avevi ragione sai?
Sono adorabili.
Anche se mi hanno fatto il
solletico fino a quando non ho implorato pietà, anche se ho il naso gonfio per
via di una pallonata, anche se ho dovuto prenderle in braccio fino ad avere le
braccia a pezzi.
Ora però un consiglio voglio
dartelo io.
Prova ad uscire stasera.
Mi sembri una ragazza troppo
seria.
Magari chiama le tue amiche,
provate i vestiti, o quello che fate voi ragazze prima di uscire, e poi vai a
divertirti.
Sarà solo per una sera.
Domani tornerai tu.
Ma scoprirai quanto è più facile
essere se stessi dopo una notte di follie.
Aspetto una tua risposta,
ci conto.
Orlando.
Orlando.
Orlando.
Charlotte
lo ripetè più volte tra sé.
Era un
bel nome.
Musicale,
antico, come la letteratura che lei tanto amava.
E chissà
perché, sentiva che lui aveva centrato in pieno il suo carattere.
Come
cavolo aveva fatto a capire che era una ragazza introversa e riflessiva?
Una che
usciva poco, che al liceo era chiamata secchiona ma che era anche molto
corteggiata, una ragazza diventata adulta troppo in fretta.
In fondo
lui aveva dimostrato di fidarsi di lei.
Aveva
fatto ciò Charlotte gli aveva consigliato.
Perciò
forse toccava a lei seguire le sue parole.
Sorridendo
prese il telefono.
Doveva
assolutamente chiamare Suze.
Ciao Orlando.
Come va?
Io ho un mal di testa tremendo.
Tutta colpa tua…
Ho seguito il tuo consiglio ieri
sera, e mi sono presa una bella sbronza.
In effetti era da tempo che non
bevevo così tanto.
Credo perfino di aver cantato al
karaoke.
E credo fosse una canzone
terribilmente imbarazzante…che figura!
Io normalmente non faccio queste
cose.
A proposito, io sono Charlotte.
Vivo a Londra, come hai fatto tu,
mi sembra di poter dire dalla tua prima mail.
Comunque…
Sto per laurearmi in Letteratura
e nel frattempo lavoro come bibliotecaria.
Inutile dire che ogni giorno mi
perdo in mille e più libri…sono la mia droga.
Amo alla follia Shakespeare, Tolkien,
Jane Austen e Virginia Woolf.
Mentre piango sempre con le
poesie di Neruda, di Aragon e della Dickynson.
Nel tempo libero sto a casa a
giocare con Milly, la mia gatta.
E ci parlo anche.
Può sembrare una cosa senza
senso, lo so.
Però lei mi guarda solo, senza
esprimere giudizi.
Così posso pensare.
Senza essere però davvero sola.
Comprendi?
Spero di si.
Non vorrei sembrarti una pazza oltreoceano.
Mi sono raccontata abbastanza?
Credo di si.
Perciò ora vorrei sapere qualcosa
in più su di te.
Orlando
sorrise quando vide quella mail.
Inutile
dire che la ragazza, Charlotte, era diventata una piacevole sorpresa.
Aveva
seguito il suo consiglio come lui aveva seguito quello di lei.
Si
fidavano l’uno dell’altra anche se tra loro vi erano un oceano e un continente.
Strana
la vita a volte!
E così
faceva la bibliotecaria e amava Tolkien…
Sorrise
al pensiero di lei che parlava con l’attore che aveva interpretato Legolas
senza neanche saperlo.
Chissà
cosa avrebbe detto.
Però
aveva paura di aprirsi del tutto.
Paura di
caderci di nuovo.
Miranda
era tornata, ma avevano litigato di nuovo.
Nonostante
questo non si erano lasciati.
Non
sapeva nemmeno spiegarsi il perché.
Forse
prima aveva paura di restare solo, ma ora c’era Charlotte con lui.
E anche
Sidi.
Erano
passati circa due mesi dalla prima mail e ormai Charlotte si portava dietro il
computer ovunque andasse.
Le mail
di Orlando arrivavano in qualunque momento della giornata, anche più volte al
giorno.
Ormai si
raccontavano tutto quello che succedeva nelle loro vite e quello che era già
successo.
Spesso
poi si interrogavano sull’amore e sulla vita.
Orlando
aveva lasciato Miranda e ne stava ancora soffrendo.
Charlotte
era uscita un paio di volte con un ragazzo ma lo aveva liquidato quando aveva
capito che non riusciva a parlare come faceva con Orlando.
Ormai
poteva dire di conoscerlo benissimo, anche se non si erano mai scambiati una
foto.
Le
amiche dicevano che era pazza ma lei non gli dava retta.
Era
testarda, istintiva…e sentiva di potersi fidare completamente.
In quell’istante
le arrivò una mail di Orlando.
Il
rumore del messaggio ricevuto rimbombò nella sala vuota della biblioteca e la
giovane arrossì come se fosse stata colta in flagrante durante una rapina.
Sorridendo
scosse la testa e lesse la mail.
“Char,
ciao piccola.
Come stai?
Stanotte non riesco a prendere
sonno e così, dopo un paio d’ore di riflessione al buio, ho deciso di
scriverti.
Più precisamente volevo scriverti
solo una frase, ma poi mi avresti preso per pazzo.
Comunque…
La seguente frase è: “E ogni angoscia
che ora par mortale, di fronte al perder te, non parrà uguale”.
So che sai chi l’ha scritta.
Ma ti starai chiedendo perché te
l’ho scritta io.
Perché….perchè mi sono reso conto
che sono due mesi che un raggio di sole è entrato nella mia vita.
Sei tu Charlotte.
Mi hai saputo aiutare nei momenti
critici, come l’aver lasciato Miranda, mi hai regalato serenità, citazioni
meravigliose, risate al pensiero di te che fai una figuraccia.
E mi sono reso conto che, ora
come ora, aspetto una tua mail ogni secondo.
Sono la cosa più importante che
mi stia capitando.
E quindi nulla equivarrebbe a
perdere te.
Ti ho spiazzato lo so.
Però non ti preoccupare.
Non sei obbligata ad entrare nel
merito del discorso.
Puoi fare finta di niente e
passare a raccontarmi cos’hai fatto oggi.
Come sta Milly?
E Suze?
Ha deciso di sposarsi in chiesa o
in municipio?
Ah, oggi ho portato Sidi al
parco.
I bimbi hanno giocato con lui un
sacco.
Si sono divertiti tantissimo, ed
io con loro.
La mia vita sta cambiando.
E lo devo a te.
Buona giornata tesoro,
Orlando.
Finito
di leggere, Charlotte si sentiva le guance in fiamme.
Era la
primo volte che Orlando si apriva così tanto…
Inutile
dire che la citazione di Shakespeare l’aveva colpita in pieno.
In quel
momento capì che per lei era tempo di riflettere.
Perché
sentiva anche lei di non poter più fare a meno di Orlando?
Era
amore quello?
L’amore
è cieco diceva Shakespeare.
E forse
con lei lo era stato sul serio.
Si era
innamorato di qualcuno senza mai vederlo.
E non
era forse l’amore più puro e profondo del mondo?
Orlando
vagava per la casa come un leone in gabbia.
Aveva
paura che Charlotte non gli rispondesse più.
Che
stupido era stato!
Sicuramente
una ragazza intelligente come lei come poteva innamorarsi di un “amico di
mail”?
Si
poteva davvero chiamare amore il rapporto tra loro due?
Non lo
sapeva.
Probabilmente
non lo sapeva nessuno.
Però
sentiva le farfalle nello stomaco quando doveva leggere una sua mail, poteva
dirsi davvero felice da quando l’aveva conosciuta, ma…iniziava a sentire la
mancanza di qualcosa.
E così
le aveva rivelato il suo cuore, o meglio, una minima parte di esso.
Ma se
l’aver agito così d’istinto l’avesse spaventata?
Sarebbe
stato capace di rinunciare a lei?
La
conosceva bene la risposta.
Era un
no.
“Chi sei tu, che nel buio della
notte osi inciampare nei miei più profondi pensieri?”
Non credere di sentirti l’unico a
pensare a “noi” di notte.
Lo faccio anche io.
E molto spesso.
Ancora non mi capacito di come
sia potuto diventare così forte questo nostro legame.
Credo sia perché ci siamo trovati
in un momento difficile per entrambi.
E così noi due, due anime affini,
forse gemelle, siamo subito entrati in sintonia.
Parlando con il cuore e con
l’anima.
Lasciando che ogni parola fluisse
liberamente, senza paura di venire giudicati…
O almeno, per me è stato così, e
per te?
Scusa se sono breve nello
scriverti ma ho una gran confusione in testa, e sento di dover fare chiarezza.
A presto,
Char.
Orlando,
lette quelle parole, chiuse il pc e si mise a saltellare nella stanza.
Allora
anche lei provava qualcosa…
Però era
confusa.
Poteva
capirla benissimo.
Anche
lui spesso si sentiva spaesato, stordito dalla potenza di quel sentimento che
gli stava avvolgendo il cuore con le sue dolci spire.
Voleva
fare qualcosa per aiutarla a fare chiarezza, ma cosa?
“Ci
sono!” urlò.
Char,
tesoro.
Le tue parole mi hanno reso
davvero felice.
Sapere che non sono il solo a
sentire il cuore battere più veloce…beh…wow.
Comunque ho deciso!
Tra due settimane ho una pausa
dal lavoro.
Vengo a Londra.
A trovarti.
Vuoi?
Mi accetterai per quello che
sono?
Perché io sono quello che hai
potuto leggere…
Indipendentemente da tutto il
resto, io con te sono sempre stato il vero Orlando.
Ti voglio bene.
Charlotte
dovette chiudere gli occhi.
Sentiva
lo stomaco in subbuglio come mai le era capitato.
Lui
voleva venire a trovarla.
E lei
aveva paura.
Una
paura folle.
E se poi
Orlando si fosse tirato indietro?
Se
avessero scoperto che andare d’accordo vedendosi era molto diverso dal farlo
scrivendosi?
E se poi
lui si fosse accorto di non essere innamorato e di aver preso solo un abbaglio?
Come
avrebbe fatto senza di lui?
Non era
forse meglio così?
Certo,
così si sarebbero chiariti le idee una volta per tutte.
Orlando,
sono sorpresa.
La tua ultima mail mi ha lasciato
a dir poco senza parole.
Tu vuoi venire qui?
E…se poi non funzionasse?
Non mi fraintendere, anche io
voglio conoscerti, ma se poi scoprissimo di aver preso solo un abbaglio?
E poi…
Io ho mille difetti.
Sono distratta, vivo con la testa
tra le nuvole.
Amo i libri come se fossero figli
miei.
Sono the-dipendente.
Mi perdo per ore a guardare la
pioggia cadere.
Mi faccio circa centomila
paranoie al giorno.
Sono disordinata.
Canto a squarciagola per ore,
senza un motivo apparente.
Piango per ogni canzone o frase
che mi rapisce il cuore.
Sono cocciuta.
Ho paura di abbandonarmi nelle
mani di qualcuno.
Ne troverei altri mille di
difetti, ma credo che questi bastino a farti cambiare idea…
Se per caso tu dovessi scoprire,
una volta arrivato qui, che i miei pregi non bilanciano i miei difetti?
Sarebbe una tragedia.
Per me e per te.
Pensaci…
Char.
Orlando
sorrise nel leggere la mail.
Quanto
era dolce la sua Charlotte.
Così
fragile…
Era per
quello che voleva andare a trovarla: voleva stringerla tra le braccia, andare a
vedere il sole sorgere con lei, voleva danzare sotto la pioggia…
Erano
molte le cose che voleva fare con lei.
E le
avrebbe fatto passare la paura.
Lui ne
era sicuro.
“Non ama colui al quale i difetti
della persona amata non appaiano virtù”.
Questo era Goethe.
E credo avesse ragione.
Lo sai che non mi spaventi.
Non sono uno che cambia idea
facilmente.
Anche io ho un po’ di paura.
Ma so che passerà non appena ti
vedrò.
Ne sono certo.
Quindi, tesoro, devi esserne
certa anche tu.
Prometti che cercherai di stare
tranquilla?
Ps. Atterro a Heathrow martedì
alle sei del pomeriggio. Gate 12. Ci sarai? Io si. Sarò quello con la sciarpa
rossa al collo.
Ti aspetto Char.
“Oddio!
Pazzo! È pazzo!” esclamò Charlotte.
Guardò
Milly.
“E si
aspetta che io dopodomani vada a prenderlo all’aereoporto? Beh, ha ragione. E
va bene…”
Milly si
mise a fare le fusa.
La ragazza sorrise.
Forse
doveva fidarsi dell’istinto animale.
Sarebbe
andata a Heathrow.
Certo che ci sarò.
Io sarò quella col basco rosso.
Come Kristen Dunst in Elizabethtown,
hai presente?
Ti aspetto anche io Orlando.
Char.
Inutile
dire che le ore che separavano i due ragazzi dal martedì sembravano non passare
mai.
Orlando
ostentava una certa tranquillità, mentre invece dentro era ansioso come un
bimbo di fronte ai regali di Natale.
Charlotte
si era invece abbandonata volentieri all’isteria e non faceva altro che fare
lunghi discorsi a se stessa, convincendosi ora che era sbagliato vederlo, ora
che era l’unica cosa da fare.
Quando
arrivò il martedì tanto agognato Charlotte arrivò all’aereoporto alle cinque.
Sperava
che l’aereo non facesse ritardo, se no sarebbe morta di certo con tutta l’ansia
che aveva addosso.
Si
piazzò di fronte al gate 12 ma, poco prima delle sei un folto gruppo di
ragazzine la superò urlando.
“Chissà,
magari vedrò anche qualche vip...se tutte queste ragazze sono qui un motivo ci
sarà no?” pensò.
L’interfono
comunicò che l’aereo proveniente da Los Angeles era appena atterrato.
A quelle
parole le ragazzine iniziarono a urlare, Charlotte a tremare.
I primi
passeggeri sbucarono dalle porte e, inutile a dirlo, neanche uno di loro aveva
una sciarpa al collo.
Poi le
ragazzine iniziarono a sgomitare e ad urlare per gli autografi.
Charlotte
si alzò sulle punte per vedere chi fosse il vip arrivato da L.A ma, bassina
com’era, non riuscì a vedere nulla.
Sospirò
rassegnata.
Orlando
non sarebbe venuto.
Sistemò
il cappello e decise che se non l’avesse visto entro dieci minuti se ne sarebbe
andata.
Le ragazzine
iniziarono ad andare via: chi piangeva dalla felicità, chi sorrideva, chi non
staccava gli occhi dalla macchina fotografica…
Charlotte
si girò per vedere se c’era ancora qualcuno che arrivava dal gate 12.
E rimase
pietrificata.
A pochi
metri da lei c’era Orlando Bloom
Con una
sciarpa rossa al collo.
Non
poteva essere vero.
Era solo
una casualità.
Orlando
era riuscito ad accontentare tutte le fans che per qualche motivo lo
aspettavano all’uscita del gate.
Era la
prima volta nella sua vita che di quelle ragazzine non gliele importava niente.
Lui
voleva vedere Charlotte.
E quando
la calca si diradò trovò una sola persona che guardava verso il gate.
Ed aveva
un basco rosso calcato sui capelli castani.
Sorrise
e si incamminò verso di lei.
“Charlotte,
sei tu?”
“Orlando?”
Lui la
abbracciò.
“Si,
sono io”.
Charlotte
si divincolò.
“L’Orlando
con il quale io ho parlato per tre mesi era Orlando Bloom? L’interprete di
Legolas, nonché Drew, che nel film cerca una ragazza con un cappello rosso ad
una fiera?”.
Orlando
le prese le mani e la guardò negli occhi.
“Lo so,
avrei dovuto dirtelo. E volevo farlo, ma avevo paura che questo potesse
cambiare il nostro rapporto. Io con te volevo essere quello che sono, non
l’attore. Puoi perdonarmi?”
La
ragazza aveva gli occhi lucidi.
Non
poteva crederci.
Lei era
innamorata di Orlando Bloom.
Si
strinse a lui.
“Certo
che ti perdono… come potrei non farlo?”
Orlando
rise.
“Non lo
so. Dovresti dirmelo tu”.
“Non c’è
nulla da dire visto che sei perdonato”.
“Veramente
io qualcosa da dire ce l’avrei…”
Charlotte
alzò lo sguardo fino ad incontrare il suo.
“Ti amo.
L’ho sempre saputo”.
La
ragazza sorride.
“Ti amo
anche io Orlando”.
Lui le
posò un timido bacio sulle labbra, che ben presto diventò qualcosa in più.
La
mattina dopo Charlotte accese il pc, più per abitudine che per altro.
Quindi
si stupì moltissimo nel trovare una mail.
La lesse
senza esitare.
“Amore,
buongiorno.
So che accenderai il pc non
appena ti sveglierai.
Sono andato a prendere la
colazione, ma lo sai già visto che ti ho lasciato un biglietto sul cuscino.
Stamattina, mentre ancora
dormivi, sono sgattaiolato qui al tuo computer per scriverti.
Questa sarà l’ultima mail che
riceverai da me.
Perché ora che ti ho trovata non
ho intenzione di separarmi da te per nulla al mondo.
Sapevo che eri speciale.
E volevo iniziare la nostra storia
vera e propria con una mail, per ricordarti come ci siamo incontrati.
Ti amo.
Ps. Prepara il the, io torno con
le brioche!
Orli.
Buonasera.
Grazie per aver letto questa storia, nata da un'idea folle e scritta in maniera altrettanto folle.
Adesso fate le brave e, invece di lanciarli a me, usate i pomodori che avete in mano per fare una bella insalata...
Molto meglio vero? XD
Ah già...sfortunatamente non ho mai scambiato alcuna mail con Orlando, lui non mi appartiene e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Ma tanto dovreste già saperlo.
Un bacio,
Liz.
Vincitrice delle categorie “best plot” e "best original character" del quarto turno dei Neverending Story Awards (www.neverendingstoryawards.forumfree.net), 30 Settembre 2009.