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Autore: AlexVause    14/12/2015    2 recensioni
Chissà dove vanno i sogni che sogniamo e dimentichiamo: Atlantidi sommerse e perse che non visiteremo mai più.
È stato così anche con me Lexa?
I tuoi occhi freddi come il ghiaccio mi scrutano, mi feriscono ed io lì…a chiedermi ancora perché.
Una domanda a cui, forse, non potrò conoscer risposta.
CLEXA
(Scritta alla fine della seconda serie)
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14
 
Accesero un grande falò cuocendovi carne e piatti tipici terrestri di ogni sorta, per festeggiare la dipartita di Larion.
Nyko m’informò che eri ancora in riunione con i Generali, così decisi di svagarmi un po’ con i miei amici.
Mi guardai intorno. Bellamy era intento a fare l’asociale immerso nei propri pensieri.
Lo raggiunsi a passo lento per poi sedermi accanto a lui.
- Grazie.
Gli dissi guardando a terra. Non ci siamo mai parlati molto ma con il tempo avevo imparato ad affezionarmi a lui nonostante qualche controversia iniziale.
- Di cosa?
Domandò con tono leggero quasi come se non avesse fatto nulla di che.
- Di tutto…dall’esserti infiltrato a Mount Weather svariate volte all’averci aiutato per una causa che non era la tua.
Fece spallucce alle mie parole, prima di sorridere.
- Era la cosa giusta da fare.
Ricambiai il sorriso.
Mi circondò le spalle con un braccio e mi abbandonai a quel gesto fraterno.
- Tengo molto a te Clarke.
Mi voltai a guardarlo.
- Non sei il solo.
Mi allungai per baciarlo sulla guancia ma notai successivamente come il mio gesto fosse stato frainteso.
Le mie labbra toccarono le sue. Si era voltato nell’istante in cui mi ero avvicinata per raggiungere la sua guancia.
Strabuzzai gli occhi allontanandomi.
Con la coda dell’occhio vidi qualcosa a cui non vorrei mai voluto assistere.
Eri lì, in piedi davanti a noi. Impietrita e fredda.
Ti voltasti andandotene.
Mi alzai di scatto per seguirti ma Bellamy mi trattenne.
Mi voltai verso di lui con sguardo interrogativo.
- Lasciala andare, se ha qualcosa da dirti te ne parlerà dopo.
Strattonai per liberarmi dalla presa.
- Devo andare.
Dissi allontanandomi in fretta seguendoti.
Avevi già raggiunto il posto in cui alloggiavi, ordinando a Indra di tenere lontano chiunque perché non volevi essere disturbata.
La supplicai di farmi entrare perché avevo bisogno di parlarti ma non ci fu verso.
Sbuffai allontanandomi.
Mi diressi nell’infermeria da Nyko. Avevo bisogno del suo aiuto.
Entrai a passo svelto spiegandogli l’accaduto. Sorrise capendo più di quello che le mie parole avevano detto.
Mi accarezzò la testa affettuosamente.
Uscì dall’infermeria e andò a parlare con un paio di Grounders.
Lo seguii ma mi disse di guardarlo da lontano e attendere un suo segnale.
Assieme ad altri terrestri andò da Indra. Dopo un piccolo dibattito la donna si allontanò e, qualche minuto dopo Nyko mi disse di entrare nella tua abitazione.
Mi avvicinai, aprii la porta e il tuo sguardo torvo si posò su di me pietrificandomi.
- Che ci fai qui Clarke?
Il tuo tono duro e distaccato ma i tuoi occhi, quei splendidi occhi color smeraldo, tradivano tristezza e rabbia.
- Sono venuta a spiegarti cos’è accaduto.
- Non mi sembra di aver chiesto spiegazioni. So cos’ho visto. Mi basta. Le parole volano via col vento ma i fatti sono quelli che fan di me ciò che sono. Ciò che è accaduto dimostra che mi sbagliavo sul tuo conto.
- No Lexa, no. Ti sbagli. Volevo solo ringraziarlo per l’aiuto che ci ha dato. Mi sono sporta per dargli un bacio sulla guancia ma ha frainteso.
Sospirasti e, dopo le mie parole, alzasti il capo erigendo un muro tra di noi.
Non potevo lasciare che accadesse, non di nuovo.
- Se davvero t’importa di me allora fidati.
Dissi facendo un passo verso di te. Indietreggiasti. Non avrei ceduto. Avanzai nuovamente finché non andasti a sbattere contro il tavolo presente nella sala.
Sembrava di vivere un altro deja-vu.
- Di cos’hai paura? Lasciati andare, ti prego, ne ho bisogno.
Ti supplicai.
Sospirasti nuovamente come a raccogliere le forze per dire ciò che stavi pensando.
- Entro domani, tu e il tuo popolo, dovrete lasciare Polis.
Il tono duro.
Sgranai gli occhi.
- No. Aspetta! Cosa ne sarà di noi? Di me e te…
Le nostre labbra vicinissime. Potevo sentire il tuo respiro mentre scrutavo i tuoi occhi alla ricerca di un gesto che mi trattenesse…e invece…continuavo a scontrarmi su un freddo muro in pietra.
- Che cosa vuoi Clarke of the Sky People.
A quella domanda sbuffai. La rabbia in quell’istante mi assalì.
- Niente.
Sbottai andandomene ma la tua mano afferrò la mia.
Mi attirasti a te baciandomi come mai prima d’ora. Un bacio intenso che includeva tutta la rabbia e la tristezza…la paura e la voglia di tenermi con te.
Ti abbracciai quasi con paura che potessi allontanarmi nuovamente da te.
Quante cose non avevo capito, che sono chiare come stelle cadenti?
Il tuo, un discorso vero e denso che esprime con il silenzio il suo senso…giusto Lexa?
 
Ero intenta a sbirciare un arazzo nella camera accanto mentre tu, ti stavi togliendo l’armatura.
Udii aprirsi la porta d’entrata con un colpo secco e subito ne seguì la voce di Raven. Che ci faceva qui?
Mi poggiai al muro ascoltando senza farmi vedere.
- Raven of the Sky People, come mai qui?
Il tuo tono piatto, nascondeva sorpresa per quell’entrata inaspettata.
- Sono venuta a combattere la non curanza degli avvenimenti che dilaga nella vostra mente accecandovi!
Disse la mia amica tutto d’un fiato. Non aveva nemmeno respirato. Ok…Raven era agitata.
- Cosa?
Domandasti perplessa.
In effetti quell’accozzaglia di parole quasi faticai a capirla pure io.
- Clarke.
Aggiunse poi.
“Che c’entro io?”
Pensai tra me alzando un sopracciglio.
- Lei…
Raven ti interruppe subito.
- Non è stata colpa sua. Bellamy l’ha baciata e lei lo ha rifiutato.
- Beh…
Provasti nuovamente ma non ti lasciò parlare.
- Non è stato altro che uno scherzo del destino in buona fede ad avvicinare l’inavvicinabile e viceversa.
Di nuovo una frase detta tutta d’un fiato. Ma come le escono certe cose?
- Cosa?
Chiedesti nuovamente sempre più perplessa.
Appunto mentale: Raven, quando si agita, ha la tendenza a sproloquiare.
- Parlo di una pura casualità.
Sospirasti non potendone più e indicasti nella mia direzione.
Sbucai da dietro il muro sorridendo.
- È da un quando sei entrata che cerco di dirti che Clarke è…
Iniziasti.
- Qui. Vedo, vedo. Beh…allora io…
Girò i tacchi e se ne andò.
Mi guardasti quasi sconvolta.
- Che personcina strana.
- Non guardare me.
Ti dissi facendo spalluce.
- È pur sempre amica tua.
Alle tue parole aprii bocca, ma davvero non seppi che rispondere se non scuotere il capo rassegnata e raggiungerti.
Mi sedetti accanto a te. La stavi guardando dalla finestra mentre si allontanava dall’abitazione.
- Ammetto che affrontarmi per difenderti è un gesto ammirevole.
Sorrisi ascoltandoti. Raven, continui a stupirmi.


Nota di Alex: scusate l'attesa.
Le cose sembrano essersi sistemate in fretta, ma quanto durerà questa pace?
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alla prox.
  
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