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Autore: _Sam12    14/12/2015    0 recensioni
Non sapeva dire cosa l'avesse colpita di lei, forse una parola o il modo in cui piegava di lato la testa quando sorrideva. Rimase tra i suoi pensieri tornando quando meno se lo aspettava.
Si incontrarono per caso ad una gita, e si ritrovarono per caso anche in seguito, come a chiedersi cos'è a questo punto che può avere davvero senso.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 2


Alla fine del viaggio non riuscivo quasi più a ricordare il motivo per cui ero stata colta da tutta quell'ansia.

Anzi, Vale e Gio mi sembravano simpatici e continuavano a ridere e parlare di avventure abbastanza assurde che erano capitate ad entrambi negli anni precedenti.

“Quanti anni hai?” mi chiese ad un certo punto Gio.

“Sedici, voi?”

“Sedici anch'io, lui diciassette...ma non lasciare che ti bullizzi solo per quello.” disse allora Valeria lanciando un'occhiataccia ironica all'amico.

“Peccato, era proprio quello che volevo fare!” esclamò Gio alzando gli occhi al cielo.

“Ti chiami Emma, giusto?” mi richiese il ragazzo.

“Sì...” risposi perplessa, non ricordando di essermi mai presentata.

“L'hai detto ai catechisti quando sei salita.” spiegò allora lui.

“Perspicace mi dicono.” lo prese in giro Vale.

Lui le tirò addosso una merendina, ma lei si scostò appena in tempo sfoggiando un sorriso soddisfatto.

“Comunque io mi chiamo Gio, che sta per Giorgio, non per Gioele, nel caso te lo stessi chiedendo, non mi aspetto che tu rida, tranquilla, anzi, non so neanche se era una battuta...”

Risi comunque grata del fatto che stesse cercando di interagire in un qualsiasi modo con me.

La corriera si fermò e uno dei catechisti disse: “Lasciate le cose che non vi servono e tenete con voi l'indispensabile, perché abbiamo tanta strada da fare e poco tempo da perdere.

Scendemmo tutti dal bus con gli zaini di poco più leggeri, o almeno questo riguardava il mio, infatti non sono mai stata brava a capire cosa fosse indispensabile e cosa no.

Cercai di non allontanarmi dai miei due vicini di sedile dato che erano gli unici che conoscevo.

La casa dove saremmo stati era immersa nel verde e si confondeva tra gli alberi con i suoi mattoni rossi ricoperti d'edera.

Seguimmo i catechisti per questa prima scampagnata alla quale ero entusiasta di partecipare. (spero abbiate colto la mia ironia)

Ci dissero di dividerci in quattro gruppi, avremmo percorso sentieri diversi per raggiungere una stessa meta e il primo ad arrivare avrebbe vinto.

“Io devo assolutamente essere in squadra con Emma.” esclamò Giorgio dandomi una pacca sulla spalla “non trovi Vale che ora questa ragazza emani una straordinaria voglia di vivere?”

“Devi scusarlo.” borbottò l'altra.

“Mi farebbe solo piacere stare con voi, e poi scusate se sono così apatica, è solo che non conoscendo nessuno è tutto così imbarazzante...” spiegai, mordendomi la lingua subito dopo: da dove mi uscivano queste frasi da uccellino bagnato e triste?

“Conosci noi, timida ragazza apatica! Ti basterà.” rise Gio, subito dopo alzò la testa, vide altri suoi amici e correndo loro incontro gridò: “Vi unite anche voi?”

Vale alzò gli occhi al cielo contagiandomi in una risata.

Il nostro gruppo era composto da una decina di persone che sembravano andare dai quattordici ai diciott'anni.

Senza che me ne accorgessi Vale si avvicinò a me: “Allora, timida ragazza apatica, hai forse detto che non conosci nessuno?”

“Non è un bel soprannome, sai?” risi arrossendo “E comunque no, nessuno.”

Okay, stavo cominciando a ridere un po' troppo per i miei gusti, dovevo controllare in un altro modo il nervosismo.

“Quella ragazza bionda è Marika, simpatica, puoi provare a fare amicizia con lei, se ti va, ma non fare commenti sulle sua orecchie, le odia...quella alta dai capelli neri è Naomi, evitala se non hai istinti suicidi, in caso contrario accomodati. I due gemelli dai capelli rossi e le lentiggini non si chiamano Fred e George, ma sarebbe fantastico, si chiamano invece Carlo e Marco, poi te li faccio conoscere.”

“Grazie.” risposi, stupita e riconoscente del suo interessamento “Il soprannome Vale per cosa sta?” chiesi poi.

“Valeria.” rispose lei.

Annuii in risposta.

Continuammo a camminare in silenzio, quando rialzai lo sguardo mi ritrovai davanti davanti un'improvvisa e altissima salita che scompariva tra gli alberi senza che se ne potesse vedere la fine.

“No, non se ne parla. Per Gandalf, non farò un passo di più.” esclamò Valeria.

“Come hai detto, scusa?” chiesi io trattenendomi dal ridere.

“Che vorrei accasciarmi qui e morire?”

“No, niente...lascia stare..” risposi io. “credi che tra tutti i gruppi abbiamo preso la strada peggiore?”

Non potevo ancora credere che avesse detto per Gandalf, era una di quelle cose che io mi sarei limitata a dire nella mia testa per mantenere la mia ben poca rispettabilità.

Sicuramente, gli altri saranno in una pianura di fiori pullulante di coccinelle.” mi rispose lei.

Continuammo a camminare in silenzio.

Ormai avevo deciso che il modo migliore per passare quei due giorni era far finta che quella ragazza non fossi io, ma un personaggio di una recita e che le scelte che facevo non erano dovute a me. Pensandola così riuscivo ad essere più spigliata, non era male come tattica.

Quando mi voltai verso di lei per dire qualcosa, lei mi stava già guardando e alzò un sopracciglio ironica: “A cosa pensavi?”

No..io a niente.” balbettai imbarazzata.

Prima che Valeria potesse aggiungere qualcos'altro, uno dei ragazzi poco più avanti la chiamò e lei lo raggiunse accelerando il passo e lasciandomi indietro.

Avevo allora l'abitudine di osservare le persone e cercare di capire cosa pensassero o chi fossero.

Osservavo le loro espressioni, i modi in cui si muovevano o parlavano, non che fossi una stalker, era solo un modo come un altro per capire chi avevo davanti e come avrei dovuto comportarmi.

Notai allora che una ragazza alta che identificai con Naomi, si allontanò dagli altri assieme a Valeria e le due cominciarono a parlare.

Valeria sembrava titubante, si mordeva nervosamente il labbro inferiore, strizzava gli occhi ed evitava di guardare l'altra in viso.

Naomi, d'altra parte, gesticolava e parlava a denti stretti con gli occhi spalancati e le guance arrossate.

A questo punto anche Valeria parve alzare la voce, si voltò verso l'altra con il volto arrossato e una ruga al centro della fronte.

Allora Naomi parve colpita da quello che l'altra diceva, per un attimo la sua bocca disegnò un cerchio perfetto, poi la richiuse con rabbia, disse qualcos'altro sprezzante e si allontanò da Vale che ora aveva smesso di camminare.

Vidi la ragazza guardarsi lentamente attorno, poi si incamminò per un sentiero nascosto al lato della strada che stavamo percorrendo e che io fino ad adesso non avevo neanche notato.

Mi fermai con il fiato sospeso: probabilmente avrei dovuto fregarmene: non conoscevamo, sapevamo a malapena il nome e l'età l'una dell'altra.

Eppure qualcosa mi spingeva irrazionalmente verso di lei.

Cosa ci avrei perso? Non ero a scuola e non vi era alcun voto finale in condotta, inoltre di quello che avevano detto i catechisti non mi importava neppure tanto.

Di sicuro, mal che vada avrei facilmente ritrovato il sentiero principale.

Nessuno sta facendo caso a me.

Prima che Valeria sparisse, la seguii.

  
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