Libri > Trilogia di Bartimeus
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Autore: Mayo Samurai    15/12/2015    1 recensioni
Raccolta di One shot tutte BartNat, seguendo la traccia amorevolmente offerta da internet, alias la "100 word challenge".
Cento capitoli per cento prompt.
Sperando di riuscire a completare la sfida, vediamo almeno di iniziarla!
Buona lettura!
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bartimeus, Nathaniel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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02. Curare
 
 
 
 
 
Un fruscio.
Qualcuno si stava alzando.
Dei piedi toccarono terra e si allontanano di tutta fretta, scalpicciando nudi sul legno.
Ok, grandioso, esser svegliati da qualcuno che andava in bagno era esattamente quello che desiderava.
Dannato sonno leggero.
Oh-
Oh.
Ok, forse non era stato solo lo scalpiccio o il cigolare del letto a svegliarlo, ma qualcosa che lo aveva messo in allarme.
Aprì gli occhi, ritrovandosi a nuotare nell’oscurità.
Pian piano la stanza si definì, la luce che filtrava dalle finestre illuminava solo un rettangolo del pavimento, ma poteva bastargli.
Una rapita occhiata e s’accorse che il letto di Nathaniel era vuoto.
Tolomeo dormiva nel letto sotto al proprio, mentre Jakob nell’angolo destro della stanza.
Doveva aver sentito male, che cosa idiota alzarsi per controllare di essersi sbagliato, il letto era caldo, anche se era estate fuori faceva freddo e lasciavano pure le finestre aperte santo cielo!
Si maledì per tutto il tragitto: che idiozia!
Si liberò dalle coperte con un paio di calci irritati e scese dal letto a castello nel più completo silenzio.
Attraversò la stanza e il corridoio in punta di piedi, sbirciando nella camera delle ragazze: dormivano tutte della grossa, e con la finestra aperta per giunta!
Pazze.
Imprecando silenziosamente scese le scale di legno, ringraziando però la madre di Asmira per aver messo tappeti ovunque.
Si ritrovò nel salotto più piccolo, quello che dava sul giardino posteriore.
La porta finestra era aperta, e le tende oscillavano pigre nell’aria della notte.
Alzò lo sguardo sull’orologio della stanza: le 3:23.
Oh, eccolo di nuovo.
Il rumore quasi lo spaventò, ma confermò i suoi dubbi.
Sospirò piano, e s’avvicinò alla porta finestra.
Nathaniel era seduto sui pochi gradini di legno che conducevano al giardino, tenendo la testa tra le ginocchia e le mani nei capelli.
Le spalle saltavano irregolari e il ragazzo dondolava un poco, avanti e indietro.
Bartimeus s’avvicinò con cautela, appesantendo di proposito il passo per farsi sentire e non prenderlo di sorpresa: gli sembrava già abbastanza sconvolto.
Il rumore sembrò allarmarlo, e Nathaniel alzò di scatto la testa, voltandosi verso di lui.
Non vi erano molti segni di lacrime, ma lo sguardo disperato e la devastazione sul suo volto erano marchiati a fuoco.
Si guardarono per pochi attimi, poi Nathaniel si voltò di nuovo, strofinandosi gli occhi con veemenza.
“Erm… Ho sentito qualcuno che s’alzava e… E sono venuto a controllare.”
Non gli rispose.
S’avvicinò titubante, chiedendosi di che avesse paura, o meglio, di che gli importasse.
Ora Nathaniel non dondolava più, né singhiozzava, ma aveva nascosto nuovamente il volto nelle ginocchia, abbracciandosi le gambe.
Bartimeus gli si sedette accanto, desiderando che Kitty e Tolomeo fossero suo posto.
Loro si che erano bravi a consolare le persone! Sopratutto Nathaniel in uno dei suoi attacchi di panico.
Non erano frequenti, e grazie al cielo duravano poco, ma ogni volta che vi assisteva si sentiva sopraffatto dalla consapevolezza di star osservando la caduta di una persona, del suo lento sgretolamento, come se fosse un ospite di un’opera tragica.
Battè le dita sulle ginocchia alquanto imbarazzato, cercando una scusa, un qualcosa per rompere il ghiaccio.
Tentò più volte di intavolare una conversazione, fallendo miseramente.
Sentiva Nathaniel tentare di trattenere quanti più singulti possibile, con scarsi successi, e quando alzò la testa e s’asciugò gli occhi, Bartimeus distolse lo sguardo, come se fosse estremamente offensivo guardarlo.
“Che c’è? Sono troppo patetico?”
Si volse lentamente verso di lui: aveva poggiato il mento sulle braccia incrociate, e fissava corrucciato il giardino.
Qualche lacrima s’era impigliata nelle ciglia e gli occhi umidi e rossi brillavano come se riempiti di stelle.
Nonostante il viso congestionato e la tristezza aggrappata al suo volto come artigli, Bartimeus non potè far altro che pensare che fosse bellissimo.
Una bellezza devastata.
Nathaniel si voltò verso di lui, osservandolo.
“No. Non… Non sei patetico.”
“Non più del solito.”
Bartimeus sospirò incapace di ribattere.
Che cosa avrebbe dovuto fare? Abbracciarlo, dirgli che andava tutto bene?
Trovava quelle opzioni così stupide e insignificanti che si meravigliava ogni volta che Kitty e Tolomeo le ripetevano come una mantra.
Si ricordò dell’irritazione che provava quando li vedeva, quando sentiva tutte quelle moine inutili e superflue, come se una persona sarebbe stata meglio con qualche pacca sulla schiena e qualcuno che ti cantilenava nelle orecchie!
Quante stronzate!
Sentì la rabbia salirgli alla gola con la consapevolezza di non essere in grado di fare nulla fuorché arrabbiarsi.
E con chi?
Con Nathaniel?
Con Kitty o Tolomeo?
O con sé stesso per essersi reso conto di che persona di merda fosse? Nemmeno in grado di sputare qualche parola di conforto per un amico.
Ah, si, “amico”.
Fu Nathaniel a distogliere lo sguardo per primo, e il ruggito nel suo petto si calmò.
Si strofinò gli occhi di nuovo, tirando su col naso un paio di volte.
Anche Bartimeus tornò a guardare il giardino, in silenzio.
Passarono vari minuti senza che nessuno dei due parlasse, e la brezza delle montagne Jabal an-Nabi Shu'aib raggiunse le loro caviglie, facendo rabbrividire Bartimeus.
“Di solito…”
Alzò la testa di scatto: Nathaniel si stava stropicciando di nuovo un occhio, alquanto frustrato:” Di solito non durano così tanto, smettono quasi subito” Mormorò con voce piena di lacrime.
“E non piango nemmeno.”
Tirò su col naso, poggiando la fronte contro il pungo.
“Non capisco che mi prenda...” In poco la maschera che così faticosamente aveva indossato si screpolò, lasciandolo in balia di bassi singulti e gemiti, finchè non si coprì il volto con le braccia, stringendo convulsamente i propri capelli tra le dita.
Era come guardarlo morire lentamente.
Nuovamente la furia cieca lo assalì, graffiandogli la gola, strillando per poter uscire.
Gli gettò un braccio oltre le spalle, affondando il viso tra i boccoli di Nathaniel ringhiando come una bestia: non riusciva a trovare una scusa per sfogarsi e si sentiva soffocare.
Gli tremavano le mani dalla rabbia e gli artigliò la maglietta, sentendolo singhiozzare contro il suo collo come un animale braccato.
Avrebbe voluto urlargli di smetterla, di mollare tutta quella disperazione e di rialzarsi, perché non poteva essere così difficile, bastava poco liberarsi, uno strattone e via!
No?
No!?
Non poteva essere così difficile!
Che fine aveva fatto Nathaniel? Chi era quel relitto umano che si nascondeva contro la sua spalla?
Dov’era Nathaniel?
Lasciò la presa sulla maglietta, afferrandolo per le spalle, costringendolo ad alzare la testa, a guardarlo.
Il ragazzo teneva la testa china, scuotendola ogni volta che Bartimeus tentava di fargliela alzare.
“Nathaniel dannazione!”
S’aggrappò alle sue spalle, battendo la propria fronte contro quella dell’altro, sentendo il dolore sordo risuonare per tutta la testa, come una campana.
Sospirò esasperato, stringendo le spalle di Nathaniel come se ne valesse la propria vita, tentando di tenerle ferme.
Aspettò che la bestia smise di graffiargli il petto, che ritirasse gli artigli e s’accoccolasse in qualche angolo scuro.
“Dov’è Nathaniel?”
Non ricevette nulla in risposta, se non deboli singhiozzi.
Sospirò di nuovo, portando le mani al collo dell’altro, strofinando delicatamente la mascella col pollice.
“Nathaniel non mollerebbe per così poco. E’ testardo, sai? Davvero un gran rompipalle, ma sempre impegnato, sempre… pronto. Che fine ha fatto Nathaniel?”
Continuò a ripetere la stessa domanda, con la voce bassa, ridotta a un sussurro.
Nathaniel tentò qualche pigolio, scuotendo piano la testa.
“Nathaniel… Nathaniel non ce la fa più…” sussurrò:” Nathaniel ha deciso di gettare la spugna.”
“Quante stronzate.”
L’unica risposta che ricevette furono dei singhiozzi strozzati.
Gli tremavano le mani: sarebbe stato davvero soddisfacente stringere la giugulare finchè non avrebbero smesso entrambi di tremare, sarebbe stato un sollievo.
Ma le cose non si prendono alla leggera, e Bartimeus, per fortuna, lo sa.
Poteva sentire il cuore di Nathaniel pulsare sotto le sue dita, risuonare come un tamburo nel suo collo, e si chiese cosa intendesse per aver gettato la spugna.
Come si può mollare tutto?
Perché abbandonare ogni cosa?
Osservò le mani di Nathaniel: le teneva in grembo, con le dita intrecciate in modo disordinato.
Tremavano appena, afferrando e mollando la maglia del pigiama, come se indecise sul da farsi.
Si rese conto di trovare la visione dolorosa, alquanto… Sconvolgente.
Di solito erano ferme, decise, tracciavano linee immaginarie sulla carta e stringevano salde matite e pennelli.
Creavano.
Ora voleva solo coprirle, metterle via come si fa con un quadro particolarmente brutto.
O almeno tentare di fermarle, di bloccarle dal farsi altro male, di smettere di graffiarsi le dita.
Staccò lentamente le mani dal collo, e le poggiò su quelle di Nathaniel: ah, molto meglio.
Nathaniel sobbalzò come se lo avesse spaventato, e si zittì, con le labbra che tremavano e gli occhi bassi.
Bartimeus prese invece un gran respiro, contando nella sua testa fino a dieci.
“Trovo che tutto quello che fanno Kitty e Tolomeo sia una stupidata pazzesca. Capisco perché lo fanno, davvero, non voglio…. Si, in realtà sto giudicando il loro modo di fare, ma di solito funziona. Io però non sono né Kitty né Tolomeo. E sinceramente credo che questa sia una situazione completamente differente.”
Si prese qualche attimo per riorganizzare i pensieri, allargando pian piano le mani per poter nascondere, no, meglio, per poter stringere quelle di Nathaniel, senza azzardarsi a farlo per davvero, solo… solo tentare, provare.
Nathaniel aveva i palmi più piccoli del suoi, ma le dita lunghe, affusolate; Gli piacque da morire il contrasto della pelle pallida contro la sua.
“Lo sai che sono bravo con le parole ma questo… Oh, questa è una brutta gatta da pelare.”
Sperò che Nathaniel si lasciasse un po’ andare, anche solo un sorriso sarebbe andato bene, ma il ragazzo teneva la bocca serrata e lo sguardo chino di un cane bastonato.
Ah.
Lui poteva anche tentare di raggiungerlo ovunque si fosse andato a cacciare, si sarebbe impegnato e in quel preciso instante stava dando il tutto per tutto, ma voleva almeno un minimo di partecipazione, un pizzico di iniziativa!
Come si poteva pretendere che facesse tutto lui il lavoro!?
Sentì la fiera ruggire irritata, battere e farsi strada nel suo petto fino alla gola.
Stava per scoppiare.
“Muovi un po’ il culo!” Ringhiò stringendogli le mani con forza: “Pensi che io mi stia divertendo a stare qui a sparare cazzate e farmi un esame di coscienza!? Che cosa vuoi di più!? Dovrei immolarmi in qualche modo? Un sacrificio umano ti farebbe stare meglio!? Mi stai facendo dire un sacco di cazzate, dannazione, tu non hai idea di come tu mi sconvolga alcune volte, non-non so che fare con te, alcune volte sei così complesso che mi dai l’emicrania! Pensi che io legga in quella tua testolina confusa? No! Dannazione no!”
Gli afferrò il volto all’improvviso, premendo i palmi contro le guancie finchè non somigliò a un pesce, un pesce alquanto scandalizzato.
Voleva così tanto affondare le unghie nella sua carne, fargli del male.
Lo osservò con una smorfia irritata e poi storse il naso: “No, sei troppo ridicolo così.” Allentò la presa, limitandosi a tenergli il viso, sentendo le mani tremare:”molto meglio.”
Mosse le mani, dandogli un piccolo scossone:” Che cosa vuoi di più? Io sono un genio con le parole, ma con te è come parlare al muro!”
Dal canto suo Nathaniel fece ballare febbrilmente lo sguardo su tutto il volto di Bartimeus, alla ricerca di una scappatoia.
Scosse la testa, stringendo le labbra: ”N-non... Non so…” vagò con lo sguardo, confuso, perso.
“Come sarebbe a dire non lo so!?” sibilò Bartimeus esasperato, guardandolo dritto negli occhi.
Nathaniel era sul punto di crollare di nuovo: guance infiammate, occhi rossi e labbra tremanti, non avrebbe retto per molto, e tutta la fatica per tranquillizzarlo sarebbe andata persa.
Tentennò un poco, riprendendo a tremare, a muovere disordinatamente le mani, continuando a mormorare “non lo so”.
Bartimeus sospirò stanco, poggiando nuovamente la fronte contro quella di Nathaniel.
Sentì deboli singhiozzi spezzare la voce dell’altro, e sospirò di nuovo, alzando la testa.
Davvero, il violento impulso di ferirlo sbattè con forza contro il suo petto, come per infrangerlo, e finalmente uscire.
Si sentiva così arrabbiato, così frustrato! Perché non riusciva a farlo stare meglio? Perché era così difficile parlargli sinceramente?
Quale cazzo di problema avevano!?
“Dio come sei egoista.”
Nathaniel alzò lo sguardo, incontrando il suo.
“Ma io non sono da meno. Alcune volte di odio.”
Vide il suo sguardo ferito, con le lacrime che scivolavano lungo il viso arrossato, gocciolando dal mento.
“Mi fai arrabbiare come nessun altro, sappilo! Cosa diamine dovrei fare con te? Mi irriti così tanto che faccio fatica a pensare! Tutta colpa tua dannazione, tutta colpa tua!”
S’allungò verso di lui all’improvviso, schiacciando le labbra contro le sue.
Nathaniel s’irrigidì, e Bartimeus si staccò subito, fissandolo irritato.
Non gli lasciò il tempo di formulare una risposta, perché lo bacio di nuovo.
E ancora, e di nuovo ancora.
Lo baciò di tutta fretta, con sciocchi baci secchi e febbrili, aggrappandosi alle sue spalle per evitare che s’allontanasse.
Continuò finchè Nathaniel non gli premette le mani sul petto, spingendolo via: entrambi col fiatone s’osservarono a vicenda, confusi, forse irritati e certamente spaventati.
Bartimeus mosse le labbra ma non ne uscì nessun suono: forse avrebbe dovuto spiegarsi, almeno scusarsi, ma non trovava il modo giusto, le parole da dire erano tante e la maggiorparte sicuramente sbagliate.
Buffo ritrovarsi senza parole quando di solito si sa sempre cosa dire.
Nathaniel lo fissava in silenzio, con gli occhi sgranati e le labbra schiuse, in evidente stato di shock.
“Ho fatto una cosa imbecille.”
Ah, ecco cosa doveva dire.
“Se vuoi puoi mollarmi un pugno perché sinceramente credo che sia la cos-“
Un pugno non avrebbe potuto zittirlo meglio.
Nathaniel s’era chinato verso di lui, baciandolo con slancio, quasi facendogli perdere l’equilibrio e di certo l’uso della parola.
Oh.
Non si fece ripetere l’invito, anche se ricambiò con una certa titubanza, spazzata via come cenere quando Nathaniel mosse le labbra a sua volta.
Non s’accorse di aver gli lasciato andare le spalle finchè non sentì le dita di Nathaniel sfiorare timidamente le proprie, finchè non le mosse a sua volta intrecciandole gentilmente, solo per un pezzettino, per non disturbare.
Si staccarono lentamente dopo un lungo e flemme bacio, rimanendo a distanza di naso, a respirarsi sul volto a vicenda con la labbra schiuse e le guance in fiamme.
Bartimeus deglutì, poggiando la fronte contro quella di Nathaniel.
“Ti ringrazio per non avermi preso a pugni.”
Nathaniel sbattè le palpebre un paio di volte, e all’unisono, scoppiarono a ridere, zittendosi a vicenda o cercando di smorzare le risate per non svegliare gli altri.
Nathaniel affondò il viso nella spalla di Bartimeus, ridendo fino alle lacrime, sentendo il petto finalmente più leggero, e il cuore libero e scalpitante.
Bartimeus sentiva le orecchie fredde premere contro le sue guance accaldate, e mosse piano il volto, sfiorando col naso il collo pulsante di Nathaniel.
Anche lui si sentiva meglio, decisamente meglio.
Rimasero a ridacchiare come due ragazzine ancora per un po’, aspettando che le lacrime s’asciugassero del tutto e che la brezza di montagna rinfrescasse i loro visi congestionati.
“E’ incredibile come riesci a cavartela in ogni situazione.” Mormorò Nathaniel, osservandolo con una mano a sostenere il volto e uno sguardo divertito.
Bartimeus alzò le spalle: “Che dire? Sono un uomo di mondo.”
Nathaniel fece una breve risata, poi prese un gran respiro e tornò a guardare il giardino e le montagne con un piccolo sorriso impigliato sulle labbra.
Bartimeus invece iniziò a spiarlo, ad osservare il volto ormai disteso, finalmente tranquillo.
Sorrise a sua volta, dandogli una debole spallata.
“Credo sia meglio rientrare, non mi sento più i piedi.” Borbottò muovendo le dita infreddolite.
S’alzarono entrambi, e Bartimeus si chiese se il rumore del battito del suo cuore avrebbe rimbombato per tutta la casa.
Attraversarono l’abitazione immersa nel buio fino a tornare in camera, fermandosi quasi al centro della stanza; Nathaniel gli lanciò un breve sguardo e un sorriso sincero, prima di coricarsi e nascondersi sotto le coperte.
Aspettò che anche Bartimeus tornasse nel suo letto, e con un ultimo sorriso affettuoso, sillabò “buonanotte”, girandosi verso il muro, dandogli le spalle.
Bartimeus rimase sveglio ad osservare la schiena muoversi lentamente finchè non cambiò ritmo, e i respiri di Nathaniel si fecero più profondi.
Che cosa curiosa.
Sentì gli angoli della bocca tirarsi in un sorriso e il cuore battere così forte che pareva stesse per scoppiare come un palloncino gonfiato troppo.
Osservò le ombre nella stanza e ascoltò i vari rumori del mondo finchè il sonno non lo vinse, lasciando il buio a prendersi cura del suo cuore felice.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Oooooohh eeeeh, bho.
 
Voglio solo abbracciare Nathaniel e dirgli che andrà tutto bene.
 
Prrrrr-
 
 
CHE LA PRIMA VOLTA CHE HO PENSATO A STA FIC LE SCENE ERAN DIVERSE MA ME LE SONO DIMENTICARE E ORA MI SEMBRANO CHE FACCIAN CAGARE DANNAZIONE-
 
GGGGGGGGGGGGNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNHHHH-
 
 
 
 
No, comunque, cose serie ora: siccome mi ritrovo continuamente a finire/scrivere le one shot il lunedì o martedì stesso, e mi sento in colpa a spezzare il mio solito ritmo, ho pensato di mettere in pausa Little Talks e di mettermi a scrivere altro.
Non perché non abbia le idee, mi sono presa mille appunti e vorrei che fossero già tutte pronte, il problema è che non ho l’ispirazione, e scrivere di tutta fretta solo per poter pubblicare in tempo mi schifa alla grande, perché mi sembra tutto tirato al massimo e scritto male.
Avevo “Curare” in ballo da un paio di settimane e l’ho conclusa poco fa, non mi piace così, mi sembra troppo superficiale come metodo.
Quindi, prendo una piccola pausa, ne scrivo altre o mi scrivo altro e poi ricomincio a pubblicare quando sono un po’ più tranquilla e libera.
Dopotutto le vacanze natalizie sono alle porte, e quindi non ci vorrà molto prima che ricominci.
 
 
Poi io sono pigra e non sentire parlare di me mai più-
 
 
Vabbè-
 
Visto che questa è l’ultima volta che ci sentiamo, auguro a tutti i miei lettori un buona natale e un felice anno nuovo.
Forse ci sentiremo anche prima, ma lasciatemi comunque augurarvi buone feste e che ogni cosa vada per il verso giusto!
 
 
 
 
 
Probabilmente ho dimenticato di dire qualcosa ma vabbè-
 
   
 
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