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Autore: Lavi Bookman    16/12/2015    2 recensioni
"Lasciarlo andare sarebbe stato difficile, era il suo migliore amico. Aveva così spesso ragionato su quella definizione che ormai aveva quasi perso significato. In passato si era ritrovato alle tre di notte a digitare su Google ciò che provava per lui, abbassando poi velocemente lo schermo alla vista del primo link "sono innamorata del mio migliore amico?"."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Rin Matsuoka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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You were in college
working part time waiting tables.
Left a small town, never looked back.
I was the flight risk with the fear of fallin',
wonderin' why we bothered with love
if it never lasts.


«Possiamo parlare?»
Rin in quel momento si chiese come potessero due semplici parole e un punto di domanda mettere in discussione tutto. Si chiese anche cosa fosse esattamente quel "tutto" che lo preoccupava, ma decise di non pensarci più del dovuto.
Si limitò a chiudere il libro di Chimica che aveva aperto davanti, sistemandosi sul pavimento dove era seduto.
«Partirò, Rin.» E la sua voce, per un attimo, gli sembrò leggermente più acuta. Lo scrutò in volto, notando che non riusciva a catturarne lo sguardo. Lanciò poco dopo un'occhiata alle sue mani strette a pugno.
Probabilmente si sarebbe dovuto concentrare sulle parole pronunciate, ma quelle sembravano ancora troppo complicate da comprendere. Decise di annuire, stiracchiandosi e gettando la testa all'indietro contro il materasso.
«Tokyo, giusto?»
«Tokyo», Haruka annuì nel pronunciare quell'unica parola che sembrava improvvisamente un macigno. Lanciò un'occhiata all'altro che ora lo fissava sorridendo senza alcun motivo.
«Allora mandami qualche cartolina, ok?»
«Siamo nel ventunesimo secolo, esistono i pc...»
Rin rise, forse troppo troppo forte per non risultare falso e si alzò, accarezzandosi i pantaloni per non lasciare pieghe. Sentiva lo sguardo di Haruka addosso e probabilmente si aspettava una sua qualche reazione, ma non era sicuro di quale fosse più adatta.
Lasciarlo andare sarebbe stato difficile, era il suo migliore amico. Aveva così spesso ragionato su quella definizione che ormai aveva quasi perso significato. In passato si era ritrovato alle tre di notte a digitare su Google ciò che provava per lui, abbassando poi velocemente lo schermo alla vista del primo link "sono innamorata del mio migliore amico?". Ricordava perfettamente la sensazione delle proprie guance bruciare e i giorni seguenti passati involontariamente a scrutarne il profilo. Dal nulla aveva iniziato a limitare il contatto fisico, inventandosi anche un raffreddore così contagioso da non permettere alla gente di avvicinarsi a più di due metri. "Ma sembri stare bene, in realtà", e a quell'affermazione Rin aveva iniziato a sforzarsi così tanto di tossire da farsi venire davvero mal di gola.
Si chiese se sarebbe servito a qualcosa non dire nulla, evitare di mettere in pericolo il loro rapporto. Sarebbe stato controproducente in ogni caso, di questo ne era convinto. Se anche Haruka avesse accettato i suoi sentimenti sarebbe partito poco dopo e sarebbe finita prima ancora di cominciare.
Ma era sciocco ed egoista.
«Credo di essermi innamorato di te» e poco bravo con i giri di parole.
Potè vedere l'espressione dell'altro cambiare totalmente e restare comunque incomprensibile. Dopo pochi secondi era da solo in stanza.


I say "can you believe it?",
as we're lying on the couch.
The moment I can see it,
yes, yes I can see it now.


Dopo una settimana di completo silenzio Rin trovò Haruka davanti alla sua porta. Aveva uno sguardo che avrebbe potuto incenerirlo e pensò che quello fosse un ottimo momento per tornare in Australia.
Non disse nulla per invitarlo ad entrare ma si fece solo di lato alla porta per lasciargli libero il passaggio.
Erano in salotto quando iniziò.
«Io parto tra due settimane. Starò via un anno e mezzo.»
«Va bene.»
«No, non va bene. Perché hai detto quella--- quella cosa?» Alzò lo sguardo verso Rin e solo in quel momento si permise di notare l'espressione preoccupata sul suo volto. Avrebbe voluto dire qualcos'altro, ma ogni parola gli si bloccava in gola.
«Perché dovevo farlo o non me lo sarei perdonato», si morse il labbro inferiore e infilà le mani in tasca per resistere alla tentazione di stringerle a pugno.
I secondi successivi furono probabilmente i più terrificanti.
«Non hai pensato a me? Cosa dovrei dire ora? Che non parto? Che annullo tutto?»
Difficilmente Rin aveva sentito Haruka alzare la voce, a parte quella volta negli spogliatoi. Ancora la ricordava. Non lo aveva mai percepito così lontano.
Si avvicinò di un passo, senza rendersene conto, mentre il proprio cervello gli gridava di non farlo.
«Devi partire» disse semplicemente, posandogli le mani sulle spalle, togliendole poco dopo come se fosse un contatto non autorizzato. «Non devi restare solo per quello che ho detto, non ha importanza, puoi anche dimenticarlo».
Come la volta prima, non riuscì a interpretare la sua espressione abbastanza velocemente, trovandosi le sue labbra contro le proprie.
Oh.

 

Do you remember we were sittin' there by the water?
You put your arm around me for the first time.
You made a rebel of
a careless man's careful daughter.
You are the best thing that's ever been mine.


La sua partenza non fu la cosa peggiore. Probabilmente non c'era una cosa peggiore delle altre in quella situazione. Si erano baciati e Haruka lo aveva guardato con disperazione, aspettando che Rin gli dicesse di restare. Non lo fece, anche se lo avrebbe voluto con tutto sé stesso. Lo baciò a sua volta per poi dirgli semplicemente di tornare a casa.
Evitarono di vedersi sino all'ultimo, quando Rin si presentò in areoporto ansimando per la corsa.
«Rin, non----»
«Zitto, non parlare», inchiodò il proprio sguardo al suo per assicurarsi di averne l'attenzione e poter sfruttare al meglio quei pochi minuti, «Tokyo non è poi così lontana. Ogni sera accederai a Skype e parleremo. Sicuramente c'è una qualche promozione per avere internet dal cellulare anche lì, e non mi interessa se tu lo usi poco. E voglio le mie cartoline, soprattutto quelle.»
Accennò ad un sorriso tirando su con il naso e sospirando un "odio il raffreddore" a cui Haru non credette.
«Quando tornerò sarà tutto diverso.»
«E' quello che spero.»


Flash forward and we're
taking on the world together.
And there's a drawer of my things at your place.
You learned my secrets and you figure out
why I'm bothered.
You say we'll never make my parents' mistakes.



«Oi, dov'è la mia maglia blu?»
Haruka fece capolino dalla porta mentre Rin era intento a sistemare uno scaffale in più sopra alla scrivania.
«In camera, terzo cassetto. Insieme alle altre, tra l'altro», e detto ciò lo scaffale cadde per la decima volta. «... Immagino che tu abbia proprio bisogno di questa merd-----»
«In realtà no, ma vederti così frustrato mi diverte», in quel preciso momento Rin comprese di aver stipulato un patto con il Diavolo e di esserselo anche portato in casa.

Avevano passato un'intera notte a parlare, dopo il suo ritorno. L'inizio non era stato dei migliori e nonostante ormai tutto fosse chiaro, c'era comunque un anno e mezzo di lontananza tra loro.
Riuscirono in un'ora a renderlo inesistente, ritrovando la stessa complicità di tempo prima.
Si chiesero cosa avrebbero fatto, se fossero ancora certi dei loro sentimenti e se non fosse il caso di non correre.
Quando ad un certo punto Haruka rise, Rin pensò che avrebbe voluto sentire quella risata ogni giorno.


And I remember that fight 2:30 AM
cause everything was slippin' right out of our hands.
I ran out crying
and you followed me out into the street.

Braced myself for the goodbye
cause that's all I've ever known.
And you took me by surprise,
you said "I'll never leave you alone".

You said
"I remember how we felt
sittin' by the water.
And every time I look at you it's like the first time
I fell in love with
a careless man's careful daughter.
She is the best thing that's ever been mine".


Fu una porta sbattuta con violenza a rendere difficile respirare per Rin, nonostante l'avesse sbattuta lui.
Non era il primo litigio, ma probabilmente quella poteva essere considerata la fine del loro rapporto. Non aveva importanza che fossero riusciti a superare la distanza, né i momenti di panico da parte di entrambi, i "cosa stiamo facendo?".
Decise di correre sino alla loro vecchia scuola, così come aveva imparato a fare ogni volta che le cose andavano male. Si aggrappò con le mani alla rete metallica, poggiandoci contro la fronte poco dopo.
Si rese conto di star piangendo solo quando Haruka lo chiamò, tentando goffamente di asciugarsi gli occhi.
Non dirlo, non dirlo, ti prego, non dirlo, non andartene da me.
«Non ti lascio solo», e fece un passo nella sua direzione, «non ti lascio», e Rin si sentì stringere. «Ce la possiamo fare.»


Make it last.
Hold on,
never turn back.
We're gonna make it now,
and I can see it now, see it now, see it now.


Almeno un centinaio di volte si era trovato ad un passo dal lasciar perdere tutto. Quando era andato dal gioielliere a prendere l'anello e le domande più intelligenti che gli erano venute spontanee da fare erano state "ma devo prendere un anello anche per me? Deve prendermelo lui? Come funziona?", sino al panico quando questi gli aveva chiesto la misura dell'anulare di Haruka e lui aveva risposto mimando uno spazio di circa sette centimetri tra pollice e indice.
Pregò che Haruka non avesse altri impegni il giorno stabilito per la proposta, che improvvisamente non decidesse di diventare vegetariano e non volesse più andare al ristorante di pesce, iniziò anche a sperare che non fosse tutto troppo ovvio. In tre anni erano andati in quel ristorante solo un'altra volta. Quando Rin gli chiese il permesso di spendere un po' dei loro risparmi per comprare la PlayStation 4, per la precisione.
Era riuscito a contattare Rei, Nagisa, Makoto, Gou e tutti gli altri chiedendo conferma ad ognuno che non fosse una scelta così stupida come si ritrovava a pensare sempre più spesso facendosi prendere dall'ansia.
Era pure andato su svariati siti internet per cercare una qualche lontana destinazione dove trasferirsi nel caso di un rifiuto.

«Rin?»
«... Sì?»
«Se è uscita la PlayStation 5 e siamo qui per questo, sappi che non la compri.»
Rin non rispose, incapace di trattenere una risata che Haruka non riuscì ad interpretare. Entrare dentro al ristorante rese tutto più reale e l'aria sembrava non essere mai abbastanza. Non è il momento per un attacco di panico.
Come previsto tutto ciò che nel menù era a base di sgombro venne ordinato per due. Dopo mangiato dovrei lavarmi i denti, prima di inginocchiarmi? Perché nei film non spiegano queste cose?
«Rin, neanche la Xbox.»
«Come puoi anche solo pensare che tradisca la PlayStation?»
Haruka scrollò le spalle ed in seguito poggiò i gomiti sul tavolo, fissandolo concentrato. «Questo è il ristorante più costoso che conosco. Perché siamo qui?»
Era probabile che la terra avesse iniziato a tremare. Sarebbe stato davvero fantastico se si fosse aperta una fossa sotto i suoi piedi.
Nonostante il nervosismo, fece un respiro profondo, decidendo di farsi coraggio.
«Pensavamo di non farcela... All'inizio, credevamo che non saremmo riusciti a stare insieme.»
«Lo ricordo, sì.»
«Una volta ti dissi che ti ho sempre ammirato, e che senza di te non ho nulla a cui puntare. Non è cambiato. E quando sei partito avrei voluto strapparmi il cuore, probabilmente non l'ho fatto solo per un buon istinto di sopravvivenza. Ma quando sei tornato---», deglutì, stropicciandosi le mani. Alzò gli occhi verso Haru, che nel frattempo non aveva mai distolto lo sguardo dal suo volto. «Quando sei tornato ho pensato che improvvisamente tutto avesse riacquistato un senso, e che non avrei permesso più a nulla di separarci. E che avrei voluto un cane, ho pensato anche a quello in realtà... Il cane poi si è trasformato in una PlayStation, ma non importa.»
Era abbastanza certo che a quel punto fosse chiaro il motivo dell'appuntamento. Ora mancava solo il colpo di grazia e in pochi minuti avrebbe scoperto se sarebbe tornato a casa con un fidanzato ufficiale o se avrebbe acquistato un biglietto di sola andata per Chicago.
Si alzò in piedi, sotto lo sguardo dell'altro, incapace di non risultare sorpreso, e si avvicinò alla sua sedia, estraendo dalla tasca della giacca una scatolina blu scuro dopo essersi inginocchiato.
«Credo che ormai tu abbia già capito e forse se non sei corso via è un buon segno» e detto ciò aprì la confezione rivelando l'anello in oro bianco al suo interno «ma... Haruka Nanase, vuoi sposarmi?»
Senza preoccuparsi dei presenti o di dover pronunciare "sì" voce alta, Haruka decise che baciarlo era la risposta migliore che potesse dare.

 



La lyrics viene da una cover di Naya Rivera della canzone Mine, il video da cui mi è venuto in mente il tutto è questo > https://www.youtube.com/watch?v=kYbo8dECTcg
  
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