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Autore: paoletta76    16/12/2015    1 recensioni
Gli occhi del prigioniero la fissavano silenziosi, come stesse cercando di capire il perché dei suoi movimenti.
Perché quella donna stringeva il pugno dopo aver inserito un ago nel suo avambraccio.
Perché da quell'ago scorreva sangue, lungo quel minuscolo tubo collegato con il proprio, di braccio.
Perché quella cosa faceva male da levare il respiro.
Sei proiettili. Aveva smesso di combattere contro il Diavolo di Hell's Kitchen ed i suoi alleati.
Ed era finito all'inferno.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: James Wesley, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Luce.
Luce, tutto intorno, a ferirgli gli occhi ad ogni tentativo di aprirli.
 
La stessa stanza, lo stesso letto. Mancava soltanto la figura in penombra di quella donna, a completare quel puzzle.
Al suo posto, ora c'era la luce. Bianca e tagliente e fredda.
 
Da quanto tempo sono qui..? E dove.. dove sono..?
Non sento più neanche dolore. Sono morto. Ecco, sì. Sono..
 
Voltò il viso, incontrando un'altra benda a stringergli la spalla destra.
Karen Page aveva iniziato da lì. Un colpo. Non gli aveva dato il tempo di alzarsi, di avvicinarla, di proseguire nel suo bluff.
 
Era la prima. La prima persona che non riusciva a spaventare con le proprie gelide minacce. La prima, a non avergli creduto. No, forse la seconda, se si escludeva il viso carico di rancore con cui l'aveva salutato Jessica, al parco.
 
L'unico suo punto debole. Una vita fa.
 
Chiuse gli occhi, cercando di non pensare. Era morto. Era morto e quello era il purgatorio, non c'era altro motivo per cui gli stesse tornando in mentre proprio ora, quello sguardo di cristallo.
Aveva infranto la promessa. L'aveva lasciata andare via.
 
Meglio così, il pensiero che l'aveva accompagnato dando le spalle a quell'angolo di mondo. Jessica era una distrazione. Una distrazione che non poteva permettersi.
 
Perché.. perché sto pensando a lei, ora? E' la mia punizione? Ho eseguito gli ordini, a lei ed al suo sorriso ho preferito diventare un assassino. Ho preferito dare la morte, piuttosto che ricevere la vita. E questa è la mia punizione.
 
Sei pallottole.
 
Restare qui sospeso a pensare.
 
Fa male. Fa un male orribile..
 
Un sibilo ruppe il silenzio, finissimo, quasi impercettibile. Continuo, poi interrotto dal rumore secco di passi. Passi decisi, in avvicinamento.
La donna compariva sulla porta ed aveva lo sguardo di Jessica.
 
La voce si ruppe in mille pezzi contro le sue labbra, sfaldandosi in un misero mugolio a cui lei non prestò alcuna attenzione, presa com'era da sfilare in lungo tubicino e ripetere l'operazione che le aveva già visto fare nella penombra.
Il dolore lo invase di nuovo, intenso, terribile. Ma solo per un brevissimo istante.
 
Jessica.. Jessica.. Jessica..
 
- Stella.- disse quella, in un sospiro, avvicinandosi quasi a contatto con la sua guancia - Jessica è morta. Come te.
 
Il cuore. In gola, senza fermate intermedie.
 
The real power of a man is in the size of the smile of the woman sitting next to him.
 
Non l'aveva quasi notata, la scritta lungo quella vetrina. Passo rapido, gli occhi divisi fra il controllare dati sul tablet e l'ora sul Rolex. Come in una bolla a cui appartenteva lui solo, quando doveva rispettare la tabella di marcia richiesta dai progetti del suo datore di lavoro.
 
Lavoro. Per questo, viveva, da un tempo ormai indefinito. Per compiacere il suo padrone, per anticiparne le mosse e comprenderne il linguaggio anche quando era fatto di minimi gesti, di impercettibili occhiate.
 
Il suo padrone.
Questo era diventato, Wilson Fisk. Per questo lui aveva combattuto fino a guadagnarsi una fiducia che poteva rasentare quella che esiste fra fratelli.
 
No. Non era un fratello, né tantomeno un amico. Era il padrone. Il capo, il superiore. In tutto, per tutto. Accontentare qualsiasi desiderio, sostenere qualunque progetto, il suo obiettivo.
Non aveva tempo né spazio, per pensare ad altro. Soprattutto non ora, che c'era in ballo la demolizione di ciò che la battaglia di New York aveva lasciato in piedi a Hell's Kitchen.
 
E non gli piaceva neppure, questa città.
 
Un sospiro, un'altra occhiata al tablet.
Bene; tutto era pronto, per togliersi definitivamente dai piedi i russi e prenderne il posto al controllo delle movimentazioni della cocaina di Madame Gao.
 
Tutto come da program-
 
Il suono stridente di un'inchiodata, le grida cariche di parole irripetibili dell'uomo al volante.
Una mano tesa che lo arginava, all'altezza del petto.
L'effetto del risveglio improvviso dopo un sonno profondo.
 
- Tutto ok?
La voce apparteneva ad una donna. La donna a cui apparteneva il braccio a cui apparteneva la mano che lo stava ancora premendo al centro del torace. Spostò lo sguardo dal tablet, senza riuscire ad articolare una risposta.
Una donna, un incrocio. Il semaforo rosso, il tassista che urlava, rincorso dai clacson delle auto rimaste in coda. Il rumore del motore che ripartiva.
 
- Tutto ok? - la donna ora piegava appena il viso ad indagare nel suo, ritraendo la mano ed allacciandola alla tracolla della borsa.
- Certo. Perché? - replicò, col tono secco e rancoroso di un non sono affari tuoi.
- Prego. Non c'è di che.- la donna piegò le labbra in una smorfia, staccando in avanti al comparire della luce verde ed allontanandosi a passi decisi.
 
Tacchi. Alti. Un paio di jeans aderenti quanto bastava per attrarre gli sguardi. Una lunga coda castana a danzarle oltre le spalle. Ne seguì la figura finché i suoi occhi riuscirono ad individuarla fra la gente, prima che un suv nero lo affiancasse e si aprisse la portiera posteriore.
 
Il tempo di salire, di ordinare all'autista di partire.
 
Un'altra occhiata oltre l'incrocio. E si ritrovò a deglutire a vuoto.
  
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