Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans
Segui la storia  |       
Autore: Ely_fly    16/12/2015    2 recensioni
Dunque, salve a tutti :)
Sono tornata, stavolta con una song-fic ambientata al liceo.
Garfield e Rachel fanno parte del club di canto e il ragazzo cerca di sfruttare l'occasione per esprimere i suoi sentimenti, con una canzone, appunto. Anzi, più di una. Ma saranno sufficienti ad aprire gli occhi alla ragazza?
Genere: Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Rachel, Garfield, potreste fermarvi un attimo, dopo la fine della lezione?» domandò il professore di coro ai due ragazzi, quando li vide entrare mano nella mano nell’aula dedicata al club. I due annuirono e presero posto in prima fila, dove furono subito attorniati dai compagni, curiosi di sapere come era andata alla Juilliard. Fu con non poca difficoltà che il professore riuscì a riportare la calma nella classe e ad iniziare la lezione. Non fece alcun commento sull’assenza di Tara, che si era ritirata dal club il giorno stesso del rientro a scuola di Rachel.

 

«Ragazzi, ho parlato con il mio amico alla Juilliard. Ha parlato con il rettore e… Purtroppo non potrete riprendere i corsi a New York. Non quest’anno, se non altro. Ma i docenti erano soddisfatti di voi e nessuno può negare il vostro talento» spiegò il professore, guardando con gravità i due ragazzi. Gli dispiaceva che non potessero approfittare dell’opportunità quasi unica che gli era stata offerta, ma fortunatamente alla Juilliard erano riusciti a trovare una soluzione. Fu quindi con un sorriso che proseguì: «Per questo motivo, potrete tornare alla Juilliard… Durante il periodo invernale. Si tratterebbe di partire a dicembre di quest’anno, fino alla fine di febbraio dell’anno prossimo. Per voi andrebbe bene?»

I due ragazzi si guardarono increduli, guardarono l’insegnante e si guardarono di nuovo. Dopodiché esplosero in un “urrà” di gioia e si abbracciarono entusiasti, continuando a ripetere “torneremo alla Juilliard!” per convincersi che non si trattava di uno scherzo.

Il professore li guardò e sorridendo disse: «Lo prendo per un sì. Comunicherò al mio amico che accettate la proposta. Più tardi contatterò anche le vostre famiglie. E ora potete andare.»

I due quasi si inchinarono davanti all’insegnante e poi corsero fuori dall’aula per annunciare (di nuovo) la lieta notizia ai loro amici.

Il professore li guardò sorridendo e scuotendo la testa. “Questi due faranno grandi cose” pensò.

 

«Richard! Vado a New York!» esclamò Rachel, saltando al collo del cugino.

Detto ragazzo la abbracciò di riflesso, ma i suoi occhi azzurri esprimevano confusione: «Ho un senso di déjà vu…»

La ragazza ridacchiò piano, prima di lasciarlo andare e spiegargli la faccenda: «La Juilliard non può riammetterci ai corsi di questo trimestre, ma ci hanno preso a quelli invernali! Da dicembre a febbraio saremo di nuovo a New York! Alla Juilliard! E l’hanno proposto loro! Non è un sogno?»

«Quindi ci abbandoni di nuovo?»

«Non fare tutte queste scene, tu sarai al college!»

«E a Bruce e Selina non pensi?»

«Lo zio e la zia non vedranno l’ora di avere casa libera, credimi!»

«Non posso che darti ragione» rise Richard. «Sarà il caso di avvisare anche gli altri, così potranno prepararsi psicologicamente alla tua partenza.»

«Alla nostra, vorrai dire» lo corresse Rachel, indicando con un cenno della mano lei e Garfield.

«Certo! Gar lo sa che non mi sarei mai dimenticato di lui» si difese il ragazzo, sorridendo al più giovane, che sorrise di rimando.

«Andiamo al bar? Gli altri ci stanno aspettando, non staranno nella pelle per le novità» domandò poi Richard, facendo qualche passo verso l’uscita.

«Vi raggiungiamo più tardi, va bene?» domandò Rachel, rimanendo ferma sul posto.

«Ma ceeeeeeeerto! I due piccioncini vogliono un po’ di privacy! Bastava dirmelo subito, Rach, me ne sarei andato, invece di fare il terzo incomodo!» scherzò il ragazzo, schivando il pacchetto di fazzoletti che la cugina gli lanciò dietro e correndo allegramente verso il parcheggio.

 

«Che stupido» commentò la ragazza, guardandolo andarsene e poi voltandosi verso il suo ragazzo. Ragazzo che le chiese, incuriosito: «Che c’è, Rae? Qualcosa non va?»

«Dimmelo tu. Hai più saputo niente per la Florida?» domandò a bruciapelo la ragazza, ignorando il ridicolo soprannome con cui lui insisteva a chiamarla.

Il ragazzo si rabbuiò: «Ho sentito Rita. Ha detto che Mento insiste che io vada là. Allora ho telefonato a lui direttamente e siamo riusciti ad arrivare ad un compromesso. Dovrò andare in Florida in questi tre mesi, ossia il tempo che avrei trascorso a New York. Tornerei in tempo per l’inizio della scuola e non sarebbe per tanto.»

«Quindi… Quindi devi andare per forza? Dovremo stare separati per tre mesi?» rispose lei, dopo un lungo silenzio.

«In realtà, se per te non è un problema, vorrei che mi accompagnassi. Saresti ospite dei miei parenti, non ci sarà alcuna spesa e anche il biglietto dell’aereo lo pagherò io e…» Venne interrotto dalle labbra di Rachel sulle sue. La ragazza lo strinse a sé, intrecciando le mani tra i suoi capelli e stringendolo a sé con una forza che nemmeno sospettava che avesse.

Dopo un tempo che parve infinito, la ragazza si staccò e, rimanendo sempre abbracciata a lui, gli sussurrò con voce rotta dalle lacrime: «Certo che ci vengo, Gar. Certo che vengo. Grazie, grazie davvero.»

«Ci speravo proprio» replicò lui, facendola sorridere e strappandole un altro bacio appassionato.

 

Quella sera a cena, Rachel non stava più nella pelle: aveva due notizie bomba da dare e non sapeva con quali iniziare.

Per sua fortuna, suo cugino non era una persona molto per la quale e subito dopo essersi seduto a tavola esordì con: «Rach tornerà a New York!»

Gli zii guardarono la nipote in cerca di conferme e la ragazza non poté che annuire. «Il professore ha parlato con la Juilliard: non possono accettarci per i corsi di questo trimestre, ma possiamo partecipare a quelli invernali, da dicembre a febbraio. Inoltre,» continuò, prima di essere interrotta dagli zii, che già stavano per dire qualcosa. «Inoltre, Garfield deve andare dai suoi parenti in Florida, quest’estate. E… Mi ha invitato ad andare con lui. Posso?»

Questa notizia colse di sprovvista anche Richard, che la guardò incredulo insieme ai genitori adottivi.

«In Florida? Rachel, tesoro, sei sicura?» domandò Selina.

«Sì, zia. Mi ha invitato e io… Io ci vado. Non posso stare tre mesi senza di lui, non saprei cosa fare…»

«Lo ami così tanto, tesoro?» chiese la donna, ignorando i due uomini di casa, che stavano cercando in tutti i modi di non ascoltare quei discorsi così imbarazzanti.

Rachel si morse un labbro, pensosa, ma quando rispose alla zia la sua voce era ferma: «Sì. Se non ci fosse stato lui, non sarei arrivata ad oggi, dopo la morte della mamma.» Si fermò un istante per ricacciare indietro le lacrime, poi proseguì: «E poi… E poi adesso è lui ad aver bisogno di me. Devo stargli accanto, per quanto mi è possibile.»

Selina si alzò dal suo posto, gli occhi lucidi e abbracciò la nipote, che ricambiò a sua volta. Le due donne rimasero abbracciate qualche secondo, poi Richard e Bruce le raggiunsero, per un caloroso abbraccio di famiglia. I pensieri di Rachel volarono a sua madre, per poi rivolgersi verso Garfield. Da quando erano morti i suoi genitori non aveva più conosciuto il calore di una famiglia, viveva da solo e anche quella sera sarebbe stato solo, in una casa troppo grande per un ragazzino di quindici anni…

Quando l’abbraccio si sciolse e la famiglia tornò a sedersi, la ragazza si rivolse al cugino: «Richard, dopo mi puoi accompagnare da Garfield? È anche probabile che io dorma lì.»

Richard quasi si strozzò con un boccone di pane, ma annuì e con naturalezza il discorso generale si concentrò su tutt’altro.

 

«Chi sarà a quest’ora? Sto arrivando!» esclamò Garfield, uscendo di corsa dal bagno e avvolgendosi una salvietta attorno alla vita nel tragitto fino alla porta. Era appena entrato in doccia, figurarsi se non arrivava qualcuno a disturbare!

«Chi è che scocc… Rachel!»

«Garfield. Forse non è un buon momento?» domandò impassibile la ragazza, squadrandolo.

«No, certo che no! Vieni, entra, io vado… Solo un attimo, eh?» borbottò lui, rosso come un pomodoro, facendola entrare e diventando ancora più rosso quando vide che Richard era ancora in macchina e che poteva vedere tutto. Fece un debole cenno di saluto e chiuse la porta, sperando di poter sprofondare nel pavimento.

Dopo una rapida sortita in bagno per finire di lavarsi e vestirsi, il ragazzo raggiunse la sua ragazza nel salotto, dove si era accomodata sul divano con una rivista in mano.

«Ehm…» esordì brillantemente.

Lei lo guardò incuriosita.

«Vuoi qualcosa da bere?» chiese il ragazzo.

«Un bicchiere d’acqua, grazie» rispose lei, guardandolo andare in cucina.

Garfield aprì il frigorifero e prese la brocca dell’acqua. La stava versando in un bicchiere, quando sentì le braccia di Rachel stringersi intorno al suo petto. Per la sorpresa, la mano si mosse di scatto e l’acqua finì sul bancone.

«Rach…»

«Sssssh. Non ora.»

Il ragazzo rispettò la sua richiesta e tacque, poggiando le mani su quelle della ragazza e beandosi della sensazione del suo corpo contro il proprio.

 

Dopo qualche minuto, in perfetta sincronia, i due ragazzi si spostarono sul divano.

«Allora, perché sei venuta fin qui?»

«Perché sentivo che ne avresti avuto bisogno. Sei sempre qui da solo e io sono sempre a casa mia, circondata dal calore della mia famiglia, soprattutto adesso che la mamma non c’è più, ma tu non hai mai avuto tutto questo…»

Garfield sentì gli occhi diventargli umidi in una maniera assai poco virile e strinse ancora più forte la mano di Rachel. «Grazie» riuscì a bisbigliare.

Lei ricambiò la stretta e dopo qualche altro momento di silenzio, disse: «Però hai degli asciugamani piuttosto carini, sai?»

«Me li ha regalati mia zia per Natale. Quando avevo otto anni» ringhiò tra i denti il ragazzo, vergognandosi come un cane.

Rachel si lasciò andare ad una risata leggera, come se ne sentivano poche da parte sua. Garfield la guardò e poi decise di renderle pan per focaccia: «Parliamo invece del tuo accappatoio rosa

«Per favore. Sappiamo tutti e due che non stavi guardando quello ma le mie gambe» ribatté lei, guardandolo arrossire.

«Colpito e affondato» ammise lui, riconoscendo la sconfitta. «Che dici, mettiamo su qualcosa?» cambiò repentinamente argomento, alzandosi per prendere il telecomando. Accese su un canale musicale e delle note conosciute si diffusero nell’aria…

 

After all you put me through
You'd think I'd despise you
But in the end I want to thank you
'Cause you made me that much stronger

 

Rachel era partita in automatic e aveva pronunciato la strofa di aperture con un tono talmente…

Sexy” pensò Garfield, guardandola come se la vedesse per la prima volta.

When I, thought I knew you
Thinking, that you were true
I guess I, I couldn't trust
Called your bluff, time is up
'Cause I've had enough
You were, there by my side
Always, down for the ride
But your, joy ride just came down in flames
'Cause your greed sold me out of shame, mmhmm

I due erano in perfetta sintonia e la musica li avvolgeva completamente.


After all of the stealing and cheating
You probably think that I hold resentment for you
But, uh uh, oh no, you're wrong
'Cause if it wasn't for all that you tried to do
I wouldn't know just how capable I am to pull through
So I wanna say thank you

'Cause it makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
It makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter
Made me learn a little bit faster
Made my skin a little bit thicker
Makes me that much smarter
So thanks for making me a fighter

 

Erano riusciti a superarle tutte, erano dei guerrieri.

“Quel che non uccide, ti fortifica” si suol dire, no?

Ohh, ohh, ohh, ohhhh, ohh-yeah ah uhhhuh

Never, saw it coming
All of, your backstabbing
Just so, you could cash in
On a good thing before I realized your game
I heard, you're going around
Playing the victim now
But don't, even begin
Feeling I'm the one to blame
'Cause you dug your own grave

Jason e Tara erano ormai alle loro spalle, davanti a loro solo il meglio che la vita poteva offire.


After all of the fights and the lies
Yes you wanted to harm me but that won't work anymore
Uh, no more, oh no, it's over
'Cause if it wasn't for all of your torture
I wouldn't know how to be this way now, and never back down
So I wanna say thank you

'Cause it makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
Makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter
Made me learn a little bit faster
Made my skin a little bit thicker
It makes me that much smarter
So thanks for making me a fighter

Alla Juilliard sarebbero tornati più forti di prima, non c’era dubbio. Non vedevano l’ora.


How could this man I thought I knew
Turn out to be unjust so cruel
Could only see the good in you
Pretended not to see the truth
You tried to hide your lies, disguise yourself
Through living in denial
But in the end you'll see
YOU-WON'T-STOP-ME

I am a fighter and I
I ain't goin' stop
There is no turning back
I've had enough

La strada davanti a loro era spianata, nessun ripensamento, nessun ostacolo… Solo loro due.


'Cause it makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
It makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter
Made me learn a little bit faster
Made my skin a little bit thicker
Makes me that much smarter
So thanks for making me a fighter

Thought I would forget
But I remember
I remember
I'll remember, I'll remember

Thought I would forget
But I remember
I remember
I'll remember, I'll remember

'Cause it makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
It makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter
Made me learn a little bit faster
Made my skin a little bit thicker
Makes me that much smarter
So thanks for making me a fighter

 

Finita la canzone, i due ragazzi si guardarono negli occhi: «Ce la faremo!» esclamò Garfield, sorridendo.

«Finché tu starai al mio fianco, io ce la farò. Tu sei il mio guerriero, no?» replicò Rachel, seria.

Lui le strinse la mano e le baciò la fronte, poi i due si accoccolarono sul divano, ascoltando le canzoni che passavano sul canale e beandosi della compagnia una dell’altro.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Teen Titans / Vai alla pagina dell'autore: Ely_fly