Capitolo
9 Incidente
Erano
già le tre passate,
sua madre era parecchio in ritardo, il suo turno al ristorante doveva
già
essere finito per quell’ora, ma dato che solitamente Rachel
era un tipo
abbastanza imprevedibile e ritardatario solo appena furono le quattro
di
pomeriggio Elena iniziò seriamente a preoccuparsi.
Passeggiava nervosamente
avanti e indietro per il salone nella speranza di vederla rientrare di
corsa
lungo il vialetto d’ingresso della tenuta, inizialmente
voleva chiederle di suo
padre ma con il passare delle ore decise che non le importava
più, voleva
rivedere il viso energico di sua madre comparire dalla porta
principale, le
bastava questo, o almeno una telefonata per dirle che stava bene. Aveva
provato
a chiamarla innumerevoli volte ma il cellulare risultava spento,
iniziò a
pensare addirittura che le avessero rubato la borsa, che lei avesse
inseguito
il ladro, e la sua fantasia la spinse ad immaginare le cose
più orribili e quando
il telefono di casa finalmente squillò rispose come una
furia.
“pronto!
Ma ti pare
questo il modo di comportarti! Sono stata in pensiero tutto il
tempo!” sbraitò
alla cornetta.
“salve casa Greene?” una timida
voce rispose dall’altro capo del
telefono, Elena cadde quasi per terra quando capì che non si
trattava di Rachel.
“ehm
mi scusi, pensavo
fosse qualcun altro, si qui casa Greene, sono Elena”
tentò di scusarsi
imbarazzata.
“Oh
bene, non ero sicura
fosse il numero giusto, la carta era piuttosto
stropicciata…” parlò quasi fra
se e sé. “chiamo dall’ospedale, la
signora Rachel Greene è stata portata qui
circa un’ora fa, mi creda è stato difficilissimo
riuscire a identificarla visto
tutti i documenti di riconoscimento molto mal ridotti.”
Le mani le si
strinsero
sulla cornetta, costrinse le gambe a non tremare o sarebbe crollata a
terra.
“è
mia madre, ma…ma cosa
è successo?”
“è
stata portata qui in
gravissime condizioni, dei passanti ci hanno informato che un pirata
della
strada deve averla investita e poi è scappato via. Al
momento è in sala
operatoria, a breve uscirà; essendo lei l’unica
parente sarebbe richiesta la
sua presenza; ci sono diverse carte che dovrebbe firmare.”
L’infermiera
le aveva
appena chiesto di andare in ospedale per discutere della situazione di
sua
madre,
“Si,
certo” ancora
intontita da quella situazione “arrivo subito” si
era vestita e precipitata in
ospedale, sperò che tutto fosse andato bene, che sua madre
si sarebbe ripresa
subito e quella brutta disavventura sarebbe finita in un battibaleno;
eppure
quando arrivò alla porta dell’ospedale se lo
sentiva che qualcosa non sarebbe
andata come sperato.
Sperò
fosse solo una
sensazione, ma di solito il suo sesto senso non sbagliava un colpo, e
anche
questa volta fu così.
****
Il sole era
tramontato,
Aris l’aspettava già da un po’, non era
da Elena essere in ritardo, cercò di
contenere le sue preoccupazioni, mille dubbi e timori poco a poco
presero a
farsi strada nella sua mente.
Dove
sei.
Più
il tempo passava più
temeva il peggio, ad un tratto dalla collinetta cui era solito vederla
scendere
intravide una macchia di capelli biondi che stava scendendo cautamente
tra le
erbacce e le rocce, era indubbiamente lei, il suo cuore riprese a
battere ad
una velocità normale, stava bene e questo era tutto
ciò che importava.
S’avvicinò
alla riva, era
in ritardo di parecchio, una bella sgridata non l’avrebbe
certo uccisa.
La ragazza era
finalmente
giunta alla loro spiaggia privata,
ma
ad Aris bastò un solo sguardo per capire che qualcosa non
andava bene, il
sorriso solare che illuminava sempre il volto di quella ragazza si era
tragicamente dissolto, lasciandole in viso un’espressione
tragica.
Elena
fermò il suo cammino
sulla battigia proprio di fronte al tritone, le sue mani tremavano e i
suoi
occhi erano rossi e gonfi, segno che doveva aver pianto, e anche molto.
Quella povera
ragazza non
aveva avuto un solo istante di pace.
“ehi”
accennò lei un
saluto teso.
Aris
poté sentire la sua
voce come un sussurrò spinto dal vento.
“Che
è successo?” chiese
serio.
“ho
fatto tardi… mi
dispiace,”
“no,
Elena, non intendevo
quello.” Le lanciò un occhiata più che
eloquente, “lo sai che di me ti puoi
fidare, se vorrai io ci sono.” Il suo tono era tranquillo
eppure tradiva un
tono allarmato.
La bionda si
portò una
mano asciugando malamente le lacrime che ricominciarono a scendere,
“Cavolo
Aris! Avevo appena smesso” si lamentò nel
tentativo di fermare il flusso di
lacrime che avevano ripreso a scenderle sulle guance copiosamente.
Le ci erano
volute delle
ore per calmarsi, poi quando finalmente aveva deciso di scendere per
incontrarlo bastava una sua sola occhiata a farle cascare nuovamente il
mondo
addosso, non era mai stata una persona fragile o debole, ma quando
delle brutte
notizie entrano nella tua vita a gamba tesa non puoi che ricevere il
colpo e
attendere che il dolore passi.
Il tritone si
avvicinò
ancora di più, malediceva in ogni momento quella sua coda
che gli impediva di
starle accanto, quasi in automatico, istintivamente aprì le
braccia per
accoglierla; era una cosa stupida, lei non aveva nessun motivo per
entrare in
acqua, bagnarsi e cercare conforto in un inutile abbraccio, rimase
stupito
quando invece, dopo una prima esitazione la bionda entrò in
acqua e si buttò in
quell’abbraccio disperata.
Seppellì
il suo volto
nelle spalle di quel ragazzo, tritone, umano, non le importava, lui le
aveva
offerto la sua spalla su cui piangere e lei era troppo debole in quel
momento
per rifiutarla e tentare di fare la forte. Voleva solo piangere,
lontano da
tutti, lontano dall’ospedale e da quelli che erano accorsi
per darle sostegno
ma che in realtà la facevano sentire più piccola
e vulnerabile, incapace di
gestire quella situazione.
Fratello o no, sentiva che lui era l’unica persona in grado
di starle accanto
in quel momento, l’unico volto amico in una città
di sconosciuti, l’unico di
cui si fidasse veramente.
“stavo
aspettando che mia
madre rientrasse dal lavoro, volevo chiederle di papà,
volevo sapere se era
tutto vero;” prese una pausa per racimolare un po’
di coraggio, “poi hanno
chiamato dall’ospedale. Mia madre ha avuto un incidente
mentre tornava a casa,”
alzò lo sguardo annebbiato per guardarlo negli occhi. “è in
coma, Aris. I medici hanno detto che
più passano le ore meno probabilità ha di
risvegliarsi."
Quanto dolore vi
erano in
quei due meravigliosi occhi verdi che lo fissavano in attesa di una sua
parola,
si sentiva straziare dentro al solo vederla in quello stato, se solo avesse potuto l’avrebbe
protetta da tutto
quel dolore, dalle sofferenze. Tremante tra le sue braccia gli appariva
come la
cosa più fragile che avesse mai visto, era vulnerabile, sola
e spaventata, e
lui non poteva far altro che abbracciarla per farle percepire la sua
presenza.
Le
accarezzò una guancia
asciugandole ogni singola lacrima che scendeva da quei bellissimi
occhi. “andrà
tutto bene”, tre semplici parole per tentare di rassicurarla.
“ci sono io con
te. Stà tranquilla” l’avvolse nuovamente
accarezzandole lentamente i capelli, lui
sapeva bene cosa voleva dire perdere i genitori, aveva perso sua madre
molto
piccolo ma non aveva sofferto molto, un po’ come quando Elena
aveva perso suo
padre Eric, per lei non era stata una perdita importante, lui invece
aveva
sofferto moltissimo quando suo padre, il suo punto di riferimento era
passato a
miglior vita.
“ho
paura… ho paura che non ce la faccia, che
possa lasciarmi sola.” Si strinse forte a lui, il sole era
calato e la
temperatura si era leggermente abbassata, El aveva i vestiti per
metà bagnati,
così come le punte dei capelli, aveva freddo e paura, ma non
avrebbe lasciato
quel ragazzo divenuto la sua ancora nemmeno se si fosse trovata nelle
gelide
acque dell’artico.
“Elena
stai tremando” le
disse dolcemente non sciogliendo la presa.
“non
lasciarmi anche tu”
A quelle parole
non seppe
cosa risponderle, le avrebbe volentieri detto che l’avrebbe
stretta così per
sempre, ma non poteva, non ancora almeno. Doveva avere il
dubbio, anche solo un piccolo indizio che potesse
scongiurare la
loro presunta parentela.
“se
potessi ti porterei
via con me” le disse invece appoggiando la sua testa sul capo
di lei per
consolarla. Non era la prima volta che le diceva frasi del genere,
avrebbe
davvero voluto portarla via con sé, dove avrebbe potuto
proteggerla, nel suo
mondo fatto di alghe, acqua salata e magia.
Magia.
“forse
c’è qualcosa che
possiamo fare per tua mamma.” Continuò lui.
La bionda
alzò il capo,
era pur sempre meglio di niente. “cosa?”
“c’è
un posto in cui
vanno le sirene quando stanno male, sai, noi ci ammaliamo molto di rado
ma
quando succede sfioriamo quasi la morte.”
Sul volto della
giovane
comparve un’espressione preoccupata, sapere che
c’era la possibilità seppur
remota che Aris potesse morire per una malattia era un altro duro
colpo. L’idea
di poter perdere sua madre l’aveva già trascinata
verso un baratro di
disperazione, sapere adesso che c’era la
possibilità che lui si ammalasse la
spaventava nuovamente.
“Aris,
se tu stessi male
me ne parleresti …vero?” aveva le braccia
intrecciate attorno al suo collo, non
aveva intenzione di cedere abbassando lo sguardo sino a che lui non le
avesse
tolto questo dubbio dal cuore.
Esitò
un momento. “si,
suppongo di sì.”
“hai
esitato” il suo tono
era deluso e al contempo preoccupato.
“non
si tratta di me
Elena, adesso dobbiamo pensare a tua madre e a come
aiutarla.”
“si,
lo so questo, ma ho
bisogno di sapere che tu sarai sincero con me, che siano cose belle o
brutte,
voglio essere per te un sostegno così come tu lo sei adesso
per me. Quindi ti
prego, se ci fosse qualunque cosa che ti preoccupa,
parlamene.”
“vorrei
poterti dire
tutto El” le accarezzò una guancia, la ragazza
potè scorgere nei suoi occhi un
velo di malinconia “ma ci sono cose di cui non posso
parlare” lei stava per
ribattere ma il tritone le posò un polpastrello sulle labbra
per fermarla.
“persino con te.”
Inspirò
pensando a quanto
fosse inutile, Aris, sua mamma, non poteva aiutare nessuno, tutti
sembravano
volerla proteggere da qualcosa per motivi diversi. Nonostante il peso
della
situazione iniziava comunque a farsi sentire anche sulle sue spalle,
stette in
silenzio e accettò tacitamente le parole di Aris,
l’alone di mistero che vi era
da quando si erano conosciuti non l’aveva mai abbandonato e
probabilmente non
l’avrebbe mai fatto.
“Ritornando
al discorso
di prima,” riprese il filo lui
“c’è un posto molto particolare dove
andare nei
casi estremi, un’albero cresciuto in mezzo al mare.”
“un
albero?!” chiese lei
confusa.
“si,
è un albero
particolare, ogni notte di luna piena fiorisce rilasciando delle
particelle di
energia, bisogna cogliere quei fiori e preparare un infuso da bere,
dopo
qualche giorno la malattia passa del tutto. Non so se è una
cosa che funziona
solo per noi, ma potresti comunque tentare…”
Era vero, era
una flebile
speranza ma lei non aveva niente da perdere, avrebbe potuto benissimo
fare
almeno un tentativo.
“va
bene, proviamoci.”
Gli sorrise tentando di sollevarsi su di morale. “ quando
sarà la prossima luna
piena?”
Il tritone si
voltò a
guardare il cielo e la luna che iniziava a comparire poco alla volta.
“ siamo
fortunati, ci siamo quasi, fra due giorni sarà
piena”
Passò
ancora qualche
istante, poi lui l’allontanò seppur di malavoglia.
“vai a casa, mettiti
qualcosa di caldo, gelerai se resti ancora qui”
Elena
annuì, inutile
discutere, il tritone aveva ragione, sentiva già il freddo
entrarle nelle ossa,
non poteva permettersi di ammalarsi, doveva essere forte per sua madre,
doveva
essere forte e superare la bufera.
“ti
resterò accanto anche
tutta la notte se avrai bisogno di me.”
La ragazza lo
ringraziò
con un flebile sorriso, girò le spalle e fece per andarsene.
“aspetta
Elena.”
Si
voltò in attesa che il
ragazzo parlasse, armeggiò per qualche istante, poi le
lanciò qualcosa.
Tra le mani le
era
arrivata una piccola sfera argentea, la guardò curiosa e per
un momento tutti i
suoi problemi parvero dissolversi.
“cos’è?”
“è
un campanellino,” le
rispose.
Provò
a scuoterlo ma non
vi uscì nessun suono “è
rotto” protestò lei.
A ragazzo
scappò un
piccolo sorriso “no che non è rotto, va agitato
nella giusta densità… in aria
non produce nessun suono, ma in acqua sì. Suonalo se avessi
bisogno di me; ti
raggiungerò il più velocemente
possibile.”
“Una
sorta di telefono
per Sirene” rise lei.
“ahahah…finalmente
ti ho
fatta ridere”
Sbuffò
leggermente quella
di rimando, facendo per andarsene.
“un
giorno mi spiegherai
cos’è un telefono!” gli urlò
lui da dietro mentre la guardava salire.
Per qualche
istante era
riuscito a rubarle un sorriso, si ritenne più che
soddisfatto! Inoltre l’aveva
potuta avere tra le braccia, seppur per poco era comunque stato
intenso; le sue
condizioni però lo preoccupavano, doveva far qualcosa per
aiutarla, non si
sarebbe dato pace, anche perché dal risveglio della madre
sarebbe dipeso il
loro futuro.
“Aris”
si girò ad un
tratto lei come si fosse appena ricordata di dire una cosa
importantissima.
“grazie” lo ringraziò
dal profondo del cuore per il suo sostegno, si
era trovata completamente sola in un istante, lui le aveva offerto il
suo
supporto e nonostante i loro mondi diversi, nonostante il loro rapporto
ambiguo
in continuo bilico tra fratellanza e amore, lui c’era e
questo le bastava, le
sembrava giusto almeno ringraziarlo.
Il tritone
aspettò come
al suo solito che i candidi capelli biondi sparissero alla vista
inerpicandosi
per la parete rocciosa, i suoi occhi erano sempre così
sinceri, così onesti che
era difficile mentirle, la malattia che aveva contratto era una tra le
più
potenti e di cui non c’era cura…
L’amore. Non le aveva detto niente, non voleva
metterla in difficoltà data la situazione già
complicata in cui si trovavano,
eppure più il tempo passava più parevano crescere
i suoi sentimenti per lei.
Per tutta la sua vita non era mai stato legato sentimentalmente a
nessuna ma
con lei era stato un colpo di fulmine a prima vista, lui che era
scettico e
diceva di non credere a quelle assurdità era finito per
cadere come un
pesciolino nella rete del dolce gioco dell’amore, ma a quanto
pareva il destino
era stato ancor più crudele con lui regalandogli
un’amore impossibile frutto di
una promiscua parentela che li rendeva fratelli.
Ma se fossero
stati
davvero solo quelli i suoi problemi ne sarebbe stato ben felice, finita
la
serata gli toccava ritornare alla sua realtà, nel suo mondo
negli abissi,
spietato e crudo e di cui presto o tardi sarebbe diventato il re.
Allora!
Rieccomi qui, spero
di avervi nuovamente stupito con questo ennesimo colpo di
scena…
ATTENZIONE
PICCOLO SPOILER : il prossimo capitolo sarà
romanticoso… ma succederà anche
qualcosa sul finale del capitolo che porterà Aris ad
allontarsi per un po’…
FINE SPOILER
Ve
l’aspettavate l’incidente?
Beh non poteva essere tutto troppo facile, sennò che gusto
c’era ? XD bene
aspetto le vstre recesioni e… al prossimo capitolo!