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Autore: Clara_Oswin    18/12/2015    3 recensioni
Storie di pescatori narrano la presenza nelle acque di Deep Alley, di creature dal corpo per metà umano e per metà pesce. Nuotando un giorno in quelle acque Elena, trasferita da poco in quella città con la madre, terrorizzata vede qualcosa, non sa che quell'incontro cambierà per sempre il corso della sua vita. Segreti e verità mai svelate la catapulteranno in un mondo estraneo dal suo, dove alla fine anche lei si ritroverà a scegliere tra la vita e la morte.
Per saperne di più: Pubblico in questa sezione perché la storia si ispira molto ai personaggi originali di Ariel ed Eric, presenti nel corso della trama e durante la loro storia, questo però è un punto di partenza per qualcosa di nuovo, in cui la fiaba originale della disney si intreccia in un racconto di sirene come non l’avete mai letto.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Eric, Re Tritone, Ursula
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 9 Incidente

 

Erano già le tre passate, sua madre era parecchio in ritardo, il suo turno al ristorante doveva già essere finito per quell’ora, ma dato che solitamente Rachel era un tipo abbastanza imprevedibile e ritardatario solo appena furono le quattro di pomeriggio Elena iniziò seriamente a preoccuparsi. Passeggiava nervosamente avanti e indietro per il salone nella speranza di vederla rientrare di corsa lungo il vialetto d’ingresso della tenuta, inizialmente voleva chiederle di suo padre ma con il passare delle ore decise che non le importava più, voleva rivedere il viso energico di sua madre comparire dalla porta principale, le bastava questo, o almeno una telefonata per dirle che stava bene. Aveva provato a chiamarla innumerevoli volte ma il cellulare risultava spento, iniziò a pensare addirittura che le avessero rubato la borsa, che lei avesse inseguito il ladro, e la sua fantasia la spinse ad immaginare le cose più orribili e quando il telefono di casa finalmente squillò rispose come una furia.

“pronto! Ma ti pare questo il modo di comportarti! Sono stata in pensiero tutto il tempo!” sbraitò alla cornetta.

salve casa Greene?” una timida voce rispose dall’altro capo del telefono, Elena cadde quasi per terra quando capì che non si trattava di Rachel.

“ehm mi scusi, pensavo fosse qualcun altro, si qui casa Greene, sono Elena” tentò di scusarsi imbarazzata.

“Oh bene, non ero sicura fosse il numero giusto, la carta era piuttosto stropicciata…” parlò quasi fra se e sé. “chiamo dall’ospedale, la signora Rachel Greene è stata portata qui circa un’ora fa, mi creda è stato difficilissimo riuscire a identificarla visto tutti i documenti di riconoscimento molto mal ridotti.”

Le mani le si strinsero sulla cornetta, costrinse le gambe a non tremare o sarebbe crollata a terra.

“è mia madre, ma…ma cosa è successo?”

“è stata portata qui in gravissime condizioni, dei passanti ci hanno informato che un pirata della strada deve averla investita e poi è scappato via. Al momento è in sala operatoria, a breve uscirà; essendo lei l’unica parente sarebbe richiesta la sua presenza; ci sono diverse carte che dovrebbe firmare.”

L’infermiera le aveva appena chiesto di andare in ospedale per discutere della situazione di sua madre,

“Si, certo” ancora intontita da quella situazione “arrivo subito” si era vestita e precipitata in ospedale, sperò che tutto fosse andato bene, che sua madre si sarebbe ripresa subito e quella brutta disavventura sarebbe finita in un battibaleno; eppure quando arrivò alla porta dell’ospedale se lo sentiva che qualcosa non sarebbe andata come sperato.

Sperò fosse solo una sensazione, ma di solito il suo sesto senso non sbagliava un colpo, e anche questa volta fu così.

****

Il sole era tramontato, Aris l’aspettava già da un po’, non era da Elena essere in ritardo, cercò di contenere le sue preoccupazioni, mille dubbi e timori poco a poco presero a farsi strada nella sua mente.

 Dove sei.  

Più il tempo passava più temeva il peggio, ad un tratto dalla collinetta cui era solito vederla scendere intravide una macchia di capelli biondi che stava scendendo cautamente tra le erbacce e le rocce, era indubbiamente lei, il suo cuore riprese a battere ad una velocità normale, stava bene e questo era tutto ciò che importava.

S’avvicinò alla riva, era in ritardo di parecchio, una bella sgridata non l’avrebbe certo uccisa.

La ragazza era finalmente giunta alla loro spiaggia privata, ma ad Aris bastò un solo sguardo per capire che qualcosa non andava bene, il sorriso solare che illuminava sempre il volto di quella ragazza si era tragicamente dissolto, lasciandole in viso un’espressione tragica.

Elena fermò il suo cammino sulla battigia proprio di fronte al tritone, le sue mani tremavano e i suoi occhi erano rossi e gonfi, segno che doveva aver pianto, e anche molto.

Quella povera ragazza non aveva avuto un solo istante di pace.

“ehi” accennò lei un saluto teso.

Aris poté sentire la sua voce come un sussurrò spinto dal vento.

“Che è successo?” chiese serio.

“ho fatto tardi… mi dispiace,”

“no, Elena, non intendevo quello.” Le lanciò un occhiata più che eloquente, “lo sai che di me ti puoi fidare, se vorrai io ci sono.” Il suo tono era tranquillo eppure tradiva un tono allarmato.

La bionda si portò una mano asciugando malamente le lacrime che ricominciarono a scendere, “Cavolo Aris! Avevo appena smesso” si lamentò nel tentativo di fermare il flusso di lacrime che avevano ripreso a scenderle sulle guance copiosamente.

Le ci erano volute delle ore per calmarsi, poi quando finalmente aveva deciso di scendere per incontrarlo bastava una sua sola occhiata a farle cascare nuovamente il mondo addosso, non era mai stata una persona fragile o debole, ma quando delle brutte notizie entrano nella tua vita a gamba tesa non puoi che ricevere il colpo e attendere che il dolore passi.

Il tritone si avvicinò ancora di più, malediceva in ogni momento quella sua coda che gli impediva di starle accanto, quasi in automatico, istintivamente aprì le braccia per accoglierla; era una cosa stupida, lei non aveva nessun motivo per entrare in acqua, bagnarsi e cercare conforto in un inutile abbraccio, rimase stupito quando invece, dopo una prima esitazione la bionda entrò in acqua e si buttò in quell’abbraccio disperata.

Seppellì il suo volto nelle spalle di quel ragazzo, tritone, umano, non le importava, lui le aveva offerto la sua spalla su cui piangere e lei era troppo debole in quel momento per rifiutarla e tentare di fare la forte. Voleva solo piangere, lontano da tutti, lontano dall’ospedale e da quelli che erano accorsi per darle sostegno ma che in realtà la facevano sentire più piccola e vulnerabile, incapace di gestire quella situazione.
Fratello o no, sentiva che lui era l’unica persona in grado di starle accanto in quel momento, l’unico volto amico in una città di sconosciuti, l’unico di cui si fidasse veramente.

“stavo aspettando che mia madre rientrasse dal lavoro, volevo chiederle di papà, volevo sapere se era tutto vero;” prese una pausa per racimolare un po’ di coraggio, “poi hanno chiamato dall’ospedale. Mia madre ha avuto un incidente mentre tornava a casa,” alzò lo sguardo annebbiato per guardarlo negli occhi.  “è in coma, Aris. I medici hanno detto che più passano le ore meno probabilità ha di risvegliarsi."

Quanto dolore vi erano in quei due meravigliosi occhi verdi che lo fissavano in attesa di una sua parola, si sentiva straziare dentro al solo vederla in quello stato, se solo avesse potuto l’avrebbe protetta da tutto quel dolore, dalle sofferenze. Tremante tra le sue braccia gli appariva come la cosa più fragile che avesse mai visto, era vulnerabile, sola e spaventata, e lui non poteva far altro che abbracciarla per farle percepire la sua presenza.

Le accarezzò una guancia asciugandole ogni singola lacrima che scendeva da quei bellissimi occhi. “andrà tutto bene”, tre semplici parole per tentare di rassicurarla. “ci sono io con te. Stà tranquilla” l’avvolse nuovamente accarezzandole lentamente i capelli, lui sapeva bene cosa voleva dire perdere i genitori, aveva perso sua madre molto piccolo ma non aveva sofferto molto, un po’ come quando Elena aveva perso suo padre Eric, per lei non era stata una perdita importante, lui invece aveva sofferto moltissimo quando suo padre, il suo punto di riferimento era passato a miglior vita.

 “ho paura… ho paura che non ce la faccia, che possa lasciarmi sola.” Si strinse forte a lui, il sole era calato e la temperatura si era leggermente abbassata, El aveva i vestiti per metà bagnati, così come le punte dei capelli, aveva freddo e paura, ma non avrebbe lasciato quel ragazzo divenuto la sua ancora nemmeno se si fosse trovata nelle gelide acque dell’artico.

“Elena stai tremando” le disse dolcemente non sciogliendo la presa.

“non lasciarmi anche tu”

A quelle parole non seppe cosa risponderle, le avrebbe volentieri detto che l’avrebbe stretta così per sempre, ma non poteva, non ancora almeno. Doveva avere il dubbio, anche solo un piccolo indizio che potesse scongiurare la loro presunta parentela.

“se potessi ti porterei via con me” le disse invece appoggiando la sua testa sul capo di lei per consolarla. Non era la prima volta che le diceva frasi del genere, avrebbe davvero voluto portarla via con sé, dove avrebbe potuto proteggerla, nel suo mondo fatto di alghe, acqua salata e magia.

Magia.

“forse c’è qualcosa che possiamo fare per tua mamma.” Continuò lui.

La bionda alzò il capo, era pur sempre meglio di niente. “cosa?”

“c’è un posto in cui vanno le sirene quando stanno male, sai, noi ci ammaliamo molto di rado ma quando succede sfioriamo quasi la morte.”

Sul volto della giovane comparve un’espressione preoccupata, sapere che c’era la possibilità seppur remota che Aris potesse morire per una malattia era un altro duro colpo. L’idea di poter perdere sua madre l’aveva già trascinata verso un baratro di disperazione, sapere adesso che c’era la possibilità che lui si ammalasse la spaventava nuovamente.

“Aris, se tu stessi male me ne parleresti …vero?” aveva le braccia intrecciate attorno al suo collo, non aveva intenzione di cedere abbassando lo sguardo sino a che lui non le avesse tolto questo dubbio dal cuore.

Esitò un momento. “si, suppongo di sì.”

“hai esitato” il suo tono era deluso e al contempo preoccupato.

“non si tratta di me Elena, adesso dobbiamo pensare a tua madre e a come aiutarla.”

“si, lo so questo, ma ho bisogno di sapere che tu sarai sincero con me, che siano cose belle o brutte, voglio essere per te un sostegno così come tu lo sei adesso per me. Quindi ti prego, se ci fosse qualunque cosa che ti preoccupa, parlamene.”

“vorrei poterti dire tutto El” le accarezzò una guancia, la ragazza potè scorgere nei suoi occhi un velo di malinconia “ma ci sono cose di cui non posso parlare” lei stava per ribattere ma il tritone le posò un polpastrello sulle labbra per fermarla. “persino con te.”

Inspirò pensando a quanto fosse inutile, Aris, sua mamma, non poteva aiutare nessuno, tutti sembravano volerla proteggere da qualcosa per motivi diversi. Nonostante il peso della situazione iniziava comunque a farsi sentire anche sulle sue spalle, stette in silenzio e accettò tacitamente le parole di Aris, l’alone di mistero che vi era da quando si erano conosciuti non l’aveva mai abbandonato e probabilmente non l’avrebbe mai fatto.

“Ritornando al discorso di prima,” riprese il filo lui “c’è un posto molto particolare dove andare nei casi estremi, un’albero cresciuto in mezzo al mare.”

“un albero?!” chiese lei confusa.

“si, è un albero particolare, ogni notte di luna piena fiorisce rilasciando delle particelle di energia, bisogna cogliere quei fiori e preparare un infuso da bere, dopo qualche giorno la malattia passa del tutto. Non so se è una cosa che funziona solo per noi, ma potresti comunque tentare…”

Era vero, era una flebile speranza ma lei non aveva niente da perdere, avrebbe potuto benissimo fare almeno un tentativo.

“va bene, proviamoci.” Gli sorrise tentando di sollevarsi su di morale. “ quando sarà la prossima luna piena?”

Il tritone si voltò a guardare il cielo e la luna che iniziava a comparire poco alla volta. “ siamo fortunati, ci siamo quasi, fra due giorni sarà piena”

Passò ancora qualche istante, poi lui l’allontanò seppur di malavoglia. “vai a casa, mettiti qualcosa di caldo, gelerai se resti ancora qui”

Elena annuì, inutile discutere, il tritone aveva ragione, sentiva già il freddo entrarle nelle ossa, non poteva permettersi di ammalarsi, doveva essere forte per sua madre, doveva essere forte e superare la bufera.

“ti resterò accanto anche tutta la notte se avrai bisogno di me.”

La ragazza lo ringraziò con un flebile sorriso, girò le spalle e fece per andarsene.

“aspetta Elena.”

Si voltò in attesa che il ragazzo parlasse, armeggiò per qualche istante, poi le lanciò qualcosa.

Tra le mani le era arrivata una piccola sfera argentea, la guardò curiosa e per un momento tutti i suoi problemi parvero dissolversi.

“cos’è?”

“è un campanellino,” le rispose.

Provò a scuoterlo ma non vi uscì nessun suono “è rotto” protestò lei.

A ragazzo scappò un piccolo sorriso “no che non è rotto, va agitato nella giusta densità… in aria non produce nessun suono, ma in acqua sì. Suonalo se avessi bisogno di me; ti raggiungerò il più velocemente possibile.”

“Una sorta di telefono per Sirene” rise lei.

“ahahah…finalmente ti ho fatta ridere”

Sbuffò leggermente quella di rimando, facendo per andarsene.

“un giorno mi spiegherai cos’è un telefono!” gli urlò lui da dietro mentre la guardava salire.

Per qualche istante era riuscito a rubarle un sorriso, si ritenne più che soddisfatto! Inoltre l’aveva potuta avere tra le braccia, seppur per poco era comunque stato intenso; le sue condizioni però lo preoccupavano, doveva far qualcosa per aiutarla, non si sarebbe dato pace, anche perché dal risveglio della madre sarebbe dipeso il loro futuro.

“Aris” si girò ad un tratto lei come si fosse appena ricordata di dire una cosa importantissima.

grazie” lo ringraziò dal profondo del cuore per il suo sostegno, si era trovata completamente sola in un istante, lui le aveva offerto il suo supporto e nonostante i loro mondi diversi, nonostante il loro rapporto ambiguo in continuo bilico tra fratellanza e amore, lui c’era e questo le bastava, le sembrava giusto almeno ringraziarlo.

Il tritone aspettò come al suo solito che i candidi capelli biondi sparissero alla vista inerpicandosi per la parete rocciosa, i suoi occhi erano sempre così sinceri, così onesti che era difficile mentirle, la malattia che aveva contratto era una tra le più potenti e di cui non c’era cura… L’amore. Non le aveva detto niente, non voleva metterla in difficoltà data la situazione già complicata in cui si trovavano, eppure più il tempo passava più parevano crescere i suoi sentimenti per lei. Per tutta la sua vita non era mai stato legato sentimentalmente a nessuna ma con lei era stato un colpo di fulmine a prima vista, lui che era scettico e diceva di non credere a quelle assurdità era finito per cadere come un pesciolino nella rete del dolce gioco dell’amore, ma a quanto pareva il destino era stato ancor più crudele con lui regalandogli un’amore impossibile frutto di una promiscua parentela che li rendeva fratelli.

Ma se fossero stati davvero solo quelli i suoi problemi ne sarebbe stato ben felice, finita la serata gli toccava ritornare alla sua realtà, nel suo mondo negli abissi, spietato e crudo e di cui presto o tardi sarebbe diventato il re.

 

 

 

 

 

 

 

Allora! Rieccomi qui, spero di avervi nuovamente stupito con questo ennesimo colpo di scena…

ATTENZIONE PICCOLO SPOILER : il prossimo capitolo sarà romanticoso… ma succederà anche qualcosa sul finale del capitolo che porterà Aris ad allontarsi per un po’… FINE SPOILER

Ve l’aspettavate l’incidente? Beh non poteva essere tutto troppo facile, sennò che gusto c’era ? XD bene aspetto le vstre recesioni e… al prossimo capitolo!

  
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