Stay with
me, please
Ero in cucina. Sola.
Stavo preparando il pranzo e tagliavo un pezzo di morbido pane.
Mio padre doveva prepararsi
per andare in centrale, così dovevo sbrigarmi a preparare.
Ad un tratto sentii la voce
di mio padre che mi urlava qualcosa dal bagno. Non sentivo cosa mi diceva, ma
avvertivo una strana sensazione. Sentivo che stava per succedere qualcosa.
Infatti, silenzioso come
sempre, lui apparì dal nulla. Il mio cuore sussultò e perse un battito
per poi ripartire all’impazzata.
Il suo udito finissimo se ne
accorse e sorrise, mostrando una chiostra di denti bianchi, e lucenti. Ero
sicura che se avessi spento la luce, avrei comunque notato il suo sorriso.
Il gorgo dei suoi occhi ambrati
mi attirò con tanta violenza che non riuscii a pensare più a nulla.
Mi chiese se volevo uscire
con lui per fare una passeggiata.
Aveva parlato così piano che
mi chiesi se per caso non mi fossi immaginata tutto.
Mentre scendevo le scalinate
di casa inciampai. Stupida maledetta goffaggine.
Lui sghignazzò e io lo
trafissi con uno sguardo. Ritornò serio, ma nei suoi occhi leggevo ancora la
scintilla del divertimento.
Uscimmo all’aria
fresca.
Il suo colorito pallido
riluceva al sole, in netto contrasto con i capelli castani.
Leggere occhiaie
circondavano gli occhi dorati, ma ciò con faceva altro
che aumentare il suo fascino. Strano, ma vero.
La sua bellezza era tale da
mozzare il fiato. Pareva un giovane dio greco in contemplazione. E stava
contemplando me. Ne ero visibilmente lusingata, nonostante avessi serie
difficoltà ad essere lucida in sua presenza. E non ero l’unica.
Perfino i passeggeri delle
poche macchine che sfrecciavano sulla strada si voltavano leggermente a
guardarlo, affascinati da tanta bellezza. Ma lui non aveva occhi che per me.
Mi guardava senza mai
smettere di sorridere, mostrando i canini aguzzi.
Un brivido mi salì per la
schiena, e non era solo paura.
Camminava senza produrre il
minimo rumore, facendomi dubitare ancora una volta che fosse reale. Nonostante
tutto, mi sembrava di conoscerlo da una vita.
Passeggiavamo in silenzio.
Non era un silenzio imbarazzante, ma carico di emozioni.
Sinceramente mi sentivo un
po’ a disagio accanto a una creatura così perfetta, divina. Insomma, come
poteva una creatura così infinitamente bella non avere occhi che per una
ragazzina goffa e insignificante come me?
Si, era decisamente un
sogno. Un bellissimo sogno.
Quando però mi sfiorò la
mano mi accorsi di sbagliarmi. Era una mano delicata, ma fredda e gelata, che ebbe il potere di farmi capire che non era solo un frutto
della mia mente malata.
Nel frattempo il pallido
sole si era ricoperto di nubi scure, anche se non mi pareva che stesse per
piovere.
Sentii un ringhio sommesso
provenire dal suo petto muscoloso.
-Sta per piovere…Ti
porto a casa-, annunciò. La sua voce morbida e vellutata, ma allo stesso tempo
ferma e sicura, mi riportò a una vita che probabilmente non avevo mai vissuto,
ma che era sepolta in qualche spazio di me, chissà dove.
-Come mai così presto?-,
azzardai a chiedere. Non volevo separarmi da questa figura così terribile e
affascinante allo stesso tempo. Mi attirava come una calamita.
Il suo sorriso si allargò.
-Non ho detto che ti riporto a casa tua…-, disse, calmo.
Lo guardai affascinata e
incuriosita.
Ad un tratto mi prese tra le
braccia senza sforzo e spiccò un balzo verso l’albero più vicino che
faceva parte di una grande foresta che si allungava a vista d’occhio.
Prese a saltare di ramo in
ramo. Pareva leggero come una foglia. Fortuna che gli alberi erano sani e
forti, in grado di reggere molto più peso di quello che avevamo noi due messi
assieme.
Non ero mai andata in quella
foresta, eppure non era lontana da casa mia.
Lo guardavo stupefatta
mentre sfrecciavamo a velocità innaturale tra gli alberi.
-Chi sei? Anzi, cosa sei?-, sbottai all’improvviso, scoprendo
che la mia voce era rimasta calma e tranquilla, forse perché mi sentivo sicura,
stretta fra le sue braccia di marmo.
-Pensavo lo sapessi-, disse,
sorridendo e scoprendo i canini lucidi nella penombra del fitto bosco.
Mi strinsi ancora di più a lui, cercando di pensare lucidamente. Il colorito pallido, la pelle fredda, la bellezza straordinaria, la velocità innaturale, la forza sovrumana, i canini aguzzi: ora capivo tutto.
Mi sorpresi di essere ancora
totalmente calma.
-Sei un vampiro…-,
dissi in un soffio.
Continuava a guardarmi
sorridente, in attesa di una mia reazione a quello che avevo appena scoperto.
Ma rimasi tranquilla. Ora pareva leggermente sorpreso: evidentemente non si
aspettava che quella scoperta non mi facesse alcun effetto.
Ad un tratto ci trovammo in
uno spiazzo erboso dove spiccava una casa a due piani.
Mi fece scendere con delicatezza
ed entrammo in casa.
Le pareti erano bianche e
candide, il pavimento lucido e l’aria sapeva di
pulito. Dalle finestre entrava la luce che illuminavano
ogni centimetro della stanza. Qualche mobiletto arredava la camera.
I vampiri abitavano in un
posto del genere?
-Abiti qui da solo?-,
domandai.
-No, vivo qui con i miei
genitori e i miei 4 fratelli…ma ora non ci sono…-, rispose.
Rimasi in silenzio.
-Ti aspettavi
qualcos’altro?-, chiese, divertito.
-Bè, mi aspettavo che vivessi
in una bara…-, risposi, imbarazzata.
Lui emise una risata
cristallina.
-Roba da film
dell’orrore…per vivere con gli umani dobbiamo adattarci, no?-,
disse, tornando serio.
Annuii abbassando lo sguardo.
Scorsi una piccola libreria
e mi avvicinai piano. Feci scorrere lo sguardo nei titoli dei libri e mi
soffermai su uno: “New Moon”. L’avevo letto. Parlava di una
storia d’amore fra un vampiro di nome Edward e un’umana che si
chiamava Bella. Era il seguito di “Twilight”.
E se fossi veramente Bella e lui Edward? Risi delle coincidenze. In fondo le
assomigliavo parecchio.
-L’hai
letto?-, gli chiesi, prendendo il libro e rigirandolo fra le mani.
Non rispose. Si limitò a
sorridere. Per un attimo mi sentì svenire.
-Stai bene? Vuoi che
prendiamo una boccata d’aria prima che piova?-, domandò.
Annuii.
Quando uscimmo
all’aria fresca mi sentii meglio.
Ora l’aria era
frizzante e si sentiva che sarebbe piovuto da un momento all’altro.
Feci qualche passo avanti
per guardare meglio il cielo.
Lui era così silenzioso che
dovetti dare qualche occhiatina dietro di me per sapere che era ancora lì
e mi seguiva.
Alzai gli occhi al cielo
plumbeo poi li abbassai per rimirare di nuovo il libro che tenevo fra le mani.
Non aveva ancora risposto alla mia domanda, ma non mi importava.
Probabilmente mi trovavo
veramente di fronte all’Edward del libro. Speravo proprio.
Mi voltai per accertarmi che
lui fosse ancora lì. Mi sbagliavo. Così mi guardai
attorno disperata: dov’era finito?
-Edward?-, chiamai.
-Sono qui…-, rispose,
ma la sua voce vellutata si perse nell’aria mentre piccole gocce mi
bagnavano il viso.
Avevo sognato tutto?
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Ciao!!!!^^ eccomi con una nuova ff!! spero vi sia piaciuta. Sinceramente ho preso spunto da un mio sogno…era talmente bello che lo volevo ricordare, perciò l’ho scritto e pubblicato…spero sia venuta bene…lo voglio dedicare a una mia grande amica che è pazza (come me) dei libri della Meyer : Hinakura_thebest !!!!!!!!!!!!!!! (ti lovvoooooo tanto tanto!!!!!!) ^*^
Grazie in anticipo a chi leggerà e/o commenterà ^^
Baci,
Giuly_chan94